lunedì 18 aprile 2011

Marco Minoja e il suo concetto di leale collaborazione

Il frammento di Mogoro scomparso

Due deputati sardi, Bruno Murgia e Mauro Pili, hanno criticato molto aspramente i giorni scorsi il soprintendente archeologico di Cagliari Marco Minoja. Non, come ci si potrebbe aspettare, per la pervicace politica di contemplazione del conosciuto e di rifiuto del conoscibile, ma per aver decretato la pericolosità delle strutture in legno nell'Anfiteatro romano di Cagliari. Si è sostituito – vanno giù duro i due deputati - a pompieri e genio civile per “creare un polverone con il solo obiettivo di imporre le proprie visioni ideologiche sulla testa di un'intera comunità”. Minoja – ed ecco il fatto che interessa – ha risposto subito (“Ho applicato il codice Urbani”, ha detto).
Uno scontro, sembra di capire, sui poteri di un proconsole di Roma che, mandato in Sardegna a governare i beni archeologici, si sarebbe allargato troppo. Non è certo la prima volta che accade in terra di Sardegna e non si tratta dello sgarbo più importante in materia di leale collaborazione fra istituzioni, come tra poco dirò. Quel che interessa è, però, la prontezza con cui il soprintendente ha risposto ai due parlamentari (uno stesso quotidiano ha pubblicato lo stesso giorno sia la notizia delle critiche sia la replica), mostrando qualcosa su cui avevamo un qualche sospetto: la Soprintendenza non colloquia con i contribuenti curiosi, ma solo con chi può metterla in mora.
Con Murgia e Pili, il dottor Marco Minoja sì è prodotto in una autodifesa articolata, tentando una risposta sul meritò delle critiche ricevute. Lo fa con l'arroganza di chi sa di avere alle spalle lo Stato, ma lo fa. Sorte diversa hanno avuto le cento domande che alle Soprintendenze sarde sono state poste e sono poste in tanti siti, sardi e non sardi, che, come possono, suppliscono all'assenza di informazioni su argomenti che, evidentemente, interessano i cittadini che, è il caso di ricordare, sono anche contribuenti. Le Soprintendenze, al massimo, si producono in attività di informazione-formazione su quanto esse ritengono che il popolo vada orientato. In altre parole, sono esse a decidere che cosa va saputo e a negare il soddisfacimento di curiosità ritenute illegittime e comunque non fondate.
Murgia e Pili lamentano la mancata leale collaborazione fra istituzioni da parte di Minoja nel caso dell'Anfiteatro romano di Cagliari. Che cosa dovrebbero dire a proposito di leale collaborazione i loro due colleghi, Luciana Sbarbati e Piergiorgio Massidda, autori di due interrogazioni di cui più volte ci siamo occupati? Ai due che, come è noto, chiedevano conto delle misteriose vicende riguardanti quattro reperti archeologici desaparessidos, dette una penosa risposta il sottosegretario dei Beni culturali, on. Giro. Ho sostenuto che, pur peccando di leggerezza istituzionale, il sottosegretario non è del tutto colpevole, essendosi servito per la sua risposta delle informazioni ricevute dalle Soprintendenze sarde. Di una di tali informazioni sono in grado di dar conto.
È quella fornita al Ministero dei beni culturali, retto allora da Sandro Bondi, proprio dal dottor Marco Minoja che dava al ministro elementi per rispondere a chi, come la senatrice Sbarbati, voleva notizie sul fatto che “nel sito di Villanovafranca (o a Senorbi), circa trent'anni fa, fu ritrovato un coccio probabilmente risalente al XV-XIV secolo avanti Cristo, che presenta iscrizioni cuneiformi, individuate come tali da un assiriologo della fama del professor Giovanni Pettinato”. Dello stesso tenore la richiesta del sen. Massidda.
Troverete qui il testo della lunga lettera di Marco Minoia al Ministero. Lascio a chi vorrà leggere ogni commento. A me preme rilevare due cose: la prima è che la leale collaborazione fra l'istituzione Parlamento e l'istituzione Soprintendenza ha qui una caduta verticale; la seconda è che il lungo sermone di Minoia deve aver imbarazzato non poco il Ministero, visto che lo riassunse in questa frase: “Del frammento proveniente da Villanovafranca o Senorbi gli uffici competenti dispongono della fotocopia di una fotografia. Sono in corso ricerche in proposito.
Chi sa se queste ricerche sono finalmente terminate.

2 commenti:

shardanaleo ha detto...

Anche i Potenti (archeoegizi) piangono...
L'Intoccabile Zahi, l'onnipotente capo dell'Archeobuoneria Egiziana.. è stato toccato! Un segno dei tempi che stanno cambiando?

"Il Ministro di Stato per le Antichità Zahi Hawass è stato condannato a un anno di lavori forzati e una multa di LE. 100 per non aver voluto soddisfare una sentenza del tribunale per una disputa. E 'stato inoltre sollevato dai suoi incarichi come ministro.

La sentenza è stata emessa dal Consigliere Abdel Hakim Abdel Hafiz della Corte penale Giza.

Il ricorrente aveva presentato una querela contro Hawass - prima della sua nomina a ministro - in cui ha accusato Hawass di non aderire a una sentenza in favore del suo avversario nel corso di un disputa per la terra quando era in carica del Consiglio Supremo di Antichità (SCA).
(Tradotto dalla lingua araba)
Kum Salude
leonardo

m ha detto...

". . . impossessarsi di reperti autentici di varia età, erroneamente interpretati . . . macigni di monumenti nuragici che avrebbero bisogno solo di ammirazione e rispetto."

Posso intanto commentare io, che Sardo non sono, ma che per la Sardegna porto ammirazione e rispetto ?

Vista da fuori questa situazione è evidente come funziona: da una parte c'è un giovane Soprintendente che si dà da fare con entusiasmo per fare VERA TUTELA, magari sbaglia nei toni ma la verità è che si sbatte per Voi. Dall'altra parte ci sono degli hobbisti che su queste cose giocano un po' di tempo libero e che al 99% si sbagliano, ma che in quanto Cittadini ed in quanto Sardi hanno il diritto di sapere.
Poi -ed è questo il vero problema- ci sono dei politici e degli amministratori locali, dei "potentati" diciamo così, che non gli pare vero di rimestare nel torbido e fare cagnara per cercare di impallinare un Soprintendente forse sgarbato, ma troppo onesto e troppo entusiasta del proprio lavoro per non dare fastidio a chi vuole piegare il patrimonio culturale ai priopri interessi privati.

Mi sbaglio di molto?

Marco (omonimo)