di Michele Podda
Si, è finita da oltre 10 giorni senza che vi sia stato alcun "iscontzu", e dunque neanche "acontzu", come le cattive cassandre avevano previsto. D'altronde le previsioni erano facili facili: stessi attori, stesso copione, il teatrino non poteva cambiare. Non ho sentito di abbandoni con porte sbattute, di lancio di scarpe verso i responsabili della drammatica situazione della lingua sarda, di condanne clamorose verso il cattivo operato della Regione Sarda in tutti questi anni.
I casi sono due:
- i partecipanti erano convinti che la Regione, o meglio gli apparati regionali preposti, abbiano operato nel migliore dei modi; in quel caso dovevano ringraziare per l'impegno, la competenza e i risultati raggiunti, ed elargire dei suggerimenti per rendere ancor più felice la situazione;
- i partecipanti erano consci e convinti della latitanza della Regione e degli errori commesi: in quel caso dovevano farlo capire in ogni modo a tutti i sardi, e sopratutto "pretendere" assunzione di responsabilità da parte di politici e burocrati regionali, nonchè di impegno, con tempi e modalità prestabiliti, a realizzare le loro proposte/richieste.
Non credo possibile il primo caso: il grido d'allarme, con calde lacrime di coccodrillo, è emerso forte dai responsabili degli Uffici regionali e dai politici, i quali come abbiamo visto in precedenza, lamentavano " che la lingua resta relegata in zone sempre più ristrette; che anche in quelle zone ristrette, solo il 13% dei bambini ormai parla in sardo con i genitori; che non ci si deve vergognare di essere sardi; che la lingua sarda deve tornare nelle famiglie..." e chi più ne ha più ne metta. Essi stessi ammettono dunque, se ve ne fosse bisogno, che le cose sono messe molto male.
Non si è avverato il secondo caso: giornali e televisione non hanno riferito di scontri feroci con accuse gravi rivolte dai partecipanti alla conferenza verso i responsabili del destino ormai segnato della "limba". E non vale la scusa che i mass media snobbano la questione in argomento: le notizie di cronaca le danno comunque, dunque una contestazione quantomeno vivace, per non dire fragorosa, l'avrebbero sicuramente segnalata. Non si è sentita "una mosca volare", come si diceva; un silenzio tombale.
Non resta che ipotizzare un terzo caso: anche i partecipanti, studiosi e studiati, editori e pubblicati, conferenzieri e convegnisti, soddisfatti comunque di esserci e di rinvigorire i loro rapporti col potere (piccolo certo, ma sempre meglio di niente), si sono appiattiti sulle posizioni "sofferenti" dei responsabili regionali e, enunciate le loro attente analisi e gridati in coro gli auspici più sinceri, non dimenticando di sollecitare più fondi per la lingua, SI SONO SEDUTI, concordando sulla necessità di più frequenti conferenze e convegni sull'argomento.
Non tutti forse, ma la gran parte certo; e chi non ritiene che così stiano le cose, si affretti a farlo sapere, in qualunque modo, almeno servendosi della disponibilità di blog come questo, che almeno in parte sopperiscono all'ostracismo messo in atto dai grandi quotidiani dell'isola nei confronti della lingua sarda. Qualcuno dei partecipanti dica chiaro quali sono le difficoltà ad attuare iniziative forti per introdurre il sardo obbligatorio nelle scuole, per difenderlo dall'italiano, per accrescerne il prestigio. Provi qualcuno a riferire, sinteticamente, quali sono state le proposte concrete da parte di singoli partecipanti, quali le conclusive promesse dell'Assessore e del Presidente, quali le CERTEZZE, se ve ne sono.
Spero che "i partecipanti" non si risentano per la tirata d'orecchi che qui si vuole significare, perchè colpe ne hanno sicuramente, ma sopratutto perchè IN LORO E' RIPOSTA LA SPERANZA di tutti coloro che credono in una rinascita vera e concreta della limba.
E per carità: che nessuno ripeta, in modo affrettato, lo slogan regionale che d'ora in poi saranno i bambini a istruire gli adulti sulla lingua sarda. Perchè allora davvero è finita, "su mundu s'est zirande in cherbeddu".
Caro Michele, hai ragione, per quel che può, questo blog supplisce alla disinformazione imperante sulla lingua sarda, imperante ma per fortuna non totalizzante, visto che Sardegna 1 e la Nuova Sardegna non sono distratte. L'Unione sarda, per dire, ha parlato della Conferenza di Fonni in una riga all'interno di un trafiletto su Corte apertas a Fonni e anche la televisione del gruppo non ha certo contribuito ad informare. Ma proprio per questo, la tua invettiva è assai poco fondata. Perché avremmo, noi del solito "teatrino", dovuto rovesciare le sedie e sbattere le porte, visto che l'assessore della Cultura ha fatto proprie gran parte delle proposte di Su Comitadu pro sa limba sarda e del più complessivo movimento linguistico sardo? Per fare esercizi muscolari? O per stare nel solco del qualunquismo secondo cui, tanto, la politica è tutto un magna magna?
Chi, come me, non trova affatto appassionante il gioco destra, sinistra, su e giù, ha interesse a vedere se il governo e il parlamento sardi vorranno rispettare le promesse nei confronti della lingua sarda e delle altre lingue alloglotte. L'assessore ha preso impegni assai soddisfacenti e ha illustrato le linee del Piano triennale per la lingua che corrisponde, non in tutto magari, ma in larga parte sì, a quel che anche nella Conferenza di Fonni si è chiesto. Il problema è, semmai, se gli impegni saranno mantenuti. Dire "tanto non ci credo" o, al contrario, "finalmente abbiamo risolto il problema" è infantile. L'atteggiamento più congruo mi sembra sia, come al poker, andare a vedere. Ed è quello che noi del "teatrino" vogliamo fare.
PS - Quel che tu dici, che "anche in quelle zone ristrette, solo il 13% dei bambini ormai parla in sardo con i genitori", non è vero. Quel 13% è una media nazionale fra i paesi in cui i bambini sardo parlanti sfiorano il 90% e i paesi in cui i bambini sardo parlanti si avvicinano a zero. E, a costo di dispiacerti, credo sia vero che nei centri in cui i sardo parlanti superano di poco la metà degli abitanti, la speranza di una nuova alfabetizzazione è riposta nei giovanissimi che impareranno il sardo a scuola. Non basterà, sarà necessario che il sardo sia visibile in tutti i contesti, dalle strade agli uffici, dai negozi ai toponimi. Ma questa è la scommessa per il futuro. [zfp]
7 commenti:
A parte il fatto, o Gianfranco, che è difficile uscire dal solco di un giudizio secondo cui, oggi, la politica è tutto un magna magna (come coloritamente dici tu) che sarebbe un puerile qualunquismo senza alcun triste riscontro con la realtà, per la lingua sarda possiamo stare tranquilli?
Nel senso che l'assessore ha perlomeno incrociato il pollice con l'indice della mano destra dicendo "Mi' sa rughe!"?
Se credi questo, hai ragione di rimproverare Michebi Podda per la sua "invettiva", ma ricorda che in molte altre occasioni abbiamo celebrato messe solenni: mentre noi abbiamo fatto i chierichetti, a cantar messa sono stati sempre gli altri.
E mai che l'abbiano cantata in sardo.
Apo s'impressione chi peri custa orta a s'Assessore a sa cultura de sa RAS, ch'at promintu mares e montes pro su sardu e prus e prus cando s'impignu est s'imparu de sa limba nostra in sas iscolas, li tochet sa sorte de si tropeire a sa sola. E si no est gai bido zae in su caminu suo una chedda intellettuales ponendeli iscambeddos mannos che a una rocca. E nois, che a semper, amus a abarrare a bucca aberta che a cudda tziedda tzeca chi cando su preideru pissiaiat dae sa trona, abochinaiat: " a mimme puru aba de s'ispiridu santu"...
Caro Gianfranco,
ci sarebbe da approfondire in quel che, con tono certamente vivace (ca si nono frata non nde faghet, non s'intendet issonu), ho affermato io, come anche in quel che dici tu nella successiva nota. Prendo solo tre punti:
1- Come osserva Francu Pilloni, sarebbe bene sapere se l'Assessore, e con lui Cappellacci, ha quantomeno dato la parola e messo in gioco la propria faccia. Ma non basta ancora; bisogna anche sapere CHE COSA DI PRECISO HA PROMESSO, tempi e contenuti, quindi. Mi pare che la tua comunicazione "L'assessore ha preso impegni assai soddisfacenti e ha illustrato le linee del Piano triennale per la lingua che corrisponde, non in tutto magari, ma in larga parte sì, a quel che anche nella Conferenza di Fonni si è chiesto" non chiarisca molto, nulla oserei dire. E piuttosto che "abarrare a buca aberta... isetende aba de s'ispìridu santu, diat cumbenner, ca semus iscramentaos, a surbiare, a tocheddare, a menethare".
2- Ho visto la riga dell'Unione Sarda, e mi sono sentito offeso, come sardo (Ello no amus a imparare, a nollu fagher nois, su giornale!). E purtroppo ho visto anche il lungo articolo della Nuova, aceto sulla ferita (Il sardo? Una lingua normale... del 08.12.10, riportato anche nel blog di Bolognesi). E' un articolo illuminante, in cui la lingua sarda è trattata come "petza 'e pede o istratzu 'e tregher in terra" degli "sponsor".
3- Il 13% media nazionale? Fra i pochi del Nuorese (che conosco bene anch'io) e lo "0%" del resto della Sardegna, dove risiede il 90% della popolazione? "A dolu mannu nostru", amico mio, così non è. E quando il sardo sarà nella scuola, perchè vi entrerà, questo è certo, I BAMBINI PORTERANNO IL SARDO DA CASA A SCUOLA (e non viceversa!), e lì sarà studiato, con dei bravi maestri, e valorizzato, e riacquisterà prestigio. Bada che il sardo non è ancora morto, perchè esso è presente anche a Cagliari, fra le migliaia di "pessones mannas" provenienti da tutti, TUTTI i paesi della Sardegna.
Infine, per chiudere, levami una curiosità. Articolo della Nuova di cui sopra: " Assicura Corongiu: «Intanto nella giornata conclusiva di sabato avremo in collegamento da Edimburgo la professoressa Antonella Sorace, ordinaria di linguistica in quella università e già nostra ospite a Cagliari. Spiegherà ai genitori interessati come si fa a introdurre la lingua nelle famiglie». Cioè? Hai tu assistito a quel collegamento? Che...cosa ha detto, ai poveri genitori sardi? Caro Gianfranco, "De righer sas perdas!".
@ Michele Podda
Forse per colpa mia non ci siamo capiti: non giurerei che la Regione mantenga gli impegni presi, prendo solo atto che li ha assunti. E che, in larga parte corrispondono con quelli richiesti: una nuova legge di politica linguistica, aumento degli stanziamenti a favore della lingua, intensificazione della sperimentazione del sardo veicolare a scuola, reperimento di fondi anche fuori del bilancio dell'Assessorato, finanziamento della formazione degli insegnanti (con resistenza delle Università), distribuzione del correttore ortografico, T9 in sardo per i cellulari.
Se questo dalle parole si trasformerà in fatti, il balzo in avanti sarà notevole.
Quanto allo stato della lingua, certo che non è buono, altrimenti non ci daremmo tanto da fare da trent'anni ed oltre. Ma trent'anni fa le cose andavano peggio. Ti consiglio di leggere i risultati della inchiesta sociolinguistica delle due università:
http://new.sardegnacultura.it/documenti/7_88_20070514130939.pdf
e, appena uscirà, il Piano triennale.
Quanto alla questione del 13 % dei bambini, tieni conto che nei paesi con meno di 4000 abitanti a parlare con i figli in sardo è oltre il 35% a cui si aggiunge un 29 per cento che comunica in sardo e in italiano; nelle città con oltre 100 mila abitanti i genitori che parlano in sardo con i figli è il 3,2% e nell due lingue il 15%. Ecco la media.
@ Lare', naradu intre nois, sa chistione no est de li pònnere aficu in sa Regione, ma custa de si sapire chi sos impinnos bi sunt e chi, comente naras tue, sas tropeas prus mannas non sunt sas de sa polìtica, si non de sos istudiados compradores. Dimandabilu a Renato Soru chie est chi at fatu faddire sa lege sua de polìtica linguìstica.
@GFP. A Soru no apo nudda de li dimandare, ca no est e ne mai est istadu amicu meu. Gai comente non li dimando nudda a Capellacci. Pro issos faeddan sos fattos e pacu si poden bantare s'unu e-i s'ateru. S'esperientzia de trint'annos de luta pro su sardu ( non limba, ca si nono s'inchietat Diedu), m'at imparadu, a dolu mannu, chi sian de manca o sian de dresta cando si faeddat de sardu, sos guvernadores sardos paren, antzis, sun gameddos. Imbidio sa fidutzia tua in sas promissas. Jeo mi che so infadadu... Tantu guvernadores e assessores fachen solu fintas de nos ascurtare, ma su podere culturale veru l'an dadu, lu daen e l'an a dare a sos intellettuale comporadores chi faeddan in italianu e, che a issos, manican in sardu...
Su re de Napoli aiat ghetau unu bandu: chentu marengos de oro a chie ischiat pruite unu pische mortu pesaiat prus de unu pische biu.
Sun andaos grandu istudiaos de dònnia zenia, pinnicaos dae s'istare semper leghende, vida vida, su bonu conchispilios e barbibiancos. A chie ca nanchi su pische mortu, abarrande frimu, faghiat "pesu mortu"; a chie ca morinde, su pische, perdiat sa lepiesa de s'ispìritu de sa vida; a chie una cosa e a chie s'àtera, ma su re naraiat semper chi no, chi non fit pro cussu.
Una die andat unu piscadore, a capeddu in manos e a ocros a terra, e li narat:
"A perdonare, su re! Deo apo pesau pische minore e pische mannu, ma a mortu e a biu su pesu est totunu".
"Est gasi abberu", l'at nau su re, "colli sos chentu marengos e ispatzatilos cun salude".
A nois puru, naromeu , nos at a cumbenner a nos picare su securu: a andare a una deghena de biddas, po prova, e a dimandare a sos pitzinnos de iscola; in duas o tres dies iscobiamus sa beridade. Ma naro chi, a su chi isco deo, pro sos pitzinnos minores sa cosa est posta male abberu.
Podit essiri chi non ndi boghint mancu una maniga de sula, ca ndi dhu at medas capassus de totu e bonus a nudha. Perou, chi currant che musca a lati donnia borta chi si fait a intendiri sumbullu de lingua sarda, est sinnali bonu. Bolit narriri ca dhu at torrada, puita cussa est arratza chi non si movit po cositas de pagu; si movint feti candu dhu at sonu de genti meda e meda votus. Pagu si ndi depit importar’ a nosu chi calincunu dhu fait feti po is votus, su de importu est chi dhu apat torrada po sa lingua sarda.
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