Pare deciso. Il Consiglio regionale comincerà ad affrontare il 21 settembre la questione delle riforme, quella dello Statuto speciale in primo luogo. Si discuterà sulla base di sette mozioni, alcune delle quali rappresentano un serio sforzo di disegnare un quadro istituzionale nuovo ed originale del rapporto fra la Sardegna e lo Stato. C'è anche chi non resiste alla tentazione di trasportare le sue ossessioni politiche in un campo, quello della scrittura di un nuovo patto fra Sardegna e Stato, che ne farebbe volentieri a meno.
Qui si troveranno i link al sito del Consiglio regionale che le raccoglie tutte, a cominciare dalla prima, quella del Psd'az “sull’indipendenza della Sardegna”. Le altre mozioni sono quelle:
- del Gruppo misto su su "sviluppo e riforme" nell'unità del popolo sardo per il progresso civile ed economico della Sardegna;
- di quattro consiglieri del Gruppo Comunisti, Sinistra sarda e Rosso mori “ sulla riscrittura dello Statuto sardo e sull'apertura, con lo Stato italiano, del processo di sovranità e indipendenza”;
- del Gruppo del Pdl “ sulla riscrittura dello Statuto di autonomia della Regione autonoma della Sardegna”;
- di un consigliere Comunista e di tre di Italia dei valori “ sull'attuazione del federalismo”;
- di tre consigli del Gruppo Comunisti, Sinistra sarda, Rosso mori “ sull'affermazione del diritto di autodeterminazione dei popoli in funzione del più efficace contrasto all'aggressione e progressivo indebolimento dei valori di libertà, di uguaglianza e solidarietà politica, economica e sociale tra le comunità nazionali, linguistiche e culturali in Sardegna, in Italia e in Europa”;
- di tre consiglieri, rispettivamente di Udc, Riformatori sardi e Partito democratico “sulla formulazione di un ordine del giorno voto al Parlamento per la stipula di un nuovo patto costituzionale (così come previsto dall'articolo 51 dello Statuto sardo).
Poiché, a parte la mozione del Psd'az sull'indipendenza, su cui è in corso sulla Nuova Sardegna un dibattito che va a suo onore aver cominciato, delle altre sei nulla o quasi è stato scritto, credo interessi i lettori del blog conoscerle nella loro integrità. Lieto se vorranno sobbarcarsi l'impegno di leggerle e, se ne hanno voglia, di commentarle. Anche questo è un modo di partecipare, come sollecitava Efisio Loi, alla discussione dal basso intorno al Nuovo statuto della Sardegna.
PS – La idea di Loi è la stessa che ebbero i promotori del Comitato per lo Statuto che, non a caso, si chiama “Firma per la tua Sardegna”. Ecco cosa scrivevamo nello "Appello del Comitato promotore del nuovo Statuto d'autonomia speciale della Sardegna attraverso una legge di iniziativa popolare": "E' necessario dare voce al popolo sardo perché, alla fine di un profondo dibattito, consegni ai Parlamenti della Repubblica e della Regione la sua volontà di acquisire tutti i poteri e tutte le competenze di cui ha bisogno per trasformare la Sardegna in una terra prospera. Il Comitato promotore per la nuova Carta della Sardegna lancia perciò la proposta di iniziativa popolare “Firma per la tua Sardegna” allo scopo di dibatterne in tutti i Comuni, nelle Province, nei luoghi di lavoro, di aggregazione, di studio e di raccogliere conseguentemente le firme per una nuova Carta di autonomia”.
2 commenti:
Bene, Gianfra’, noi possiamo durare la fatica di leggerle le sette mozioni e, magari, di commentarle pure. Ma poi? Sette sono e sette resteranno, come le ‘vaghe stelle dell’orsa’. Lontane e irraggiungibili; quelle sono e quelle resteranno e sarà un miracolo se si potrà arrivare, nell’attuale legislatura, a dar loro un assetto definitivo prima di sottoporle al voto.
Mi sai dire quale parte del lavoro fatto dal vostro Comitato promotore del nuovo Statuto è stata recepita nell’insieme delle mozioni o in qualcuna di esse? Pur ammettendo che qualcosa ci sia, non è questo il modo di procedere. La vostra è una proposta compiuta e ha il diritto di essere votata come tale, alla fine di un percorso democraticamente garantito. Non è una mozione qualsiasi in attesa di assembramento.
Su questo terreno non ci possono essere mezze misure. La parola deve tornare ai cittadini, nei modi e nei tempi che possano garantire tutti indistintamente.
@ Elio
Un po' per volta.
Primo la mozione del Pdl ha ripreso, a volte anche testualmente, il preambolo della nostra proposta che è stata trasformata in disegno di legge dal senatore Massidda, poi trasmessa al Consiglio regionale. In più sono riprese le linee portanti della nostra proposta, come quella della costituzionalizzazione della lingua sarda.
Secondo: il nostro sogno di far precedere l'approvazione da una discussione profonda nella società sarda è svanito, ma, come qualche altra mozione (buscatila, cale est :-)) propone, è possibile sottoporre la legge alla approvazione popolare.
Terzo: ci sono mozioni che possono convergere, sempre che non prevalga l'idiozia del votare in Sardegna pensando a Roma, o concorrere.
Terzo: no, non è questo il modo di procedere, ma siamo in un regime parlamentare e comunque alla fine del processo ci sarebbe comunque un voto in Consiglio regionale.
Quarto: se si dovesse (e spero non succeda, perché sarebbe un fallimento globale) arrivare a votare le sette mozioni, o passerebbe quella della maggioranza o, per dispetto, quella del Psd'az sull'indipendenza. Allora sì che, in questa confusione sotto il cielo, la situazione - avrebbe detto Mao, sarebbe eccellente.
Quel che temo, Elio, non è questo: è il gioco al ribasso per trovare un accordo tra chi, senza virgolette, parla di diritto internazionale all'autodeterminazione e chi, invece, teme quel simil federalismo che incombe.
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