domenica 19 dicembre 2010

L'avventura dei sardi in "Il popolo Shardana"

Presentazione, ieri a Decimomannu, di "Il popolo Shardana". Al tavolo
Marcello Cabriolu, il maestro Luigi Lai e le sue launeddas,
Giuseppe Mura (dietro Lai), Maurizio Riccitelli, Pierluigi Montalbano,
Gianfranco Pintore, Paolo Valente Poddighe, Paolo Marongiu
È da qualche settimana in libreria il libro di Marcello Cabriolu “Il popolo Shardana”, allo stesso tempo fascinoso racconto della avventura vissuta dalla Sardegna e breve trattato, assai ben documentato, sui millenni che precedettero l'era cristiana. In entrambi i casi, occasione per riflettere su un paio di cose.
La prima è la interessata approssimazione usata da ampi settori della baronia archeologica nel descrivere la storia dell'isola e dei suoi rapporti con l'esterno, una approssimazione che fondamentalmente parte da una assimilazione solo apparentemente logica: isola = isolamento. La seconda è la pervicacia testarda, e altrettanto interessata, con cui questi settori si chiudono intorno al già detto e il già scritto. Si dovrà leggere questo libro, per esempio, per scoprire che Sant'Antioco, dove l'autore vive, è qualcosa di molto più complesso di quell'isola solo punica che ci hanno tramandato.
Come è capitato ai libri di altri eretici, prevedo anche per “Il popolo Shardana” che esso sarà destinato ad essere avvolto in una coltre di silenzio da parte della ufficialità archeologica universitaria e sovrintentendentoriale, con al più qualche saccente sberleffo goliardico, e, allo stesso tempo, al successo in un pubblico sempre più affamato di conoscenza.
Il popolo Shardana, Domus
de janas editore, € 22
Il libro, edito dalla “Domus de janas”, scritto con una bella prosa piana, densissimo di rimandi bibliografici, molto ricco di fotografie, sarebbe un ottimo libro di testo per una scuola che volesse metter da parte le vulgate interessate e raccontare la storia della Sardegna antica. O meglio ancora quel che la storia della Sardegna ha lasciato nel Mediterraneo e non solo. Cabriolu ha la capacità e l'abilità di raccontare cose complesse in un modo che ti cattura e che è allo stesso tempo rigoroso.
Il punto di osservazione, come sarebbe naturale che sempre fosse, è questa isola, ma lo è non per raccontare una “storia locale”, la storia di una periferia del Mediterraneo tralasciata dalle altre storie, un'isola isolata. Quasi che fosse un sorta di sardesca rivincita, che pure è presente. Il libro di Cabriolu è una storia globale che parte, appunto, da un particolare, ed eretico, angolo visuale, quello dei shardana che con il resto del Mediterraneo ebbero un profondo processo di reciproca acculturazione, offrendo (o anche imponendo) e raccogliendo molto, compresa la scrittura.
Lo stile shardana" scrive "si diffonde ... sino a trovare riscontro persino in Palestina, nelle città di Megiddo e di Hazor, nella fortezza di Sharuhen e nella città di Ugarit e in ultimo nella fortezza di El Hawat - Haifa (considerata una forma di protonuraghe)". I shardana erano uno dei Popoli del mare con cui esistevano vincoli di alleanza come ad esempio possiamo osservare nei “commilitoni” rinvenuti a Teti, i quali, dice il libro, "mostrano, secondo la nostra interpretazione, i vari individui facenti parte della Lega dei Popoli del Mare stanziati nel territorio sardo".
Il libro dà per acquisito che i shardana fossero i sardi del secondo millennio avanti Cristo, o meglio pone solidi mattoni affinché a questa conclusione arriviamo anche noi. In questi ultimi tempi, sulla questione si è riacceso il dibattito che, fra i negazionisti, ha spinto qualcuno ad uscire di senno accusando di razzismo e di filonazismo quanti sostengono, appunto, che gli shardana fossero i sardi del secondo millennio. È una baggianata, naturalmente, ma da il senso della ferocia che alcuni sono disposti a mettere in campo, quando le proprie certezze granitiche vacillano..
La lettura che Cabriolu fa dei cosiddetti commilitoni di Teti destina al ridicolo l'uscita dell'archeologo molto ideologizzato ma non altrettanto serio. Anche se umanamente lo capisco: è durissimo ammettere di aver preso una cantonata, aggiungendo la sua alle voci di chi ha speso vite accademiche nella descrizione di una società nuragica chiusa ed isolata. Chi ha concepito barchette nuragiche di pescatori che facevano del piccolo cabotaggio intorno alle coste, stenta a pensare che sia sardo il popolo shardana che varca i mari, commercia con il mondo conosciuto, fornisce muratori specializzati ai potenti del Mediterraneo.
Figurarsi, poi, se si possa pensare, come Marcello Cabriolu pensa e scrive con adeguate prove, che i sardi di allora avessero città e stato. "I nuraghi, gli edifici turriti che caratterizzano il territorio sardo, rappresentano appena “la punta dell’iceberg” della cultura statuale creata dalla popolazione sarda" scrive l'autore. E ancora parla della trasformazione di "un sistema civile a prevalente vocazione rurale, in una rete complessa di centri urbani legati alle aree di captazione. Nacquero così le grosse città, quali Tharros, Othoca, Sulky, Nora, Bithia, Nabui, Karaly, Sulci de Ozzastra, Orvia, Corra, Nure".
Sulla organizzazione statuale, almeno intesa nel senso pieno e contemporaneo della parola stato, ho molti dubbi e penso, anzi, che i nuragici, conoscendo lo stato di altri popoli, ne rifuggissero. Ma mi pare assolutamente fondata la conclusione cui arriva Marcello parlando delle città sarde e vi rimando alle sue pagine per scoprire le argomentazioni che cambiano quanto fino ad ora la scuola fenicista, o per meglio dire feniciomane, aveva dato per dimostrato e assodato.
È noto credo a tutti il luogo comune, un vero e proprio pregiudizio, secondo cui la scrittura nasce con lo stato e con la città. Si tratta di una visione economicista ed utilitarista, la scrittura nasce perché lo stato e la città hanno bisogno di archivi e di cancellerie. Visione smentita da scoperte archeologiche, oltre che dalla scrittura tifinagh di cui parla Cabriolu, di un popolo come il berbero che non ebbe stato e che pure scriveva. Ma se pure quel pregiudizio avesse un qualche fondamento, e non lo ha, il fatto che esistessero e fossero importanti le città nuragiche sarebbe un buon indizio dunque circa la esistenza di una scrittura nuragica.
Cabriolu mette in campo la scrittura tifinagh libico-berbera come possibile origine della nuragica, dubitando che possa esserlo quella mediorientale. Così come gli shardana scorazzavano nell'oriente mediterraneo, lo facevano anche nell'attuale Magreb dove stavano i libici e i berberi. E tutto sommato, per noi che non siamo epigrafisti, non ha grande importanza la questione se non per le sue conclusioni: sia come sia, il popolo shardana conosceva la scrittura e suoi scriba la usavano. Allo stato delle cose sappiamo che se ne faceva un uso solo religioso e, in campo civile, solo per dare nome e quantità ai pesi. Ma credo che sia naturale come fu naturale nella pittura, ma anche nella scrittura dell'era cristiana la predominanza del soggetto sacro. Già, ma chi adorava il popolo shardana, era politeista o monoteista? Marcello Cabriolu risponde così:
"Si è spesso erroneamente dichiarato che i culti della nazione Nuragica siano stati vari in quanto si è spesso stati incapaci di riconoscere che il culto della Madre Terra è sempre stato uno e unico e tutti gli eventi sono rituali ad esso legati, proprio come quelli attuali relativamente al culto cattolico, almeno nel contesto sardo, ancora di profonda radice neolitica”.
Si può discutere molto e a lungo se sia più “à la page” il politeismo o il monoteismo e dare risposte secondo che si sia inculturati al classicismo o all'anticlassicismo. I romani e i greci, per dire, sono, religiosamente parlando, più civili per chi pensa al classicismo come il top della civiltà; i nuragici direbbero di no, che il dio unico dei semiti e loro è espressione più avanzata. Una cosa mi pare certa: le differenze ci sono, sono evidenti, e delineano una civiltà alta quanto le altre del Mediterraneo. Scoprire quanto sia alta e come sia altra è un piacere che proverà chiunque legga questo bellissimo libro. 

18 commenti:

Giuseppe Ruiu ha detto...

Trovo assolutamente felice l'accostamento dell'autore tra berberi e sardi.
L'origine di questi due popoli rimanda alla notte dei tempi. shardana e libi/berberi raccontano le cronache egizie erano alleati, addirittura i miti fondativi ci raccontano di Sardo arrivato dalla Libia in Sardegna.
Risalendo lungo i secoli sappiamo che popolazioni berbere furono (esiliate?) in sardegna dai vandali, e poi in epoca alto-medievale è noto che nell'attuale Tunisia esisteva un centro di nome Sardanya (in arabo antico: Sardegna) nel quale risiedievano stabilmente cristiani sardi in affari e protetti da una tribù berbera di pastori transumanti (guarda caso!)
Ho sempre guardato con grande interesse a questo mondo - il Maghreb - a noi così geograficamente vicino, ma oggi precluso (ma solo a chi ha preconcetti) a causa di notevoli barriere culturali e religiose, e dunque ritengo plausibile che l'antico alfabeto berbero possa avere qualche relazione con i sardi antichi!

Giuseppe

Grazia Pintore ha detto...

Con questo articolo GFP ci fa capire quanto siano "inadeguati" i posti dati a certi soprintendenti.Basterebbe un pò di umiltà,riconoscendo i propri limiti e lasciando l'incarico a persone più competenti,le quali,finalmente,darebbero vigore alle scoperte archeologiche sarde.So che il mio è un pensiero utopistico ma sognare è bello.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Ithokor
Tu scrivi essere plausibile che "l'antico alfabeto berbero possa avere qualche relazione con i sardi antichi". E' quel che pensa anche l'amico Marcello Cabriolu. Ma non ti sfuggirà che la più antica iscrizione libica risale al I millennio mentre quella tuareg è più recente.
Ma in Sardegna esistono scritture del millennio precedente da quella ugaritica del coccio di Mogoro e quelle protocananee studiate da Gigi Sanna. Relazioni certo che ce ne sono state, se è vero che i Shardana passarono anche nel Magreb per andare, insieme ai libi, verso l'Egitto. Si tratta di vedere chi inculturò alla scrittura chi. L'alfabeto tifinagh ha relazioni con quelli usati in Sardegna fin dalla prima metà del II millennio?
Temo avremo poco conforto negli studi della inesistente epigrafia del mondo accademico sardo. E così siamo tutti ridotti a fare delle ipotesi fondate su... già, su che cosa?

maimone ha detto...

Ho appena acquistato il libro e mi sono messo a leggere. Finora non mi pare di aver notato nulla di particolare. Le uniche cose che hanno attirato la mia attenzione si trovano a pag. 21:
1) i sardi antichi, fra gli altri animali, si cibavano anche dei lupi? La cosa mi sorprende perchè i lupi non mi risulta che abbiano mai fatto parte della fauna sarda. E se ne avessero fatto parte sicuramente ciò é avvenuto in tempi geologici di molto precedenti l'arrivo dell'uomo. Insomma, gli eventuali ritrovamenti sarebbero fossili e non archeologici. A me risulta che in vari scavi di nuraghi sono state trovate ossa di cani, probabilmente utilizzati a scopo alimentare. Il cane come cibo non mi meraviglierebbe per due motivi: il primo perché ancora oggi in varie parti del mondo il cane viene allevato per scopi alimentari(vedi Cina, Corea e anche Messico, mi pare di ricordare); il secondo perché vive ancora in Sardegna la tradizione di definire"pappacani" gli abitanti di qualche paese.
2) Da dove l'Autore ha tratto il termine Flumen Dosum per indicare il Flumendosa? Il nome di questo fiume viene spesso arbitrariamente modificato. L'Angius, ad esempio, lo chiamava il Dosa. Il mio parere, del tutto personale, é che il nome originario fosse Flumene de Osa. Osa é un termine ancora oggi diffuso nella toponomastica costiera (Sa Osa), e potrebbe significare FOCE, sbocco a mare (Flumendosa = fiume che sbocca in mare). Da questo punto di vista, anche Bosa potrebbe significare FOCE. Il termine poi sarebbe stato sostituito da Foghe, Foxi etc

Pierluigi Montalbano ha detto...

Vi segnalo la relazione da me presentata all'incontro di Decimo. E' tratta dal capitolo 4 del libro di Cabriolu, e offre notevoli spunti di riflessione sugli incarichi svolti dagli shardana nelle vicende della lega dei popoli del mare nel Bronzo finale.
http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/12/popolo-shardana-1-parte-di-2.html

Gigi Sanna ha detto...

Quale relazione Ithocor? E quali sono i sardi antichi? 'Antichi' di che periodo?
A Marcello (e anche Ithocor): mi potete fornire qualche documento sardo scritto in tifinagh? Non è una domanda polemica. Anzi, mi farebbe davvero piacere che esistessero tali documenti (che naturalmente non potrebbero essere, come vi ha detto Gianfranco, se non del primo Millennio a.C.). Io sono del parere (ma ci vorranno molti documenti per dimostrarlo) che la 'continuità' della scuola scribale sarda (che proseguì verosimilmente sino ai tempi di Ampsagoras) possa aver contemplato l'uso, anche nel primo millennio a.C., di più codici alfabetici.Naturalmente certi codici non riguardarono più i Shardan ( la cui forza si spense, a mio giudizio, intorno all'anno Mille) ma gli eredi di essi. Ma 'sa cosa', cari Ithokor e Marcello (ti faccio tanti auguri per il libro che ancora non conosco), avrà bisogno di supporto documentario. Più ne avremo, sia del Secondo che del Primo Millennio a.C., e più sapremo dire: anche sui rapporti sardo-libici ('libici' per dire popolazioni del Sud dell'intero Mediterraneo).

Archeologia Nuragica ha detto...

Dopo i vostri entusiastici commenti, non potevo non andare a leggermi il libro di Cabriolu.

Il libro di Cabriolu pecca di troppa fantasia, le sue ricostruzioni storiche sono inattendibili.

Potrei fare numerosi esempi, ad iniziare da uno che sta a cuore ai lettori di questo blog.

Cabriolu dice che reperti (gli scarabei pseudo-egizi) fenici (trovati in sardegna) del VII secolo a.C, sarebbero arrivati in Sardegna ottocento anni prima!

In pratica condivide una proposta di Leo Melis (perchè non lo cita? perchè si prende l'idea e non cita l'autore?), e aggiunge che gli archeologi sardi, italiani ed europei che li studiano hanno preso fischi per fiaschi!

Insomma Cabriolu vede ciò che vuol vedere e la sua soggettività (assai fantasiosa regna sovrana!).

Caro Marcello, ti chiedo come mai di quegli scaraboidi del VII secolo, che tu pensi che siano del II millennio non se ne trovano nelle tombe di giganti o nei nuraghi, in contesti del Bronzo Medio?

Pierluigi Montalbano ha detto...

...e questa è la seconda parte dell'intervento sul libro di Marcello.

http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2010/12/popolo-shardana-2-e-ultima-parte.html

Unknown ha detto...

@Mauro Peppino Zedda

Eh la gelosia è una brutta bestia...

Innazitutto il mio ispiratore per quanto riguarda i cartigli degli scarabei di Tharros è Paolo Valente Poddighe citato nella bibliografia.
Oltre agli scarabei è possibile valutare anche una Triade (Cabras)riproducente Horus, Hator e Khonsu oppure Amon, Mut e Khonsu e analizzare in quale periodo ci fosse l'abitudine di riprodurre questa triade e in quale località ci fosse l'abitudine di venerarla.
Perchè oggetti del genere non si trovano in contesti come le Tombe dei giganti?
Semplicissimo in un periodo di azioni belliche e successi militari (pieno egocentrismo degli individui)prende piede il concetto dell'individualismo e compaiono le prime sepolture a pozzetto vicino agli heroon degli eroi (separatismo familiare contro il collettivismo gentilizio)ed ecco in piena contemporaneità con il Mediterraneo orientale, la nascita di tombe a pozzetto dove il cadavere viene murato in eterna solitudine (G.Glotz, La civiltà Egea, Giulio Einaudi editore, Torino 1980, p.124).
Per il resto la mia soggettività vede (fantasiosa e sovrana nella testa di parecchi)quello che numerosi studiosi odierni e del passato(magari fantasiosi anch'essi)elaborano nei vari testi citati nell'abbondante e scientifica bibliografia.
Ma si sà che solo Mauro Peppino Zedda è l'unica Via, verità e vita!
D'altronde nella tua elaborazione di uno studioso fantasioso non ti sei accorto di aver dato dei fantasiosi anche al Dott. Pintore, al Dott. Montalbano, a Giuseppe Mura, a Paolo Valente Poddighe, per aver(in pieno possesso del loro bagaglio culturale) valutato il testo . Ma si.. è routine... visto che lo fai costantemente per il Prof Lilliu, per il Prof Ugas e tantissimi altri scienziati. Ma dovremmo ammettere che TUTTI noi studiamo in libri di storia scritti ed elaborati da MAURO PEPPINO ZEDDA!
Ah no!!!Forse no!!! Non mi sembra!!! Beh allora sino a quando non sarà il contrario ti pregherei di limitarti a descrivere il tuo BUNGA BUNGA preistorico (pietre per femmine)e non sparare a zero elucubrazioni gratis. Si possono non condividere le stesse idee, siamo in piena libertà, si può controbattere scientificamente, se ce la fai a starmi al passo ma dubito che sia possibile conoscendoti, ci stà tutto, ma essere cafoni non fa parte del mio stile. Non credo che sia stato per te piacevole essere indesiderato come è successo alla Biblioteca di Decimomannu. E' un consiglio ...
Ps.
E' un pò meschino, non condividendo delle idee aizzare le antipatie altrui (quali quelle di leonardo Melis) solo per non avere il coraggio delle proprie azioni o per cercare sostegni gratuiti. Corri il rischio di mettere in cattiva luce (solo per la tua gelosia e iracondia)chi non lo è. Con il Sig. Leonardo Melis ho uno splendido rapporto di rispetto e di stima... con te non ha niente da spartire.

Marcello

Archeologia Nuragica ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Archeologia Nuragica ha detto...

@ Cabriolu,

Gelosia di che? delle tue fantasie? Sei più ... di quanto pensassi!!

Ti ho fatto una osservazione, dicendoti che chi pensa che i reperti di Tharros del VII secolo li colloca nel Bronzo Medio, ha la mente immersa nella fantascienza!

e tu rispondi che la tua musa è Paolo Valente Poddighe.

Bene sei in piena fantascienza!

Archeologia Nuragica ha detto...

@ Cabriolu: cosa vuol dire che a Decimo ero indesiderato?
Sono loro che mi hanno invitato a presentare il mio libro, ma se avessi saputo prima dela mia presentazione il pubblico si sarebbe dovuto sorbire un ora delle fantasie di un altro conferenziere , avrei declinato l'invito.

Giuseppe Ruiu ha detto...

Caro prof. Gigi Sanna, mi sono limitato a constatare che lungo i secoli vi furono numerosi rapporti e interscambi tra i sardi antichi (shardana? nuragici? faccia Lei, per me sempre sardi erano) e gli abitanti storici del maghreb (berberi).
Sul versante alfabetico, correlazioni, confidavo in Lei... mi pare però di capire che Lei dica che allo stato non ve ne furono... ne prendo atto!

Cordialmente
Giuseppe Ruiu

shardanaleo ha detto...

Vedi Marcello, scrivere un libro oggi è molto semplice, è ancora più facile pubblicarlo... quello che diventa difficile è GESTIRLO.
La gente da almenbo 7-8 anni è in maggioranza informata sull'argomento dei Popoli del Mare e delgi shardana in particolare.. grazie anche al mio libro e in parte a quello di Frau, che toccò l'argomento.. anche lui uscito nel 2002.
Apprendere certe nozioni è piuttosto semplice... c'è il WEB! Oppure delgi amici (COme Paolo Valente). Il fatto è che:
- Nel web le notizie ci finiscono grazie a CHI ha pubblicato tempo fa.
- L'amico Paolo Valente ha pubblicato il suo libro solo da qualche anno (e questo gli nuoce anche per il "primato su Atlantide/Sardinia")..
Rimane il fatto che queste cose le ha pubblicate Melis tempo fa divulgandole in modo imponente, e la Gente collega la cosa con i suoi libri...
--
Perchè ti scrivo queste cose? Semplice, perchè il rischio che la gente ti bolli come un COPIA-INCOLLA è dietro l'angolo.
E' successo tempo fa a un'altra persona che pubblicò nel suo libro IMMAGINI e CITAZIONI dei miei libri SENZA CITARMI manco per la kappa... Col risultato che oggi è attaccato personalmente appena propone qulacosa... LA GERNTE LEGGE.
Vuoi un esempio che è proprio sotto gli occhi di tutti in questo BLOG?

LA LOCANDINA che propone le tue conferenze ha uno sfondo familiare: UNA FOTO PRESA DAL MIO FORUM DEI POPOLI DEL MARE.
Si tratta di una foto eseguita da un amico forumista su nostra richiesta.
LA FOTO è stata rovesciata... e nell'originale si nota la firma dell'amico disegnatore (vedi il link sotto).
Penso sia opera di ALTRI non tua... Ma la gente la collega a te.
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In ultimo: se hai piacere, potremo parlarne insieme ed evitare altri "incidenti" di sicuro non voluti da te.
Kum Salude a tue.
Leonardo


http://img152.imageshack.us/i/sikez.jpg/

Unknown ha detto...

Gentile Leonardo
Mille grazie per la tua disponibilità e per i consigli!!!
Per quanto riguarda la locandina relativa alla presentazione di Perdas mi è stata preparata da un caro amico della zona e sinceramente non ho idea da dove abbia preso l'immagine. In merito alle zizzanie messe in ballo da Zedda, ti prego di non cascare nel suo gioco sporco! Ho sufficienti ragioni per credere che non abbia letto l'opera che ho creato in quanto se l'avesse fatto non avrebbe vomitato la marea di puttanate che dice. Ad onore del vero riporto il periodo completo citato a pag. 56 de "Il Popolo Shardana - La Civiltà, la cultura, le conquiste - di Marcello Cabriolu, Ed Domusdejanas di Paolo Pillonca recita:


".. E’ importante sottolineare che attraverso lo studio relativo all’enorme quantità di materiale egittizzante presente nei centri urbani in formazione in Sardegna (Tharros, Sulky, Nora, Bithia, Nabui, Karaly, Sulci de Ozzastra, Orvia, Corra, Nure), si possa intuire quanto la rete di traffici con l’Egitto fosse considerevole. L’intensità di questi rapporti è palpabile attraverso i cosidetti “fossili guida” quali scarabei (19) , tavolette votive con triadi divine, bracciali decorati a granulazione, sarcofaghi, anelli (20) , vasi canopi e leoni, o meglio dire sfingi. Tutti questi elementi vedrebbero finalmente una nuova e corretta inquadratura storica in quanto, in passato affetti da pesanti errori interpretativi e precedentemente qualificati come fenici o peggio ancora punici (21)(VIII – VI sec. a.C.), mostrano tuttora esclusivamente cartigli (22) di sovrani compresi tra la XII (23)(1991 – 1785 a.C.) e la XVIII dinastia (24) (1552 – 1295 a.C)..."

19) E. Acquaro, Arte e cultura punica in Sardegna, Carlo Delfino Editore, Sassari 1984, p.75, fig.86
20) P.V. Poddighe, Atlantide Sardegna, Atla.nu.me, 2006, p.180
21) Bartoloni, Museo archeologico comunale di Sant’ Antioco, p.88, fig.58
22) S. Moscati, Fenici e Cartaginesi in Sardegna, in Piero Bartoloni (a cura di), ILISSO Edizioni, Nuoro 1968, p.271, fot.112
23) J. Pirenne, Storia della Civiltà dell’Antico Egitto, vol. II, Sansoni, Firenze 1962, pp.63-65
24) N. Grimal, Storia dell’Antico Egitto, Laterza, Roma 1988, p.601

Mentre l'Opera creata da Leonardo Melis "Shardana Jenesi degli Urim" edito dalla PTM Marzo 2010, cita alla pagina 172:

"...Quattromila scarabei catalogati dal Canonico Spano ed esaminati dallo Chabas a fine -800. Questi splendidi gioielli furono definiti "scaraboidi egittizanti", naturalmente fenici. peccato che contengano i cartigli di faraoni della XVII e XIX dinastia con i nomi di faraoni quali: Tothmose III, Amenophe III, Amenophe IV, Ramesse II e Ramesse III ...alcuni di questi scarabei sono conservati al museo archeologico di Sassari e altri a cagliari, sempre al museo archeologico..."

Ripeto non cadere negli imbrogli di Zedda, ha solo rivoltato le cose per rabbia personale. Se avesse letto l'Opera, ricchissima di biliografia, avrebbe visto la realtà, ma in quanto personaggio iracondo e distruttivo le tenta tutte per screditare le persone che odia.

Con la speranza di averti come ospite ad una conferenza a Decimomannu o una presentazione dell'Opera, in giro per la Sardegna ti porgo

Distinti Saluti
e Tantissimi Auguri di Buon Natale

Marcello

Archeologia Nuragica ha detto...

@ Cabriolu, guarda che carta canta!
Mi fa piacere che hai stima e rispetto per Melis, peccato che nel libro non l'hai messa in luce!
Spero che non vorrai dare la colpa a me, di non aver citato Melis quando discuti di temi a lui cari?

Comunque non è di questo che voglio discutere, ti ho lanciato una sfida scientifica, dicendoti che il tuo libro è pieno di fantisticherie e tu invece di racogliere la sfida e accettare una dialogo critico la butti sulla rissa.

Perchè invece di metterla sulla rissa non provi a discutere, ad iniziare dallo spiegare come mai quei reperti che tu fai risalire (affidandoti a Poddighe) dal I al II millennio a.C.

Spiega come mai di quei reperti non ne troviamo nei nuraghi e nelle tombe di giganti.

Melis "risolse" la questione mettendo i nuraghi nell'Ottomila a.C. Poddighe li mette nel quattromila a.C., dunque per lo ri nuraghi vengono prima degli scabei Pseudo egizi.

Ma tu visto che i nuraghi li lasci nel II millennio dovresti spiegare altre cose.

Se Poddighe e Melis se ne strafregano delle cronologie, tu te ne strafreghi della logica e del buon senso!!

saluti

Mauro

shardanaleo ha detto...

La questione per me è chiusa qui. Solo volevo sottolineare a Marcello che Melis cita la faccenda degli scarabei già nel 2002 in "Shardana i Popoli del Mare" corredando il tutto con immagini di circa 40 scarabei egizio/sardi.
Ma ripeto, chiusa la polemica...
PS: la Lopcandina è la stessa che vedi qui... quindi è ripetitiva (L'immagine intendo delle navi shardana).
Salude et Bona Pasqixedha a tue e a tottu kantus sos ki iskrient et lighent in qustu blog.
Leonardo

Stefano Gesh ha detto...

Salve a tutti, sono l'autore (quello vero) della locandina. Prima dei frastimi però saluto Leo, che stimo da sempre, e lo ringrazio per aver fatto notare la questione della locandina.

L'immagine è stata usata per la presentazione del libro di Marcello Cabriolu sia a Decimo che a Perdasdefogu. Sarebbe stato carino chiedermi il permesso, che ovviamente avrei dato volentieri, e ancora più carino sarebbe stato non tagliare la firma...

Detto ciò, se volete immagini basta chiedere; per la causa Shardana non chiedo compensi. A si biri e salludi a tottusu!

p.s.: ciao Leo!