mercoledì 30 settembre 2009

I telamoni di Monte Prama

di Franco Laner

Dichiaro subito, nel titolo, che le statue di Monte Prama sono telamoni.
La questione, in sé, potrebbe essere di poco conto. Invece investe il nocciolo della questione archeologica in Sardegna. E’ paradigma della fuorviante concezione militaristica, che non si riesce ad arginare e che sciaguratamente permea ogni ricerca e studio sulla civiltà nuragica.
Investe però anche temi di stretta attualità del dibattito culturale e politico sardo che ancora fa perno sull’archeologia per legittimare rivendicazioni di un passato epico (Atlantide, Shardana, statuaria che anticipa la Grecia…).
Non è bastata la batosta che Taramelli, archeologo, ma anche senatore, inferse con l’ideologia del sardo fiero ed austero, valoroso e guerresco, nuragico. Archeologia come strumento di persuasione subdola e retorica, in sintesi: carne da macello. A volte visito l’Ossario dei caduti della prima guerra a Cortina, paese in cui sono nato. Elenchi interminabili di 9707 ragazzi con cognome che troppo spesso termina con u.
Monte Prama è anche la cifra di come una disciplina non sia più in grado di uno scatto di orgoglio che la tolga dalla palude in cui è sprofondata.

Leggi tutto

37 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Attendo con pazienza una ricostruzione più leggibile delle statue per poter affermare che a mio parere di telamòni non si tratta. Ma l'argomento è spinoso e intrigante, quindi provo a proporre qualcosa.
Reggevano o decoravano? ...che cosa poi?
Non sono esperto di solidità strutturale , tantomeno di forze e carichi, ma credo che un popolo tanto abile nella lavorazione della pietra (come erano i sardi) avrebbe utilizzato qualcosa di simile a colonne. Le pietre ortostatiche (montate verticalmente) visibili in molti nuraghe (forse di derivazione dolmenica) la dicono lunga sulle capacità tecniche usate dal popolo isolano per sovrapporre i carichi.

Mentre i tecnici di Li Punti lavorano per far luce su tipologia, cronologia e quantità numerica dei giganti propongo la mia ipotesi.

Ritengo siano forti simboli dell'aristocrazia del periodo e siano stati concepiti da una comunità locale col duplice scopo di autorappresentarsi (potente e maestosa) e servirsene come deterrente per chi, avventurandosi in quelle zone, capisse che il territorio era controllato da un clan prestigioso. Non dimentichiamo che la datazione delle statue si pone a cavallo del X a.C., proprio nel periodo in cui si ipotizza il cambio sociale in Sardegna. D'accordo con Ugas ritengo che i nuraghi non sono più costruiti, i principali sono trasformati in templi e la presenza di camere circolari esterne ai bastioni adibite a sale per riunioni (ne sono testimoni le sedute e la forma) sono manifestazione di una società che è diventata aristocratica, al pari delle grandi aristocrazie d'oltre Tirreno sorte anch'esse in quel periodo. Probabilmente si iniziò a preferire l'assemblea degli anziani alla sovranità regale (che tanti problemi di "classe" pone certamente).
Nei quasi 5000 frammenti ci sono anche modellini di nuraghe (di varie tipologie), segno inequivocabile che la civiltà in questione è quella sarda. Inoltre il materiale è arenaria prelevata dalle cave di Oristano.
Vorrei aggiungere con un pizzico di polemica (spero costruttiva) che il periodo è lo stesso della Stele di Nora. La scritta (in caratteri definiti fenici) in una grande e importante stele dedicata ai sardi (o comunque ad un tempio in Sardegna o a una fondazione in Sardegna) mostra con sicurezza che il territorio isolano era ancora saldamente in mano al popolo delle alte torri. Per sgombrare il campo dalle polemiche sul tipo di caratteri aggiungo che con "fenici" non intendo un popolo in particolare ma un "modo di vivere". In conclusione: Statue+Stele+bronzetti+navicelle sono traccia indelebile di una grande civiltà, quella sarda.

Anonimo ha detto...

Caro Sig. Montalbano,
E le novità delle sue argomentazioni quali sarebbero dunque? Parla di aristocrazie (riferendole tuttavia al X sec. e non al IX-VIII quando probabilmente sorsero nelle forme dell'accentramento politico e forse religioso) della nuova funzione cultuale dei nuraghi (peraltro nota e resa nota grazie alla tanto odiata "archeologia ufficiale" già da più di trent'anni).
Inoltre quel "pizzico di polemica" con la menzione delle stele di Nora mi sembrerebbe un pò una forzatura, oltre che fuoriluogo. Anche ammettendo la concomitanza temporale delle statue e della stele, non le pare che le realtà territoriali della Sardegna nei periodi storici di cui stiamo parlando fossero quantomeno autonome?
A mio parere uno dei grandi errori che spesso si compiono nel voler ricostruire la storia sarda arcaica derivano dal voler unifromare e sintetizzare eventi e realtà territoriali che invece mostrano peculiarità esclusivamente locali. O forse il Sig. Montalbano crede che i "nuragici" della Gallura dell'VIII secolo a.C. siano culturalmente identici ai nuragici del Sulcis? o dell'Oristanese? Perchè non accettare che una parte di Sardegna è stata più a contatto con genti straniere rispetto ad altre regioni? E tra queste che sono in contatto con ciprioti, levantini, fenici (e non si facciano lezioni di terminologia) sono tutte uguali? Non credo che le comunità sarde dle Campidano meridionale, o del Sulcis o dell'Oristanese, benchè accomunate dall'"esperienza" orientale, siano a loro volta accomunabili in un unica statica sintesi della complessità.
Inoltre vorrei aggiungere che, per inciso, qualsiasi società guerriera è anche una società agropastorale o mercantile....o se no chi nutre i guerrieri?

Un curioso

Pierluigi Montalbano ha detto...

Quel che scrive è tutto condivisibile...ma perché si rivolge proprio a me nello scrivere? Io condivido moltissimo di ciò che gli archeologi affermano. Non porto novità di rilievo (se non per qualche secolo di retrodatazione di bronzetti, nuraghe e statue) e mi appoggio a ciò che gli accademici suggeriscono.
Interessante è invece il discorso sulla disomogeneità degli abitanti. Personalmente sono convintissimo che ci fosse un accordo condiviso da nord a sud sulla politica isolana (e ho già spiegato dettagliatamente in altri post). Ho sempre affermato che i sardi delle coste erano dediti alle attività marinare, alla manutenzione dei porti, alla tutela delle vie di accesso verso l'interno (sempre in accordo con i sardi dell'interno), e quindi...allo sfruttamento di pesca, sale e intermediazione del commercio.
Per quanto riguarda la sua affermazione: ciprioti, fenici e levantini c'è una inesattezza di fondo:
Tutti sono levantini! Fenicio è il modo di vivere, la cultura diffusa, la contaminazione globale. I ciprioti formavano, insieme a cretesi e sardi, l'asse del rame, del bronzo e, in seguito, delle altre mercanzie. A questi si unirono filistei, Tiri, Gibliti, Sidoni, siriani, aramei...

Anonimo ha detto...

Non penso sia giusto affermare che i nuragici galluresi (stiamo parlando principalmente delle etnie Balari, Iliensi e Corsi) non fossero uniformati culturalmente e alle altre etnie della Sardegna centrale e meridionale. E lo stesso Lilliu dice che nei santuari nuragici, in quel punto di incontro delle diverse etnie che vivevano nei cantoni, si consolidavano le confederazioni tra cantoni stessi e si respirava una certa aria di pansardità, molto simile a quella esperienza vissuta secoli dopo dalle città stato greche nei santuari ellenici. I nuragici galluresi poi, stanziando anche in Corsica (anche la ci sono le ''torri'') erano a contatto, anche visivo con il continente (Napoleone si guardava la sua terra quando era all’isola d’Elba, e l’isola di Capraia dista si e no trenta chilometri dalla Corsica), e dall’altra parte, nel continente e nell’isola d’Elba c’erano gli etruschi; e nuragici ed etruschi quasi quasi si guardavano negli occhi). Per cui gli scambi con realtà esterne c’erano sia nel sud con gli approdi frequentati dai mercanti fenici, sia al nord con gli etruschi che erano in contatto poi con i popoli italici a loro limitrofi. Tutto questo scandalo nel vedere oggetti etruschi in Sardegna o viceversa io non lo vedo proprio: quasi quasi, geograficamente, si toccavano. Luisiantoni

Anonimo ha detto...

forse non ha capito granchè, ma al di là degli aspetti tecnici, sembra che a codesto Franco Laner dia fastidio alcune caratteristiche diciamo "militaresche" che avrebbero i Sardi. Penso che questo invito a levare la "cappa militaresca", sia una delle classiche azioni culturali italiche (di un uomo di etnia non italica presumo ma imbevuto fino alla testa di questa cultura), ovvero: ci vanno bene alcune cose ma vi dobbiamo insegnare noi come utilizzarle!! Ci vanno bene che coltiviate le vostre tradizioni ma mai vi consentiremo di pensare ad una riforma della ststualità...ovvero praticate i vostri "dialetti" ma nell'alveo dell'Italia in quanto ne siete regione. Capito l'antifona???? Se noi "Once were warriors" e ce ne vantiamo...se Mialinu Pira imprimeva nella "Rivolta..." un aneddoto frequente tra i reduci sardi che disprezzavano la Brigata Fuimme...se a noi piacciono i nostri bronzetti guerreschi...a Voi Cari Italici??? D'altronde nn ci inventiamo niente...caro Laner si legga il De Rebus Sardois del Fara riguardo il carattere dei Sardi!!!

Gunnarius Satta

Anonimo ha detto...

Lo schema a T nel volto è presente anche in 3 statue-betili esposte al museo di Sassari e una al museo di Perfugas. una tra queste presenta un elmo crestato, presente anche nei bronzetti mentre un altra, incavi e rimasugli di corna, (sempre come i bronzetti). Essi andrebbero definiti come i precedenti della grande statuaria sarda ma purtroppo sono state rinvenute tutte decontestualizzate e non mi pare siano state fatte ricerche approfondite sulla loro provenizenza. Se vogliamo poi lo schema a T è ancora più antico, essendo isibile tanto nelle statue menhir sarde che in quelle corse. Lasciamo perdere i Dogon.
La chiusura a frac o a V dell'abito dei pugili così come degli arcieri è osservabile così come nei Giganti anche nei bronzetti (sempre di arciere come di pugile). Esso tra l'altro è indossato anche dagli Shardana.
La gradina comparve tardi in Grecia, così come il tempio sorretto da talamoni, e con condizioni particolari. la Grecia però proveniva dal "medioevo ellenico". La Sardegna no, e potè godere a sua volta quindi a sua volta di condizioni particolari di prosperità ancor prima dell'espolosione della civiltà ellenica. Cosa osta dunque al fatto che la gradia si sia prima di tutto utilizzata in Sardegna e dopo in Grecia? Sarebbe così scandaloso ammettere una cosa del gnere anche se s'ipotizza l'uso del compasso e di altri strumenti da gia parte dei Nuragici?
I tentativi di scultura si susseguirono probabilmente da età remotissima in Sardegna e i 3 guerrieri come li definì Fulvia lo Schiavo sono necessariamente prodomici ai Giganti. Non si può parlare di unicum e dunque d'importazione. ma semmai di una tradizione che ancora attende d'esser scoperta (archeologicamente parlando) e valorizzata. Vorrei anche segnalare un piede in calcare rinvenuto a Barumini (e definito burlescamente formascarpa da un archeologo isolano). Infine come definire le protomi bovine rinvenute per esempio ad Abini e perfettamente scolpite?
Si può ancora dire che i Sardi non scolpivano "autonomamente" aspettarono che altri importassero quest'arte?

zfrantziscu ha detto...

Caro Satta, grazie del tuo intervento che sarebbe stato assai più gradito se avessi lasciato in disparte un furore ideologico mal riposto.
Qui tu come altri potete esprimere tutti i pareri che volete senza offendere chi, fra l'altro, ha della Sardegna e della sua civiltà una conoscenza sconosciuta a molti che si sentono colti solo perché sardi.

Franco Laner ha detto...

Prima di scatenare reazioni e arrivare agli insulti, premetto che ho spedito a Gianfranco la bozza del capitolo 8 sui telamoni del libro che sto concludendo sulla civiltà nuragica, a corredo della discussione sul pugilatore.
La civiltà nuragica è da me vista da una angolazione particolare, quella della disciplina che insegno, con la chiara consapevolezza che una civiltà va considerata non per aspetti ma interdisciplinarmente. Il capitolo voleva soltanto ribadire che sulle statue di Monte Prama ho cercato di vederne ciò che la mia disciplina, la tecnologia, mi permette di sostenere. Il prof. Pittau ne ha dato una lettura partendo da altre considerazioni. Tutti gli specialismi si possono così confrontare ed avvicinarsi alla definizione attendibile. Ma nessuno penso intenda dire che la sua è la verità. Ma un contributo per restringere i margini di aleatorietà, anche con un pizzico di presunzione, penso possa essere concesso.
Sostenere che le statue siano telamoni è una ipotesi che ha fondamento proprio in alcuni fatti statici. Sostenere poi che non siamo in presenza di modelli di nuraghe, sempre a proposito dei reperti di Monte prama, deriva dal fatto che ci vedo dei capitelli con colonna. In altro capitolo cerco di dimostrare che i cosidetti modelli di nuraghe, es. Olmedo o Ittireddu, siano modelli cosmici, come l'impianto dei nuraghi quadrilobati sono per me modelli cosmologici, così come lo sono le navicelle nuragiche (non rabbuiarti, Montalbano!). Sempre ci sono le quattro torri e l'axis mundi, come in moltissime culture prestoriche e storiche.
Per non dilungarmi troppo, vedete dunque nel lungo capitolo sui telamoni, soltanto il fatto che per me hanno la funzione di portare una trave, forse di legno, visto le tracce dell'incendio sulle teste. Ma su come fosse il tempio, dove (ho visitato il luogo dove ci sono le tombe fenice o puniche?), se rettangolare, circolare, cosa si può dire? Nulla!
Ma se fossero dei telamoni, ci sarebbe un indizio in più per rivederne la ricostruzione (l'assemblamento dei pezzi) ora pensata prendendo a modello i bronzetti, che non hanno i problemi statici della statuaria.
La lettura del capitolo è resa difficile perché mancano i disegni esplicativi.
Certamente tutto il mio lavoro prende la distanza da una visione guerriera del nuragico, perché mi tornano meglio le cose, a partire dalla convinzione che il nuraghe non sia nato come fortezza! Cambiando questo paradigma, cambiano i corollari, cambia la visione del mondo nuragico.
Infine, vorrei ridire ciò che scrissi 15 anni fa al prof Lilliu, che mi tacciava, assieme a Mauro Zedda, ad altri archeoastronomi, di outsider e di "pullulare sui NOSTRI nuraghi sardi", che il patrimonio archeologico nuragico non è solo dei sardi, così come Venezia non è dei veneti Ma se volete innescare simili polemiche, fatelo! Lungi da me, ma molto lungi, anche il solo pensiero di ledere la vostra identità.
Da tutto ciò che fin'ora ho scritto pensavo che mi fosse almeno concesso il beneficio dell'onestà di intenti conoscitivi ed esplicativi. Non pretendo, pur difendendo le mie convinzioni, di cambiare le vostre! Penso anche che il confronto intellettuale possa purtuttavia, portare reciproco contributo.
Saluti
Franco Laner

ETIAM ha detto...

Sig. Laner lei afferma :"Le colonne, nell’ipotesi che le statue siano telamoni, erano collocate agli angoli del colonnato, perché i telamoni non possono risolvere il problema dell’angolo. Essi infatti sono pensati per essere affiancati in linea retta, mentre le colonne risolvono facilmente la bidirezionalità dell’angolo".
potrebbe allora spiegarmi perchè tal problema non si presenta nella loggia delle cariatidi, ove le staute son poste anche agli angoli???
grazie

Unknown ha detto...

Caro Franco, attendo con interesse l'uscita del tuo lavoro. Ti esorto a non raccogliere l'abrasività delle critiche puntigliose, mosse quasi solo a disturbare, distogliere con rabbia ingiustificata dal discorso centrale.
O semmai, guardane la sostanza, (cioé, forse, l'unica parte che può talvolta essere utile) ma non certo la forma, che è ovviamente del tutto sbagliata.
Buon lavoro!
Maurizio

Pierluigi Montalbano ha detto...

Sono convinto dell'onestà intellettuale di Franco e pur non condividendo le sue ipotesi sono certo che cambiare prospettiva (cioè vedere la civiltà nuragica come lontana da attività guerriere)sia utile per analizzare meglio i problemi che si presentano durante la ricerca.
Per quanto riguarda la visione cosmologica delle navicelle devi sapere, caro Franco, che la mia tesi di laurea (discussa anche davanti alla comunità scientifica ormai da qualche anno) possiede il suo nucleo proprio nella definizione di navicelle=rappresentazioni del cosmo! In questo, quindi, siamo in perfetta sintonia e non capisco perché dovrei rabbuiarmi (mamma mia che difficile coniugare questi verbi inusuali).
La funzione che ipotizzi per le statue non riesco proprio a immaginarla. Troppo avanti nei tempi i nuragici per arenarsi di fronte a sostegni perché erano un popolo concreto. Per quanto riguarda i modellini di nuraghe che tu interpreti come capitelli di colonna sono esterrefatto! E cosa ne pensi dell'altare di Su Mulinu? Non riesco proprio a condividere questa idea ma forse ho capito male.

Franco Laner ha detto...

massì, Maurizio, sostengo che anche del peggior libro si può sempre salvare mezza pagina!
Al sig. Etiam, che equivale al sig. Anonimo (non risulta nessun Etiam in Sardegna da pagine gialle, ma non si sa mai! Sui nomi in Sardegna, V. M. Pira, è meglio non scherzare, visto che qualcuno ha messo nome al figlio Firmato, appunto per eccesso di zelo militarista, chiamandolo come Diaz!= firmato Diaz, per essere chiari e non fraintesi!)
Non ho scritto che i telamoni in generale non possono risolvere l'angolo, ma quelli di Monte Prama mal si prestano alla bidirezionalità, bensì inducono all'unidirezionalità. Lo stesso Tronchetti dice che sono più "appiattiti", adatti ad una vista frontale. Comunque grazie dell'osservazione, anche se pleonastica. E poi dove mi metto le colonne ed i capitelli?
In questo caso potrei intuire la sua risposta...!
Comunque è solo una ipotesi. Penso anche che, visto che il basamento è quadrato, che la pianta del tempio non fosse circolare, ma non basta questo piccolo indizio! Può esercitare, per favore la sua capacità osservativa su qualche altro particolare e dire come si chiama? ANCHE per onorare il suo pseudonimo...
Franco Laner

Salvatore Fadda ha detto...

Caro Laner,ti voglio passare alcune domandine di mia nonna e mie.Lei dice che il fatto degli occhi aperti da te citato nell'articolo, le ricorda qualcosa già sentito nel post del bronzetto cavatore di sughero.A parer suo,il fatto dei guardiani,che nasce da questa considerazione,non è farina del tuo sacco.Io ho provato a convincerla,ma lei insiste.Dice di chiedere a maurizio feo,perchè la domanda era partita da lui. Naturalmente si sbaglia,vero?
Da parte mia ho letto bene,quello che hai scritto e mi avevi convinto,se non fosse che mi sembrava di sentire rieccheggiare Pittau.Se non che,sempre mia nonna mi spara -ma quello con le corna,cosa sosteneva?Ed effettivamente ragionandoci su....
Se degli altri spostiamo lo scudo in posizione idonea (come volevi fare tu,e il post del bronzetto serviva a darti qualche idea in merito)tutto quadra, ma,se lo mettiamo come effettivamente stava,cioè sulla testa,allora non quadra così bene.Se poi parliamo della pietra arenaria,pietra assai tenera e malleabile,ma anche friabile.(Non è certo marmo o granito),talmente tenera che si hanno problemi a riattaccare tutti i pezzi delle varie statue, allora,i miei dubbi sulla tua "teoria" diventano pressanti.Quando si formula una affermazione sulle statue,dicendo che esse non starebbero in piedi,a causa di uno sbilanciamento del loro peso,affermazione fatta senza ragion di causa,poichè non c'è n'è una intiera per poterlo verificare, allora mi domando se questa,sia una vera teoria,o chè?
Questi tuoi guardiani,che cosa dovevano,guardare(dato che siamo in tema di occhi)?Non certo il tempio,forse altro?Boh chi lo sà?
Le tombe ivi trovate perchè sono li?
Le tracce dei fuochi delle presunte travi vengono descritte dagli archeologi come -CHIAZZE AMPIE E LOCALIZZATE-,e scavandole ci si è accorti trattarsi di pozzetti riempiti di ceneri,e
non di incendio di templi.
Gli archeologi trovano diverse tombe (33)e a detta loro,ma ci sono anche foto,il materiale scultoreo era disposto sopra le tombe.Altri pozzetti pieni di ossa umane e ceneri a breve distanza.
Morti,morti,morti,e poi morti.
Altro particolare descritto è il guanto armato dei pugilatori,gli archeologi dicono in merito ad essi-Il braccio destro è rivestito da una guaina....che parte dal gomito e termina ad AVVOLGERE IL PUGNO,sul taglio del quale è raffigurato un elemento romboidale sporgente-(forse adatto a cavare il sughero?).
Non mi dilungo ulteriormente,il sonno mi assale.

Salvatore Fadda ha detto...

Quasi dimenticavo,meno male c'è nonna,
ma i telamoni,non rappresentavano guerrieri sconfitti(l'hai detto tu).Ma non dovrebbero essere inginocchiati,in generale quelli sconfitti,sono rappresentati, così.Ed anche disarmati,o spesso nudi.
Telamoni guerrieri sconfitti, guardiani.Ma non sono "cariche incompatibili? Oppure su questo punto,noi diciamo-no' ischis comente la remogliare?-.Dato che mi sono ridestato,ti chiedo,se, essendo guerrieri sconfitti,questi benedetti telamoni,non dovrebbero essere scolpiti nello stile dei vincitori?E se lo stile dei vincitori è quello,che stile è?
Abbiamo altri esempi del medesimo da altre parti?Chi sono i vincitori?Sono Romani?(forse non è il loro stile scultoreo),sono fenici?Sono cartaginesi?Sono Greci?Sono Visigoti?Oppure altri ancora?
Come mai questi vincitori hanno usato uno stile che riprende quello di certi bronzetti?Non ne avevano uno proprio?Erano Copisti?
anche i bronzetti sono stati fatti dai vincitori?
Vincitori e vinti sono le stessa gente?Tribù diverse?Quali tribù?
Sa,come già detto da qualcuno,che sono state trovate teste che richiamano quelle in questione?E se lo sà e le ha viste,mi dica se appartengono anche quelle a telamoni.
Aspetto delle risposte,grazie.

ETIAM ha detto...

...perchè mai la mia osservazione dovrebbe sembrarle pleonastica? Da profano pongo un quesito (legittimo) conseguente ad una sua affermazione...mi rendo conto che talvolta il "tono" di una conversazione scritta può essere travisato dalla formula del blog...ma le assicuro che la mia era solo una domanda, senza nessuno spirito di polemica (anzi...condivido gran parte delle sue affermazioni)...il fatto poi che mi sia firmato con uno pseudonimo è da ricondursi al semplice fatto che in questo blog mi son sempre "chiamato" così...non vedo il problema...

Salvatore Fadda ha detto...

Un ulteriore domandina,di riserva questa:ma le statue hanno tutte la stessa altezza(mi risulta di no)?Perchè in caso non lo fossero,dovrebbe trovare un altro bel mucchio di spiegazioni(almeno grande quanto una casa,anzi un tempio),per far quadrare questa "TEORIA TELAMONISTICA".
Non entriamo,per carità divina,nella misurazione delle colonne,e se esse corrispondano all'altezza delle statue. Altrimenti,.........chissà che struttura strana.
Non è meglio,per adesso,chiamarle semplicemente statue?Come qualcuno ha già fatto a ragione.

shardanaleo ha detto...

forse mettendo dei PUNTI FERMI alla questione si riesce a stabilire meglio CHI e COSA sono i GIGANTI?
- ABBIGLIAMENTO: esclude quello famigerato dei famigerati ed inesistenti FENICI.
- DATAZIONE: ormai sarà di dominio pubblico entro l'anno o al massimo primavera prossima, che i GIANTI sono almeno del XIII sec. in piena età del bronzo. CHI c'era allora in sardinia?
- ABBIGLIAMENTO altro particolare: i gonnellini indossati sono gli stessi raprrensetati a MEDINET ABU da quei gurrreri dei PdM in particolare i SHARDANA, mentre gli ELMI CORNUTI nonlasciano dubbi sull'identità SHARDANA delle statue.
IL COLORE scoperto nei
gonnellini/kilt (ROSSO e NERO, lo stesso degli attuali e antichi costumi sardi), oltre ad essere il colore dei gonnellini indossati dai GUERRIERI SHARDANA di Medinet Abu, ha dato la possibilità di:
-DATAZIONE dei Giganti grazie appunto alle tracce di colore.
- L'ANNUNCIO dell'Identità, datazione,e origine dei Giganti sarà data in forma ufficiale entro la fine dell'anno o inizo anno prossimo.. mentre in IN VIA UFFICIOSA... :-)

Anonimo ha detto...

Vista la presenza di tante tombe, e vista anche la presenza di guardiani con occhi ben aperti...non potrebbe essere che invece di un tempio si tratti di un luogo di sepoltura? La butto li' come semplice curiosita', visto che non conosco ne' la conformazione del sito, ne' la disposizione delle tombe... Un luogo in cui si entri come in un tempio, ma che in effetti e' un cimitero...
Scusate se la domanda risulta forse non appropriata, ma...perche no?? ;)
Lisa

Anonimo ha detto...

Forse sono l'Anonimo autore delle osservazioni tanto puntigliose quanto abrasive. In tal caso ringrazio Maurizio Feo per la zelante ed efficace esortazione a non rispondere, e lasciare che la discussione continui a svolgersi sulla retta via, della "telamonicità" e alloctonia dei Giganti. Purtroppo non si vogliono vedere le emergenze archeologiche (sempre più numerose) dell'attività scultorea Nuragica o post-nuragica. Non si teorizzan relazioni tra la statuaria di Monte Prama e gli altri esempi di scultura sarda, tant'è che un autore può ancora riportare le innocenti parole di una ignota guida di Barumini secondo cui i modellini di pietra a grandezza naturale di calzature a punta "forse appartenevano ad un calzolaio" (Giulio Magli, I segreti delle antiche Città Megalitiche p. 176). Non piedi di statue, ma formascarpe. Non residui di un altro gruppo scultoreo, ma residui della bottega di un calzolaio. Insinuo che forse sarebbe stata difficoltosa la spiegazione di siffatto ritrovamento lontano da centri fenici in una strato archeologico nel quale di fenicio non v'è nulla. Un pericoloso precedente alla statuaria di Monte Prama a Barumini?Meglio non esser abrasivi. Si continui dunque sulla retta via e non secchiamo con domande puntigliose le guide turistiche sui piedi di Baurmini.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
zuannefrantziscu ha detto...

All'anonimo salvatore il cui commento ho cassato:
In questo blog si discute, non si insinuano gratuite accuse di furto di idee o altro. Se ne sei sicuro, firma una carta bollata e spediscila ad una Procura. Naturalmente firmata

Unknown ha detto...

A parte il tuo encomiabile coraggio, Anonimo, mi sembra che ti manchi anche la capacità di comprendere la lingua italiana. Rileggi bene ancora una volta - lentamente, magari - quello che ho scritto e poi, se ancora non riuscirai a comprenderne il senso, te lo scriverò volentieri in sardo. Oppure ti farò una scultura in pietra tenera a tutto tondo.
Apprezzo molto di più Sharadanaleo - che sappiamo ormai tutti benissimo chi sia di persona - anche se non condivido le sue posizioni.
Il garbo, caro Anonimo, lui ce l'ha: è un'antica virtù sarda, come anche il coraggio.
Tu non lo sei, forse?
E allora firmati, perbacco! Telematicamente, non rischi granché, in fondo...
Maurizio Feo

Anonimo ha detto...

Di shardanaleo si sa chi sia perchè autore di libri e conferenze. Quanto a me, se pure mi firmassi col mio nome rimarrei un completo anonimo. Non è questione di coraggio, è solo una presa di coscienza. Quanto al garbo, reputo perlomeno singolare il fatto che sia invocato dopo che non si risponda (maleducatamente?) a delle semplici osservazioni che rimarrebbero tali e uguali anche se fossero sottoscritte. Ma può anche darsi che si debba alla mia presunzione o immaginazione la coincidenza per cui vi sia un "esortazione a non rispondere" e le mancate risposte del signor Laner. Più semplicemente quest'ultimo potrebbe non aver letto nulla di quanto ho obiettato sul paragone con i dogon e lo schema a "T"(che dimostrerebbe l'estraneità tra Giganti e bronzetti), e sulla questione assai più centrale dell'unicità del presunto tempio a telamoni come delle sculture sarde. Si teorizza che vi fosse un tempio a Tealamoni (indimostrabile come suggeriscono le osservazioni di Salvatore fadda)e che non esistano altre statue antropomorfe (malgrado vi siano prove contrarie in tal senso). Tutto questo è un unicum, dunque, tutto ciò che si trova a Monte Prama è non sardo. Sperando di riuscire a capire qualcosa in lingua italica questo mi pare sia il succo. Chiedo ancora scusa sia per l'anonimato sia per la mia incapacità a leggere in Italiano di cui mi si accusa con estremo garbo.

Anonimo ha detto...

Per zuanne frantziscu,ha fatto bene a moderare,anche se il mio tono burlesco,non voleva offendere.Chiedo scusa a lei e a quelli del blog.
Ribadisco:
Brava Lisa,fuochino...
salvatore

Salvatore Fadda ha detto...

Caro anonimo,concordo al cento x cento(a proposito bello il libro del magli).Per quanto riguarda maurizio, posso confermare,come anonimo dice,che siamo nel succo del discorso,se poi hai argomenti più sugosi tu,fatti avanti (amichevolmente s'intende),le mie domandine non sono mica finite.
Intanto mia nonna aspetta ancora quella risposta....
saludos

Salvatore Fadda ha detto...

Caro anonimo,tante cose ti potrei dire su quello schema a T,ma preferisco farlo in privato,a quattr'occhi.I miei studi mi hanno portato a delle considerazioni assai importanti su di esso.Acqua in bocca,non solo gli altri,anche noi.E' un consiglio a ragione,poichè possiedo un "PESAPERSONE",che le persone le pesa molto bene.

Anonimo ha detto...

Stimati frequentatori del Blog,
anche se non riguarda l'argomento principale di questa discussione vorrei introdurre una considerazione alla quale,spero,si controbatterà senza remore.Visti gli assunti sulla civiltà fenicia in Sardegna che è possibile leggere di continuo,posso chiedere su quali documenti vengono basate le informazioni degli scriventi?Più volte si leggono commenti nei quali si"confessa"di conoscere bene i rituali fenici,gli scavi(salvo poi fare grandi gaffe in merito:si vedano gli scavi della Aubet a Tiro ma non solo..)etc.Non vi sembra scorretto dare per scontato molte cose che non lo sono?Quando parlate di Fenici siete a conoscenza degli studi "ufficiali-accademici"(che molti detestano..)su questi argomenti?Certo mi riferisco ad una bibliografia che sia posteriore al 2000..non mi pare il caso di continuare a citare studi un pò"vecchi"che,oltretutto,sono ben tenuti in considerazione anche da quelli seriori.Se ci fosse anche solo una minima conoscenza degli ultimi indirizzi della ricerca nessuno arriverebbe a negare l'assoluta presa di coscienza da parte dell'archeologia ufficiale di alcuni assunti che su questo blog vengono,a volte,presentati come rivoluzionari.Anche la più giovane matricola universitaria sa bene come le popolazi0oni nuragiche della Sardegna non fossero affatto estranee alle imprese commerciali transmarine,questo viene insegnato loro.Per tornare al "problema" fenicio è già da qualcosa come 40anni che si parla di una profonda interazione tra l'elemento"levantina" e le poplazioni autoctone.Se si leggesse di più sull'argomento vi assicuro che chiunque troverà nuovi stimoli e dati per poter correttamente portare avanti le proprie ricerche.Sapete quanto è stato pubblicato sugli argomenti trattati?almeno dal "versante" fenicio?Sapete quanti studiosi hanno già definitivamente abbandonato la visione di una Sardegna"sprovveduta"che ancora continua ad aleggiare?Questo blog è frequentato da seri studiosi e vi si trovano interessaanti discussioni sulla storia sarda e sull'incontro con i fenici.Credo che partire dalle conoscenze GIA' acquisite sia un buon modo di procedere nella ricerca.Il problema è di non semplice soluzione,ma evitare la disinformazione è d'obbligo per gettare le basi,solide,di un interesse ricostruttivo comune.Da questa otttica dire che i Fenici non siano mai esistiti come popolo o fare un tutt'uno di Fenici,Ciprioti,Filistei,Nord Siriani..non mi pare un buon punto di partenza,a richio di semplificare l'intera questione.A mio parere lo studio della cultura materiale deve essere il secondo passo verso una conoscenza più approfondita.Se si vedessero le ceramiche(DI USO QUOTIDIANO)ritrovate nei più antichi livelli di fondazione delle città fenicie,credo che molti di coloro che affermano la non esistenza del popolo fenicio dovrebbero rivedere,almeno in parte,le loro affermazioni.Ma se molti danno per scontate queste informazioni e soprattutto non si prendono la briga(ma di certo anche la soddisfazione)di vedere quanto è stato fatto finora dalla ricerca archeologica,come possono essere corrette le loro deduzioni?Non manca qualche tassello?Continuare nella lettura e nell'approfondimento(senza retorica nè presunzione)mi pare la condizione imprescindibile per affrontare con serietà e produttività tutte le questioni ancora aperte.E non si dica che questo è già stato fatto,perchè altrimenti vorrebbe dire che o si è letto male o si è preferito non tener conto di ciò di cui si è letto.Nella stessa letteratura archeologica sono,del resto,facilmente individuabili gli scritti che,a precindere dalle convinzioni del singolo ricercatore,presentano,pubblicano(=RENDONO STUDIABILI)le evidenze archeologiche che sole possono aiutarci nella corretta definizione dei problemi.Purchè ciò venga fatto nel rispetto dei comuni criteri della comunità scientific:prima ci si informa su tutti gli aspetti(anche non condivisibili)e solo in seconda battuta(acquisiti i tasselli)si propongono nuove teorie.Che ne pensate?Un curioso

ETIAM ha detto...

...curioso, il tuo discorso non fa una piega...daccordo con te!

Pierluigi Montalbano ha detto...

Caro curioso, il tuo discorso è serio, logico ma solo parzialmente condivisibile, almeno da me, poiché tutto ciò che io affermo proviene da ciò che oggi (cioè in tempo reale) viene discusso nelle aule universitarie dai docenti di Archeologia fenicio-punica. Tieni conto che parlo a titolo personale e non vorrei che chi legge queste righe si senta coinvolto in questa mia risposta.
I levantini, anche tu li chiami così, sono ormai accettati dagli accademici (ci mancherebbe). La collaborazione fra levantini e sardi è accettata (ma solo dopo aver sbattuto con forza la testa contro ciò che saltava fuori a Sant'Imbenia). La situazione pacifica fra sardi e levantini è sempre stata condivisa ma oggi, personalmente, non accetto la storiella dei fondaci precoloniali. Troppo potenti i sardi per consentire ad estranei di mettere radici profonde sul proprio territorio. Al limite possiamo ipotizzare che i levantini avevano una forte componente amica (sempre proveniente da quei popoli del mare che costituiscono l'unica spiegazione al rinnovarsi del sistema politico, sociale ed economico del post-1200 a.C.).
Per quanto riguarda infine le strutture architettoniche devi sapere che ciò che gli accademici affermano essere "tracce murarie fenicie" sono due muretti a Cagliari, un battuto a Nora e forse finisce quì! Ma è spiegabilissimo: i levantini fruivano delle strutture sarde per attraccare, riposarsi, commerciare, collaborare, integrarsi e...fondersi con i locali. Esattamente come avveniva da sempre...e fino ad oggi. Le cose cambiano (ma non molto) quando appaiono sulla scena i Cartaginesi. Questo popolo era figlio di quella Tiro che cambiò radicalmente assetto sociale e politico a seguito delle invasioni del 1200 a.C. che la rasero al suolo. La popolazione fu sterminata e la città ricostruita e popolata da genti nuove. I cartaginesi (dal VII a.C.) iniziarono ad allargare le proprie mire lungo le coste (cosa ovvia trattandosi di un popolo del mare) e si scontrarono presto con gli altri grandi navigatori dell'epoca (greci ed etruschi, anche questi discendenti di quei popoli del mare che ho citato prima). La flotta fu distrutta completamente nella battaglia di Alaria (detta del mare sardo) ma anche greci ed etruschi ci rimisero le penne. Infatti...proprio in quel decennio i romani decisero di avviare l'epopea che si studia a scuola: stipulando accordi con le altre potenze, riorganizzando il proprio sistema legislativo e preparando un forte esercito che in qualche secolo riuscì ad imporre l'egemonia del senato romano in molti territori.
Ai poveri cartaginesi restò la consolazione di mezza Sicilia (l'altra era greca) e un accordo con i sardi che consentiva di collaborare commercialmente con benefici reciproci. Non ci fu nessuna colonizzazione cartaginese in Sardegna, non regge, avremmo avuto notizie dalla letterature, invece...niente. Solo accordi di non aggressione fra Cartagine e Roma. E anche i romani ebbero notevoli difficoltà ad imporre le proprie regole in Sardegna. Solo lungo le coste riuscirono a inviare legioni per il controllo. L'interno rimase sempre saldamente in mano ai sardi. A nessun condoittiero romano fu mai concesso "il trionfo", e questo la dice lunga sulle storielle che abbiamo imparato a scuola. Nessun dominio quindi...al limite si può accettare un controllo (con la forza) che si sfaldò nel giro di qualche secolo. I romani pensarono bene di farseli amici: meno problemi e più tasse facili da riscuotere. Ma vedo che il discorso prende una piega fuori tema...quindi chiudo il discorso invitandoti a continuare la lettura del blog perché tutti partecipiamo con la certezza di contribuire con le nostre teorie e le nostre ricerche, tutte da verificare ma proposte in buona fede.
P.S. se i fenici fossero un popolo ben distinto avremmo letto qualcosa nella letteratura antica ma...i grandi autori hanno scritto solo di Tiri, Sidoni e gibliti, quindi? Adesso faccio io una domanda: chi fu per primo che nominò i fenici? e quando?

Unknown ha detto...

Caro Anonimo, ti rileggo io il mio scritto, già registrato e quindi non più modificabile. Quando si scrive: "Ti esorto a NON RACCOGLIERE L'ABRASIVITA' delle critiche puntigliose, mosse quasi solo a disturbare, distogliere con rabbia ingiustificata dal discorso centrale.
O semmai, GUARDANE LA SOSTANZA, (cioé, forse, l'unica parte che può talvolta essere utile) ma non certo la forma, che è ovviamente del tutto sbagliata".
Ebbene, questo non è affatto "un invito a non rispondere", come tu dichiari di credere, TRAVISANDO LE MIE PAROLE, bensì un invito a restare calmo, di fronte a persone che scrivono - anonimamente, come te - con fare un poco troppo "barroso", atto (e forse intenzionalmente, visto che continui a far credere di non capire!) a provocare reazioni scomposte...
Non mi sembra che Laner (nè nessun altro, per la verità) meriti questo trattamento.
Il sarcasmo non è umorismo, né satira: è in se stesso già un'aggressione.
Puoi non essere d'accordo con le idee, ma devi esprimerlo serenamente. Altrimenti, si litiga, ci si infervora e - alla fine - non si arriva da nessuna parte. O si costringe il Moderatore ad intervenire, cancellando le frasi che superano il limite.
Con pazienza e con garbo,
Maurizio Feo

Anonimo ha detto...

Caro Maurizio nessuna dietrologia. Non scrivo per far irritare, inalberare, incazzare chicchessia. Da umile Anonimo che speranze avrei di riuscirvi? Di certo non centrerei l'obiettivo con Laner di cui per altro stimo le tesi.Faccio mia la sua convinzione che i Nuraghi fossero luoghi in cui si condessasse un intensa simbologia in grado di incutere Timore e Tremore (come diceva un certo "bischero").Eran luoghi di culto. Soltanto mi spiace notare con rammarico l'attuazione della legge del Contrappasso: si passa da una prospettiva biecamente militarista ad un altra assurdamente Pacifista. Spero che Laner s'imponga d'evitare questo pericolo. Anche le sue tesi ne uscirebbero rafforzate. ritornando in tema, ribadisco che mi pare davvero singolare il voler immaginare un tempio a telamoni senza neppure una statua restaurata. Giustamente nota S.Fdda, dovremmo minimo constatare se tutte le statue avessero la medesima altezza. A me, umile anonimo, pare davvero il minimo Non mi convince neppure del tutto la tesi della strttura lignea con cui si spiega la mancanza della struuttura templare. Si spendono energie in una così importante opera scultorea e poi si rinuncia, o si sceglie di non realizzare alcuna misera opera muraria? Lo spietramento rimane un ipotesi. e mi chiedo infine, visto che s'invoca la competenza di restauratori stranieri (che non hanno affatto escluso l'uso della gradina da parte dei sardi nell'IX VIII sec. a.C. per il semplice fatto che i greci ancora non ce l'avessero (ragionamento ClassicoCentrico del Laner))quali obiezioni si muovono alla Reastauratrice delle statue la data dell'XI sec. a.C., visto che non mi risulta che la predetta abbia mai posto per iscritto e formulato in modo scientifico le sue tesi. infine e lo ripeto per la terza volta, guardiamo agli altri indizi di attività scultorea nuragica nell'Isola e facciamo dei paragoni. Finiamola per esempio con la sciocchezza dei formascarpe da calzolai, e mandiamo qualcuno a far paragoni tra i piedi di Baurmini e quelli delle statue, chissà che la cosa non risulti vantaggiosa. Anonimo Abrasivo

Anonimo ha detto...

Per Montalbano,innanzit la mia stima per i toni sempre molto pacati e riflessivi.Sul nocciolo delle teorie sostanzialm sembra dare ragione alle mie preoccupaz.In quale corso di archeofenicia ha sentito dire che Tiro venne rasa al suolo nel 1200?L'emergere,polit ed econom delle città-stato fen(chiamate così da noi moderni, certo,ma di sostrato cananeo)sia avvenuto proprio perchè la fascia costiera libanese rimase sostanzialm immune dalle devastaz dei Pdm che colpirono molto più duram a N(ugarit) e in Egitto,prima di stabilirsi,in parte,nell'attuale palest.Le città della fen godettero di grande prosperità fino all'acuirsi della pressione assira che portò, a partire dalla metà dell'8° sec.all'avvio del processo coloniale verso Ovest e quindi anche in Sard.Nella nostra isola non ci sono solo 2muri a CA e un battuto paviment a Nora.Per quanto attiene all'età arcaica,cioè fino alla fine del VI si conosce ben più che qcosa:CA è un caso particol perchè la città moderna non ha restit,xora, stratigr arcaiche se non nel cd.scavo di via brenta.A nora c'è una tomba in cista litica della fine delVII e sotto il foro romano non c'è UN battuto..c'è un quart. con abitaz,pozzi,siloi e da tutta la penisola norense proviene mater ceram di età arcaica(fen, con qcosa di gr,etr e sardo)A bitia c'è una grande necrop e ceram sparse dall'abitato.A Pani Loriga ancora una necrop fen ed evidenze dall'abitato.A Monte Sirai una grande necrop e abitaz arcaiche.A Sant'Antioco tofet,abitato e qcosa di sporadico dalla necrop.A Portoscuso una decina di tombe fen,le più antiche della Sard e contempor all'avvio della presenza fen nel Sulcis(VIII).A othoca necrop e abitato,a tharros idem più un tofet e a Neapolis mater recenti fen diVIII-VIIsec.sulla costa orient evidenze a Villasimius,Sarcapos e poi,a N,il caso emblemat di Olbia cui si può aggiung sullì'opposto versante il caso,altrett singolare,ma xdiverse ragioni,di Bosa.Su ognuna di queste loc. si potrà discut volent.Non posso non rilevare altre inesatt:se si conoscessero tutti gli studi su Sant'Imb non si direbbe proprio che qcuno abbia dovuto"soffrirci"anzi,perchè fin dalla sua prima pubblicaz S.I.fu inquadr esattam xquello che rappresenta tuttora(anche qui potremo discut sul come e sul quando ma nn sul cosa:S.imb.è un insediam nurag all'interno del quale vivevano prospector o contraenti commerc fenici e,forse,filistei)Sulla conquista cartagin ci sono eccome le fonti,basta leggerle.Il generale Malco Asdrubale Amilcare non li hanno inventati i "feniciomani".La carenza di fonti è notoriam un probl della ricerca sui fen e i pun così come tra qualche millennio sarà diffic farci un'idea non americo-centrica della storia irachena o afghana..In mancanza di fonti,del resto,l'archeo conosce bene gli indicatori archeolog della presenza pun,o se si vuole della pres dopo il VI di quei fen nord-africani che abitarono Cartag e non solo..Sulla battagl di Alalia molta semplificaz.La fondaz di cartag,poi,è secondo le fonti dell'814,l'archeo conferma xadesso gli inizi dell'VIII sec.Sono disposto ad approfond anche nel +minuto dettaglio,ma limitatam alle mie conoscenze,tutti gli argom suesposti.Su quanto poi i fen di Sard siano sardi a tutti gli effetti discuteremo un'altra volta,prima mi pare fondam che si capisca cosa si intende per fen,poi si cercherà di capire chi sono i sardi dell'età del ferro(se ci riusciamo!)Sul term fen,di cui chiede,è inutile soffermarcisi le giro la domanda e capirà:Chi chiama Etruschi gli etr?Chi chiama Eubei gli eub?E i persiani gli egiz?Anche se sono nomi"di comodo"questo vuol dire che non esistono come popolo?E'consuetud che nell'arcaismo i gruppi di pers si chiamino col nome della loro città.E'arcinoto che le città fen furono divise,come in grecia del resto,in citta.stato,in sé auton sia politic sia economic..cionondim Tiro Biblo sidone arado tripoli beirut suqas rachidieh sarepta keisan..condividevano un bagaglio cultur comune(retaggio del tardo bronzo cananeo)una stessa lingua,usi-costumi..se non è questo insieme di cose che fa un popolo che cos'è allora??
Uno sempre più curioso

Pierluigi Montalbano ha detto...

Complimenti per la conoscenza dei siti e per i dettagli. Una simile descrizione è quanto di più preciso si può sperare in un corso di archeologia, ma...è appunto questo il problema. Tutto ciò che viene scavato è automaticamente assegnato a questa cultura (intendo la cultura fenicia). Se viene ritrovata un'anfora si esegue una comparazione con ciò che è conosciuto nel resto del Mediterraneo e si assegna con sicurezza la data di esecuzione e la cultura che ha prodotto il manufatto ma...oggi la letteratura è zeppa di assegnazioni attribuite ai fenici e non certo ai sardi (considerati arroccati nella loro isola e incapaci di diffondere cultura nel mondo), quindi, per deduzione, si assegna quel prodotto a questa civiltà. Ciò non contraddice il mio discorso. Sono pienamente convinto, e lo ribadisco sempre, che il periodo fenicio sia straordinariamente ricco di reperti illuminanti, ma sono altresì certo che i sardi fecero parte integrante di quella cultura (o civiltà). Un popolo fenicio non riesco proprio ad identificarlo ma la vita è lunga e forse qualche archeologo mi illuminerà. Nell'attesa propongo una collaborazione seria fra scienze che lavorino in accordo e giungano a conclusioni certe. So che i carotaggi costano...ma ogni tanto bisognerebbe spendere meglio le risorse.

Anonimo ha detto...

No Montalbano, niente di ciò che si trova è "AUTOMATICAMENTE" ascritto a cultura fenicia. Viene ascritto a cultura fenicia ciò che unanimemente (nonchè autonomamente..e questo è foindamentale!) viene riconosciuto di cultura fenicia. Il problema, ribadisco, è la mancanza di conoscenza rispetto a ciò di cui si discute. Lei conosce quelle anfore?Che i sardi fossero parte integrante delle città fenicie è stato già ipotizzato e confermato almeno dagli anni '80.Sui modi e i tempi dell'interrelazione si continua certamente a lavorare, ma se si ignorano i dati di culura materiale dove si arriverà?
Recentemente sono stati trovati materiali ceramici nuragici un pò in giro nel mediterraneo, e questa è una bella novità. Ma se riconosciamo che questi sono materiali nuragici (o sardi dell'età del ferro...) perché non riconoscere che il restante 95% è cultura materiale fenicia?
CURIOSO

Pierluigi Montalbano ha detto...

Guardi, le sue argomentazioni hanno due requisiti che mi piacciono parecchio: è sereno e, soprattutto, si nota la sua competenza. Una sua frase mi ha colpito parecchio ed esprime esattamente ciò che scrivo da tempo (poco per molti ma molto per me, giovane appassionato che si è buttato anima e corpo dentro la storia antica).

Lei scrive:
Viene ascritto a cultura fenicia ciò che unanimemente viene riconosciuto di cultura fenicia.


Appunto, ribadisco...cultura fenicia. Sono perfettamente d'accordo finché si ascriva ai fenici una cultura, ma non accetto la definizione di popolo. Troppi movimenti di genti nel periodo, troppi commerci, troppe contaminazioni. Non c'è possibilità di selezionare una "gente fenicia" ma si può tranquillamente continuare a descriverne le gesta.

Anonimo ha detto...

Ma UN popoli sardo esiste secondo lei? e se esiste non sarà anch'esso il frutto di millenni di interazioni, legami di sangue etc.?
Un sardo di oggi non è un pò nuragico, un pò fenicio, punico, romano, bizantino, aragonese, piemontese?
La questione è certamente molto aperta, ma infatti le ricostruzioni "ufficiali" non dettano assunti. Ciò che attualmente si crede è che un ristretto gruppo di Fenici sia sbarcato in Sardegna e abbia, con l'aiuto-autorizzazione dei sardi autoctoni, fondato i primi centri urbani secondo tecnologie e concezioni edilizie di stampo orientale. Dal momento che tali fenici erano ridotti di numero e dal momento che si può presupporre fosse principalmente maschi, si è pensato che molte donne sarde andarono in sposa a tali fenici. Il punto fondamentale sta nel frutto di queste unioni miste...un figlio nato da un fenicio e da una sarda a che cultura appartiene?
(anche a me piace dialogare con lei, ha molto garbo e ciò che sostiene e anche condivisibile, talora)
Curioso

Salvatore Fadda ha detto...

Caro Montalbano,scusi l'intromissione,ma concordo pienamente con lei.Quanto da lei detto,è quanto di più sensato si potesse dire.E riconosco anche l'umilta,da vero studioso,che caratterizza la sua discussione.
Lo studioso deve essere disposto a modificare le sue tesi,in presenza,di dati inconfutabili.
Ma sinchè,i dati non sono scientificamente credibili,alcune considerazioni,cui anonimo curioso si riferisce,dovrebbero essere ponderate bene;alla luce soprattutto di altri ritrovamenti che stridono non poco,con quelli citati.
Quindi se il signor montalbano,è obbligato,a detta di anonimo curioso,a considerare alcune evidenze,che lui,peraltro,non ritiene tali,altrettanto dicasi dovrebbe fare lui,riguardo a nuovi reperti e ritrovamenti.Se tutto ciò richiede uno spostamento di ragionamento,ben venga tale spostamento.L'ideale sarebbe come
montalbano(e qualcun'altro)ripete,
una stretta collaborazione,fra le diverse branche,affinche l'una non possa non fare a meno di considerare gli studi delle altre.
In tal modo si avrebbe una visione più omogenea,che tocca più parti dell'argomento di studio.Ne deriverebbero teorie più granitiche,difficilmente smontabili,in pratica più vicine alla verità.
Saludos ad anonimo curioso,e a montalbano.