venerdì 11 settembre 2009

150 anni e li dimostra tutti

di Michele Pinna

Alle origini della politica linguistica in Sardegna c’è una storia letteraria, una storia linguistica, la storia di un popolo, la storia di una nazione, c’è la Sardegna, c’è un movimento politico e culturale che dagli anni Settanta del Novecento ha posto con forza il problema linguistico come problema fondamentale dell’identità dei sardi e della loro appartenenza comunitaria alla nazione sarda. Strettamente connesso al problema linguistico come problema della nazione e del popolo sardo emerge il problema dell’indipendenza della Sardegna. Un problema, cioè, che pone in discussione le attuali modalità di appartenenza della nazione sarda allo Stato italiano.
È un problema che discute sulla legittimità stessa dello Stato italiano come Stato annessionista e inglobante che, a partire da un nucleo territoriale arbitrario, e da una dinastia investita dall’alto, ha dato vita ad uno Stato: lo Stato italiano. Il problema non si risolve neanche dentro quei percorsi storiografici e dentro quelle filosofie della storia che vedono la Sardegna come il nucleo territoriale originario, a seguito del passaggio ai Savoia, dopo il trattato di Londra, che ha dato vita allo Stato italiano. C’è da chiedersi, infatti se i sardi, il popolo sardo, al di là delle decisioni prese dalle classi dirigenti isolane, subalterne e irresponsabili, volessero dar vita ad uno Stato italiano e se volessero farlo con le modalità con cui lo hanno fatto i Savoia e le classi dirigenti piemontesi con la complicità subalterna e irresponsabile di quelle sarde. Crediamo proprio di no.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlarne? Come no!
La sua analisi mi trova pienamente d'accordo.
Innegabilmente, parlando del popolo di sardegna dall'unità d'italia ad oggi, ha dovuto subire involontariamente le decisioni prese da poteri esterni, senza nessun diritto ad esprimere il suo volere di "popolo", versare puntualmente il suo tributo di sangue per realizzare al di là del mare che ci circonda, ambizioni di sovrani stranieri (non espressione del popolo, della sua cultura e voluti da altri poteri esterni).
La questione in realtà ha origini più antiche e ha inizio nel tragico 1409.
Tuttavia la questione attuale, dal mio punto di vista, comincia con la costituzione della repubblica che finalmente apre la possibilità ai sardi di partecipare alla politica ed esercitarla profiquamente. Purtroppo le scelte fatte dai suoi lider politici trascinati dalle correnti partitiche "esterne" ci hanno portato alla situazione attuale.
E da quì, nostro malgrado, dobbiamo decidere come proseguire, nella confusione delle opinioni della classe politica attuale (ma anche della società sarda) su unità, autonomia, indipendenza.

cordialmente
Marco Pinna

Daniele Addis ha detto...

150 sono tanti, troppi... io proporrei di smetterla con l'accanimento terapeutico!

sardus filius ha detto...

Saludu Gianfrà...,
Se alle origini della politica linguistica in Sardegna ci fosse una storia letteraria (o filosofica) sarebbe ora che qualcuno iniziasse a spiegarcela o a metterla in luce, perchè finora abbiamo avuto dalla Regione solo il "codice del Contribuente"; attendiamo l'annunciato "Atlante toponomastico" ma, con le premesse osservate congiuntamente dall'Academia de su Sardu ONLUS con la CSS, c'è poco da ben sperare e, l'invito all'Assessore Baire per una riformulazione del Bando di Selezione, la dice lunga.
Ti dico queste cose, stimato, perchè appartengo a quel movimento politico culturale che dagli anni settanta del '900 ha posto "il problema della lingua come problema fondamentale dell'identità dei Sardi", di quelli che credono fermamente nei concetti sacri di Nazione o di Popolo, seppure trovi molta difficolta a vedere una Nazione ridotta al rango di "minoranza linguistica storica". Accettare questo significherebbe rinnegare il concetto stesso della mia stessa appartenenza.
Il problema della "nazione" e del "popolo" sardo, messo in evvidenza da Michele Pinna, si osservi, è neccessario per far emergere l'altro problema storico, politico e culturale che ci riguarda: Il problema dell'Indipendenza della Sardegna.
Michele si chiede "se i sardi e il popolo Sardo .... volessero dar vita ad uno Stato italiano con le modalità con cui lo hanno fatto i Savoia", inducendosi a propendere per l'ipotesi negazionista, mentre io, me lo perdonerà Michele, sarei del parere opposto e, come prova, porterei il risultato del 1° referendum, nel 1945, quando si fece scegliere al popolo tra il regime monarchico e quello repubblicano. In Sardegna vinsero i monarchici, seppure la "scuola dei Sardi" abbia poi dato quasi tre Presidenti alla Repubblica (due sono sardi, un terzo in Sardegna ha studiato e .... vissuto).
Dopo il trattato di Londra che ha dato vita allo Stato italiano i sardi sono diventati italiani giurando SA VIDA PRO SA PATRIA. Da allora ad ora sono passati solo 150 anni ed a Michele Addis paiono già tanti, troppi (quanto risultano essere 150 anni davanti ai millenni della storia sarda?), ma sono solo bruscolini, il cammino della storia dei sardi è lungo, molto lungo, tanto da far sembrare quei 150 anni una goccia d'acqua in un mare di tempo.
Sono d'accordo con Michele, lo devo dire, occorre smetterla con l'accanimento terapeutico, ma, per cortesia, senza rimuovere i "monumenti ai caduti" che onorano le piazze dei nostri paesi, erano patrimonio comune che attestava il sacrificio sardo per fare "l'Italia". Non rinneghiamo, per favore, noi stessi, sputando nel piatto dove abbiamo (o stiamo) mangiando.

sardus filius ha detto...

Io, restando al problema dell'indipendenza Sarda legato alla storia linguistica del popolo e della Nazione, mi chiederei piuttosto perchè la Sardegna sia spinta alla "svolta indipendentista" e perchè i sardi debbano essere portati a una scelta recisiva e autodeterminante come quella che gli si potrebbe preparare prossimamente .... in cabina elettorale.
Dentro i 150 anni dell'Unità italiana, non dimentichiamolo, sono passate ben 2 guerre mondiali da cui è venuta pure quella "fredda" e la divisione in blocchi. Dopo la caduta del muro di Berlino solo la caduta delle Torri gemelle avrebbe potuto scatenare il Caos che stiamo registrando ad ogni livello.
La Sardegna ha una storia linguistica di nazione e di popolo che non ha nulla a che fare con quella della Minoranza linguistica storica. Nel contempo, mi sia permesso, le minoranze linguistiche storiche che compongono il popolo e la Nazione dei Sardi, sono da considerare un caso straordinario di convivenza linguistica di cui, alcuni cultori, avevano detto potersi parlare in termini di Comunità.
Sono stupito, lo devo confessare, nel leggere le considerazioni del Pres.te della Commissione Cultura del Comune di Sassari, su questi ultimi 150 anni di storia italo-sarda. Sono stupefatto al pensiero di sentir parlare in questi termini lo storico, il politico ed cittadino che attraversa "Piazza d'Italia".
I problemi storiografici, dentro quelle che sono le filosofie della storia che vedono la Sardegna come nucleo territoriale originario, in questo modo, riflettono più la mentalità del tipico "magna e nega" che i tratti salienti della tipicità sarda dentro quella italiana.
Bona duminiga

Anonimo ha detto...

La lingua racchiude in sè e tramanda, le complesse vicende che il popolo a vissuto nella sua lunga storia. E'la nostra "memoria storica".
Abbandonarla all'oblio significa perdere definitivamente il "codice" della nostra identità.
In ogni caso nessuno di noi può cambiare la storia, in qualsiasi modo la si voglia leggere. E' già scritta.
Il futuro no, non è scritto, volendo potremmo scriverlo noi.

Marco Pinna