sabato 28 agosto 2010

La barchetta nuragica di Teti? Fantarcheologia anch'essa?

L'avessi saputo prima sarei stato stamattina ad ascoltare la dr Maria Ausilia Fadda che nel villaggio nuragico di S'Urbale di Teti – leggo nel programma dell'Ichnusa Festival – dovrebbe oggi parlare della vita di tutti i giorni nel borgo nuragico. E farlo “prestando il più possibile fede ai fatti e non alla fanta-archeologia”. Ottimo approccio, dato che non se ne può più dei fantarcheologi che, per esempio, hanno prestato fede non “ai fatti” (la inesistenza della barchetta fittile di Teti), ma alle suggestioni fantarcheologiche di chi in una barchetta inesistente ha costruito una storia di iscrizioni molto antiche.
Come si può credere che rechi tracce di iscrizioni una cosa che, a dispetto delle foto che la ritraggono, notoriamente non esiste? La dottoressa Fadda, per la verità, scavò S'Urbale e nel villaggio trovò un sacco di reperti: nessuna citazione sulla barchetta fittile. Né se ne trova nel portale della Regione Sardegnacultura, non nella libreria digitale della Regione, non nel sito del Museo di Teti, dove qualcuno fotografò la barchetta inesistente, non nella guida al Museo di Nuoro scritta dalla dr Fadda. Del resto, come pretendere che una archeologa seria si occupi di una barchetta fittile che non esiste? questa è roba da fantarcheologi. Ancora ancora si trattasse di una delle solite navicelle fittili, ma questa pretende di essere anche iscritta, il che, non potendo essere, non è. Anzi non c'è. La rapida sua comparsa fu al massimo un'illusione ottica, un ectoplasma materializzatosi giusto il tempo per essere fotografato e poi tornare nel nulla della fantarcheologia.
Non bastasse la fantarcheologia, nello studio e nelle descrizioni di emergenze e fatti del nostro passato fa, del resto, capolino anche la fantascienza più osée. Tipo “Ritorno al futuro”, tanto per intenderci. Eccone un esempio. Si parla, in un libretto edito dal Comune di Orune nel luglio 1999, del Tempio di Su Tempiesu e vi si legge che esso “ricorda modelli protovillanoviani classici, seppure interpretati con una tecnica edilizia prettamente nuragica”. Dal che si ricava che gente, vissuta nella penisola italica fra il 1150 e il 900 aC, ha ispirato altra gente, vissuta in Sardegna, uno o due secoli prima. La macchina del tempo ha portato i protovillanoviani indietro nel futuro della Sardegna? O ha portato i sardi avanti nel futuro di Villanova? Difficile dirlo. L'unica sarebbe chiederlo all'autrice del racconto fantascientifico. La dottoressa Maria Ausilia Fadda.

Nella foto: il fantasma della barchetta di Teti

2 commenti:

shardanaleo ha detto...

Nel 2009 partecipai quale relatore a una manifestazione culturale a Lanusei all'interno delle Scuole Superiori riunite.
l'altro relatore era la Dr Fadda... evitai accuratamente di toccare temi troppo scottanti che potessero urtare la signora, per lasciare un clima di distensione e non impressionare gli studenti.
"Purtroppo" (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) nel dibattito si alzò una delle ragazze presenti che, puntando il dito verso la signora, disse "Ci dovete rivelare perchè avete nascosto per trent'anni le statue di Monti Prama". Senza scomporsi, l'ARCHEOBUONA rispose che "ciò è falso, le statue sono a restauro nel laboratorio di Li punti, E tutta propaganda fatta da personaggi che ce l'hanno con l'Archeologia Ufficiale"... Voi cosa pensate che sia avvenuto IMMEDIATAMENTE DOPO tale affermazione?...
Evidentemente il NEGARE I FATTI EVIDENTI è uno sport molto praticato dai nostri amici ARCHEOBUONI.
Kum Salude
leonardo

piero ha detto...

il problema barchetta di Teti forse è più complesso di come si crede, occorre verificare le circostanze del ritrovamento, penso che solo l'ufficialità possa rispondere in proposito

piero