Che bello avere una stampa attenta a farti capire rapidamente le cose. Due o tre stilemi, una manciata di luoghi comuni, qualche stereotipo e la nostra curiosità è servita: abbiamo capito tutto di quel che è capitato nelle elezioni nel Sud Tirolo. La Südtiroler Volkspartei ha perso voti e ne hanno guadagnati (molti) Die Freiheitliche e (pochi) la Süd-Tiroler Freiheit; il resto se lo sono spartito altri movimenti sudtirolesi e ladini e i partiti italiani.
Ha vinto - dicono i giornali - la destra tedesca, populista e xenofoba, e quella nazionalista. Die Freiheitliche (i libertari) sono una costola del partito del defunto leader carinziano Haider e la Süd-Tiroler Freiheit (il movimento di Eva Klotz) è erede dei nostalgici dell'autodeterminazione sud tirolese. Niente di serio, insomma e, comunque, un fenomeno passeggero legato alla moda dell'astio nei confronti degli italiani. E così le cose sono sistemate: una spruzzatina di incasellamenti prefabricati: destra estrema, xenofobia, populismo, pangermanesimo, sono sufficienti a far capire. E soprattutto a far prendere le distanze da qualcosa di assolutamente incomprensibile.
Ci sarebbe il fatto che una parte consistente dei sudtirolesi non si sente a proprio agio nello Stato italiano e vorrebbe poter decidere se continuare a farne parte o no. Ma sono dettagli. Ci sarebbe il fatto che, non ostante il soccorso ottenuto da elettori italiani, la Südtiroler Volkspartei paga con la perdita di quasi otto punti percentuali l'alleanza stretta con Romano Prodi, "una cosa scorretta per un partito etnico" dicono gli avversari, ma sono quisquiglie.
Per capire è sufficiente sapere che il gioco si è svolto fra una destra populista e xenofoba e il resto dei sudtirolesi, tutta brava gente, oramai convinta di quali magnifiche sorti e progressive riservi loro lo Stato italiano.
Diomio, ma perché non ci restituisci la Pravda? E se proprio non vuoi, almeno le Izvestia.
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