Ogni volta che sui giornali si parla del sito archeologico di S Efisio di Orune, capita di leggere frasi come questa: la sua scoperta "demolisce definitivamente la leggenda della Barbagia roccaforte inespugnabile". Sant'Efisio, per chi non lo sapesse, è un sito archeologico a sud-ovest di Orune nel quale è stato scavato un villaggio romano di età imperiale (epoca compresa fra il 27 aC e il 476 dC).
Se considerazioni del genere nascessero solo nella mente dei giornalisti, pazienza. E' nota la fretta e l'approssimazione con cui molti cronisti affrontano questioni che esulano dal loro interesse quotidiano. Ricordo un inviato della Rai che, parlando di un sequestro di persona avvenuto a Bonorva, situò questa cittadina "nel cuore del Supramonte". E non mi stupisco.
Ma se, come temo, la sciocchezza è una replica di cose sentite dalla équipe di "archeologia delle province romane" che cura lo scavo, c'è da pensare male della sua serietà storica e geografica. Per due ragioni: la prima è che né Orune né, tantomeno, Sant'Efisio fanno parte della Barbagia come attualmente la conosciamo; la seconda è che Barbagia erano per i romani i territori che resistevano la civilizzazione romana. Nel momento in cui l'accettavano, smettevano di essere Barbagia. E a S Efisio, evidentemente, l'accettarono dopo almeno due secoli di resistenza.
L'impegno tutto ideologico messo per dimostrare la falsità della "leggenda della Barbagia roccaforte imprendibile" accontenterà forse chi della romanomania fa ragione di vita, di carriera e di stipendio. Dubito molto che aggiunga conoscenza al conosciuto: se dietro lo scavo ci sono, come dubito, urgenze dimostrative (certificare la infondatezza del mito della resistenza barbaricina), i denari pubblici impiegati non sono ben spesi. Si sapeva da molto tempo che i romani, ancora prima di arrivare a Sant'Efisio, si erano accampati, sotto Fonni, a Sorrabile. Di questa permanenza c'è traccia in una lapide del II secolo aC, almeno cento anni prima del villaggio orunese.
Ciò non toglie che da queste parti ci fosse ancora nel 594 dC (sei secoli dopo l'inizio di costruzione del villaggio romano di S. Efisio) il regno di Ospitone, ancora resistente ai nuovi dominatori di Bisanzio, dopo che dell'impero di Roma non c'era più traccia.
Benvenuti, naturalmente, gli scavi di S. Efisio perché aggiungono storia alla storia della Sardegna. Ma, per piacere, ci si risparmino (che vengano da colti archeologi o da meno colti giornalisti) sparate ideologiche. C'è molto di peggio di un mito: l'uso disinvolto di falsi argomenti per demolirlo.
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