venerdì 18 novembre 2011

Un altro bel bagno di centralismo

Riprendo, con qualche imprudenza, a dire qualcosa sul nostro blog. Nei sei mesi e più di congedo (certo ne avrei fatto a meno) ho seguito articoli e commenti, spesso con una gran voglia di intervenire, prontamente e amorevolmente repressa. Non mi permetterò, va da sé, di interloquire con gli articoli pubblicati né con i commenti suscitati. Voglio solo ringraziare Atropa che per tutto questo lungo periodo ha gestito il blog con attenzione e ammirevole maestria. (zfp)
Quando scrivevo l'ultimo mio intervento in questo spazio libero, stava per scoppiare la guerra in Libia. Dei protagonisti di allora, il marito di Carla Bruni con i suoi jet che bombardavano le truppe di Gheddafi, la signora Angela Merkel che faceva la riottosa, l'inglese Cameron anch'egli impaziente di scaricare bombe nel deserto, solo uno non è più al comando. È stato defenestrato, a quel che si dice, dai mercati che, invece, pare assodato se ne fregassero allora che comandava così come se ne fregano ora che non comanda più.
Certo non mi lamento della uscita di scena di Berlusconi come non mi sono, per la verità, lamentato della sua permanenza in scena. So di scandalizzare non pochi amici dell'una e dell'altra tifoseria, ma così è: viste le cose qui dalla colonia, non fa differenza che un primo ministro dello Stato italiano si chiami Silvio o Giuliano, Bettino o Massimo, Carlo Azeglio o Romano. Né la farà, la differenza, fino a quando il rapporto fra la Sardegna e l'Italia sarà quel che è stato ai tempi di Giuliano, Bettino, Massimo, Carlo Azeglio, Romano e, naturalmente, Silvio.
Nessuno di questi signori è stato malvagio nei confronti della Sardegna, ci mancherebbe. Tutti, nessuno escluso, sono stati fedeli interpreti di una primordiale concezione di Stato-Nazione: una lingua, un popolo, uno Stato. E per tutti è stato del tutto naturale mettere al primo posto gli interessi “nazionali” dell'Italia, contrabbandati come interessi generali, interessi, vale a dire, comuni con la stessa intensità a tutte le nazioni che formano la Repubblica italiana. Una balla.
È quasi certo che da stasera la Repubblica avrà un nuovo governo, più che nuovo inedito in regime di democrazia. Forse hanno ragione i più dei commentatori e dei politici, dicendo che in Mario Monti e nel suo governo sta la residua possibilità di salvezza dell'economia italiana (e dunque dell'Italia). Non sono indifferente a tutto ciò, va da sé, visto che a questa economia è legata la sopravvivenza mia, della mia famiglia e di centinaia di migliaia di altri sardi. Ma non ne gioisco. La Sardegna, le sue classi dirigenti e tutti noi, abbiamo gettato via altri due anni e mezzo, rifiutandoci di metter mano alla riforma della nostra carta costituzionale.
Ci ritroviamo così in balia al centralismo che, assicura Monti, sarà rafforzato. Addio federalismo, anche in quel simulacro apparecchiato dal governo passato che, comunque, meglio di niente fu. Nel silenzio inquietante che, sotto questo aspetto, sta coprendo le società italiana e sarda, c'è meno male la voce della Lega che mette sul tavolo della politica non solo un po' di opposizione al governo del 90%, ma soprattutto gli interessi della Padania. Quella realtà che imprudentemente è stato detto non esiste: quasi che i sentimenti di identità nazionale abbiano bisogno del riconoscimento altrui per essere fondati. Insieme a questi interessi non dispero di vedere, passata la sbronza unanimista, anche quelli della mia terra. Che non sono, né saranno mai coincidenti con quelli dello Stato italiano.

11 commenti:

Franco Laner ha detto...

Ben tornato!Non tanto per il blog -Aba è stata molto brava!- ma perché è un segnale di buona salute, che di cuore ti auguro non ti abbandoni!
Franco

Grazia Pintore ha detto...

Che gioia rileggere Gfp!Tutti noi siamo felici perchè vuole dire che stai bene e rinizieremo a discutere anche se con qualche contrasto ma l'importante è che tu sia rinato.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Zuanne Franciscu,
ben tornato,
confesso che mi sono mancate le tue opinioni, sulla politica sarda, italiana ed europea.
cun salludi

mauro peppino

Roberto Bolognesi ha detto...

Bellu a ti torrare a intender. Mi ses mancadu.

francu ha detto...

Quando ho detto che mi mancavano i tuoi post, caro GFP, alludevo a tue proposizioni come questa.

Hai già capito che non condivido in nulla, a parte la punteggiatura, di ciò che hai detto.
Epperò mi felicito con te perché, a scorno di chi ha supposto che il forzato riposo ti avesse rammollito, si deve ricredere e di tanto, accertato che sei diventato anche più “cattivo” e sottilmente caustico.
Tutto ciò premesso, non ti propongo argomentazioni alternative, ma solamente domande. Eccole:

1 – pensi che nel “bene” generale dell’Italia perseguito dal nuovo governo non ci sia anche il “bene” della Sardegna? In quale percentuale?

2 – Una volta che la Sardegna sarà “indipendente regione d’Europa”, come tu e molti auspicano, me compreso, pensi che il “bene” dell’Europa confligga col “bene” della Sardegna meno di quanto non lo faccia con l’Italia?

3 – Se in una famiglia ciascuno dei numerosi figli va per i “casi” suoi, causando veri conflitti dentro la casa paterna, pensi che un richiamo di Babbai o di Mammai, sia un’intrusione arbitraria nelle faccende dei figli?

Hai capito le mie perplessità sulle reali possibilità che noi sardi abbiamo di alzare la testa in Europa, visto che non siamo riusciti a farlo in Italia, tenendo per acquisito che un “fratello” europeo di Liegi o di Francoforte sia scarsamente ben disposto a comprendere le nostre piccole ma legittime ragioni più di quanto non lo sia uno di Segrate o di Moncalieri?

zuannefrantziscu ha detto...

Grazie per il vostro affetto.
E grazie a Francu per le sue domande, cui cerco di dare una risposta pur sapendo che non lo convincerò.
1. Credo di sì, che se mai ci sarà un "bene generale" per l'Italia, qualche pezzetto cadrà anche in Sardegna. Se sarà più del 2.83% (qual è la popolazione sarda a paragone dell'italiana) sarà una buona cosa. Il problema è che da soli riusciremmo a stare meglio.
2. Forse. E' probabile che gli interessi dell'Europa (di alcuni stati europei) confliggano con quelli dello Stato sardo; il fatto è che oggi sicuramente confliggono e nella tutela noi non abbiamo alcuna voce: anche per la peste suina dobbiamo chiedere la intermediazione dell'Italia, sperando che sia benevola.
3. Sì penso che sia una intrusione arbitraria, posto che siamo maggiorenni e vaccinati.
Ho capito benissimo le tue perplessità, ma sono convinto che un conto è stare in Europa con la propria soggettività internazionale e altro conto è starci a traino di chi, nel migliore dei casi, è paternalista.

Gigi Sanna ha detto...

Como bio e como scrio. Seo cuntentu meda, Zua'. Bi nd'at ancora de trettu de faere, amigu meu! Non isco si amos a arribare inue s'agatat cussa lughe chi sa mente biet e sos ogos nono, ma s'importante est faere trettu paris. A bellu a bellu ca sas cambas sunt antigas e chirdinas in pigada.'Cattivo' e 'caustico' narat Francu cun sas trassas suas (ca issu cheret ischire canto ses alluttu)marmillesas. A mie tiat a aggradare un direttore prus malu meda e totu unu... brusore. Ca sos tempos sunt sos chi sunt po sa libertade de sos omines. E non solu in sa Sardigna nostra.

Giuseppe ha detto...

Beni torrau Zuanne!!
condivido in tutto la tua riflessione, compresa la punteggiatura. Meno male che esistono ancora persone che hanno il coraggio di dire come la pensano uscendo dai sacri canoni. Grazie.
Giuseppe Mura

maimone ha detto...

Fintzas dae parte mea unu bene torradu a domo, cun augurios de coro pro chi cust'assentzia siat istada sa prima e s'urtima. Ite narrer pro su chi as iscritu? Deo cuncordo in totu, ca mi sento sardu e europeu, e in Europa mi cherzo rappresentare dae mie matessi. Gai, si propriu mi depen frigare (podet capitare, comente capitat fintzas a s'Italia), mi frigan direttamente e mi la pigo cun mie matessi. A si fagher rappresentare dae atere cheret narrer a nos frigare duas bortas, una dae s'Europa e una dae s'italia. Bastet a sighire custas dies com'est andende sa chistione de sa pesta porchina. S'Europa nos preubit de bender presuttos e sartitzas, e s'Italia la permitit, ma petzi si sun issos a nos bender sa peta. Eh s'Italia, ite mamma bona.Donzi occasione est bona pro fagher dinare a palas nostras e destruer sas impresas sardas. Nois non depimus produere, depimus comporare. Cun custas trassas sa Sardigna no at a crescher mai.

Adriano ha detto...

Bentornato! Uno dei pochi blog degni di nota! - Adriano Bomboi

francu ha detto...

Caro GFP, se pensi che le tue risposte non mi convincano, cambiale!
Inventiamoci qualcosa di nuovo, lasciamo da parte i soliti attitidus sulla condizione dei Sardi.
Proviamo a essere positivi, parliamo di cose concrete, partiamo dal particolare.
Per esempio, tu e io e tanti altri che qui leggono e scrivono, sono pensionati o hanno un lavoro e vivono in Sardegna.
Come te io sono abbondante pur mangiando del mio: onestamente dovrei mangiare ancora di più per dire che sto bene?
Ho una casa costruita dove ho scelto di costruirla, abbondante e ben esposta, con tutte le tecnologie disponibili di cui ho avvertito la necessità.
Ora, per giunta, ho ereditato anche una vigna che mi diletto a lavorare a mio modo (con scandalo dei vecchi contadini) da cui ricavo il vino sufficiente per il mio consumo e anche qualcosa in più di cui far dono a chi mi vuole bene.
Gli amici, appunto, li ho: non sono tanti, ma ti assicuro che valgono: sono tutti migliori di me. Puoi immaginarti in che compagnia mi trovo, quando ci incontriamo!
In più ho il vizio di andare in campagna, nelle nostre campagne, dalle colline marmillesi ai boschi del Monte Arci o dei Sette Fratelli, con la scusa della caccia o dei funghi.
Cosa mi potrebbe offrire un milanese perché io sia invogliato a lasciare tutto questo?
Lo so che hai pronta la risata sarcastica: per te va pure bene, ma i nostri figli?
Hai ragione: anch'io sono stato disoccupato e so cosa vuole dire. Anche mia figlia è stata disoccupata o, meglio, della schiera dei cococo che non sapevano se fossero occupati o disoccupati. Alla fine lei, che è più intelligente di me e molto più coraggiosa, è andata dove da sempre avrebbe voluto vivere, all'ombra del Big Ben, dove ha trovato un lavoro che le piace e le dà soddisfazioni. Torna in Sardegna sei sette volte l'anno, perché non è scema e apprezza la nostra terra.
Dovrei piangere allora? Inventarmi un pianto sardo doc?
Ecco, chiudo qui prché non voglio contrapporre obiezioni alle obiezioni che vorrai fare su quanto ho detto.
Insomma, ho detto la mia.
Quanto al punto 3 delle tue risposte, ti sei reso conto che ti sei messo fuori de su connotu?