di Andrea Lai
Caro Gianfranco,
per non incorrere nell'errore di dire "piove, governo ladro!", credo che sia necessario distinguere le questioni climatiche da quelle governative.
Un problema, a livello nazionale, è quello dell'università e dei recenti provvedimenti della banda Berlusconi. Un altro problema, a livello locale, è quello della lingua sarda e delle università sarde. Solo distinguendo si può capire.
Primo problema. Forse ti sfugge che quei baroni contro i quali - giustamente! - ti lamenti, non verranno neppure sfiorati dai nuovi tagli: loro la strada la hanno già fatta tutta, sono intoccabili. I tagli andranno drammaticamente a danno dei giovani (studenti e ricercatori, che baroni non sono): sforbiciare il fondo di finanziamento ordinario, ad es., significa fare pagare più tasse agli studenti (perché le università da qualche parte i soldi li devono pur trovare), significa assumere meno giovani ricercatori (che andranno in Francia, Germania etc.), e così via. Ti sembra giusto?
L'Italia è in Europa uno dei paesi che, in rapporto al PIL, investe di meno nell'istruzione e nella ricerca. La ricerca universitaria è vitale per un paese: serve, ad es., a trovare la cura contro malattie micidiali, a depositare brevetti che danno ricchezza... a fare tantissime cose. Basta vedere la Cina e l'India per intuirne l'importanza.
Chi, in un momento di recessione, sostiene che è giusto tagliare i fondi sull'istruzione e sulla ricerca è uno stolto, che per giunta non ha mai preso in mano un bignami di economia.
I baroni sono un problema, certo: ma la soluzione non è tagliare le gambe ai giovani, che non hanno colpe. Serve la valutazione, quello che si è appena iniziato a fare in questi anni: il lavoro dei baroni deve essere valutato, pesato, censito. Avranno sul collo il fiato degli studenti, saranno costretti a fare il loro dovere, come gli altri.
Non mi convince un ragionamento del tipo: visto che dei soldi sono stati spesi male, facciamo dei tagli, così soldi ce ne saranno pochi per tutti, anche per quelli che li hanno sempre spesi bene. Io dico: spendiamo bene, facciamo dei controlli affinché si spenda bene, incrementiamo gli investimenti nella ricerca a livello di Francia, Danimarca... (le riforme a costo zero, o sotto zero, ne converrai, non portano da nessuna parte).
Secondo problema. Quanto alla lingua sarda e alle università sarde, penso che tu abbia ragione, ma solo in parte, e per omissione. Bisognerebbe anche prendersela con chi alle università ha dato i soldi senza controllare come venivano spesi: cosa impediva alla Regione di chiedere preventivamente alle università sarde quali fossero le cattedre da finanziare coi suoi soldi e, magari, bocciare quelle che non andavano bene? Mi proponi "Astronomia della Sardegna"? Io te la boccio: mi pare facile, o no?
Voglio dire che c'è anche una colpa di qualcuno per un mancato controllo, il che mi pare persino più grave di un uso "disinvolto" dei fondi regionali.
Grazie come sempre per l'ospitalità.
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