giovedì 22 luglio 2010

I nostri antenati, i Romani

Lord Macaulay, mentre presentava l'Indian Education Act al Parlamento di Londra, disse: “Per contenere tutta la letteratura indiana basta un solo scaffale di una buona biblioteca europea questa gente non esprime nulla in alcuna disciplina noi dobbiamo formare una classe di persone che abbiano sì sangue indiano, ma sensibilità e cultura inglesi”.
Per raggiungere questo obiettivo le scuole locali furono sostituite da strutture scolastiche di tipo britannico. Gli indiani ricchi venivano mandati a Eton, a Cambridge, a Oxford. Si leggevano Shakespeare o il London Times, piuttosto che i Veda o le Upanishad. Gli Indiani imparavano a disprezzare la propria cultura, che vedevano arretrata e ridicola. Volevano governare l'India, ma volevano farlo alla maniera degli Inglesi.
Un caro amico mi ricorda quello straordinario pensiero che esprime mirabilmente la cultura politica del colonialismo inglese. Non diversa, del resto, da quella coloniale francese, olandese, portoghese, spagnolo. Imperi che, non a caso, ad una cosa massimante mirarono: demolire le lingue locali e deprimere come insignificanti le letterature dei popoli sottomessi. Fu questo l'aspetto “civilizzatore”, anzi la motivazione civilizzatrice di domini che avevano più banali intenti economici e geopolitici. Non a caso, ad Algeri, i bambini arabi e berberi imparavano in francese quali erano le loro origini: “Nos ancêtres les Gaulois”, i nostri antenati Galli.
Roba passata, per fortuna e per decisione dei popoli, ma mica tanto. Ancora oggi, è nella concezione italiana che “per contenere tutta la letteratura in sardo basta un solo scaffale di una buona biblioteca italiana”. A cui si aggiunge un più domestico: “noi dobbiamo formare una classe di persone che abbiano sì sangue sardo, ma sensibilità e cultura italiana”. Oltre che ad esprimersi in italiano, perché è del tutto inattuale e fuorviante il pensare che possa stabilirsi un nesso stretto fra identità nazionale e lingua. Chi dice questo parte prevalentemente da se stesso: io voglio l'indipendenza della Sardegna anche se non conosco il sardo e non mi sento affatto meno sardo perché non conosco la lingua.
Sembrano affermazioni piene di buon senso, persino inattaccabili. Conosco moltissimi che non conoscono il sardo e sono sardisti nel senso più lato della parola, ma vivono questa non conoscenza come una propria diminutio, non come esempio da imitare. In una terra in cui sono loro una minoranza, mai si permetterebbero di proporre il loro status come meta da raggiungere.
Di queste cose vorrei tanto discutere, pacatamente e senza furori, con le centinaia di amici di iRS che si spendono in tutti i modi per sviluppare la lingua sarda e per farla diventare normale e ufficiale. Anche loro si troveranno alla Festa manna del loro movimento, una festa in cui il sardo non solo non sarà l'habitus, normale per i loro amici corsi, catalani, scozzesi, baschi (indipendentemente dal fatto che parlino la loro lingua nazionale), ma neppure un elemento distintivo. La lingua sarda, così come la letteratura in sardo, non solo non saranno padrone di casa, ma neppure ospiti.
Una parte della futura classe dirigente è chiamata a rassegnarsi ad avere sì sangue sardo, ma sensibilità e cultura italiana. Credo sia giusto interrogarsi perché.

25 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Caro Gianfranco,
come ben sai ho difficoltà a esprimermi in sardo, anche se intendo benissimo logudorese (grazie a mamma e nonna) e campidanese (grazie ai miei natali cagliaritani). Senza, con questa frase precedente, nulla voler togliere alle altri illustri lingue sarde (gallurese...) che nel loro insieme costituiscono uno dei nostri metodi di comunicazione interna. Da mio padre e mio nonno ho acquisito le lingue sicule e le comprendo altrettanto bene. La lingua non spiega, però, il mio sentimento di identità sarda. Pur non appartenendo a Irs, o ad altri partiti sardi, difendo a spada tratta la mia "voglia" di essere sardo nel più profondo dell'animo. Ciò mi unisce, anziché il contrario, ai fratelli e cugini d'oltremare europei. Il locale nel globale non deve essere motivo di distacco ma di collaborazione e coesione.
Quando scrivi:
"Una parte della futura classe dirigente è chiamata a rassegnarsi ad avere sì sangue sardo, ma sensibilità e cultura italiana".
vorrei farti partecipe del mio pensiero, in quanto sono orgoglioso di avere sangue sardo altrettanto buono quanto quello italiano che scorre nelle mie vene, e allo stesso modo la penso sul sentimento e sulla cultura. Ritengo doveroso affermare la mia sardità al fianco della mia italianità e insieme della mia appartenenza al grande insieme dell'umanità. Non credo che chi vive in Pakistan o in Brasile abbia potenzialità inferiori o superiori alle nostre e, visto il mio relativismo culturale, ritengo che un musulmano e un ebreo possano giocare, ballare e confrontarsi con un cristiano così come un ateo possa sposarsi con una polinesiana o un'indiana. Tutte le barriere mentali e culturali che l'occidente ha posto (ma l'oriente non ha fatto meglio) sono destinate a crollare come castelli di sabbia e saranno spazzate via dal vento della conoscenza, l'unica arma che nessuno può vendere, rubare o mercificare. In conclusione ritengo che le lingue locali (e le identità) siano destinate a sopravvivere e a crescere d'importanza solo se saranno supportate dalla cultura individuale...che non significa istruzione scolastica ma molto oltre: conoscere la vita.

Grazia Pintore ha detto...

Mamma mia, Signor Montalbano che discorso stupendo ha fatto,credo non si possa aggiungere altro.Le sue frasi sono un nutrimento eccezzionale dell'anima.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Pierluigi
Certo che è così, ci mancherebbe altro. Del resto, caro amico, qui stiamo scrivendo entrambi in italiano.
Il problema è un altro ed è duplice:
Intanto, da qual che so, non ti proponi la costituzione di uno stato sardo; se te lo proponessi credo ti chiederesti perché ne vuoi uno sardo e non ti accontenti di quello italiano. Dovesse avere la stessa identità dell'esistente che senso avrebbe crearne uno nuovo?
In secondo luogo, nessuna identità ha per progetto quella di escluderne altre. Tra la pulizia etnica e la rivendicazione della propria identità c'è una bella differenza, non credi? La questione non è che iRS sia contro l'identità nazionale sarda, anzi la rivendica nel momento che si batte per l'indipendenza nazionale: tutto sta nel fatto che una parte importante, quella che guida il movimento, ritiene che la lingua non sia fondante l'identità. Come il lord inglese pensava, furbissimo, della lingua e della letteratura indiana.

Daniele Addis ha detto...

"tutto sta nel fatto che una parte importante, quella che guida il movimento, ritiene che la lingua non sia fondante l'identità."

Non capisco in base a cosa affermi una cosa del genere, nè a chi si riferisca in particolare. Le riporto solo quello che Ornella Demuru ha risposto a Mario Carboni a proposito della vicenda di Don Cugusi a Cagliari:

"Avevamo previsto un incontro a FestaManna sia con Don Cugusi sia con alcuni professori della facoltà di Teologia riguardo la questione della lingua nella liturgia e le "intromissioni" di Mani (non è un gioco di parole..sic) purtroppo per indisponibilità di alcuni non è stato possibile."

Questo È quanto diceva iRS della lingua nel 2003: http://www.repubricadesardigna.net/bilinguismo/

Non mi risulta che la posizione sia cambiata, anche alla luce di comunicati più recenti: http://www.irsonline.net/2010/03/due-lingue-sarde/

Da poco si è anche fatto un incontro a Osilo dedicato alla lingua: http://www.irsonline.net/2010/03/incontro-dibattito-su-sardu-oe-e-cras/

E poi, ancora, queste sono parole di Franciscu Sedda:

" La riscoperta, l’insegnamento, la diffusione mediatica, l’uso quotidiano della lingua sarda può avere e avrà un ruolo fondamentale. In particolar modo se a tutto ciò si unirà la percezione che ciò che i sardi stanno facendo è riappropriarsi e dotarsi di una “lingua nazionale”, una variante che non annulla la varietà delle parlate locali ma serve come mezzo di comunicazione e identificazione nazionale.

Come sapevano bene alcuni intellettuali sardi di fine ‘700, la lingua – e si riferivano proprio a quella sarda - è “il più sensibile vincolo del corpo de’ nazionali”. Perché si esprimevano così? Perché il suono della lingua, di una lingua condivisa, riveste il corpo della nazione come un abito elegante e quotidiano al contempo, perché il suo risuonare fra le persone, nelle case, nelle piazze, nelle aule, in tv, lega impercettibilmente la comunità."

Alla luce di questo e della discussione già avuta il suo paragone con il lord inglese mi sembra non solo ingiusto, ma anche poco onesto intellettualmente, e mi dispiace.
Comunque, se avrà tempo, passi a Festa Manna e si chiarisca le idee.

Saluti

zuannefrantziscu ha detto...

Caro Daniele
tu neanche immagini quanto vorrei sbagliare. Con tutta sincerità.
Conosco le battaglie condotte da molti militanti di iRS a favore della lingua sarda e mi auguro di tutto cuore che le loro posizioni diventino linea portante del movimento. Mi fai un torto riducendo questo inizio di dibattito alla affermazione/negazione di occasioni di dibattito in seno a iRS e di sue prese di posizione. Il discorso è un altro: la grande festa di Cagliari non solo non veste lingua sarda, non la ospita neppure.
Risparmiami, perché ti stimo, la scusa che è saltato un dibattito con don Cugusi sulla liturgia in sardo.

PS - Verrei volentieri alla Festa Manna, ma sono da tempo occupato in dibattiti sulla lingua e sulla letteratura in sardo, quella la cui esistenza Festa Manna ignora. Mi spiace, ma non trovo molta differenza fra le parole del lord inglese e gli atti di quella parte del gruppo dirigente di iRS che mostra concretamente come la pensa sul rapporto tra identità e lingua.

Daniele Addis ha detto...

Spiace anche a me il fatto che giudichi in base la programma di una delle 7 feste manne fino ad ora organizzate, anche alla luce del fatto che sulla questione della lingua iRS ha preso una posizione ufficiale.

Vorrei anche io sbagliarmi, ma una cosa è dire che il programma di Festa Manna di quest'anno non piace perché non tiene conto della lingua; ben altra cosa è paragonare, in maniera piuttosto offensiva, la "classe dirigente" (quale? la classe dirigente sono persone, a chi si riferisce in particolare?) rea, secondo Lei, di ignorare la lingua, al lord inglese.

Il secondo atteggiamento è il suo e lo trovo molto pregiudiziale.

Pazienza, la pagella di quest'anno non è bella, ma ce ne si farà una ragione.

Giuseppe ha detto...

Caro Zuanne
Questa la tua conclusione: "Una parte della futura classe dirigente è chiamata a rassegnarsi ad avere sì sangue sardo, ma sensibilità e cultura italiana. Credo sia giusto interrogarsi perché."
Tento di dare quelche motivazione concreta al perché di questa situazione.
A mio parere è sempre mancata la fase attuattiva che trasforma le idee e il comune sentire della nostra identità in atti concreti. Mi spiego meglio; in un non molto lontano passato (non so inquadrare esattemente il periodo, forse anni 70) un partito che aveva come riferimenti i nostri ideali fece il boom di voti conquistando, se non erro, un elettorato vicino al 20%. Quale migliore occasione per mettere a frutto questo patrimonio ed allargare la base?
Quale migliore occasione per convincere ancora la fascia di popolazione ancora titubante?
Eppure il tutto fu dilapidato in pochi anni per motivi che qui non è il caso di ricordare.
Ti ricordo che già allora, oggi francamente non lo so, esitevano dei genitori che proibivano i figli di parlare il sardo, forse convinti di generare confusione o inconsapevoli del fatto che contemporaneamente i bambini potevano apprendere non solo la lingua locale, ma anche altri idiomi stranieri.
Certo, sono lontani i tempi in cui, nella prima elementare, si apprendeva l'italiano come lingua "straniera" perché parlavamo solo in sardo; oggi le basi sono diverse, ma non tutto è perduto se passiamo ad una fase attiva senza disperderci in inutili diatribe.

Giuseppe Murataill

zuannefrantziscu ha detto...

@ Giuseppe
Sono stato modestissimo protagonista di quella temperie politica (siamo arrivati al 17%, elezioni provinciali di Oristano) e ti dico che se, invece di starcene calmi calmi, avessimo sollevato diatribe, oggi non saremmo a questo punto.
E le diatribe con chi le puoi fare, se non con chi ti è nel cuore? Un avversario della lingua sarda cerco di convincerlo che sbaglia; ma se sono i nostri a fare fuoco amico, che fai?
Hai ragione, mi ricorda una stagione, bella perché avevo quasi quarant'anni in meno, ma sprecata

Unknown ha detto...

Le lingue: codici per comunicare e per apprendere l'un con l'altro.
Più lingue si conoscono e più si possono apprendere i valori di ogni cultura esterna conoscendo il suo codice linguistico specifico.
Le culture con i loro codici e i loro valori sono di importanza fondamentale per capire gli altri. Chi non vuol apprendere (ecco il limite dei colonizzatori) tenta in modo subdolo o diretto d'eliminare il codice dell'altro, al solo fine della dominazione imponendo la sua propria cultura, ma forse sono io che sbaglio a affermare tanto?
Il rapporto tra identità nazionale e lingua. dal mio punto di vista, lo ritengo esclusivo. Eppur ci son popoli con un'identità nazionale precisa ma che usan la lingua dei loro vecchi dominatori (penso agli irlandesi rispetto all'inglese), mentre altri come gallesi, baschi
e catalani pretendono d'usare la loro lingua nazionale. Da sardo, voglio riscoprire la mia lingua per intero, perché trovo che sia un codice estremamente vasto e con significati che si rifanno a vecchi valori quasi dimenticati. Concludo dicendo la mia su IRS, che definisco come i fautori del pensiero del non...
Perché, mi chiedo, definirsi non in positivo ma affermando con forza la negazione. Certamente è questo un modo per definire il proprio spazio originale, ma trovo che (non solo sul problema della lingua ma anche su altri problemi) codesto spazio non s'interfacci con altri spazi indipendentisti che
affermano in positivo.
Mi sembra che, pur anelando alla indipendenza come altri movimenti, IRS sposa metaforicamente il concetto di antimateria rispetto a quello di materia.
Credo che IRS pur essendo un ben organizzato movimento indipendentista e con idee di grande interesse debba in qualche modo interrogarsi se il problema da me esposto esiste.
Non me ne vogliano quelli che sono amici e che conosco ma le critiche non vanno prese per il verso errato ma servono a riflettere.
Paolo Biancu

Adriano ha detto...

Per Gianfranco e Paolo: Ja bo l'azzis fatta a criticare IRS...commo bos narana ki sezzis "invidiosos" e garrigos de "velenu" contra issos...ahaha! - Bomboi Adriano

Daniele Addis ha detto...

Vedi Adriano, la critica del sig. Biancu è una sua legittima opinione. A lui iRS non lo convince e pace, se ne può discutere tranquillamente. Pure la critica del si. Pintore a Festa Manna ci sta, l'unica cosa che trovo esagerata è che ne deduca apoditticamente la posizione di iRS verso la lingua da oggi a venire, con paragoni che non stanno in piedi e che mi sembrano poco onesti intellettualmente.

Sono comunque atteggimenti ben diversi rispetto al tuo pressoché quotidiano stalking autocelebrativo che, quello si, è proprio pieno di veleno nei confronti di coloro che sono rei di non inchinarsi al verbo urniano... si vede dalla maniera maniacale con la quale inserisci iRS anche quando non c'entra una cippa.

Comunque io personalmente ho imparato pure ad apprezzarti... ;)

shardanaleo ha detto...

Quando uscì il mio "SHARDANA i Popoli del Mare" nel 2002 ebbi la sorpresa di vedermi arrivare a casa decine di lettere e di telefonate di complimenti, ma sopratutto di SCOMUNICHE e di CRITICHE. Una mi dispiacque più di tutte. Un giornalista, che poi conobbi per essere un indipendentista (non era di IRS!) mi bacchettò perchè non avevo scritto il mio libro in LIMBA! io ho vissuto QUEI tempi eroici (lo erano per davvero) a cui accenna G.Franco e spesso combattevo battaglie pro sa LIMBA in solitudine, come molti di noi. Un rimprovero del genere mi fece davvero MALE!
ora esaminando quanto accade ai mie scritti sono contento di AVER PUBBLICATO IN ALTRA LINGUA. ... CALMA! Non ho ABIURATO! sE allora avessi pubblicato il mio libro in limba non avrebbe avuto il successo che ha. Sopratutto non avrebbe varcato i confini nazionali. Purtroppo è così.
ORA però lo pubblicheremo in LIMBA e sarà un successo anche maggiore.
Credo che il problema di IRS alla FESTA MANNA sia molto simile al mio.
FESTA MANNA okanno si svolge a CAGLIARI. Quanti giovani calgiaritani e non giovani pensate che capiscano il Sardo? MOLTO MENO DI QUANTO PENSIAMO! per una FESTA COMPLETA IN LIMBA vi è tempo. MA UNA fetta di festa poteva essere comunque dedicata al nostro antico idioma!
sarà per un'altra volta.
leonardo

Adriano ha detto...

Che vuoi che conti Addis lo "stalking" di U.R.N. Sardinnya con quello decennale di IRS contro qualsiasi cosa che non sia il Verbo di Sedda? Sardismo, nazionalismo e quant'altro..è diventato tutto oggetto di attacco e denigrazione con la scusa della differenziazione. Ma anche la crescita dei voti del Sardismo è la miglior risposta a certi velati attacchi: a riprova del fallimento di una certa teoria, più ideologica che pratica. Tu ci vedrai autocelebrazione, io ci vedo pratica: senza gli anni di critica ad IRS oggi neanche tu ne faresti parte. Perché dubito ti sarebbe interessato un modello politico come quello di ERC...E comunque continua a vigilare su IRS Daniele perché Soru ci ha sempre il naso dentro...e ce lo metterà sempre più spesso...partendo dagli intellettuali....- Bomboi Adriano

Grazia Pintore ha detto...

Signor Shardanaleo,com'è possibile fare una festa per la Sardegna senza sforzarsi di conoscere"sa limba" Una cosa è scrivere un libro in italiano perchè lo conoscano tutti e un'altra fare una festa della Sardegna senza mettere,come ha detto lei,uno spazio "de sa limba".
Sinceramente ci sono discussioni che a me sembrano assurde,ma,forse,sbaglio io.

shardanaleo ha detto...

X GRATIA PINTORE:
beh! io ho semplicemente fatto l'esempio del mio libro, ove dovetti fare di necessità virtù. IRS credo abbia pensato lo stesso: PROBLEMI DI COMUNICAZIONEe di DIVULGAZIONE. Mi capita sovente di cominciare le mie conferenze in LIMBA e sentire delle proteste dal fondo della sala, perchè QUALCUNO non capisce... devo continuare in ITALICO IDIOMA... Vuol chiedere lei ai vari FOIS&C che conferenzieranno alla FESTA MANNA di relazionare in Sardo?... Io ho il sospetto che non lo faranno. E non perchè glialo chiede IRS.
Del resto, i MEDIA sardi non osannano "il rinascimento Sardo" di tanti scrittori che SCRIVONO IN ITALIANO E PUBBLICANO PER CASE EDITRICI ITALICHE? ... Questo offre il convento del resto... O NO?... chissà?.. forse non è così... ma...
KUM SALUDE
LEONARDO

Grazia Pintore ha detto...

Signor Shardanaleo,sono troppo ignorante in questo campo,per potermi permettere disquisizioni o giudizi,vado molto ad istinto e posso solo confermare quello che ho detto prima:amare la Sardegna,per me,vuole dire conoscere "sa limba" io,capisco tutto il sardo ma l'isco faveddare unu pacu.Ho iniziato molto tardi a faveddarlu un'azzicu. Pruitte sos giovanes non si sforzano a parlarlo e a capirlo?Per loro sarebbe molto più semplice che per le persone un pò vecchiette come me.

Giuseppe Ruiu ha detto...

Sa classe dirigidora de iRS est fata dae totu sos ativistas suos.
Acraradu custu, deo penso chi in sos ùrtimos annos su chi at fatu iRS pro sa Limba nostra - e at a sighire a fàghere in su tempus benidore - non l'at fatu nemos in Sardigna. Naràdemi bois si b'est istadu àteru moimentu o partidu polìticu ??
B'est ancora meda de fàghere, giai l'isco, ma deo creo chi s'istrada de sighire est cussa de sa LSC !
saludos
Giuseppe Ruiu

francu ha detto...

Deu no sciu nai cosas intelligentis, asubetotu candu si chistionat de politica. Mi parrit però chi su fattu chi s'Irs hapat seberau sa LSC comente lingua nazionali, donat arrexoni a is criticas de GFP, in cantu sa LSC est una no-lingua, una lingua de nemus, una cosa chi s'hiat pozziu imbentai Andreotti po fai arrennegai is Sardus.
Chini scit cantus funti is chi si funti postus a scriri e a fueddai in sardu de candu est bessida sa LSC?
E chini hat contau is chi si funti retiraus in domu insoru, arroscius de custus malatrattamentus a sa lingua sarda?
Inc'est calincunu chi liggit o m'intendit fueddai in campidanesu chi mi pigat po americanu o inglesu o francesu, e no ddi parrit chi sia sardu schettu?
E in su mentris chi su Senau s'imbentat linguas nobas, Seguntu ...

zuannefrantziscu ha detto...

@ Ithokor
Est su naturale de sos giòvanos, cristianos o moimentos o partidos, pensare chi totu cumintzet cun issos, Ma no est gasi. iRS at naradu cosas, meda de importu mannu, a pitzos de sa limba; ma in antis suo nd'ant naradu àteru e tantu de importu su Pòpulu sardu, Città e campagna, Partidu sardu, Partidu sotzialista, Democratzia Cristiana...
E in cantu a fàghere, t'amento sa leze de initziativa populare (1976) promòvida dae Pòpulu Sardu, Nazione sarda, Partidu sardu, Partidu radicale, cantzos mannos de sa Democratzia cristiana e gasi e gasi; e tando sa leze pro sa limba proposta dae sos sardistas e aproada dae comunistas, sotzialistas, làicos; e si cheres si podet sighire galu.
iRS at fatu pròpia sa LSC e est cosa bona meda; ma no est un imbentu suo, non ti paret? Carchi unu b'at pensadu in antis de iRS chi non podet mai ismentigare chi pro bìere inedda est artiadu a sas palas de chie b'est dae meda meda in antis suo.

Pàulu Pisu ha detto...

Mi seu torrau a castiai su programa de Sa Festa Manna e apu biu ca est totu in italianu. Duncas Irs fueddat in italianu, s'ecuatzioni e bella meda a spoddiai. Cancaraus fiant de ddu fai in duas lìnguas? Ddas podiant manixai ambadaus in su pròpiu manifestu oburu, poita nou, ndi imprentai metadi (de follus) in italianu e s'atra medadi in sardu. Chi ddu at genti chi no cumprendit su sardu, in Casteddu e in is citadis prus de totu, ge ddu scideus, ma candu issus incumintzant a biri ca si scrit e si fueddat in sardu puru (no sceti) insaras mancai incarrerant a si poni su problema de ddu cumprendi e de ddu imparai puru mancai, mancai si ndi acatant ca ddis mancat calincuna cosa. Unu chi bivit in Sardìnnia tenit totu su tempus chi bolit po imparai su sardu, basta a ddu bolli certu.

Una pariga de annus fait custa festa dda iant fata in Sàrdara, Santa Mariàcuas, Sedda iat presentau su lìbburu "La vera storia della Bandiera dei Sardi". In totu tra reladoris e autori no iant nau prus de 4 e 5 fueddus in sardu: ita bregùngia. In su lìbburu chi ia scatafolliau allestru-allestru in d-una parada, no ddoi fut scritu mancu una parti in sardu, aici no ddu iat comporau, ia prefèriu Addia de Alcioni/Pala. Po unu chi fait su semiòlogu, leader de pardidu indipendentista chi no si fut postu su problema de sa lìngua dda ia agatada una cosa de una gravidadi manna chi no fadiat a perdonai. E a cantu parrit issu (e sa dirigèntzia) sighint in cuss'arrastu malu.

Giuseppe Ruiu ha detto...

@Francu: no, no at seberadu, si nd’est chistionende - … e sos àteros ite sunt faghende ? - .

@Zuà: apo nadu: “in sos urtimos annos”. Bi diat mancare chi totu est nàschidu cun iRS !

@Pàulu: ???

elio ha detto...

Non m’acaloran meda sas chistiones chi pertocana sos lumenes ebbia. Italianu, Sardu, Tedescu, istan bene inube sunu: in Italia (ma cal’est s’Italia?), in Sardigna, in Germania e, prite nono? in su Tirolo de josso o, si bos paret menzus, in Alto Adige.

Su chi mi paret pius de importu mannu est chi, indunu populu, sa limba siat presente che un’anta istitutzionale potente, e non a bibos mori, bona a rezere s’abbritiu a facher s’interessu de-i cussu populu, chena chi àtere bi ponzat manu che mere.

Calchiunu no’ la pensat gai ma, de una cosa so’ pius che siguru: si no’ b’at limba propia, no’b’at mancu possibilidade de ‘autodeterminazione’ pro calechesiat populu.

Lompidos a inoghe, su fatu est custu: ‘autodeterminazione’ pro mesu de s’indipendentzia o pro mesu de un’autonomia baltante? Lassandhe a parte sa chistione de sa limba, ca pro ambarduas non podet mancare, custu iscolliu, paradu intermesu de autonomistas e indipendentistas, l’emus a afrontare o nono?

A la bider goi, diat parrer chi sos primos siana pius a manu sparta che-i sos ateros. Ber’este ca in s’istoria, finas ultima, sos autonomistas ana fatu falta, sende puru in su guvernu de sa Regione. A su chi naran sos segundos, indipendentistas, sa cosa s’ispricat dae su consideru chi tenian de su populu sardu finas sos fundadores de su PsdAz, Bellieni e Lussu.

Amborduos, a su chi narat Frantziscu Sedda, fiana cunvintos ca sos Sardos, pro su naturale issoro, tiana resultare non bonos a s’ ‘autodeterminazione’, a guvernare a sene matessi.
Si tenimos presente ca pessamentos diosi fiana fizos de sa cultura positivista de-i cussos tempos, cando Lombroso e atere faghiana galu iscola, podemus cumprendhere s’irballiu mannu de sos Sardistas de tandoro chentza de los impicare pro sempere a una falta intellettuale. Tzeltas cosas no’ las podimus giustificare ma za las podimus cumprendhere, o nono?

Faghet a olvidare sos autonomistas de eris e iscultare cussos de oe? B’at a esser puru, in totus sos arresonamentos issoro, de eris e de oze, calchi cosa de pompiare. Galu piùsu candho semus manizendhe sèberas badosas, e non bruglitas, che-i cussa de chi ‘essire a su mare apertu de sa cumpetitzione globale, chen' 'e ampàru e chin ainas de abberguare. Meda so’ dudosu chi no’ abbastet su disizu nobile a esser totus frades in custu mundu e a non nos ofendere apare.

Est pretzisu a nde faedhare ca s’ora est como e no’est bisu de crasa. S’istoria est currendhe in bettada e azunghet sempre pius velozidade. Su benidore nos ind’ingollet totinduna chen’ ‘e mancu lu bidere erribbandhe

francu ha detto...

Po Ithokor:
de su seberu de sa LSC dd'hapu apprendiu innoi, liggendu prus in susu.
Cantu a is aterus e a su chi faint, no ddu sciu. Chini funt is aturus?
Deu sciu de mimi, chi fazzu su chi pozzu: scriu librus in sardu, po su chi ballit.

Giuseppe Ruiu ha detto...

Puru deo Francu fato su chi poto, iscrio puru deo, e si totu nois faghimus su chi podimus forsis b'est isperantzia... ma non est bastante, ca si cherimus una limba de riferimentu -politica- pro totu bisongiat chi sos chi nos guvernant fetant isèberos de importu.

antoneddu ha detto...

Penzo, ca custu forum po cummente es paltiu s'este avviau in unu caminu a istesu de sa matrice. Penzo ca in sa politiga de ognia movimentu, si penzada primu de tottu a sa comunicazione, indispensabile po crescere e creare cunsensu. Su sardu po forza este s'elementu fondante de su populu sardu(s'abba caente); ma canno, nno si deppeusu relazionare cun d'una sociedade colonizzada cummente sa nosta, solu canno calecunu s'incradada a intro de is movimentos, cumentzada a cumprennere e accettare is argumentos. S'importanza este "a ddis faere a cumprennere" cun cale si siada istrumentu, ca paris, podeus cummentzare unu camminu diversu, seguramente prus seguru, po noso e po fijos nostos . Poi s'istrumentu ci s'imperada, siada sardu, italianu, ostrogotu o grecu no impolta meda.
A propositu de comunicazione a is giovonos benidi a male a cumprennere is discursos de cine in s'istrada sua a fallìu, siada nau in sardu o in italianu. Cine ada isballiau si podede permittere solu de are conzillos, non de zudicare; custu cumportamentu, risultada autolesivu e rischiada de faere nascere e immanniare una frattura de carattere generazionale.
Caddu incidore si biede a sa fini.
Po su tempus benidore, LSC ok, ma fintzas s'inglesu po nos aberrer is orizzontes.
Saluti a tutti