sabato 10 settembre 2011

Una lumaca ci svela le rotte della navigazione neolitica

di Atropa Belladonna

Figura 1: siti di distribuzione e campionamento per Tudorella sulcata
La filogeografia è una disciplina relativamente nuova: associando la distribuzione geografica di determinati individui alla genealogia di alcuni geni selezionati da essi, si propone di studiare i possibili processi storici che hanno condotto, nel corso dei millenni, a tale particolare distribuzione. La filogeografia statistica fa, dal 2002 circa, un passo in più: evitando il più possibile conclusioni ad hoc e soggettivamente plausibili, adatta i metodi della statistica demografica alla filogeografia, allo scopo di giungere a conclusioni il più possibile oggettive. Una tale scienza moderna è finita inevitabilmente su una delle più moderne riviste accademiche, PLoS One, completamente free access, il cui unico criterio per la pubblicazione è la rigorosità degli esperimenti riportati.  E ci è finita portandovi la possibile storia dell' antica navigazione da e verso "la più grande delle isole del Mediterraneo: la Sardegna. Ricercatori francesi e tedeschi, colpiti dalla anomala distribuzione di una lumachina terrestre, Tudorella sulcata, in alcune aree mediterranee (Figura 1), hanno deciso di ricostruire la storia della sua origine e dispersione. Per stare tranquilli hanno usato come marcatori sia un gene mitocondrale che uno nucleare, oltre ad informarsi meticolosamente sulle abitudini di vita di questo animaletto terrestre. Abitudini che non giustificano la loro diffusione se non per mezzo di vettori di navigazione umana. Il tutto iniziò circa 8000 anni fa, millennio più millennio meno. L' analisi statistica supporta l 'intuizione visiva immediata: il modello derivato dai dati suggerisce una espansione dalla Sardegna verso Algeria prima e Francia poi. Delle lumache, s' intende: ma quali uomini le trasportarono? posso soggiungere che siamo un pò prima dei "so-called Phoenicians"?

Jesse R, Véla E, Pfenninger M (2011) Phylogeography of a Land Snail Suggests Trans-Mediterranean Neolithic Transport. PLoS ONE 6(6): e20734.

40 commenti:

giorgio ha detto...

Francesco Cucca, direttore dell'Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia del CNR di Cagliari, e professore associato di Genetica Medica presso l’Università di Sassari afferma, in alcuni suoi recenti studi, che “la popolazione sarda, pur collocandosi nell'ambito della variabilità europea, manifesti tutta una serie di caratteristiche di unicità” ed inoltre “che l'apporto genetico delle varie popolazioni che hanno occupato la Sardegna, Fenici, Punici, Romani, Bizantini etc., è stato sostanzialmente marginale”.
In sostanza il professor Cucca asserisce che la popolazione sarda ha origini antichissime, che non ha subito “inquinamenti” genetici rilevanti ed è inoltre ragionevole ritenere una predominanza di traffici marittimi in partenza dall’isola verso le coste mediterranee e non viceversa.
Ciò è confermato, ma non sto scoprendo niente di nuovo, dalla presenza di oggetti di ossidiana, provenienti dalle officine di scheggiatura del monte Arci, in Toscana, Corsica, Francia ed anche sul litorale africano; circostanza che lascia supporre come i sardi navigassero quanto meno nel sesto/settimo millennio a.C.
Mi appassiona piuttosto l’idea che sia una lumachina a fornire un’ulteriore conferma di questa nostra antichissima propensione alla navigazione.
E vista la sua dislocazione prevalente, lungo i territori centro occidentali e nord occidentali della Sardegna, mi piace pensare che si trattasse di un antenato della “giogaminudda”, esportata “in continente” dai nostri antenati come specialità del territorio sassarese, magari abbinata ad un piccolo attrezzo di ossidiana per “sculacciarla”.
Ma a parte gli scherzi, cara professoressa, si tratta davvero di una ricerca entusiasmante….non ce ne vogliano i feniciomani.
Cari saluti
Giorgio Valdès

bentuesusu ha detto...

una conferma...grazie per il bell'articolo come sempre.

Roberto Bolognesi ha detto...

Io di solito mi astengo dal commentare, visto che non sono un esperto di archeologia o scrittura "esotica, ma questa volta, per caso, qualcosa sull'argomento l'ho letta."Anche questa volta vedo trarre conclusioni affrettate da un'evidenza debole e contraddittoria.
La diffusione dei molluschi terrestri su isole e coste lontane non ha per niente bisogno di interventi umani. Basti pensare alla colonizzazione delle isole del Pacifico--le Galapagos!--da parte di molluschi e rettili terrestri. Prudenza, amici miei, prudenza! Queste cose sono troppo importanti e delicate per gestirle in modo disinvolto.

Atropa belladonna ha detto...

Prima di giudicare Roberto leggiti per bene l' articolo: PLoS One è una delle riviste scientifiche più prestigiose del mondo, non certo "disinvolta" nell' accettare articoli. L' analisi è più che rigorosa. Sono stati ad uno ad uno esclusi tutti i possibili vettori naturali-dalle correnti fino agli unici vettori con un minimo di chance, cioè gli uccelli; certo, alla fine è una questione di probabilità quando si parla di genetica, sempre. Alla fine viene costruito un modello matematico, che pur sempre un modello è.
Inoltre il fatto che la lumaca abbia origini sarde non basta, ovviamente, a dire che erano i sardi a navigare ed a portarle in giro. Ed infatti la conclusione non è quella, almeno non in modo univoco. Forse sono stati loro. E' solo un pezzo di puzzle in più

Roberto Bolognesi ha detto...

SE mi parli di un pezzo di un puzzle, sottoscrivo immediatamente!

Giuseppe ha detto...

constatare le realtà degli studi multidisciplinari incoraggia la ricerca.
Spesso ci chiediamo quali furono i vettori navali dell'ossidiana sarda rinvenuta nelle medesime aree segnalate da Atry.
L’argomento è stato approfondito dagli studiosi statunitensi Balmuth e Tykot dopo numerose e lunghe campagne di scavo nei siti più importanti della preistoria della Sardegna. Queste, in breve, le loro conclusioni:
“Non c’è bisogno di attribuire i primi insediamenti e lo sviluppo Neolitico delle due isole (Sardegna e Corsica) alla diffusione dall’Oriente: esistono prove documentate sull’occupazione precedente e sulla presenza di capacità marittime. Lo scambio a lunga distanza di queste isole è una conseguenza del sistema esistente in precedenza, piuttosto che il potenziale incentivo procurato dall’adozione dell’agricoltura.”
Quindi prove documentate sull’esistenza, nelle due isole del Mediterraneo occidentale, di capacità marittime nel Neolitico, capacità che risultano
indipendenti dall’apporto proveniente dall’Oriente: quello della domesticazione.
Tanto è vero che la ceramica cardiale (quella che caratterizza la domesticazione) rinvenuta nelle due isole risulta quantitativamente inferiore a quella rinvenuta nelle medesime aree del Mediterraneo occidentale.
Anche la genetica umana (Alberto Piazza) conferma il dato archeologico proveniente dalla ceramica cardiale: l'apporto genico portato dalle popolazioni orientali in Occidente risulta inferiore (e di parecchio) in Sardegna e Corsica.
(Da "Sardegna, l'isola felice di Nausicaa", p. 10 sgg.)

Giuseppe Mura

giovanni ha detto...

Certo che la ricerca scientifica, ad iniziare da quella endoeretica, non sembra avere riguardi per la feniciomania. Bellissimo esempio quello del post sulla lumachina e molto interessanti gli esempi citati da giorgio e giuseppe.
C'è da essere ottimisti; del resto sono passati 400 anni dalla nascita della scienza moderna, e, sul paradigma geocentrismo/eliocentrismo, dalla condanna al rogo di Giordano Bruno e dall'abiura di Galileo , per salvarsi la vita. Quattrocento anni da quando l'umiltà e la pazienza non bastavano.

Roberto Bolognesi ha detto...

Ho letto l'articolo. Concordo che date le abitudini della lumaca--che credo di conoscere--l'ipotesi più probabile per la sua dispersione sia quella della sua raccolta con le pietre che servivano da zavorra. Il ritrovamento di lumache terrestri sul relitto citato dagli autori conforta questa ipotesi. Ciononostante trovo ancora molto problematico immaginare come la lumaca sia potuta sbarcare dal naviglio che la trasportava. Si tratterebbe di un evento molto poco probabile e questa evento sarebbe avvenuto due volte: una volta dalla Sardegna all'Algeria e un'altra dalla Sardegna alla Francia. Io continuo a dire: prudenza!

Atropa belladonna ha detto...

Queste lumachine saranno quelle che ti danno da mangiare a Cabras quando ci sono le feste in piazza, tipo quella di san Giovanni? piccole e che se ne mangia la carne con uno stuzzicadenti?

Roberto Bolognesi ha detto...

No! Sono lumachine coniche (le altre sono più o meno sferiche)e per quanto ne so non sopno commestibili. Noi non le mangiamo. E in effetti si trovano sotto le pietre e tra le fessure della roccia. Non potrebbero essere state portate da un albero spinto dal vento o dalle correnti.

el-pis ha detto...

Penso e spero che queste lumachine siano foriere di messaggi scritti e non e che, come la chiocciola delle moderne e-mail (@),porti per il mondo gli scambi culturali per una crescita della nostra amata SARDIGNA.
Al mio paese le lumachine le chiamiamo "corrovacchedha"(piccole corna di vacca), penso sia di buon AUSPICIO.

CARLO CARTA ha detto...

Saludi e trigu a tottus!

In effetti è da 30 anni che inseguo questa lumachina! Che ci crediate o no, da bambino mi incuriosiva la loro presenza in prossimita dei Nuraghi e dei siti archeologici del mio paese. Ci ho studiato parecchio sulla questione e qualche idea me la sono pur fatta. Oggi questa ricerca scientifica conferma l'esistenza di una civiltà autoctona Sarda che autonomamente si è evoluta e trasformata, senza peraltro subire grandi influenze esterne.

A si biri mellus da

GESICO: CITTA' DELLA LUMACA

CARLO CARTA ha detto...

Saludi e trigu a tottus!

In effetti è da 30 anni che inseguo questa lumachina! Che ci crediate o no, da bambino mi incuriosiva la loro presenza in prossimita dei Nuraghi e dei siti archeologici del mio paese. Ci ho studiato parecchio sulla questione e qualche idea me la sono pur fatta. Oggi questa ricerca scientifica conferma l'esistenza di una civiltà autoctona Sarda che autonomamente si è evoluta e trasformata, senza peraltro subire grandi influenze esterne.
Peraltro di queste lumachine (che fischiano) abbiamo in sede parecchie immagini, con un coloratissimo opercolo a spirale!

A si biri mellus da

GESICO: CITTA' DELLA LUMACA

maimone ha detto...

Davvero interessante questa ricerca, che ribalta convinzioni consolidate da tempo. Se andiamo a vedere la storia del popolamento animale della Sardegna, si nota molto forte la tendenza a ritenere che tutto sia stato importato da fuori: il cavallo, il muflone, certe tartarughe, il ghiro, il riccio, la volpe, la lepre etc etc. Insomma, la stessa tendenza che notiamo in archeologia. Ma sarà andata sempre così?
La trota sarda, per esempio, si trova anche in Nord Africa e, mi pare, in alcune zone della Toscana. Se si facesse uno studio tipo quello della Tudorella..... Oppure la pernice sarda, che si trova in Sardegna, Nord Africa e Gibilterra. Oppure la lepre sarda, che si trova solo in Sardegna e Tunisia. Sempre recettor e mai donatori. Mah. Il futuro ci dirà.

giorgio nuvoli ha detto...

Sig. Bolognesi si chiede come, queste lumache, potrebbero aver fatto a salire e/o scendere dalle navi; semplice Watson, con lo stesso sistema che usano topi ed altri animali. Inoltre le lumache non affogano, siamo noi che spesso affoghiamo in un bicchiere d'acqua.
Con simpatia.

mikkelj tzoroddu ha detto...

Considerazioni di carattere generale.
Si deve riconoscere (come abbiamo detto altrove) che gli specialisti, quando scrivono circa argomenti che attengono al campo in cui operano professionalmente, producono tazze di nettare che alimentano il piccolo sapere di noi persone qualsiasi. Certo, i loro lavori sono dei mattoni (i più freschi e resistenti) che concorrono alla edificazione dell’ultimo piano dell’edificio che si eleva nel loro specifico ambito. Finché, altri loro colleghi non vi aggiungano altri freschi, e ancor più resistenti mattoni, nel portare più su l’edificio, rendendolo più completo.
Tazze di nettare, abbiamo detto, che sono già di per sé stesse inebrianti, e adempiono totalmente il compito di aprire la conoscenza e della cui genuinità e correttezza non nutriamo dubbio alcuno, pronti come siamo a servirci dei loro risultati come riferimento per nostre stesse ricerche.
Dubbio che, invece, assale proprio gli specialisti. Essi, quasi con ansia, pretendono spiegarci che il risultato da essi ottenuto, è veramente credibile, perché si incastra perfettamente con certi eventi umani. Quali? In questo caso: “fin dall’inizio sia l’addomesticamento del bestiame (circa 10.000-9.500 anni fa) nel Mediterraneo orientale, che l’addomesticamento di piante per la messe (avvenuto circa un millennio prima), ebbero una diffusione verso Occidente a cura del migrante neolitico”. Pertanto, la determinazione che vede la nostra Tudorella sulcata sensu stricto viaggiare per il Mediterraneo intorno agli ottomila anni fa, è fatta salva.
Ora, lo specialista non può pretendere di rendere più fruibile l’accettabilità del proprio lavoro, con risultati ottenuti da altri in campi differenti. Per due sani motivi: 1) di un ambito che non sia il suo, egli non può assolutamente conoscere la correttezza della procedura posta in essere per il raggiungimento del risultato che egli porta a conforto del suo lavoro, 2) il risultato cui egli si collega è visibilmente aleatorio (così come il suo del resto, ma di esso ultimo egli è pienamente cosciente) perché uno studio successivo, condotto su basi più solide, può portare alla sua distruzione, con ciò gravemente danneggiando anche il suo proprio lavoro.
Ribadiamo, la ricerca, in questo caso, è meravigliosamente godibile così com’è, saremo noi esterni fruitori, eventualmente, a fare i necessari collegamenti, esternando i rispettivi commenti.
Una noticina critica, invece, vuolsi muovere a quello che riteniamo una miopia procedurale. Quando i signori Jesse, Véla e Pfenninger, raccontano di escludere la possibilità che la lumaca abbia potuto viaggiare su un piccolo oggetto galleggiante (ammesso che ciò sia possibile e mi pare il Bolognesi lo escluda) sospinto da forte vento per raggiungere l’Algeria, percorrendo circa km. 250, perché la massima distanza coperta in tal caso è documentata essere pari a km. 130, dimostrano una scarsa visione operativa verso una realtà geografica ben differente. Infatti, è errato non accorgersi che l’eventuale viaggio sul galleggiante, avrebbe necessariamente e ben più facilmente, preso terra nella vicina Tunisia e di poi, con un qualsiasi mezzo di terra, avrebbe potuto raggiungere l’Algeria.

Roberto Bolognesi ha detto...

@giorgio nuvoli: delle lumache così mobili come i topi--ma tu probabilmente non le conosci: non sono affatto così mobili!--potrebbero essere state portate, e molto più probabilmente, da un'albero spinto dal vento o dalle correnti. Queste lumachine avrebbero invece avuto moltissimi problemi a sopravvivere nell'acqua salata. Il loro sbarco rimane una cosa estremamente improbabile--cosa diversa da impossibile--e due sbarchi differenti (in Algeria e in Francia) roba da fantascienza! Il che, nuovamente, non vuol dire impossibile. Prudenza, miai cari, prudenza!

Atropa belladonna ha detto...

Volevo aggiungere una cosa: PLoS One, come molte riviste scientifiche di nuova generazione, comprende anche per ogni articolo una sezione "comments", cui ovviamente possiamo partecipare tutti liberamente (Mauro Zedda?per esempio). Per ora questo articolo ha avuto due commenti, ne riporto uno che forse può essere interessante:
"Because edible land snails and other gastropods occur throughout the circum-Mediterranean in archaeological sites dating to the Late Pleistocene and early Holocene, it seems to me entirely possible that the phylogeography of some species could be the result of intentional transport. While I suspect this would be exceedingly difficult to document, it does present some additional research directions.

Documentation for the distribution and occurrence of edible land snails can be found at

http://watarts.uwaterloo....
and
http://watarts.uwaterloo....

In addition, a special issue of Quaternary International on "Gastropods and humans in the Late Palaeolithic and Mesolithic of the western Mediterranean basin" will be published shortly. Many of the papers included there bear on this topic."

giovanni ha detto...

Eppure delle lumache noi sardi dovremmo intendercene un pò, visto il consumo che ne facciamo ancora oggi; e poi si tratta di un dato ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica appunto e dall'archeologia: un consumo antichissimo, ben consolidato nel periodo nuragico. La scienza è logicissima e comparativa al massimo; perciò l'opzione più spendibile per la diffusione della lumachina non poteva non essere il trasporto in quantità per fini alimentari. Facile reperirla, trasportarla e conservarla.

giorgio ha detto...

Perdonatemi se esco un po’ fuori tema, ma l’uso alimentare plurimillenario della lumaca, cui abbiamo accennato sia io che Giovanni, è un ulteriore elemento che può suscitare interesse mediatico nei confronti della nostra isola, in quanto conferma un ininterrotto attaccamento alle nostre antichissime tradizioni.
Oggi più che mai ci rendiamo conto di quanto sia importante, specie sotto l’aspetto turistico, costruire un’immagine identitaria forte e riconoscibile della Sardegna; per cui ben venga se per ottenerla ci viene incontro anche la componente culinaria, meglio ancora se abbinata ad un originale percorso storico ed archeologico.
In questo caso si tratta di un tassello in più, riferito ad un piatto tipico della cucina sassarese, ma non sarebbe male indagare sulla diffusione di altre “specialità alimentari” di lunghissima tradizione, come in particolare la sardina, il cui nome ne individua chiaramente l’origine e che, da tempo immemorabile (ma da quando?), veniva salata ed esportata in giro per il mondo, dove veniva e viene ancora chiamata con vocaboli la cui radice dimostra sempre ed indiscutibilmente la sua provenienza (sardina in Spagna; sardine in Inghilterra, Francia e Germania, sardynka in Polonia, sardin in Svezia, sardalya in Turchia….)

maimone ha detto...

Io credo che non si debba confondere la Tudorella con la "giogga minudda". Sebbene il consumo alimentare dei gasteropodi terrestri in Sardegna ha origini plurimillenarie, a me consta che le lumachine come la Tudorella, a guscio conico-piramidale, non sono mai state oggetto di interesse alimentare da parte nostra, come giustamente faceva rilevare Bolognesi. Contrariamente a lui, però, io credo che il trasporto inconsapevole da parte dell'uomo, anche per via mare e per lunghissime distanze, sia una cosa possibilissima e che avviene comunemente. La cronaca spesso ci riporta di strani animali esotici, soprattutto biscie e lucertole, che saltano fuori quando si va a scaricare le merci (soprattutto legname)da qualche mercantile. Personalmente ho sentito vari casi a Porto Torres. Poiché, in genere, queste lumachine in estate vanno in una specie di letargo (estivazione)in posti riparati, nulla vieta di pensare che si siano riparate negli interstizi fra gli assi di legno delle barche, e non necessariamente all'esterno, ma anche al loro interno. Sto andando con le ipotesi ma, credetemi, a volte la realtà supera qualunque fantasia, soprattutto quando si parla di essere viventi.

el-pis ha detto...

Sarebbe il caso di cambiare nome alla Tudorella sulcata e chiamarla:
SPUDORELLA SOLCANTE perchè ha avuto la spudoratezza di solcare i mari all'insaputa di tutti e arrivare e sostare dove più le è piaciuto.
Per Aba: è possibile avere la traduzione dei due commenti in italiano? non so leggere l'inglese, GRAZIE.

Valerio Saderi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Valerio Saderi ha detto...

Atti del I Convegno del Forum Natura Mediterraneo
Molluschi continentali alloctoni:
dati ed ipotesi sull'introduzione in Italia dal Neolitico ad oggi
Alessandro Hallgass & Angelo Vannozzi

http://www.naturamediterraneo.
com/primoconvegnoNM/HallgassVannozzi.pdf

maimone ha detto...

Gli ho dato uno sguardo a volo d'uccello. L'articolo é veramente interessante. Peccato che non parli della Tudorella. Mi pare di aver capito che al giorno d'oggi l'arrivo delle lumache "aliene" é legato soprattuto alle coltivazioni in serra, all'acquarofilia e alla coltivazione del riso. Nei tempi antichi i viaggi delle lumache erano soprattutto legati al motivo alimentare (scorta proteica facilmente stivabile e consumabile sulle imbarcazioni). Però, nulla impediva di viaggiare come clandestine, nascoste tra le merci trasportate.

Atropa belladonna ha detto...

El-Pis: uno dei due commenti é un link ad un giornale tedesco, un articolo tipo il mio (ma molto piú professionalmente giornalistico); l´altro é questo, credo da un ricercatore interessato alla stessa tematica; te lo traduco:"Pocihé lumache commestibili ed altri gasteropodi si ritrovano in tutto il bacino del mediterraneo in siti archeologici che datano al Pleistocene tardo e l´Olocene antico, appare totalmente possibile, secondo me, che la filogeografia di alcune specie possa essere il risultato di un trasporto attivo. Pur sospettando che questo sarebbe immensamente difficile da documentare, sicuramente introduce alcune nuove direzioni in cui puó andare la ricerca
Documentazioni sulla distribuzione ed occorrenza di lumache terrestri commestibili si trovano a:

http://watarts.uwaterloo....
and
http://watarts.uwaterloo....

Inoltre, un numero speciale di Quaternary International, dedicato al tema "Gasteropodi ed essere umani del bacino Mediterraneo occidentale", verrá pubblicato a breve. Molti degli articoli in esso saranno dedicati a questo tema."

CARLO CARTA ha detto...

Saludi e trigu a tottus!
Ho la netta sensazione che forse non avete inteso molto bene il senso della "Lumaca in Sardegna"! Per capirne un pochino di più vi inviterei a Gesico dove da decenni si svolge una importante Sagra della Lumaca, con Kermesse gastronomica e Convegno Internazionale su tutto ciò che riguarda il prelibato gasteropode! Cliccate su Internet e ne vedete delle belle. Essere "Città della Lumaca" (ma è anche città slow) equivale a conoscere tutto del nostro mollusco, anche dal punto di vista archeologico e paleontologico. All'interno di un Nuraghe, qui è stato trovato il resto di un pasto a base di lumache. C'è anche un bel filmato su youtube se vi interessa, dal titolo appunto "lumache nuragiche"! Si trattava cmq si eobania vermiculata (la comune rigatella) e non della Tudorella, che troviamo si in prossimità dei siti archeologici, ma probalbimente il loro era un uso per così dire non alimentare. Quanti di voi da piccoli, non hanno usato il guscio di questa lumachina per fischiare? Noi qui a Gesico (almeno quelli della mia generazione!) tutti! Allora fischietti da arbitro ce n'erano ben pochi!
La civiltà nuragica è strettamente legata alla Lumaca e non solo nel simbolismo della spirale. Penso alla stessa architettura dei Nuraghi, alla loro metodologia nella costruzione. La tradizione della Lumaca in Sardegna è sicuramente millenaria ed è diffusa ovunque e non solo a Sassari! E se non ci credete venite il terzo Sabato di Ottobre e capirete il perchè!

A si biri mellus!

maimone ha detto...

Ho visto il filmato che però mi pare poco esplicativo. In compenso, tra i commensali ho rivisto con piacere un vecchio amico, Fulvio Tocco, attuale presidente della provincia del Medio Campidano, che ricordo come un sostenitore convinto dell'allevamento delle lumache. Mi risulta che in provincia di Cuneo vi siano due centri (Borgo San Dalmazzo e Cherasco) dove si svolgono delle vere e proprie fiere della lumaca. Sarebbe interessante conoscere l'origine di queste fiere.

mikkelj tzoroddu ha detto...

per Giorgio (Valdes).
sulla sardina dici bene, tanto che nel mio primo libro, il cap. 8 è titolato: Sardina, il pesce della Sardegna 3/a TESTIMONIANZA. In esso, avvalendomi del lavoro di un ricercatore (A. Andrews -1949- The "Sardinian Fisch" of Greeks and Romans) si va scoprire che la sardina non era affatto una sardina, ma tale denominazione si riferiva ad altro pesce conservato(un tonno di un anno) ed il significato dell'ittionimo in greco e latino era "pesce della Sardegna" cioè lavorato in Sardegna. Le definizioni "della Sardegna", "sardo", .
[pubblicità].

mikkelj tzoroddu ha detto...

chiedo venia, è venuta a mancare una riga, circa al seguente:
...divenne un marchio di garanzia della qualità.

giorgio ha detto...

per Mikkelj Tzoroddu

dico la verità, non ho fatto alcuna particolare ricerca sulla sardina, ma mi aveva colpito il fatto che su Wikipedia la traduzione del nome di questo pesce rimanesse costante in ogni lingua.
E siccome mi interesso di turismo da una vita, una tale tradizione millenaria era qualcosa di assolutamente positivo.
Analoga considerazione vale per la lumaca, per quanto ci abbia scherzato sopra, perchè sono convinto che anche l'originalità di tradizioni gastronomiche che originano nella protostoria contribuisca a definire l'immagine identitaria unica e riconoscibile della nostra regione, che solo i periodi prenuragico e nuragico sono in grado di definire.

shardanaleo ha detto...

Il SINGOLARE fatto che la SARDINA avesse e ha in tutto il mondo e in ogni Lingua SEMPRE lo stesso NOME, fu riportato per primo dal Carta Raspi nel -60, poi lo riprese Bruno Vacca nel -80 e infine MELIS (Leonardo) lo pubblicizzò con il suo "I Popoli del Mare" in.. tutto il mondo!.. Altri in seguito scrissero su questo, non escluso il Comandante PIsu.. Questo per onestà di cronaca.. anche perchè oggi con GOOGLE e WIKIPEDIA.. ognuno attinge da notizie che NON SEMPRE questi elementi del web riportano con FONTI e ORIGINI PRIME.
Sabato al convegno di Domus de Marja ho sentito un relatore dire che avrebbe scritto nel suo libro che "LA MANO TESA DEI BRONZETTI SARDI, ALTRO NON è CHE UN SALUTO ANCORA IN USO"... Per la cronaca, il PRIMO a intuire che non si trattava di "ORANTI" come sostenevano gli ARCHEOBUONI, ma di semplice SALUTO, fu sempre LEONARDO (Melis) in "SHardana i Popoli del Mare" ai primi degli anni 2000.
Tutto per amore di verità.
Kum Salude
Leonardo

shardanaleo ha detto...

Il SINGOLARE fatto che la SARDINA avesse e ha in tutto il mondo e in ogni Lingua SEMPRE lo stesso NOME, fu riportato per primo dal Carta Raspi nel -60, poi lo riprese Bruno Vacca nel -80 e infine MELIS (Leonardo) lo pubblicizzò con il suo "I Popoli del Mare" in.. tutto il mondo!.. Altri in seguito scrissero su questo, non escluso il Comandante PIsu.. Questo per onestà di cronaca.. anche perchè oggi con GOOGLE e WIKIPEDIA.. ognuno attinge da notizie che NON SEMPRE questi elementi del web riportano con FONTI e ORIGINI PRIME.
Sabato al convegno di Domus de Marja ho sentito un relatore dire che avrebbe scritto nel suo libro che "LA MANO TESA DEI BRONZETTI SARDI, ALTRO NON è CHE UN SALUTO ANCORA IN USO"... Per la cronaca, il PRIMO a intuire che non si trattava di "ORANTI" come sostenevano gli ARCHEOBUONI, ma di semplice SALUTO, fu sempre LEONARDO (Melis) in "SHardana i Popoli del Mare" ai primi degli anni 2000.
Tutto per amore di verità.
Kum Salude
Leonardo

maimone ha detto...

<>

Bé, se è per amore di verità, allora a me pare che il primo a fare questa osservazione fu il Pittau, anche se non ricordo ora in quale libro. Mi ricordo che, dopo aver notato che questo modo di salutare è ancora inn uso, il Pittau sostenne che il saluto fu trasmesso dai Sardi agli Etruschi e da questi ai Romani per diventare il famigerato "saluto romano". A me, per la verità, i due modi di salutare non sembrano proprio uguali.Il Pittau sosteneva anche la valenza pratica del saluto, come a dire: vedi, non ho armi in mano e quindi sono in pace.

giovanni ha detto...

L'invito di c.carta per la sagra è senz'altro allettante e graditissimo, fermo restando che le lumache sono apprezzate in tutta la sardegna, non solo a sassari e a gesico; e sappiamo bene che la tudorella non è tra le specie oggi commestibili in sardegna. I ricercatori però hanno stabilito come primo punto e sostanza della loro ricerca la tesi che la causa dell'espansione della lumachina è il trasporto attivo dell'uomo. Dopodichè hanno ipotizzato due scopi per motivare questo trasporto: quello alimentare ( la commestibilità della tudorella non oggi, bensì 8000 anni fa) e quello ornamentale, vista la graziosità della conchiglia. Certo poi volendo si potrebbe ancora discutere se questo trasporto attivo è solo consapevole o, anche, inconsapevole. Ma, a mio avviso, anche per i ricercatori è un aspetto secondario che poco incide sulla sostanza della ricerca.L'espansione della tudorella a partire dalla sardegna è dovuta alla navigazione.

CARLO CARTA ha detto...

Saludi e trigu a tottusu!
A Maimone volevo dire che quel filmato su Youtube sulle "Lumache Nuragiche" non è lo stesso che avevo caricato. O meglio questo è il continuo. Evidentemente è stato da me involontariamente rimosso! Comunque la sostanza non cambia. Sempri sitzigorrusu funti cottusu in tellas a s'antiga, a dimostrazione di quanto antica possa essere la nostra tradizione enogastronomica. Una tradizione che riguarda tutta la Sardegna ovviamente, ma che Gesico ha avuto il merito di svilupparla e portarla oltreconfine. Tutto qua!
Per quanto riguarda la signora Atropa, so benissimo la correlazione che esiste tra la lumachina ed archeologia. Ho premesso che è da tantissimo tempo che avanzo (e scrivo) l'ipotesi che la Sardegna non è sempre stata terra di colonia. E questo dal postpaleolitico. Chi mi conosce sa che da parecchio tempo sostengo che il megalitismo (e con esso tutte le sue derivazioni) è un fenomeno autoctono della Sardegna, che si evolve su spinte culturali e migratorie che non provengono solo dal Nord (Toscana- Corsica), ma anche dal Sud, dal Mediterraneo. Il 95% delle Coppelle, per esempio censite sinora in Sardegna, sono localizzate al Sud (da Sorgono in giù divedendo la Sardegna in due parti). Al Sud abbondano anche, Domus de Janas, Menhir, Perdafittas ed altro. Non escluderei nemmeno a priori i contatti con la Francia e con la Spagna Meridionale. Quindi Tudorella ornamentale? In alcuni ipogei sono state trovate intere collane (vedasi zona Sanluri). Uso alimentare? Continuo ad escluderlo, poichè c'è poco da mangiare (ce n'è di più nei sitzigorreddusu de sant'uanni)! La realtà è forse un'altra e che stenta ad entrarci in conca: i Sardi hanno sempre viaggiato, hanno migrato e subito i flussi migratori. E questo a partire dal Paleolitico, glaciazione o non glaciazione!

A si biri mellus!

Giuseppe ha detto...

Vacci piano, Atry, con affermazioni tipo questa:
"è chiaro che si stanno accumulando da ogni parte evidenze di una navigazione sarda in epoca anti-ca".
Una volta accettata questa realtà resta da risolvere il problema del vettore navale.
Senti cosa dice a tale proposito uno specialista (nel 2009:
“Considerevoli tracce, costituite per la maggior parte da ceramica di tipo nuragico, disseminate lun-go la rotta da Oriente a Occidente, sono state lasciate soprattutto da naviganti originali dell’isola, forse imbarcati su navi orientali, sfatando il mito moderno che le popolazioni nuragiche non navi-gassero.”
Chiaro? A noi Sardi resta almeno al vanto di essere stati gli inventori della nave-stop in modo da portare (forse come antichissimi ambulanti) le nostre ceramiche in giro per il Mediterraneo!
Tieni presente che si parla di "considerevoli tracce di ceramica nuragica" in Sicilia (Cannatello), Spagna (Huelva, Cadice, Malaga e Tarragona), Cartagine, Etruria, El Ahwat (Israele), Creta, Lipari e Tirinto.
Ebbene, per quattro ciottoli di ceramica micenea rinvenuta in Sardegna si è parlato di insediamenti greci, anche se la datazione di questa ceramica ha dato un risultato inaspettato: era in Sardegna quando i Micenei non erano al massimo della loro potenza marittima, quindi non erano in grado di spingersi sino alla Sardegna. Quale fu, allora, il vettore navale?
Inoltre, una parte della stessa ceramica rinvenuta nell'Isola, risulta prodotta con le terre locali.
La conclusione (mia)? Era talmente bella che i Nuragici se la portarono a casa come souvenir e per copiarla!
Salute a tutti
Giuseppe Mura

Giorgio Cannas ha detto...

Desidero inviarvi alcune considerazioni sul dibattito in corso, se andate a Fluminimaggiore a visitare, guarda caso la “grotta delle lumache”, dopo aver percorso e strisciato in cunicoli strettissimi vi troverete in una grade sala con un focolare e resti di pasto. Che ci fossero le lumachine in questione non lo ricordo, scattai alcune foto, ma no le ritrovo. Se andate a Fluminimaggiore chiedete di un minatore che ha le chiavi della grotta e solo lui vi accompagnerà facendovi anche da guida storica.
Sono d’accordo con chi scrive che le lumachine venivano utilizzate non solo per mangiare ma anche per ornare le collane, neolitiche, con una “rituale predisposizione”.
Aggiungo anche, per la questione, Navigazione Preistorica, che se la nostra archeologia avesse studiato, indagato, salvato e divulgato su i siti, a centinaia, neolitici presenti lungo tutta la fascia costiera del golfo di Oristano, studiato anche dal punto di vista paleobotanico ed ambientale, avremo tante risposte al quesito se i sardi navigassero o no. Su queste questioni cercherò di postare dell’altro. Dovrei anche pubblicare la mole enorme di documentazione che ho acquisito in quattro convegni internazionali sull’utilizzo e le tecniche di scheggiatura dell’ossidiana, in particolare sul microlitismo e sui commerci preistorici nel mediterraneo, con relativo progetto esecutivo di REALE traversata, con equipaggio, scorta alimentare, carico di ossidiana e tempi di traversata, ecc., con la partecipazione, tra gli altri del navigatore norvegese Tohr Heierdhal. Quello del Kontichi.
A s’intendi G. Cannas

Giorgio Cannas ha detto...

Desidero inviarvi alcune considerazioni sul dibattito in corso, se andate a Fluminimaggiore a visitare, guarda caso la “grotta delle lumache”, dopo aver percorso e strisciato in cunicoli strettissimi vi troverete in una grade sala con un focolare e resti di pasto. Che ci fossero le lumachine in questione non lo ricordo, scattai alcune foto, ma no le ritrovo. Se andate a Fluminimaggiore chiedete di un minatore che ha le chiavi della grotta e solo lui vi accompagnerà facendovi anche da guida storica.
Sono d’accordo con chi scrive che le lumachine venivano utilizzate non solo per mangiare ma anche per ornare le collane, neolitiche, con una “rituale predisposizione”.
Aggiungo anche, per la questione, Navigazione Preistorica, che se la nostra archeologia avesse studiato, indagato, salvato e divulgato su i siti, a centinaia, neolitici presenti lungo tutta la fascia costiera del golfo di Oristano, studiato anche dal punto di vista paleobotanico ed ambientale, avremo tante risposte al quesito se i sardi navigassero o no. Su queste questioni cercherò di postare dell’altro. Dovrei anche pubblicare la mole enorme di documentazione che ho acquisito in quattro convegni internazionali sull’utilizzo e le tecniche di scheggiatura dell’ossidiana, in particolare sul microlitismo e sui commerci preistorici nel mediterraneo, con relativo progetto esecutivo di REALE traversata, con equipaggio, scorta alimentare, carico di ossidiana e tempi di traversata, ecc., con la partecipazione, tra gli altri del navigatore norvegese Tohr Heierdhal. Quello del Kontichi.
A s’intendi G. Cannas

mikkelj tzoroddu ha detto...

Visto che il tema verte sulla navigazione, non posso esimermi dal fornire il mio contributo.
Ancora nel mio primo libro [aripubblicità] è ricordato di come l’Homo erectus abbia compiuto la prima navigazione (sul tratto di mare di 20-30 km. fra Bali e Lombok, anche oggi temuto, per la sua perigliosità, dagli equipaggi dei moderni pescherecci) almeno 840.000 anni fa. Viene anche detto come sia risaputo che il tratto di mare (presumibilmente superiore ai km. 400) che separa Timor dall’Australia sia stato superato la prima volta circa 60.000 anni fa. Nello stesso libro si va oltre la solita tiritera che vede il trasporto dell’ossidiana (fatto da chi? Mi pare che nessuno abbia finora dimostrato attributi nell’indicare il vettore umano artefice di ciò) riferito solo al Neolitico e quando si dice Neolitico, in Sardegna non si va oltre il 6000 B.C. Ebbene, si da il caso che al Riparo Mochi, in Liguria, fu trovato un grattatoio d’ossidiana, datato a circa 12.200 B.P. Si da ancora il caso che all’Arma dello Stefanin, sempre in Liguria, sia stato trovato un raschiatoio di ossidiana datato fra 11.900 e 10.300 B.P. Nello stesso libro, edito tre anni fa, si dimostra come artefice di quel trasporto di materiale, avvenuto quindi almeno a partire dal XIII millennio prima d’ora, non potesse essere altri che il marinaio Sardiano, sulla base di molti parametri, testimonianze indirette e con il conforto di TRE TESTIMONIANZE.
Debbo anche dire che i viaggi della Tudorella sulcata s. str. mi hanno lasciato una certa delusione. Mi sarei infatti aspettato di trovarla da subito nella regione che oggi chiamiamo Tunisia. Essa (ovvero la sua isola La Galite), nell’ultimo Massimo glaciale distava dalla Sardegna appena 50 miglia ed era ben visibile. Ora se da Timor, l’Homo sapiens sapiens ha raggiunto l’Australia 60.000 anni fa, mi pare evidente credere che lo stesso individuo abitatore della Sardegna, ma anche lo stesso individuo abitatore della Tunisia, con una sollecitazione in più, quella straordinariamente confortevole della visibilità, abbiano attraversato il tratto di mare che li separava, un pochino prima di 60.000 anni fa. Certo, non conosco il momento in cui la Tudorella sia “nata”, ma mi sarei aspettato almeno di trovarla in Tunisia a far data da prima dei 10.000 anni fa. Riguardo la Francia meridionale, il mio animo è più lieto. Si deve, infatti, dire che la residenza della nostra lumachina, coincide perfettamente con i siti di ritrovamento di circa 113 pezzi di ossidiana di Monte Arci del tipo SA. Anzi, siccome i siti di ritrovamento della nostra SA non vanno oltre i 5500 anni fa, la datazione intorno agli ottomila anni dei siti della Tudorella rende giustizia al nostro pensiero che inferisce come la loro ossidiana, i Sardiani del Paleolitico superiore portarono nella valle del Rodano ed oltre fino alla Catalogna, in un’epoca vicina a quella dei siti della Liguria.