giovedì 20 marzo 2008

Perché tanto silenzio sulla letteratura in sardo?

Continua giorno dopo giorno e con metodo, la posa nei quotidiani sardi di una cortina sanitaria intorno alla letteratura in sardo. Diversi quanto a linea politica e concorrenti in molti altri aspetti, su una cosa sono concordi: nella pervicacia con cui stendono una assordante cappa di silenzio su tutto ciò che anche da lontano odori di letteratura in lingua sarda.
Con assiduità pubblicano intere pagine sui romanzi usciti in Sardegna purché in italiano e, al massimo, con qualche "espressione dialettale" che, fuori dell'Isola, fa molto esotico e folcloristico. E, sopra, gli appiccicano il bollino "Nouvelle vague letteraria sarda" o "Nuova letteratura sarda". Sul fatto se possa essere definita sarda una letteratura scritta in altra lingua, è in corso in vari forum (uno è quello di Politica OnLine) una lunga e spesso appassionata discussione, ma non è questo in causa.
In causa è il fatto che per i quotidiani sardi (unico veicolo di conoscenza e di pubblicizzazione di quanto avviene in questo campo) esiste solo la letteratura in italiano. La negazione di informazione su quanto si pubblica in lingua sarda è totale e se non parlo di genocidio culturale è perché, in questi giorni, è tornato di attualità il più grave genocidio della cultura tibetana. Ma, nel loro piccolo, i giornali sardi se lo tentano con la letteratura in sardo.
Un complotto? Magari: si saprebbe come metterlo a nudo e combatterlo. Il fatto è che si tratta di un'operazione di politica cultura condotta con piena consapevolezza da alcuni responsabili dell'azienda culturale sarda e con inconsapevole complicità di chi sta a questo gioco alla negazione. In un forum aperto su Il Corriere della Sera sul "Leggere e Scrivere", di fronte alla curiosità per una cosa ignota espressa da molti, è stato un sardo ad affermare: 1) La letteratura sarda è coltivata in vitro dalle provvidenze regionali (cosa notoriamente falsa); 2) Nessuno compra i libri in sardo se non gli amici e i compaesani dell'autore.
Che fuori dell'Isola nulla si sappia sulla letteratura in sardo è persino ovvio, come è bella cosa sapere che ci sia almeno curiosità; che le sciocchezze che ho riportato le dica un sardo è dovuto al fatto che non ne ha mai letto sui giornali sardi che, presumibilmente, egli legge. Il che dimostra che la cappa di silenzio funziona. Una cosa non conosciuta non esiste: la disinformatzia stalinista è buona maestra.

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