sabato 6 novembre 2010

At a èssiri ora de s'incatzari, una borta e bona?

La tomba invasa dall'acqua
Circola, nei palazzi delle soprintendenze archeologiche sarde e in quelli della direzione sarda dei beni culturali, l'auto assolutoria voce che l'intero corpo degli archeologi sardi, dentro e fuori le soprintendenze e le università, siano oggetto di attacchi da parte di gruppi di sedicenti studiosi sardi. Gente che non ha alcun titolo accademico riconosciuto per parlare di cose riguardanti le antiche civiltà, pronta a fabbricare moderne e false Carte d'Arborea. Niente di nuovo sotto il sole.
Giusto sei anni fa, la presidentessa dell'Istituto di preistoria e protostoria, Anna Maria Bietti Sestieri, rimproverò Sergio Frau di “fornire il pretesto per rivendicazioni di superiorità culturale ed etnica e per aspirazioni autonomiste che sarebbe difficile giustificare altrimenti”. Fabbricatore, anch'egli, di nuove Carte d'Arborea, insomma, e di antistoriche invenzioni per ricavare alla Sardegna un ruolo dominante nel Mediterraneo. Con questo di diverso: la dr Bietti Sestieri ebbe il coraggio di sfidare il ridicolo, mettendoci (e rimettendoci) la faccia, le sciocchezze sull'assedio del mondo archeologico sono sussurrate e anonime.
L'assedio naturalmente non c'è e c'è, invece, un grande rispetto, a volte critico a volte partecipe, per quanto gli archeologi dicono e fanno, indipendentemente dal fatto che siano inquadrati nelle università o nelle soprintendenze. Ma c'è nei confronti delle strutture universitarie e soprintendenziali lo stesso rispetto che esse hanno per il diritto dei contribuenti ad avere risposte a legittime domande. Praticamente nullo.
Ieri, questo blog ed altri siti, fra i quali Gente di Sardegna, hanno parlato dell'ennesimo scandaloso disinteresse delle soprintendenze nei confronti dello straordinario complesso archeologico di Sa Pala Larga. Parlo di soprintendenze e non dell'intero loro corpo archeologico perché chi decide come e dove investire risorse non sono i dipendenti, sono i capi. Loro è la responsabilità di fare scelte politiche, loro è la decisione di ottemperare o di violare la Convenzione di La Valletta per la salvaguardia del patrimonio archeologico, imposta dall'Unione europea a tutti gli stati membri, quello italiano compreso. Nell'articolo, firmato da un'autorità come George Nash, sono contenute denunce di gravi responsabilità e le foto di accompagnamento danno conto dei danni che cominciano ad essere visibili e chi sa per quanto tempo ancora riparabili.
Il pretesto, sempre avanzato, è che non ci sono soldi per star dietro a tutto. E chi potrebbe negare che lo Stato sia il principale evasore degli impegni internazionali e costituzionali? Parlo di Stato e non di Governo poiché ho un interesse pari a zero nel dire che l'attuale governo è peggio o meglio di altri del passato. Ma il problema è un altro. Chi decide, e perché, che sia meglio fare l'ennesimo scavo a Sirai, come si è deciso la scorsa estate, anziché salvare il complesso di Sa Pala Larga? Chi e perché ha stabilito la priorità? È stato sentito il Governo sardo, nel clima di leale collaborazione imposto dalla Costituzione, per concordare le priorità anche economiche? Per quel che ne so, no. Si è trattato di una scelta politica (di politica culturale ed economica) autoreferenziale, rispondente ad interessi diversi da quelli collettivi.
Scelta legittima? Forse sì, se rispettosa degli impegni presi dallo Stato a La Valletta. In realtà, sigillando alla bella meglio la tomba appena esplorata, la Soprintendenza di Sassari non è certo rispettosa dell'impegno dello Stato “a promuovere l’accesso del pubblico agli elementi importanti del suo patrimonio archeologico”. E ritorniamo alla questione delle scelte: Sirai, di cui si sa quasi tutto, è importante e Sa Pala Larga no. Questo pensa la Soprintendenza? Padronissima, salvo che la magistratura non ravvisi reato nella trasformazione della tomba in un bunker di cemento armato, e salve le critiche che si deve attendere. Ma smetta il suo atteggiarsi a vittima di un'orda di sedicenti studiosi che sono fin troppo comprensivi, non avendola ancora trascinata davanti alla Magistratura contabile e a quella ordinaria. Perché risponda, per dire, a semplici domande come questa: “Dove è andato a finire il frammento per un certo periodo ospitato nel museo di Senorbì?”. Mica un fondo di tazzina qualsiasi: un coccio che, secondo l'assiriologo Giovanni Pettinato, portava segni di scrittura cuneiforme.
Se un uomo buono e riflessivo come Efisio Loi commenta in questo blog “At a èssir'ora de s'incatzari, una borta e bona”, vuol dire che la pazienza è davvero al limite.

2 commenti:

Grazia Pintore ha detto...

"At a èssiri ora de s'incatzari, una borta e bona? "
Fatelo voi tutti e,se possibile,con le buone maniere mandate a quel paese questi fantomatici esperti che fanno quello che pare loro e,mi sembra,che nella realtà hanno poco rispetto per i veri reperti archeologici.Ha ragione GFP quando dice che se il signor Loi si adira,vuol dire che non ne può più.Tutta la mia solidarietà

Gigi Sanna ha detto...

Sa Pala larga? E che è? Dove si trova? Non ne parla nessuno nè qui in Sardegna nè altrove. Nè se ne parlerà, suppongo. Chi ne parla sono i nessuno, i sardisti reazionari piagnucoloni, gli scalmanati, i perdigiorno solo in vena di fare casino per il casino, magari facendosi appoggiare da qualche sprovveduto bastiancontrario e non allineato archeologo 'istranzu' . Tutto Ok per quanto riguarda la tutela dei beni culturali isolani. Infiltrazioni d'acqua, crolli, rischio di annullare le tracce della 'scrittura' del passato? E chi se ne frega? Dalle domus de janas vengono asportati i graffiti del neolitico? Scompaiono cervi e tori? Si sfregiano le pareti? E chi se ne frega! A Monti Prama c'è stato (e forse c'è ancora!) per un ventennio un vero e proprio saccheggio del sito, l'asportazione clandestina della maggior parte delle teste delle 40 e più statue di Monti Prama, il furto collettivo di un intero tempio a colonne o ad Antas? E chi se ne frega? Chi se ne frega del passato dei Sardi! Quasi fossero Fenici o Punici!
Le ultime notizie ci dicono che è crollata la Casa dei Gladiatori di Pompei. Un disastro terribile, storico, culturale, architettonico, artistico. Ma guarda un po'! Già ne parla la stampa di tutto il mondo! E' il capo dello Stato in persona che giustamente s'indigna, che anzi s'incazza a morte e che chiede spiegazioni!
Qui i 'capi' politici nel loro piccolo non s'indignano, buoni buoni non protestano neppure,non chiedono spiegazioni. Ci mancherebbe, con tutte le rogne giornaliere della spartizione del potere e del controllo del voto popolare! Tutto Ok. Articoli di accorato appello di giornalisti e di 'sedicenti' studiosi,petizioni di parlamentari, migliaia di firme di gente incazzata per l'indifferenza circa la sparizione e l'imboscamento delle testimonianze documentarie scritte degli antichi Sardi? E chi se ne frega! Tutto Ok. Qui c'è il passato dei pidocchiosi sardi pelliti, cioè il nulla assoluto degli antenati di Ampsicora, mica il passato glorioso di Roma, con tutto il ricordo di morte, sublime davvero, dei gladiatori delle colonie, sardi compresi.