La decisione del governo di far ricorso alla Corte costituzionale contro la sovranità della Sardegna citata in una legge del Parlamento sardo non è un incidente di percorso, ma un episodio di una politica di mortificazione dell'autonomia sarda e, in genere, del sistema autonomista italiano. In questi giorni, altri due provvedimenti governativi si inseriscono in questa linea di neocentralismo, evidentemente autorizzato dall'inconsapevole bocciatura popolare della riforma costituzionale che tendeva ad accrescere le competenze delle regioni, ordinarie e speciali. Come dire che chi è artefice dei propri mali...
Il primo episodio è il tentativo del governo italiano di imporre a tutte le regioni il pur sacrosanto "dimagrimento" dei consigli di amministrazione di enti pubblici. Non una indicazione, concordata con le regioni, ma una imposizione. La legge della ministra Lanzillotta, paradossalmente titolare degli Affari regionali, ha suscitato reazioni indignate nelle regioni a statuto speciale (salvo quella sarda, sempre più prona allo stato centrale) ma anche in altre. La canea di alcuni media (sempre più antiautonomisti) la butta sul versante della volontà di conservare privilegi di casta. Può essere, ma la riduzione dei posti nei Cda può essere e deve essere fatta dalle regioni, visto che ci sono e che non possono avere il ruolo di passacarte.
Il secondo episodio è ancora più grave. Riguarda l'incontro Italia-Algeria sul metanodotto che attraverserà la Sardegna. Si svolgerà in terra sarda senza che la Sardegna vi abbia alcun ruolo se non quello di terreno di incontro fra governi. Eppure, il già vecchio e inadeguato Statuto dice che la Regione è rappresentata nella elaborazione dei progetti dei trattati di commercio che il governo intenda stipulare con stati esteri in quanto riguardino scambi di specifico interesse della Sardegna. La scelta della Sardegna come indifferente spazio del territorio statale non è senza significato: può essere una risposta muscolare al dibattito che nell'Isola si incentra sulla scrittura di un nuovo Statuto speciale.
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