Non sarà sfuggito, agli osservatori più acuti, lo stravolgimento che alcuni reperti archeologici sardi stanno operando, millimetro dopo millimetro e certezza dopo certezza, sul panorama storico Mediterraneo. Avevamo in precedenza segnalato come il documento di Pozzomaggiore sposti indietro la civiltà romana di oltre 2000 anni .
Un secondo manufatto, il nuraghetto del museo di Dorgali, ci confermò la presenza del sistema numerario romano ancora nella Sardegna nuragica. Ora arriva, da un'origine inattesa, la sconvolgente notizia che la controparte orientale dell'impero Romano d´Occidente, quello Bizantino, esisteva già almeno nel I millennio a.C. Lo confermano le decorazioni a punti e virgola della stele di Polis tis Chrysochou, sorprendentemente simili agli elementi decorativi della ormai famosa linguella per cintura Longobarda di Tzricotu (figura 1). Che però attenzione, Longobarda non è: come ci dicono i reperti di Castel Trosino , essi furono sí trovati in una necropoli Longobarda, ma sono di manifattura mediterranea ed origine Bizantina. Ne consegue che la stele di Polis tis Chrysochou, per le evidenti analogie, è Bizantina anche essa. Colei risale al VI-V secolo a.C. e poffarbacco, ecco catapultati nella Cipro del I millennio a.C. il luogo ed il tempo d'origine dell'impero Romano d'Oriente.
Forse. Ma forse dobbiamo spingerci ancora più indietro nel cercare gli antenati di Basilio e Giustiniano: i cunei cuneiformi ed i possibili punti e virgola delle tavolette di Ugarit (vd. Figura) potrebbero farci pensare ad una datazione ancora più antica, riproponendo tra l'altro la questione se i cunei dell'Ugaritico siano in realtà meri elementi decorativi (come sospettiamo da tempo), conservatisi tali fino al Medioevo sardo, a fare da elemento evidentemente arcaicizzante ed indipendente dalla derivata cultura locale.
Insomma, come si può ben capire, le derive identitarie e relative pulsioni sardesche ricevono documento dopo documento dei terribili colpi.
(1) Terence B. Mitford, UNPUBLISHED SYLLABIC INSCRIPTIONS OF THE CYPRUS MUSEUM, MINOS, VOL 7, NO 1 (1961)
5 commenti:
Io non sapea che tu loica fussi.
Bisognerebbe sottolineare che sia la fotografia di Tzricotu A 1, sia quella del documento cipriota, non rendono bene le linee tracciate negli oggetti, che non sono a 'foglia', come sembrerebbe, ma proprio lineette orizzontali, oblique e verticali. Non c'è quasi nessun intento decorativo ma quello di tracciare simboli fonetico- linguistici convenzionali. Per chi volesse accertarsene, almeno per il documento sardo, vada a Cagliari e prenda visione dell'oggetto in possesso della Sovrintendenza.
C’è poco da fare: ci attardiamo e basta. Come minimo siamo fermi al tempo dei Longobardi, però anche loro, un pochino, si attardavano. È pur vero che l’uomo sia fondamentalmente un conservatore, ma che ad attestarlo siano i paladini della modernità e del progresso, lascia un po’ perplessi.
Non si può escludere la possibilità che la "presunta" stele di Polis tis Chrysochou, evidentemente Bizantina,
sia anch'essa una particolare linguella per cintura Longobarda.
Anche se c'è chi vede in quel manufatto medievale una variante litica di modano utile a realizzare facilmente, dico facilmente, puntali per spade in argento o oro. Attendo smentite o critiche.
ADG
@Gigi Sanna
A parte gli scherzi, per i quali chiedo venia, anche se mi appassionano tanto e talvolta mi lascio da essi trasportare, ringrazio per il rinascimentale elogio troppo generoso nei miei confronti.
Ma preferisco passare,cosa molto più interessante,
a questo intrigante articolo sull'apparentemente misterioso (salvo che per i medievalisti e intenditori di romanità pan mediterranea) collegamento stilistico se non addirittura, cosa assai più grave,linguistico, tra stele,tavolette e "linguelle" di luoghi ed epoche storiche così "distanti".
A tentare di capire il possibile (e probabile) collegamento di tutta questa ingarbugliata matassa all'antico territorio sirocananeo e,udite!udite!,alla sardegna nuragica.
Poveri bizantini e f...; stavo per dire fenici, ma mi sono fermato in tempo, perchè dicono che non sarebbero mai esistiti.
Giovanni
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