mercoledì 25 maggio 2011

Come mandare gambe all'aria l'unità dei sardi

Manovrare una mole di consensi come quelli ottenuti dal Comitato antinucleare, quasi novecento mila elettori, è una tentazione irresistibile per il bestiario politico. Qualcuno, infatti, non ce l'ha fatta a resistere e cerca di indirizzarlo verso fini diversi da quelli per cui è nato. Il “Comitadu sì NoNucle”, come si sa, è sorto per organizzare una battaglia trasversale contro la installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti di stoccaggio delle scorie. Punto è basta. Oggi è in piena mutazione, e sta cercando di utilizzare in una scelta partigiana il consenso ottenuto in tutto l'arco delle sensibilità politiche e culturali esistenti in Sardegna.
Qualche giorno fa, al Comitato arrivò questa mail dal parlamentare dell'Italia dei Valori, Federico Palomba: “Carissimo Bustianu [Cumpostu, coordinatore del Comitato, NdR], Italia dei Valori coglie con apprezzamento e gratitudine il permanente impegno del nostro Comitato SiNoNucle anche per i referendum del 12 e 13 giugno. Comprendiamo che esso possa formalmente essere limitato ai due temi del nucleare e dell'acqua per il pluralismo politico del Comitato; ma noi possiamo auspicare che il SI' si estenda anche al terzo, quello sul legittimo impedimento”. Da notare l'accenno al “permanente impegno del nostro Comitato SiNoNucle anche per i referendum del 12 e 13 giugno”, impegno evidentemente conosciuto ad una ristretta cerchia ma non a tutti gli aderenti e certamente non a me.
Scrissi al Comitato queste parole: “Carissimi amici, da aderente al Comitato seguo con una certa apprensione i tentativi fatti da uomini politici e da partiti di dettare linee diverse da quelle che hanno mosso tutti noi a dar vita, chi con dedizione totale chi in modo fisicamente meno partecipato ma con uguale passione, a un vincente movimento contro le centrali nucleari in Sardegna e lo stoccaggio qui di scorie. Questo era il nostro obiettivo e questo è stato raggiunto. Avverto il rischio che la dilatazione del nostro "oggetto sociale" vanifichi l'unitarietà di intenti che ci ha animato.
Nessuno di noi, credo, avrebbe gradito che la volontà del popolo sardo di pronunciarsi nel nostro referendum fosse stata diluita in un voto aperto a tutti gli elettori della Repubblica. Parimenti, sento profondamente ingiusta la chiamata del popolo sardo a pronunciarsi in un eventuale referendum riguardante gli elettori italiani. La nostra volontà l'abbiamo espressa, che siano gli italiani a fare altrettanto, se referendum sul nucleare ci dovesse essere. Ma non avrei niente da obiettare se la maggioranza del nostro Comitato valutasse opportuno, per attinenza di argomento, invitare i sardi anche a quel voto eventuale.
Ma basta lì. Non vedo che cosa c'entri il referendum italiano sull'acqua e ancora meno che senso abbia quello sul legittimo impedimento. Se su taluni aspetti della cosiddetta privatizzazione dell'acqua le diverse nostre posizioni potrebbero forse coincidere, sulla questione legittimo impedimento il mio disinteresse è totale. E non ho alcuna intenzione di far parte di un Comitato che, per il sì o per il no, volesse impegnarsi.
Perdonerete la franchezza, ma il mio sì ad impedire la nuclearizzazione della Sardegna (parte di un bel sogno di un mondo libero dal nucleare) è un sì libero che non tollera ingabbiamenti politici e ideologici, né a priori né a posteriori.
E invece, sabato sera, il “comitato esecutivo” ha deciso di ingabbiare tutti, chi è d'accordo e chi non è d'accordo con la dilatazione di un impegno condiviso a cose che condivise non sono. Questa la delibera del comitato centrale del Comitato di cui da questo momento non faccio più parte:
In merito ai 4 referendum abrogativi che i sardi saranno chiamati a votare il 12-13 giugno, dei quali uno sul nucleare, due sull’acqua pubblica ed uno sul legittimo impedimento, delibera:
  • Di impegnarsi nella campagna referendaria agendo come entità costituita ed indipendente, in collaborazione anche con altri comitati, associazioni o organizzazioni con le quali è possibile condividere momenti di impegno, modi, metodi e contenuti.
  • Di impegnarsi, con la stessa decisione, serietà ed assiduità dimostrate nel referendum consultivo regionale, nella promozione del SI nel referendum contro il nucleare e nei due referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
  • Di ribadire, in merito al referendum sul legittimo impedimento, che il comitato condivide l’esigenza di rendere tutti i cittadini uguali davanti alla legge, indipendentemente da come verrà argomentato o utilizzato il referendum nell’attuale momento politico.”
Quel momento alto e esaltante di unità dei sardi, che ha riempito di fierezza e di orgoglio evidentemente solo a parole e per secondi fini il bestiario politico, si frantuma, scomponendosi in partigianerie di partito. Che cosa triste e, soprattutto, che rabbia aver creduto che quella dimostrazione di concordia potesse modificare il settarismo partitico che campa e si ingrassa solo se riesce a dividere i sardi fra i partigiani di questo o quel principe in guerra alla Corte di Madrid.

6 commenti:

Paola ha detto...

Non so se ti trovi d'accordo con me, Gianfranco, ma in realtà sarebbe stato più corretto che le decisioni fossero prese in una successiva riunione, perché i delegati avessero tempo di riferire e concordare una posizione con coloro che rappresentano. I delegati non sono plenipotenziari con carta bianca, ma portavoce, collegamenti tra il Comitato SI.nonucle ed i comitati, i movimenti, i partiti e le organizzazioni che li hanno delegati.

p.atzori ha detto...

Ci sono tanti temi che possono vedere ricostituire l'unità dei sardi in un percorso di sovranità. I quattro referendum sono funzionali a logiche di parte. Perché non concentrarsi ad esempio contro le servitù militari?

Adriano ha detto...

Completamente d'accordo con quanto già aveva esposto Gianfranco. Oggi infatti siamo stati i primi ad uscire dal comitato si.nonucle vista la deriva faziosa intrapresa: http://www.sanatzione.eu/2011/05/sulla-delibera-n-4-del-comitato-si-nonucle-%E2%80%93-uscita-di-u-r-n-sardinnya/ A cui è seguito anche il movimento Fortza Paris. Altri invece erano già ben consapevoli da prima della mancata trasversalità del comitato. Dispiace vedere che si.nonucle si sia trasformato in una succursale dell'Italia dei Valori e della sinistra antigovernativa. - Bomboi Adriano

Unknown ha detto...

"Nucleare" non è una sola categoria. Prese le debite distanze, è come dire "veicolo a ruote": si va dal pattino al carro, al treno, all'auto, alla moto, al trattore etc,etc.

Molte categorie, molto differenti tra loro.

Nucleare / uranio = pericolo.

Nucleare / torio = grande risparmio nella produzione sicura e controllata dell'energia (lo dice Rubbia, non io).

Giuseppe ha detto...

Caro Zuanne.
Sinceramente provo meraviglia nel constatare il tuo sconcerto, ma era già scritto che accedesse quello che hai denunciato.
Tempo fa ti ricordai del periodo in cui i Sardi riuscirono a convogliare per un loro partito un quarto dei votanti; la solita mania perversa di schierarsi successivamente con i partiti nazionali dilapidò in breve tempo quel preziosissimo patrimonio che poteva fungere da base di partenza,
Sapevi bene, quindi, che è semplicemente una storia che si ripete.
Quanto al nucleare era troppo facile ottenere il consenso dopo i fatti del Giappone e concordo con Sandro,

Giuseppe Mura

mario carboni ha detto...

Gianfranco,
Anche io ho aderito subito al Comitato per il Si al referendum propositivo sardo esclusivamente per raggiungere questo obiettivo. E' stato raggiunto e quindi la mia adesione è terminata. Avrei capito un ulteriore impegno in direzione del referendum abrogativo sul nucleare che ( forse ) si dovrà tenere a giugno. Non condivido la scelta di coinvolgere tutti gli aderenti anche negli altri referendum. Non mi dilungo sulle motivazioni che assomigliano moto alle tue. Ne approfitto per fare un " Elogio dell'Autonomia sarda " tanto bistrattata ma che ci ha permesso, meglio che agli altri cittadini italiani, di utilizzare il nostro Statuto per vincere una battaglia di sovranità. Il nostro Statuto ci fu utile anche quando ci permise di proporre la legge popolare sul bilinguismo. Ancora ci può essere utile per la zona franca. Detto questo è conosciuto come io sia per un Nuovo Statuto e infatti assieme abbiamo contribuito a scrivere l'unica proposta di valore sovranista e nazionalista. Di questo tema naturalmente non si discute rincorrendo gli antagonisti italiani in una deriva sterile e che allontana dalle rivendicazioni di libertà per la Natzione sarda.
Per questo alle elezioni si prendono numeri umilianti e in futuro forse sarà anche peggio.
Ne approfitto per comunicare come Su comitadu pro sa limba sarda, si ritenga fuori dal Comitato per il referendum consultivo regionale per il Si,per raggiunto obiettivo e nel rispetto dei propri aderenti, quasi 5.000 e di ogni tendenza politica , che liberamente decideranno come comportarsi nella prossima tornata referendaria.