mercoledì 2 settembre 2009

Parchi statalisti: e i nodi s'impigliano nel pettine

Alcuni dei nodi stretti sull'ambiente sardo dalla legge che istituisce i “parchi nazionali” stanno venendo al pettine, mescolati a questioni di ordinaria politica politicante. Queste ultime riguardano lo spoil system che starebbe, secondo uno scadalizzato quotidiano, per abbattersi sul direttore del Parco dell'Asinara. Chi, al cambio di una maggioranza, fa bottino di tutti i posti di potere, non può, pena il ridicolo, indignarsi se un altra maggioranza fa lo stesso. L'unico rimpianto, se così posso dire, è che lo spoil system colpirebbe questa volta un caro amico come Carlo Forteleoni, uomo di non consueta cultura, finissimo intellettuale e tecnico di grande prestigio, nominato direttore del Parco dell'Asinara dall'allora ministro dell'Ambiente Matteoli. Ma, appunto, si tratta di un cruccio personale.
Questo parco, come quello della Maddalena, entrambi soggiacciono ad una delle leggi più accentratrici che in tempo di Repubblica siano mai state partorite da mente umana, quella di Edo Ronchi e più. È la legge 394 del 1991 che istituisce i parchi statali e regola quelli regionali e che le comunità del Gennargentu hanno da sempre contestato fino a farla fallire, naturalmente nei territori interessati al tentativo.
Dove, invece, fu applicata, come nell'Asinara e alla Maddalena, poco a poco vengono a galla il voluti difetti di fondo: l'accentramento delle decisioni in capo ad un uomo del governo italiano, nominato d'intesa fra Stato e Regione, la filosofia vincolistica da riserva indiana e la subordinazione dei parchi a scelte di schieramento politico. Quando governa il centrosinistra, il direttore è di centrosinistra, quando governa il centrodestra il direttore è nprmalmente di quello schieramento. A volte, come nel caso di Forteleoni, si tratta comunque di un bravissimo tecnico, a volte – e qui non faccio nomi – si tratta di uomini politici senza particolari competenze ambientali.
Lo si chiami spoil system o sistemazione di schieramento, così sono andate le cose. Un ente parco di nomina politica, un direttore di nomina politica, spesso fatte indipendentemente da reali e solide conoscenze dei terreni e delle comunità da amministrare nel nome del Parco. Ma a questo conduce la famigerata legge 394 e chi ne ha voluto l'applicazione non mi sembra particolarmente titolato a piangerne le conseguenze, del resto previste e prevedibili.
Certo, in più delle prevedibili possono capitare episodi, come la nomina di un commissario motu propriu del governo italiano, che non parlano di corretti rapporti fra Regione sarda e Stato. C'è chi dice che Roma non poteva procedere alla nomina del commissario straordinario del Parco nazionale dell’Asinara, Silvio Vetrano, senza intesa con la Regione. C'è chi dice che la legge non prevede intesa per la nomina di un commissario; resta il fatto che la decisione del ministro dell'Ambiente del governo Berlusconi è uno sgarbo fatto alla Regione. Il suo presidente dovrebbe segnalarlo alla sua amica di partito Prestigiacomo. E già che c'è, cominciare con lei un discorso sulla inattualità della legge 394 in tempi di federalismo annunciato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

In questi casi ci si rivolge ai nostri partiti territoriali al governo (ed all'opposizione) della Regione per segnalare la questione. Almeno così in una democrazia civile dovrebbe funzionare. Inoltra l'osservazione al PSD'AZ o ai Rossomori. - Bomboi Adriano