lunedì 6 giugno 2011

Limba sarda: è anche una questione politica

di Tonino Bussu

La Giunta Regionale, qualche giorno fa, su proposta dell’assessore regionale alla Cultura Sergio Milia, ha approvato il nuovo Piano triennale per la lingua e la cultura sarda, dopo aver consultato gli organismi previsti dalla normativa vigente, osservatorio compreso. E’ un buon passo avanti per lo studio e la diffusione della nostra lingua e cultura.
Rispetto al precedente piano si sottolinea ancor di più l’esigenza di introdurre il sardo veicolare nelle scuole della Sardegna di ogni ordine e grado che significa insegnare in sardu in totus sas materias.
Anch’io come molti avrei desiderato che fosse stato previsto l’insegnamento obbligatorio della lingua sarda a scuola per almeno due ore la settimana, ma ciò oggi, mi è stato detto, non è possibile in quanto la norma verrebbe dichiarata anticostituzionale, come è già successo per qualche altra regione d’Italia. Si tratta qui di portare avanti una delle tante battaglie a livello di riforma dello Statuto perché la Sardegna abbia competenza piena in fatto di politica linguistica e scolastica.
L’introduzione dell’insegnamento del sardo veicolare permette di aggirare l’ostacolo e di superare lo scoglio dell’autonomia scolastica.
Sono infatti le scuole stesse a chiedere, tramite partecipazione a bandi specifici, l’insegnamento della lingua sarda in sardo per qualunque materia lo desiderino. E in questi ultimi due anni mi consta che varie scuole lo abbiano fatto con la presenza di giovani insegnanti che si sono cimentati nella materia e che hanno già acquisito una buona esperienza migliorando la loro preparazione in merito.
Il problema, su questa tematica e su altre che svilupperò in seguito, è di carattere politico finanziario in quanto la somma destinata dal bilancio regionale (scelta politica) per questa attività è irrisoria e se venisse incrementata la lingua sarda entrerebbe a scuola in modo più efficace e diffuso. Ma in questo momento le preoccupazioni maggiori non sono per la lingua e cultura sarda, ma per sanare i debiti, per esempio, di Abbanoa e della Tirrenia che, per molti politici, sono prioritari e parlare invece di lingua e di cultura sarda è l’ultimo dei loro interessi.
Per il resto il Piano Triennale predisposto dall’Assessore e approvato dalla Giunta prevede, per la nostra lingua e cultura, tutta una serie di ipotesi di interventi di grande importanza e di interesse tale che, se realizzati, risolleverebbero in modo qualitativo il livello della nostra lingua, della nostra cultura e della nostra identità. Ma c’è un problema, un ostacolo, grande quanto un macigno: l’aspetto finanziario.
Il Consiglio Regionale, sovrano, anche per il precedente Piano ha destinato poche risorse finanziarie, in certi casi addirittura irrisorie, per la lingua. La Giunta Regionale ha fatto la sua parte, ora la battaglia si sposta in Consiglio Regionale e, prima ancora nelle commissioni consiliari competenti, dove debbono decidere se vogliono fare le nozze con i fichi secchi per la lingua e cultura sarda o se intendono veramente permettere di trasformare questo Piano in realtà e non relegarlo in un libro dei sogni irrealizzabili.
Ho notato che sul Piano Triennale vi sono state delle critiche da varie parti, anche da persone che si battono e si spendono per la salvaguardia e diffusione della nostra lingua e cultura. Consiglierei a queste persone di spendere le loro energie in una battaglia all’interno delle rispettive forze politiche affinché, durante la discussione in Consiglio Regionale del Piano Triennale, si sottolinei l’importanza che la nostra lingua e cultura hanno e si assegni una dotazione finanziaria dignitosa e consistente.
E’ questo il momento di intervenire a favore della nostra identità incoraggiando le forze politiche di maggioranza e di opposizione a dimostrare effettivamente quanto credono all’importanza della nostra lingua e cultura. Il dibattito in Consiglio Regionale sul Piano Triennale è anche il momento per indicare quali aspetti possono essere migliorati e corretti.
Per quanto mi riguarda farò la mia parte nel sollecitare il mio partito di appartenenza, il Psd’Az, perché continui a fare la sua parte in questo che è uno dei punti più qualificanti del suo programma politico anche all’interno dell’attuale maggioranza che governa la Regione.

Come quello precedente, scaduto lo scorso anno, anche questo Piano triennale fa una scelta che credo giusta e coraggiosa: tende a vanificare la tentazione dei poltroni di utilizzare in modo scorretto i denari pubblici destinati alla lingua sarda. Per esempio a fare del teatro in italiano, relegando il sardo nel titolo della piece teatrale. Però hai ragione, Tonino: l'innovazione maggiore sta nel prescrivere l'uso veicolare del sardo a scuola. Perché ciò avvenga, è necessario vincere le resistenze dei settori più corporativi dell'Università destinataria di non pochi soldi ed evitare che la loro lobby seduca la parte conservatrice del Consiglio regionale convincendola a cancellare o devitalizzare l'obbligo del sardo veicolare. L'amore per il sardo e per le altre lingue alloglotte è trasversale come la disistima e il disprezzo. Spero proprio che il tuo appello sia accolto, oltre gli schieramenti. [zfp]

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