domenica 24 ottobre 2010

Tarsis-Tartesso? A Cagliari (II parte)

di Giuseppe Mura

Come e perchè Strabone arrivi a collocare Tartesso nel Guadalquivir e l’isola di Erizia a Cadice [vedi primo articolo] non è dato sapere. In ogni caso il geografo greco-latino identifica Erizia come isola, confermando così non solo l’antichissima definizione di Stesicoro, ma estendendone il concetto alle isole sorelle conosciute con i nomi di Egle, Esperia e Aretusa. Quindi Erizia “la rossa”, come isola, faceva parte di una sorta di arcipelago.
Ebbene, anche la quaterna di isole trova una facile collocazione nella regione di Cagliari e all’interno della laguna di S.Gilla, dove Sa Iletta rappresenta l’isola maggiore di un piccolo arcipelago (vedi figura).
Questa la collocazione di Tartesso secondo Strabone. Ma cosa dicono le fonti che compaiono nel periodo di circa sette secoli che separa la testimonianza di Stesicoro da quella di Strabone?
Seguendo l’ordine cronologico, Tartesso risulta citata a causa della longevità del suo re Argantonio (al quale sono attribuiti ben 120 anni) e in occasione di viaggi per mare dei Greci in Occidente. Erodoto, vissuto nel IV secolo a.C., narrando degli antichi naviganti Focei, attribuisce loro i meriti della scoperta dei seguenti luoghi: “Adriatico e la Tirrenia e Iberia e Tartesso”. Giunti a Tartesso i Focei, secondo lo storico, fecero amicizia con Argantonio, il quale li invitò a stanziarsi nella propria terra. Inoltre, quando gli orientali annunciarono di voler rientrare in patria, il re mostrò tutta la sua generosità offrendo loro denari in gran quantità.
La sequenza geografica della navigazione proposta da Erodoto suggerisce che Tartesso fosse dislocata in una regione diversa dall’Iberia, infatti, se la misteriosa località avesse fatto parte del territorio spagnolo, egli non avrebbe citato entrambi i luoghi nel contesto di un viaggio per mare che prevedeva tappe diverse.

15 commenti:

francu ha detto...

Con i fili dei tuoi ragionamenti, caro Giuseppe, hai intessuto una bella parrucca che vorresti posare, come una corona, sul capo della nostra terra. Tuttavia, anche se hai proceduto con logica e buon senso, suppongo che qualche groviglio sia rimasto ingarbugliato, in considerazione dell’evanescenza delle fonti di cui tratti, che quasi mai rimandano ad esperienze dirette degli autori, ma più spesso ai “sentito dire”.
Da parte mia non riceverai che plauso, ma di poco conto perché vengono da chi non è in grado di esprimere giudizi nel merito.
Vedrai però che, non saremmo in Sardegna se così non accadesse, gli studiosi del ramo non passeranno sa lindirera (il pettine a denti strettissimi per staccare le lendini, su lindiri siat a nai is ous de su priogu) sulla capigliatura per trovare i nodi e provare a scioglierli, se del caso, ma faranno finta di non aver visto né capelli, né peli.
Al massimo ti si riserverà un sorriso imbarazzato, perché ti si vuole risparmiare un giudizio spiacevole.
A me farebbe piacere, e suppongo anche a te, che i tuoi ragionamenti fossero passati al setaccio almeno come tu hai fatto con quelli di Luca Antonelli, evidenziandone i nodi, gli ingorghi logici, quel declassare la fonte perché non sostiene il castello d’ipotesi che ha preconcettualmente messo in piedi. Ma Antonelli non è sardo, di conseguenza gli si può perdonare qualche “svista”, anche se con una macina per il grano vuol produrre giarra, frantumando sassi all’ingrosso, facendo sparire isole di cui non si ha notizia, negando rocche e popoli identificati per nome.
E però confesso che, anche se temo di essere buon profeta, vorrei proprio di sbagliarmi di grosso.

Gigi Sanna ha detto...

Caro Giuseppe, ti prego innanzitutto di una cosa.
Non accusarmi di quello che proprio non faccio mai. Se rispondo e mi decido a scrivere qualcosa lo faccio perché ho esaminato attentamente anche le virgole di ciò che letto. Se poi sbaglio nel capire è un altro conto. Ed è naturale che ciò succeda. Accetto l'accusa di errori anche pacchiani ma non quella di superficialità. .
Non entro poi più di tanto (solo alla fine) nel merito delle fonti storiche e letterarie così beatamente perspicue. La pensiamo diversamente, anche se credo di averti detto che io non le trascuro affatto. .Possono dare anch'esse una mano. Basta osservare che nel 2004 ho parlato in più pagine di Argantonio e del fatto che era un re ultracentenario sardo e non del Tartesso, in base almeno alle mie risultanze. Ma lo ho citato solo come ipotesi di lavoro, per quello che mi serviva, del tutto in subordine rispetto a ciò che mi denunciavano i documenti scritti: le tavolette di Tzricotu in primis. Ma il primo che ne ha parlato non è stato il sottoscritto. E' stato Sergio Frau: studioso che però tu ti guardi bene dal citare mentre io l'ho fatto perché era doveroso e corretto il farlo. Questo modo di procedere negli studi non lo ritengo, se permetti, giusto né metodologicamente né moralmente . Si lavora così, credo, per quanto è possibile: altri hanno detto, alcuni dicono ergo io dico. E la cosa che sconcerta è che il dato dell' Argantonio sardo non l'ha messo in rilievo un frillo come me con tre o quattro simpatizzanti: l'ha messo in campo, con dovizia di argomentazioni, uno che ha scritto un libro che ha fatto scalpore, scandalo se preferisci, e che è stato letto da decine di migliaia di persone, solo in Sardegna. Ti chiedo dunque. Tu non citi Sergio Frau forse perchè potresti avere l'antipatia delle famigerate 250 firme contro o perché non hai letto nulla di lui? Ugas sì (e fai bene) e Frau no? E perchè? Fai male, molto male, per una semplice ragione. Con il tuo non riprendere Frau e, se si vuole, anche le mie considerazioni sull'Argantonio sardo (che sono, tra l'altro, sia pur da punti di vista differenti, uguali o quasi alle tue) commetti l'errore di non mettere al corrente gli altri che ti leggono che ci sono studiosi che hanno parlato 'prima' dell'argomento. E' come se qualcuno aspettasse magari quattro o cinque anni e si mettesse a parlare di una Tarshish cagliaritana senza tener conto minimamente di quanto oggi, giusto o sbagliato che sia, hai sostenuto tu (e 'facendoti il mazzo', come si suol dire). Sarebbe ingiusto e scorretto. Così procedendo dai una certa ragione a Leo Melis che ti fa l'obbiezione che sai. Del resto, caro Giuseppe, io stimo moltissimo la tua preparazione ed il tuo lavoro, ma non posso fare a meno di dirti che la stesso tuo rispetto scrupoloso di citazione delle 'fonti', richiede questo modo di procedere. per tutte le fonti, passate e presenti. .

Gigi Sanna ha detto...

Passo però al brano del tuo saggio che, per ovvi motivi, mi interessa e mi ha colpito di più. Tu dici:

Per chiudere con la collocazione di Tartesso in Sardegna, ricordo le testimonianze di carattere archeologico e in particolare la celeberrima “Stele di Nora” e altri reperti16 rinvenuti nell’Isola che riportano la scritta “Trss” in lingua fenicia arcaica. A prescindere dal problema interpretativo sollevato da vari specialisti sul vero significato delle iscrizioni, il termine Trss, stavolta a parere unanime degli stessi studiosi, è riconducibile alla Tarsis della Bibbia e alla Tartesso dei Greci. In tal caso, sarebbe proprio una circostanza “accidentale” quella che ha consentito di ritrovare questi reperti in Sardegna e a Nora, una località vicina alla regione di Cagliari?

Precisiamo brevemente
: 1) Non c'è affatto un parere unanime degli studiosi che Tarshis sia riconducibile alla Tarshish della Bibbia. Anzi è tutto il contrario. Almeno fosse così. La presunta prima linea della stele (in realtà la seconda) viene spezzettata in mille modi da specialisti e non specialisti a partire soprattutto dai curatori del CIS (il Corpus delle iscrizioni semitiche). Se tu avessi letto davvero la Stele di Nora questo non lo avresti detto anche perché tu citi la p. 77 del mio saggio mentre le pagine che interessano strettamente l'antica città sono dalla 74 alla 80.
2) Per me è' proprio come dici tu: non può essere una circostanza 'accidentale' il ritrovamento di questi reperti [ i documenti con la scritta Tarshosh] in Sardegna. Ma qui, a mio parere, ti dovevi fermare; perché i documenti sono stati trovati non solo a Nora, ma anche ad Orani e a Zeddiani in luoghi ben distanti da Nora e più vicini invece a Tharros e a Corras/Cornus. Questo si chiama portare acqua al proprio mulino. Non trovi?
3) Dal momento che ci siamo, ti faccio la domanda fondamentale. Credi davvero che se Karalis /Casteddu/ S.Gilla/Sa Iletta ecc. ecc, fossero state davvero località in 'lacanas' di Tarshos avrebbero mai potuto perpetuarsi superando e annichilendo addirittura il nome fondamentale? Il nome di una città tra le più note nell'antichità sia in Oriente che in Occidente? Il luogo del 'porto della meraviglie'? Io, come ho detto più volte, sono tutt'altro che un fanatico della toponomastica, ma da quello che capisco per ciò che leggo di questa disciplina della linguistica, mi pare che per oscurarli o annullarli del tutto non bastino nè i terremoti né le diaspore più tragiche. Resistono, pare, ancora oggi, i toponimi prenuragici del neolitico! Guarda un po' cosa mi capita di osservare! Tarshish resiste in Tharros, c'è ancora con tutti i miti che si porta dietro, e questo non ti dice nulla. Non resiste minimamente a Cagliari e questo invece ti dice tutto tutto.
Già, ci sono le fonti classiche. Permettimi però di dirtelo ancora, proprio per l'enorme lavoro che hai fatto e che merita ogni lode per l'impegno profuso nello spulciare e mettere in fila dati minimi e massimi ( nonché quello di contrastare con energia uno studioso come l' Antonelli): sei sicuro sicuro (lo dico perché non usi mai il condizionale) che Omero, Erodoto, Euripide, Stesicoro, Apollonio Rodio, Strabone, Rufo Sesto Avieno, Solino abbiano dato informazioni geografiche giuste, rispondenti al vero, circa la Tarshis cagliaritana? Pensi davvero che Strabone ti abbia dato le coordinate perfette ( tu parli addirittura di 'facile collocazione') circa l'isoletta palustre (e sorelle) dello Stagno di Santa Gilla? E che era questa minuscola Eritia sarda con le sorelline quasi 3500 anni or sono?

Giuseppe ha detto...

@ Francu Pilloni
Bellissimo il paragone della parrucca da posare sul capo della nostra terra.
Hai ragione quando dici che le fonti nascono dal "sentito dire" trasferito agli autori: Omero, come sai, ha composto le sue opere nell'VIII secolo a.C. mettendo insieme gli antichi racconti orali vecchi di circa cinque secoli.
Ma devi anche ammettere, come ormai è stato ampiamente dimostrato tramite sperimentazioni e testimonianze di popoli moderni, che il lunghissimo esercizio mnemonico praticato dai Greci ha reso affidabili queste antichissime fonti.
Nel mio paese, giusto per fare ancora un esempio, c'era il tipico "scemo del villaggio" che conosceva a memoria l'intera Odissea!
Sono d'accordo con te a proposito del fatto che sa lindidera (da ragazzino l'ho conosciuta di persona)
non sarà usata nel mio caso: sappi che non mi sono mai illuso in tal senso.
D'altra parte l'alternativa, quando studi e scrivi da illustre sconosciuto, è tacere, ma voglio troppo bene alla mia terra per rinunciare. Mi resta in ogni caso la soddisfazione di avere approfondito argomenti per i quali provo molta passione.
Ti saluto con un bel grazie.

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna
Caro Gigi, parlavo di impressione, in ogni caso prendo atto dell'errata interpretazione e me ne scuso.
Frau l'ho regolarmente citato nel libro e non ho ritenuto che fosse il caso di fare altrettanto in un semplice articolo, anche perché il suo lavoro è mirato in particolare a spostare le colonne d'Eracle da Gibilterra al canale di Sicilia, un argomento ininfluente per la mia ricerca, tra l'altro eseguita spesso con autori diversi dai suoi. Inoltre egli ipotizza di collocare Tartesso a Nora proprio per via della stele, non a Cagliari.
Quanto al mio metodo di procedere negli studi ribadisco quanto detto a Leonardo Melis (ma perché queste strane accuse comuni e immotivate?): ti sfido a prendere un autore qualsiasi della bibliografia di dieci fitte pagine del mio libro e provami che ho barato. Se ci riesci accetterò anche l'accusa di comportamento immorale.
Sulle 250 firme trovi la risposta nel commento rivolto a Francu Pilloni.
Nel libro "LA STELE DI NORA", a proposito della tua identificazione di Tarshish con Tharros scrivi tra l'altro (pag.79):
" Tharros, grazie al fatto d'essere con ogni probabilità la "capitale" dell'Isola, godeva di una prosperità economica eccezionale che le proveniva, oltre che dai traffici marittimi, dai proventi delle "ville" interne e, fatto non trascurabile, dalla stabilità istituzionale, garantita da una "burocrazia" di capi divini, guerrieri, sacerdoti e giudici, presenti in tutta l'Isola".
Scusami, a parte il fatto che ci vedo poca di quella matematica che vorresti trovare nella mia ipotesi, non è che ci facciamo prendere la mano dall'entusiasmo dovuto a qualche forma di campanilismo?

Giuseppe Mura

shardanaleo ha detto...

Qualche precisazione sui greci a questo punto va fatta... Gigi ha sfiorato il problema senza andare a fondo.
la "MEMORIA" dei greci, non solo è un "memoria di bambini" come diceva il sacerdote di Sais a Solone... è addirittura INESISTENTE.
Coloro che abitarono la Grecia nei TEMPI EROICI (fino al 1200 a.C.) NON erano gli stessi greci del tempo di Omero. Quindi di quale memoria stiamo parlando?
i quasi 500 anni di TEMPI BUI dopo l'invasione dei Popoli del Mare cancellarono oltre la memoria, anche la pOPOLAZION che abitava il continente greco. Poi arrivarono gli ELLENI che si fecero chiamare greci e tentarono in vari modi di darsi un MARCHIO DI ORIGINE greca. Arrivando a farci credere che a Troja (o melgio ILio/Wilusha) ci fossero i Greci, cioè i greci loro antenati. NIENTE DI PIU' FALSO.
Come se oggi i nostri storici cercassero (e mi pare ci abbiano provato dal ventennio in poi)di farci credere che nel VI se. a.C in Italico stivale ci fossero gli ITALIANI!
Ma allora Omero da chi prese tali storielle? Semplice: dai vicini KANANEI, che essi chiamavano "Fenici". I Kananei avevano, loro si, ricordi di ADULTI. Essendo in qeui tempi composti di popolazioni autoctone miste ai Popoli del Mare con conoscenze egizie e mesopotamiche.
Un esempio? o più esempi?
- LA STORIA DI PATROCLO E DEI due mezzogiorni senza la mezzanotte è presente anche nelle tradizioni palestinesi e kananee... non si trova forse anche nel libro di Josueh?
- LA STORIA DI FRISSO E e del suo tentato sacrificio evitato in extremis per l'iuntervento di un angelo... pardòn di un messaggero (Hermes) e il conseguente sacrificio del CAPRO ESPIATORIO... non lo troviamo forse anche nel racconto di ISACCO?
- LA STORIA DEL DILUVIO E del salvataggio di DEUCALIONE, grazie a un intervento di un Dio ( suo padre Prometeo che lo avvisa) che gli fa costruire un'... ARCA! non ci dice niente? che so: ZIUSUDRA, UT.NOAH.PISHTIM... NOAH stesso?
- L'ERACLE GRECO, non è forse il MELKART kananeo e il gilgamesh mesopotamico?
- PERSEO, non era forse filgio di una Vergine (DANAe) e del Dio... non fu forse affidato alle acque dentro un'... ARCA (cesto cassa)... proprio come MOSE e sopratutto SARGON DI AKKAD?

... Tornando ai "Greci" (altrimenti non finiremo con gli esempi fino a ... stanotte)... davvero i Greci erano BIONDI come il BIONDO ACHILLE, IL BIONDO MENELAO, IL BIONDO ULISSE?... NO, i Greci no, ma gli AKAYASA si... e gli akayasa andarono via insieme ai Popoli del Mare invasori... nel 1200 LORO DISTRUSSERO TROJA/ILIO/WILUSHA.
Che ne sapevano i greci... di quale MEMORIA stiamo parlando?
Io la chiamerei APPROPRIAZIONE INDEBITA.
Kum Salude

Anonimo ha detto...

Il problema dei problemi caro sig. Giuseppe Mura è :
Omero chi?
ADG

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna (seconda parte)
credi meno nella toponomastica perchè, presumo, quella indicata da vari autori che scrivono su Tartesso in tempi diversi e in contesti diversi, riportano una situazione morfologica e ambientale perfettamente sovrapponibile alla regione di Cagliari e non a Tharros.
Termino la seconda parte dell'articolo con una lunga frase che Francu Pilloni ha sintetizzato al meglio prima di conoscerla:
"E ora, chi ha differenti opinioni in merito può esprimerle, se vuole, e giustificarle con pari dignità".
Con Tharros, che pure considero un'ipotesi molto intrigante proprio per il nome, bisognerebbe individuare (in sequenza): il promontorio, lo stretto navigabile che conduce alla laguna (altrettanto navigabile) con relativo porto, l'isola interna posta di fronte alla foce del fiume capace di ospitare Giardini e Buoi, lo stesso fiume dalle radici d'argento ecc. ecc.
Se riuscissimo a sistemare al meglio questi elementi ambientali nella morfologia di Tharros sarei il primo a rinunciare alla mia ricerca su Cagliari.
Ti saluto

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Shardanaleo
andiamo per gradi.
1) sulla "memoria" dei Greci vedo che ti servi di Platone, ma quelle del filosofo non erano tutte fantasie? Sbaglio o utilizziamo le fonti solo quando ci fanno comodo?
2) l'archeologia ha dimostrato che i siti greci distrutti dai Popoli del Mare nel 1200 a.C. furono rioccupati da genti della medesima cultura micenea, rimaste tali sino al tempo di Omero e oltre.
3) su Troia e sullo schieramento dell'esecito acheo ti invito a studiare per bene il cosiddetto "catalogo delle navi" dell'Iliade, vedrai che divertimento!
4)Omero trae le notizie dai Cananei? Non lo escluderei a priori, anche se non erano proprio "vicini" come tu dici: Omero nacque in una città dell'attuale Turchia occidentale bagnata dall'Egeo.
5) i tuoi numerosi esempi non interferiscono con la mia ricerca, che prescinde dall'origine delle fonti omeriche.
Saluti

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ ADG
grazie del caro ma, la prego, chiarisca meglio cosa intende per "problema dei problemi". Forse si riferisce alla cosiddetta "questione omerica"?

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna
Ciao Gigi, ho dato uno sguardo al libro di Frau e ti confermo le notevoli differenze fra le sue conclusioni e le mie. Egli non cita proprio Stesicoro, quindi gli sfugge il concetto che accorpa nello stesso luogo Tartesso e il Giardino delle Esperidi. Tanto è vero che ipotizza di collocare la prima a Nora e il secondo nelle Baleari.
Quanto ad Avieno, non solo non menziona la "regione tartessica", vero e proprio fulcro del mio lavoro, ma utilizza il testo per
posizionare (sempre a livello di ipotesi): le Estremnidi/Scilly a S. Antioco, l'Isola Sacra all'Asinara e le isole degli Albioni in Corsica.
Quanto all'utilizzo di qualche fonte in comune, per proporre nuove ipotesi bisogna usare necessariamente quelle esistenti, il fatto che siano citate da interpreti diversi é del tutto normale.
Hai ragione, invece su Argantanio: ne rivendichi il primato con Frau e mi fido di quanto dici, tuttavia ho usato anch'io il parallelo con l'Argento perché non mi sembra un'intuizione, perdonami, degna di "imprimatur".
Ora, visto che ti sei proposto come strenuo difensore di Frau a spese di un altro autore, ti propongo una riflessione: fermo restando la qualità del suo lavoro e del tuo (anzi, sono convinto che il tuo valga molto di più), prova ad immaginare cosa sarebbe successo qualora i vostri libri fossero stati pubblicati dalle stesse case editrici ma a ruoli invertiti.
Stammi bene

Giuseppe Mura

Gigi Sanna ha detto...

Questo è il mio passo da te citato.

" Tharros, grazie al fatto d'essere con ogni probabilità la "capitale" dell'Isola, godeva di una prosperità economica eccezionale che le proveniva, oltre che dai traffici marittimi, dai proventi delle "ville" interne e, fatto non trascurabile, dalla stabilità istituzionale, garantita da una "burocrazia" di capi divini, guerrieri, sacerdoti e giudici, presenti in tutta l'Isola".

Questo è il tuo commento:

''Scusami, a parte il fatto che ci vedo poca di quella matematica che vorresti trovare nella mia ipotesi, non è che ci facciamo prendere la mano dall'entusiasmo dovuto a qualche forma di campanilismo?''

O Giuseppe, prima di tutto. Niente campanilismo, ti prego. Altrimenti ricadiamo nell'accusa stupida di 'sardismo' perchè ci interessiamo delle mostre cose o addirittura, per qualche archeologo scellerato 'cun su muschitu in conca', di 'razzismo nazi-sardista'. Non mi faccio prendere la mano tanto da essere così puerili. Le ricerche sono lo ricerche, la scienza è la scienza, anche se io ci gioco una piccolissima parte. Che mi frega, di Oristano, di Cagliari, di Arzachena o di Orosei! I dati sicuri interessano, nel tentativo disperato di raggiungerli, e solo quelli!
In secondo luogo. Se leggi il mio saggio del 2004 'come' vorrei davvero che lo leggessi, ti renderesti conto dei tanti 'se' e dei condizionali che io ho usato nell'esposizione. Perché, pur partendo da basi molto solide (quali sono sempre i documenti scritti) che parlano di abay capi divini (come Tzricotu di Cabras), di signori giudici, di altissimi funzionari con tanto di sigillo (come in Pallosu di San Vero Milis), ecc.., ho messo in guardia doverosamente tutti sulle mie possibilità di errore. E non è il caso di citarle quelle pagine. Se permetti avrei preferito anche da te maggiori cautele, una salutare prudenza, su ipotesi e deduzioni, stante il fatto che ti basi sull'opinabile, sugli indizi e sulle deduzioni. Come, sia chiaro, sull'opinabile e sugli indizi si basa Sergio Frau, che io non difendo acriticamente, bada bene ( e non posso qui aprire una discussione su di lui). Ti ho detto solo (solo questo!) che dal momento che hai parlato di Argantonio era doveroso che lo citassi. Tutto qui.
Ma vedo che dimentichi di rispondermi alle domande cruciali:
- come mai non si trova in tutto il Golfo di Cagliari uno straccio di toponimo con una qualche radice che richiami, anche alla lontana, Tarshis /Tarshos?
- come ritieni che che fosse la geografia, soprattutto quella delle lagune cagliaritane, tremila anni fa circa? Ti rendi conto di quanto nel frattempo è cambiata la morfologia del territorio? Io che passo sempre l'estate al mare in uno stesso luogo da 40 anni, sai, in così breve tempo, quanto ho visto mutare il paesaggio? Non credi che l'assunto che dai come certezza, cioè che Sa Ileta sia Elizia, teste Strabone, qualche fortissimo dubbio me lo debba suscitare?
Ed infine, dal momento che tu parli, per rafforzare la tua tesi, anche di 'nuraghi' ma ancora alla Taramelli (che scrive nei primi secoli del Novecento!), cioè ritenendo che tutto il golfo di Cagliari fosse costellato da nuraghi-fortezze -vedetta, non ritieni che il dibattito in corso, che ha ormai quasi del tutto escluso la funzione militare del nuraghe, meriti una qualche attenzione? Ad esempio quando qualcuno parla di Nuraghi taurini e fallici, simbolo della forza straordinaria del creatore adorato dai Sardi , tu giri la testa dall'altra parte? Sei mai stato a Gremanu di Fonni? Hai visto almeno in fotografia il monumento? Mica da lì nel 1300 a.C. presidiavano le vallate o lanciavano delle frecce!

Gigi Sanna ha detto...

Questo è il mio passo da te citato.

" Tharros, grazie al fatto d'essere con ogni probabilità la "capitale" dell'Isola, godeva di una prosperità economica eccezionale che le proveniva, oltre che dai traffici marittimi, dai proventi delle "ville" interne e, fatto non trascurabile, dalla stabilità istituzionale, garantita da una "burocrazia" di capi divini, guerrieri, sacerdoti e giudici, presenti in tutta l'Isola".

Questo è il tuo commento:

''Scusami, a parte il fatto che ci vedo poca di quella matematica che vorresti trovare nella mia ipotesi, non è che ci facciamo prendere la mano dall'entusiasmo dovuto a qualche forma di campanilismo?''

O Giuseppe, prima di tutto. Niente campanilismo, ti prego. Altrimenti ricadiamo nell'accusa stupida di 'sardismo' perchè ci interessiamo delle mostre cose o addirittura, per qualche archeologo scellerato 'cun su muschitu in conca', di 'razzismo nazi-sardista'. Non mi faccio prendere la mano tanto da essere così puerili. Le ricerche sono lo ricerche, la scienza è la scienza, anche se io ci gioco una piccolissima parte. Che mi frega, di Oristano, di Cagliari, di Arzachena o di Orosei! I dati sicuri interessano, nel tentativo disperato di raggiungerli, e solo quelli!
In secondo luogo. Se leggi il mio saggio del 2004 'come' vorrei davvero che lo leggessi, ti renderesti conto dei tanti 'se' e dei condizionali che io ho usato nell'esposizione. Perché, pur partendo da basi molto solide (quali sono sempre i documenti scritti) che parlano di abay capi divini (come Tzricotu di Cabras), di signori giudici, di altissimi funzionari con tanto di sigillo (come in Pallosu di San Vero Milis), ecc.., ho messo in guardia doverosamente tutti sulle mie possibilità di errore. E non è il caso di citarle quelle pagine. Se permetti avrei preferito anche da te maggiori cautele, una salutare prudenza, su ipotesi e deduzioni, stante il fatto che ti basi sull'opinabile, sugli indizi e sulle deduzioni. Come, sia chiaro, sull'opinabile e sugli indizi si basa Sergio Frau, che io non difendo acriticamente, bada bene ( e non posso qui aprire una discussione su di lui). Ti ho detto solo (solo questo!) che dal momento che hai parlato di Argantonio era doveroso che lo citassi. Tutto qui.
Ma vedo che dimentichi di rispondermi alle domande cruciali:
- come mai non si trova in tutto il Golfo di Cagliari uno straccio di toponimo con una qualche radice che richiami, anche alla lontana, Tarshis /Tarshos?
- come ritieni che che fosse la geografia, soprattutto quella delle lagune cagliaritane, tremila anni fa circa? Ti rendi conto di quanto nel frattempo è cambiata la morfologia del territorio? Io che passo sempre l'estate al mare in uno stesso luogo da 40 anni, sai, in così breve tempo, quanto ho visto mutare il paesaggio? Non credi che l'assunto che dai come certezza, cioè che Sa Ileta sia Elizia, teste Strabone, qualche fortissimo dubbio me lo debba suscitare?
Ed infine, dal momento che tu parli, per rafforzare la tua tesi, anche di 'nuraghi' ma ancora alla Taramelli (che scrive nei primi secoli del Novecento!), cioè ritenendo che tutto il golfo di Cagliari fosse costellato da nuraghi-fortezze -vedetta, non ritieni che il dibattito in corso, che ha ormai quasi del tutto escluso la funzione militare del nuraghe, meriti una qualche attenzione? Ad esempio quando qualcuno parla di Nuraghi taurini e fallici, simbolo della forza straordinaria del creatore adorato dai Sardi , tu giri la testa dall'altra parte? Sei mai stato a Gremanu di Fonni? Hai visto almeno in fotografia il monumento? Mica da lì nel 1300 a.C. presidiavano le vallate o lanciavano delle frecce!

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna
d'accordo con te sul campanilismo e sulle ricerche che sono ricerche: non ne parliamo più.
L'assenza di toponimi su Tarshish nel golfo di Cagliari è importante, ma non dimenticare che la stele di Nora è stata rinvenuta in quel golfo. In ogni caso ritengo altrettanto importante la straordinaria "coincidenza" della morfologia della regione tartessica, citata da diversi autori in circostanze e contesti diversi, con quella della regione di Cagliari.
I dubbi che ti poni a proposito dei mutamenti della morfologia del territorio col passare del tempo sono del tutto legittimi: se dimostri che la regione di Cagliari era del tutto diversa nell'Età del Bronzo sono pronto a cambiare idea. Tuttavia non dimenticare che il porto collocato all'interno della laguna esisteva già nel periodo fenicio-punico e che rimase navigabile sino al Medioevo.
Nel libro e nell'articolo parlo sempre di ipotesi: se ho dato l'impressione di fornire certezze non era la mia volontà.
Il golfo di Cagliari è ancora oggi costellato di nuraghi, a prescindere da quello che disse Taramelli, se non sei convinto chiedi informazioni aggiornate ai tempi moderni.
Quanto alla funzione del nuraghe sono ancora d'accordo, tuttavia stavolta sono io che ti invito a leggere il mio libro per apprendere come la penso: potresti trovare anche qualche novità in merito. In ogni caso anche nell'articolo ho parlato volutamente di PRESIDIO del territorio, termine che non significa esclusivamente militarizzazione e fortificazioni.
Saluti

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna
Ciao Gigi, ti comunico i dati relativi al numero di nuraghi provenienti dalle carte topografiche dell'Istituto Geografico Militare, aggiornate intorno al 1950.
Elenco solo quelli che, posti in vicinanza della costa, consentono un'ampio raggio di osservazione sul mare.
Golfo di Oristano: da Capo Frasca a Capo S. Marco (compreso la costa che si affaccia sino all'isola Mal di Ventre che non fa parte del golfo) numero di nuraghi 31.
Golfo di Cagliari; da Capo Carbonara a Capo Spartivento numero di nuraghi 38.

Giuseppe Mura