Museo di Glozel |
di Gigi Sanna
Il 18 di Luglio si saprà, con ogni probabilità, se il giudice monocratico dott. Enna, riterrà il sottoscritto e l'amico Silvio Pulisci colpevoli o innocenti di aver consegnato in ritardo, incorrendo nella penale della legge Urbani, il frammento di bronzo di 1 cm di lato recante dei minuscoli 'piedini' (0,2 cm di h) di un bronzetto che al massimo poteva avere 3 cm di altezza.
Ho detto già in un post a commento di qualche giorno fa che l'attenzione generale (anche giudiziaria) si è incentrata sui detti 'piedini' mentre, paradossalmente, essa deve essere trasferita sulla base dove essi insistono. Il perché, con la solita sagacia, lo ha già detto Atropa che ha capito da tempo, da quando cioè c'è stata la dimostrazione assoluta che nella barchetta di Teti si trovava il pugnaletto ad elsa 'gammata' scritto, che bisognava stare attenti perché gli oggetti nuragici cultuali (e non solo gli oggetti ma anche i monumenti) o per agglutinamento di lettere o per il principio dell'acrofonia (principio su cui si basa particolarmente la scrittura nuragica di ispirazione semitica mediorientale) potevano essere scritti. E la 'base' del reperto è scritta e quindi ha valore ai fini della realizzazione del manufatto, come si vedrà, mentre i piedini no, perché nella raffigurazione del bronzetto essi non 'contavano' come non contano mai in nessun bronzetto. E dire che se, putacaso, si fosse rinvenuto solo un quadratino irregolare di 1 cm di bronzo, senza quei piedini, a quel frammento sul piano archeologico non si sarebbe data, praticamente, rilevanza alcuna!
8 commenti:
Molto interessante
Mah certo che se non è vero almeno ha un tocco di fantastico: penso che Sanna potrebbe scrivere comunque dei buoni gialli ambientati nel passato remoto, ma ho timore che per varie ragioni la sua prospettiva "metastatuaria"(come altro potrei chiamare il suo trovare sempre e comunque segnali nascosti in qualsiasi cosa, che ci avvicina più al pensare della cabbala e alla nostrana smorfia) non potrà trovare alcun ascolto tra la scienza ufficiale. Per launeddas come per berritta si deve partire dalle regole stabilite dall 'HLS (se non accetti queste sei fuori dal consesso scientifico e non puoi poi lamentarmi del discredito o disinteresse alle tue tesi), indi né l'ipotesi nabl (strumento a corde, peraltro) né che berritta sia parola indigena sono suffragati da motivazioni nuove così forti da lasciar perdere le etimologie precedenti (la mia ligun-edda e la ligul-edda di Paulis, rispettano l'HLS) e berritta appare come ovvio italianismo.
Una domanda ancora, Areddu. Anzi due.
1. E tu che le accetti le 'regole'(?!) del HLS ritieni d'essere all'interno del 'consesso'? Non lo sapevo proprio che ti avessero accolto a braccia aperte con abbracci e sorrisi illirici!
2. Perchè non entri nel merito dell'articolo e mi dici, a proposito dell'Apollino di Glozel e l'Apollo del Pittore di Pentesilea, se quel greco arcaico 'organico' c'è o non c'è? O lo ritieni in entrambi i casi esito di mera combinazione? E' la stessa 'combinazione' (qualche intelligentone pare che l'abbia detto e scritto), mio caro, degli illuminanti SHLM simmetrici scoperti da Aba nella nuragicissima Stele di Nora. O non è così?
Cara Aba, quel paragrafo è 'senza capo nè coda' solo apparente. Era invece retoricamente ben pensato e collocato (venenum in cauda) nella speranza che il carteggio restasse privato. Naturalmente, una volta smascherato ci ha fatto la figura che ha fatto, il calunniatore ipocrita! Ed è la prova della disperazione: la stessa che conferma come da certi ambienti anonimi (?) è partita (è 'dovuta' partire) per ben due volte all'indirizzo della tua facoltà quella posta con fango e calunnie a vagonate. Chissà perchè mai abbiano rischiato tanto!Per attaccare un'amica di un 'quasi' cabbalista? Di un ricercatore folcloristico? E perchè non ci provano una terza volta, questi esempi sublimi di balentia sarda!
Risposte? Non ne danno mai una che una. E quando? Neanche con le petizioni parlametari per le quali hanno scritto quelle pagine scelllerate che hanno scritto. Se poi colui che non ti ha dato risposte è quello che sospetto, il super telefonista internazionale, lasciamo proprio perdere. Perchè da quelle che costantemente dà mostra sempre di che miserrimo panno è fatto.
Sto cercando di darti una risposta sul bronzetto che si trova fotografto, credo, nel catalogo del Lilliu (che io non ho).
Ma restiamo in argomento e ti chiedo. Sappiamo ora dell'acrofonia per oggetti della 'scrittura' egiziana, di quella greca pitica (Glozel), di quella nuragica e di quella etrusca (aspetta il mio articolo): possibile che sia al di fuori di questo processo 'particolare' di codice espressivo proprio la zona di influenza pittografico-consonantica alfabetica egiziana, ovvero la Siria -Palestina? Gli esempi di scrittura pittografica acrofonica (compresa quella a schema MF di Yh) del Sinai riportati da Harris -Hone, invitano a ritenere che essa fosse presente. Possibile che i 'nudi' MF, con gli oggetti che danno scrittura acrofonica, non si trovino in quelle zone? Soprattutto nella bronzistica? Proprio per andare contro coloro che ci accusano di costruire miti sardisti-nazisti e di sostenere che quella sarda è una razza superiore, io sono del parere che per quanto riguarda la nostra isola e la scrittura sacra(anche se rielaborata e non poco) ex Oriente lux. Pertanto io non credo che Pito e i santuari sardi abbiano creato dal nulla, quasi contemporaneamente, quella scrittura 'mostruosa'. Essa segue nella diaspora un Dio luminoso soli-lunare giudice e salvatore che era venerato da secoli e secoli in territorio cananaico. Sull'etrusco però, come vedrai, penso che abbia giocato un ruolo determinante la scrittura a rebus nuragica.
Te l'ho scritto e lo ripeto qui. Parce magistro. Senza riferimenti ( credo che non sapesse neppure che esisteva un caso Glozel!)era impossibile capire molto dell'androginia. Eppure se al Convegno di Selargius del lontano 1986 gli archeologi, G. Lilliu compreso,avessero ascoltato almeno un po' il Gomez Tabanera! Purtroppo lo presero sottogamba, soprattutto una certa archeologia bigotta di stampo democristiano. Che purtroppo esiste ancora stante il fatto che a Gremanu di Fonni uno dei templi fallici più naturalistici e più grandi del mondo ( più di 85 m. di lunghezza!) per gli archeologi non esiste! Perchè è un chiaro tempio di pianta rettangolare! Stante il fatto che a s'Uraki di San Vero Milis i falli li si scartava e li si scarta ancora stupidamente dicendo che sono romani (ricordi l'amico?). Stante il fatto che dei bronzetti a doppio sesso è bene sempre tacere. Meno se ne parla e meglio è. Evviva la scienza!
Caspita!Solo ora sono riuscito a vederli e mi sembrano molto eloquenti. Che bisogno c'era, per uno spillone, di quel 'foro'? Per il fermaglio era già sufficiente il nodulo. Sei sicura che si tratta di prodotti cananaici così antichi? C'era un contesto? Non bisogna dimenticare che lo spillone, così come un certo geroglifico egiziano, ha valore di 'stabilità' e di 'fermezza' ed è simbolo apotropaico della divinità. Cosa che non sa, parlando di spilloni, un sempliciotto epigrafista della Domenica nonchè gaddaroballo come la Mongolfiera Indaga, se puoi.
Sì e no, a mio parere. I pittogrammi sono pretesti per 'dire' in vario modo della divinità (cosa si può capire della divinità) così come lo è il supporto. Sono i simboli della divinità espressi e mai la divinità. Non immaginabile questa, per quanto in qualche modo, naturalisticamente,a somiglianza 'umana' (umanoide dice il Garth) e luminosissima (la somma della luce del sole e della luna). Dei simboli sono importanti, come quasi sempre, quelli sessuali. L'esempio più interessante è quello del 'motociclista' con quell'aspetto (se vuoi anche maliziosamente carino) del viso femminile sopra e con quel fallo spropositato sotto. Interessano i simboli MF e la potenza sovrumana di essi (il waw aggiunto a yh), di una madre e di un padre assieme tori luminosi. Il bronzetto nuragico con la esilarante ma significativa 'laidezza' lilliana conferma ciò: il brutto maschio- femmina c'è solo per far capire non l'immagine di Dio (bello o brutto, che non ha senso), ma l'opposizione sessuale con chiarezza e che in quell'oggetto c'è la sua essenza dondamentale e non altro. Ed è concepito anche per per trasferire metonimicamente l'aspetto della figura nel 'nome' (ho però già sostenuto in questo Blog che in fondo il Dio non ha un nome ma solo degli appellativi: y+h) in qualche modo nascostamente pronunciabile del Dio, quello che solo in fondo interessa. Del resto è lo stesso schema del motivo del yhwh androgino rinvenuto a Gerusalemme. Ma, a mio parere, se ci rifletti un po' anche l'Apollino di Glozel non è il Dio Lossia ma una certa raffigurazione di esso, resa possibile solo per simboli. Dai cappelli lunghi (un dio selvaggio) alle gambe ( su queste ultime è notevole la capacità da parte del dott. Morlet di capire che sono così lunghe e snelle perchè adatte alla corsa e alla velocità). Lo stesso Dio rappresentato dai cristiani è di volta in volta, storicamente, un concentrato di simboli che restano praticamente sempre gli stessi anche se variano per forma. Dio c'è nell'immagine ma nello stesso tempo si deve capire che non c'è. Non può esserci. Sarebbe un folle presumere da parte di qualsiasi uomo per quanto immensamente artista e immensamente filosofo.
Posta un commento