di Efisio Loi
Pensavo, prima di prender sonno, al “resto di un vaso cultuale nuragico” di Gigi Sanna, al dibattito che ne è sorto e a un ‘commento’ di un mio amico che ne lamenta l’assenza fra gli altri ‘cumentarios’, e mi addormentai turbato e indeciso fra Quel Gran Barbuto col braccio proteso, quasi a toccare, col suo, il dito di Adamo che da Lui sembra promanare, e il YHWH mezzo maschio e mezzo femmina, venerato dai nostri antichi padri, a quel che dicono Gigi e Aba.
In questo groviglio di riflessioni mistico-religiose, al mio nuragico non avevo rivolto neanche un pensierino. Quand’ecco, sempre sul far dell’alba, con una ‘mise’ più dimessa, questa volta tutta sul verde, ‘ton sur ton’ (quanto vorrei che Aba non conoscesse il francese… ma non ci spero), mi venne incontro, proprio lui, Norace.
Senza preamboli e senza neanche un saluto se non un rapido cenno con la mano sinistra, che subito portò ad accarezzarsi il mento, mentre la destra la teneva sul manico del pugnale appeso al petto, cominciò ad andare su e giù per la stanza a passo lento e meditato. Non avevo notato fino a quel momento, o se la stava costruendo da poco, una rada e ben curata barbetta, di colore tendente al ramato, che gli incorniciava le guance.
Come se stesse continuando un discorso lasciato sospeso con chi sa chi, prese a dire con fare assorto e distaccato, tanto da lasciarmi insicuro se ce l’avesse con me: “Quel che appare strano, in un’epoca di relativismo spinto, è la poca voglia di storicizzare. Eppure è uno dei più pressanti inviti che vi rivolgete a vicenda e di cui garantite, continuamente, per voi stessi. Non arriverete mai ad ammettere, nello studio del passato, di non riuscire ad applicare ai fenomeni trascorsi questo basilare principio: per comprendere un fatto di ieri, bisogna guardarlo con gli occhi di ieri.
Per avere quello sguardo, non basta sapere, anche alla perfezione, se fosse possibile, l’esatto svolgimento dei fatti e avere a disposizione tutti i relativi documenti, proprio tutti, nessuno escluso. Cosa evidentemente impossibile. Dovreste spogliarvi di tutta l’arroganza e la supponenza che il vostro ‘sapere di più’ vi mette come lente deformante davanti agli occhi.
Siete così convinti di esservi liberati da ogni scoria deleteria del passato, da ogni catena e superstizione, che impedivano la libera visione, tanto che la Verità vi risplende d’avanti. Roba da matti, quando, contemporaneamente, dite che la Verità non esiste, che ad esistere sono ‘le verità’, escludendo che si possa fare una graduatoria di merito o, meglio, che non sia corretto farlo.
Se ci pensate bene, è la peggior forma di doppiezza e di malanimo, dal momento che tale correttezza, non vi impedisce di considerarvi i migliori, anzi, proprio perché vi ritenete i migliori vi potete permettere tanta magnanimità da abbassarvi al livello di chi non è come voi. È la quintessenza del razzismo.
Tutto questo vale, sia nel piano del tempo: l’uomo di oggi è meglio dell’uomo di ieri, sia sul terreno delle civiltà oggi operanti sulla Terra: non ce n’è una che possa dirsi migliore delle altre; lo dite, però, toccandovi di gomito.
Siete così corretti che una “Commissario Europeo” rampogna aspramente Sarkozy, in nome dei Diritti Universali, per aver cacciato i Rom, quando lei, i Rom, non sa manco chi siano, dal momento che, il suo Paese, il Lussemburgo, i Rom, li tiene lontani dalle frontiere.
Mi dirai – si fermò e guardò verso di me; meno male, non ce l’aveva con chi sa chi – ma perché mi fai questo pistolotto? È stato l’ingresso indiretto di Nicolino De Pasquale nel blog di Gianfranco Pintore e la diatriba che ne è conseguita che mi hanno spinto a venirti a trovare.
Ci ho visto chiaramente i segni della prospettiva distorta con cui analizzate i fatti del passato, anche quando affettate umiltà e vi dichiarate pieni di dubbi. Tanto, vale, e mi dispiace dirlo, sia per i “negazionisti” (le virgolette sono le mie), sia per chi riconosce in noi, del passato, doti e capacità a lungo negate.
Ci sarà da farsi quattro risate se per caso le teorie di De Pasquale trovassero conferma. Questa eventualità, però, mi sembra fare il paio con il disvelamento della verità a proposito di una certa casa di Montecarlo. (Diavolo di un nuragico trilobato, sì perché aveva in capo un una specie di tricorno con uno zuccotto prominente al centro, mi dicevo, stai a vedere che si interessa anche di gossip e di dossieraggi, con tutto quel suo parlare forbito). Non perché sia impossibile arrivarci, alla conferma, quanto piuttosto perché sarà avvolta in un polverone di obbiezioni e di distinguo da parte di chi, in tali cose è abituato a menare il can per l’aia, per conservare la nicchia di potere in cui si è acquartierato.
Volevo dire, non ‘menare il can per l’aia” ma “portare i vasi a Samo” che andava più di moda ai miei tempi ma ho avuto paura di ingolfarmi in un conflitto di interessi per via del vostro ‘illiricheddu’.”
Giusto a questo punto il gallo proruppe col suo chicchirichì più sonoro. E Norace dileguò con le sue verdi tonalità che si sciolsero nel violetto e nel rosato che si profilavano a oriente.
Ma guarda un po’! Non riesco a fargli mai le domande che contano: “Ma, Nicolino De Pasquale ha visto giusto o no?”. Dovrò chiedergli di anticipare gli orari di visita, per tenerci a distanza dal canto del gallo, o di ritardare la partenza. Non mi è sembrato un vampiro, per aver paura della luce. Poi dovrò riuscire a vincere lo stato di apprensione commossa che mi prende al suo cospetto e a interrompere il suo soliloquio con qualche domanda.
Giudicate voi! Un reperto così non è da tutti trovarselo per le mani e l’emozione è tanta.
9 commenti:
Ex collega Loi, non m'è chiaro il riferimento "illiricheddu" "Samo". Essendo il Tuo un intervento vagamente connotativo, qualcosa che mi è sfuggito deve esserci.Mah forse nei miei riguardi, il gallo non ha ancora cantato.
Occhi di ieri? Storicizzare? Forse lo facevamo ai nostri tempi, caro El, dietro maestri storici (come Gramsci) della comprensione del passato. Gli occhi di oggi sono per 'l'occhiometro', per lo 'all'incirca' dei tempi bui, per il solo razionale attuale, per una ferrea concezione che guardare il presente vuol dire capire profondamente anche il passato. Tutto pragmatico già da allora, laico, prosaico, scontato, terra terra, immediato per la comprensione, dove la spiritualità era merce rara e non contava proprio una mazza. Un Dio androgino? Corbellerie e documenti falsi a priori! Di dio neanche ne parlavano, ché non avevano tempo, dietro vacche, pecore e maiali. Putzi putzi poi un 'monstrum' mascu femmina e.. tanti saluti al Papa Luciani che per fortuna se ne è andato o l'hanno mandato via in tutta fretta! Meglio parlare, se proprio si ha coraggio, di un Dio Toro. Tanto non si sbaglia: tutti gli dei in qualche modo sono 'tori'. Però, mi raccomando, nessun accenno all'attributo del toro, ché nei salotti buoni non si può e mamma non vuole. Il dio Toro di Gremanu, dal momento che non si possono nascondere 85 metri pornografici, è meglio che sia rettangolare.
L'anno scorso sono stato ad Orotelli per rivisitare il noto e possente Nuraghe. Speravo di trovare una guida illuminata, un giovane capace di prendere le distanze e porre gli argomenti e le spiegazioni in chiave dialettica (almeno così: questo potrebbe essere ma anche potrebbe essere...). Invece dopo alcuni minuti di sproloqui tra camminamenti, vie di fuga, garitte, spalti e via dicendo, offerti quasi con tono da vangelo, si è passati alla descrizione della torre centrale e di quella laterale. Quando su quest'ultima, 'dal momento che si son trovati molti ossi di animali selvatici' si è detto che quel 'vano probabilmente era una cucina', non ho retto più e , dopo qualche obbiezione a denti stretti,l'ho mandato a quel paese. Uno dei turisti mentre andavo via ha esclamato: 'e quella di fronte (il cosiddetto mastio) allora è 'la sala da pranzo''! Sì, caro Pierluigi, se ci leggi: l'occhiometro, l'essenziale, il logico, il razionale, il tutto semplice. Tutto spiegato per benino. E come no?
Tenet asiu, caro El, di manifestarsi il tuo/ nostro 'verde'(chissà perchè) Norace!
P.S. Anch'io non ho capito e faccio la stessa obbiezione di illiricheddu su Samo ed il conflitto di interessi.
@ illiricheddu
Carissimo ex collega (mi appello al principio di reciprocità: se io sono un ex nei tuoi confronti anche tu devi esserlo nei miei), sei un insegnante in attività di servizio? Essendo, il sottoscritto, pensionato, solo così mi spiego quel "ex collega". Norace vedrebbe confermata la sua diagnosi: fai pesare la tua 'modernità' sulla mia 'vetustà'.
Per quanto riguarda il riferimento "illiricheddu" "Samo", bisogna portare un po' di pazienza col mio nuragico. Tutto questo andare e venire attraverso i secoli, può avergli fatto prendere lucciole per lanterne. Forse è stato proprio il tuo 'nom de plume' ( tie', Aba) a fargli pensare che sei un gran tifoso dell'Illiria, per cui un 'assist' come quello dei vasi portati a Samo, poteva configurare una sua propensione per il tuo 'tifo'. Cosa che a quanto sembra non gradisce. Scusalo, come tu hai perspicacemente notato, è un po' suonato.
@ illiricheddu
Atropa belladonna, da quel fiore, per niente tossico che è, profuma di fair pay e di umorismo che è un incanto. Tu mi sei sembrato un po' permaloso.
In amicizia, Efisio Loi.
@ Gigi Sanna
Grazie, Gigi, per il sostegno. D'altra parte, se non ci lodiamo fra noi "laudatores temporibus actis", in attesa di venire definitivamente 'messi agli atti', chi lo farà mai?
EL
Signor Efisio,pro piachere mi narata si custu Norace,cando beniti in sonnu,favedda in limba o in italianu?Pro piachere si podete scriva anche Lei in limba este pru bellu,gai leghende,leghende puru deo imparo custa limba gai affascinante.Poi le chiedo:Norace come vede i sardi attuali?Sono rimaste le doti dei sardi che piacciano tanto ai continentali? Oppure ci stiamo imbarbarendo anche noi? A nos biere
@ Grazia Pintore
O Grazia, e ite sardu iat a depere faedhare cudhu Norache? Su campidanesu o su logudoresu? o su gadhuresu? e cale campidanesu o logudoresu o gadhuresu? Su sardu de sos temporos suos (ma calchidunu narat chi sardos tandoro no' bi nd'aiat)? Su sardu de sos tempos de Roma antiga? Su sardu de sos tempos de Eleonora de Arbarè? o cal'ateru?
Si biet ca non cheret intrare in chistiones de limba ca las bidet malas a trumentare e faedhat in italianu. Siat su chi siat, provo a l'intendhere.
Signor Elio,Norace o no, deo soe ischia a" farle"faeddare su sardu. Este custu chi cherio,appustisi mi piachene meda sas istoria de Norace;pensi,ignorante come sono,sono andata su wikipedia a vedere chi erata custu Norace.Attraverso questo blog sto iniziando a conoscere,a bellu,a bellu s'istoria de custa terra gai bella.N'appo de fachere de istrada ancora!Ad ogni modo grazie.
Caro Elio
scrivi col sardo che vuoi, ma scrivi, anche perchè non hai certo problemi nell'usare le parlate del nord, del centro o del sud.
In ogni caso non farci mancare le emozioni dei "bisusu" con Norace, anzi, la prossima volta prova a chiedergli se ci illumina sulla sua vera genealogia e se davvero, per fondare Nora, proveniva dall'Iberia.
A si biri sanusu
Giuseppe Mura
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