Ricordate il bronzetto che, agli occhi e al tatto di archeologhi, si trasforma in un vegetale? E che poi, per tardiva resipiscenza, si ritrasforma in bronzo, ma “non nuragico”? Ebbene, un amico è andato a intervistare Aurelio, colui che ha ereditato dal padre il reperto e che lo ha dato al Museo che a sua volta glielo ha riconsegnato dicendogli che se lo poteva tenere, perché senza interesse. Non aggiungo altro alla intervista. Non è un capolavoro di cinematografia, ma vale la pena di seguirla. Si capiranno alcune cose fondamentali su come vanno le cose nell'archeologia sarda. Anche perché i protagonisti della vicenda raccontata da Aurelio hanno nomi non banali né sconosciuti.
1 commento:
ma qualcuno ha tentato di ricostruire la parte mancante? oppure potrebbe essere un esempio di arte come quella cicladica, "astratta", per come appare a noi moderni?
Maria Teresa Porcu
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