di Gigi Sanna
Abbiamo visto dunque, nel precedente articolo, che sia l'Angius sia l'Alinei si sono sforzati, ciascuno con le proprie energie e capacità metodologiche linguistiche, ma con identità di vedute, per invalidare la tesi che la lingua sarda possa aver avuto origine da quella romana e che quindi ci fosse, tra i due codici espressivi e comunicativi, un rapporto, strettissimo (e nobilissimo per 'purezza'), tra 'mamma' e 'fiza' (come dicevano il Madao nel Settecento e lo stesso lessicografo Spano, contemporaneo dell'Angius, nel secolo successivo). Particolarmente importante, quasi fondamentale, l'obbiezione avanzata da entrambi che la Sardegna dell'interno (Barbagie), quella resistente della 'riserva indiana' e mai domata dalla colonizzazione di Roma, avrebbe dovuto mantenere la sua lingua arcaica pre-romana e non, al contrario, presentarsi come la zona con romanità linguistica più radicata di tutte le altre. Spia evidente questa che il sardo 'latino' è da ritenersi precedente e che le due lingue, quella chiamata da Alinei 'italide' e quella sarda, appartenevano allo stesso 'ceppo' linguistico, per quanto indipendenti.
Si capisce subito però da ciò le conseguenze che si determinano sul piano della ricerca scientifica sull'origine della lingua sarda: le tesi, che hanno fatto ormai scuola da tantissimo tempo, sulla lingua romana che sarebbe la 'madre' di quella sarda (e di quelle franco -iberiche) andrebbero totalmente riviste. E a farne le spese sarebbero, per quanto riguarda il sardo 'romano', gli studi di mostri sacri come W. Meyer -Lübke e soprattutto come M. L. Wagner, autore del famoso DES (Dizionario Etimologico Sardo), uno studioso benemerito che, con le sue citatissime 'etimologie' e l'esame profondo assieme della società e dell'anima sarda, ha dato, tra gli altri contributi, statuto di 'lingua' al linguaggio usato dai Sardi. Tante, tantissime parole, andrebbero alla luce della TdC ricalcolate e riviste quanto ad 'ascendenza' e bisognerebbe, di conseguenza, ridisegnare un confine tra il sardo 'latino' anteriore a quello della data della conquista romana dell'Isola (fine del III secoloa.C.) e il sardo inevitabilmente influenzato (così come - quando più quando meno - da altre lingue nel passato) dopo la conquista, a partire soprattutto dai secoli dall'età imperiale.
59 commenti:
con tutto il rispetto ma questa teoria fa acqua da tutte le parti.
@ Bibino
Senza alcuna vis polemica, perché non cita almeno una di tutte le parti?
Caro Zuannefranziscu,molto probabilmente,vista la tua ignoranza nel campo della lingua sarda, non sei a conscienza che il signor Bibino ha scritto un vocabolario etimologico de sa limba superiore a quello di Wagner,informati pro piachere.Ma perchè i sardi sono così ligigiosi e bastiancontrari?
Mettiamola così dato il 'rispetto': una falla c'è. Di sicuro. O Zua', tenzo su tupone prontu. Oe o cras ti du mando. Una cosittedda (ma de pagu importu) est abbarrada irmentigada in su 'computeru' meu.
O Gra', sa Sardigna est sa Serbia, sa Serbia s'Italia, S'Italia sa Frantza, sa Frantza...Sa Sardigna est su mundu. Malu meda. Totus a muntones, a ispintones,a punzos e a istoccadas. E si calicunu in sa briga orruet fertu, ddu brincant sena mancu d' abbaidare ca est solu un'omine, non unu catzeddu, e depent currere, andare, andare, andare ainnanti. Inue? Tue d'ischis? Mancu jeo.
Una osservazione, due domande, e una curiosità al Sanna:
1) come ho già detto (te lo ripeto) non esiste un sardo barbaricino distinto da un logudorese latinizzato: tutto il logudorese medievale (testimoniato dai documenta, che sono d'area prevalentemente sassarese) era arcaico, quindi "barbaricino", indi non esiste un "barbaricino", come vorresti tu, né tu puoi attaccarti all'Angius perché l'Angius, quando scriveva non sapeva pressoché un acca dei documenti medievali, al suo tempo ancora non pubblicati: indi sbagliava (e di brutto).
2) Dunque oltre alle parole GIA' latine, i Latini avrebbero lasciato qualcosa di loro nel latinizzare la Sardegna (soffio di sollievo: ringraziamo Jahwè che il Sanna ammette che qualcosa (non ci dici cosa), 600 anni di storia, hanno lasciato; ora aspetto la campana di Alinei). Però m'aspettavo che tu mi repertoriassi tra le parole GIA' latine, decine di EGOM, MEIOM, -OM (accusativi masch. I cl. e decl.), DEIVOM, PERSCO (per restare nel campo soteriologico da te prospettato) (ovviamente per classici: EGO, MEUM, DEUM, PRECO). No tu arditamente mi tiri fuori: Gavurru 'cantore' (???) e da dove sortisce (e senza la marca del caso finale!), e ancora: che c'azzecca col contesto ? E che dire dell' (altrove citato) palesemente gergale: giangalloi 'tangherone', la cui presenza (ove ne ammettessimo la pre-esistenza) saprebbe di cosa fuori ruolo, come un cesso in primo piano nell'ultima cena di Michelangelo? Ma, secondo te, i paleosardi, convertiti al dio unico e bisessuato, eran così disinibiti che avrebbero coniugato diavolo e acquasanta nelle loro epigrafi?
3) Curiosità: I tuoi (obiter citati) allievi che ne pensano delle tue cose? Ti approvano, ti contestano, o stanno zitti e mandano in avanscoperta le giovani (e forse leggiadre) fanciulle di Archeologgia Nuraggica? Ed ad abundatiam: che ne pensa il TUO consigliori (tu l'hai detto) Giulio Paulis di tali tue prese di posizione? Fammi capire: dopo tanto agire per difendere l'opera del Suo Maestro spirituale, dopo tanto agire per impedire la pubblicazione di scritti avversi ad etimi (non all'impostazione generale) del Wagner, il Nostro si sarebbe forse convertito all' Italide alineo-sanniano? E l'Alinei, se sa, che ne pensa delle tue idee?
soddisfami
No, non mi torna. Per quello che so, naturalmente.So però che il segno dello Zayin non può che essere un suono molto differente all'attuale sardo 'dh'. Considera che la dentale (quasi un theta greco) in posizione intervocalica tende a cadere. Il significato poi, dal contesto ( e pensa a tutti i contesti in cui si trova lo Zayn) non può essere se non quello della preposizione di specificazione o di provenienza ( i contesti delle tavolette A3 e A4 di Tzricotu).
Quanto alla domanda sul valore numerico della lettera forse ti è sfuggita la mia nota (SAGRA, p.111, 37) sui valori simbolici sacri numerici dell'alfabeto protocananico e ugaritico.
Il valore fonetico alfabetico è 'dh' ma il valore ideografico(e non più acrofonico)potrebbe essere tranquillamente 'sette'. La polisemia è sempre presente nei segni delle scritte nuragiche. Ti faccio un esempio: nel cilindrino di Uras ci sono 11 forellini (a cui si aggiunge il 12mo segno del determinativo)che vogliono significare i mesi solari. Ma i singoli numeri ( i diversi uno) vogliono significare 12 tori perchè il punto, o prima lettera, è l'aleph (toro). Così per comprendere bene il sigillo non bisogna capire che c'è solo il 'NUR' o Sole, ma che esso è costituito dai dodici mesi taurini ( o se preferisci dalla voce toro reiterata). Quindi solo in base a questa polisemia segnica capisci che c'è scritto non solo NL-H ma anche NL 'AK -h. Capisci che non c'è solo il Sole ma anche il toro.
Da ciò si può ricavare che il segno dello Zain se riferito (come l'aleph che è 1) per convenzione alla sequenza numerica alfabetica può avere valore ideografico di 'sette'. Se così è (ma bisognerà dimostrarlo con altri esempi)la lettura acquista di pregnanza ( e di bellezza, direi) perchè si dovrà intendere 'del/ santo/ che dà la vita Lui': dh/ 7 /hy 3 (det.). Bada che i 'segni' restano sempre tre e non diventano quattro!
Ma se vuoi possiamo proseguire per Po.Pr.
Oooppss. Ultima cena di Leonardo!
speriamo che non mi legga Coroneo!
Ovviamente non posso entrare nelle questioni epigrafiche di Gigi.
mi rivolgo ad Alberto.
Caro Alberto come ben sappiamo la Sardegna e conservativa su tutto.
salvo su una cosa nel trapasso dal "nuragico" alla lingua latina?
come mai ? insomma come mai questi sardi così conservativi su tutto ivi compreso del latino arcaico (nota bene più arcaico del latino di Roma al tempo in cui ne divente provincia) insomma come mai l'unica cosa che in sardegna non ha resistito sarebbe la lingua dei nuragici?
come mei in nessun villaggio sardo non si è conservato il nuragico?
no, non mi convince, e visto e considerato che un paleosardo vi sono delle cozzantissime opinioni, mi pare che la proposte più verosimili sono quelle di Aluinei e Angius.
salti
mauro peppino
No non ci cred
Signor Gigi Sanna la ringrazio per avermi risposto in "limba"ho anche capito!Certo che dovrei smettere di scrivere in questo blog perchè siete molto saputi,povera me ignorante.Ad ogni modo vi leggo con tanto interesse e così, a bellu a bellu imparo qualcosa delle origini(così controverse) della nostra meravigliosa lingua.Voi continuate a litigare pure,però,per piacere,non siate aggressivi.
Per Areddu.
Un brutto intervento, mio caro, 'a gamba tesa', da terzino acciodaori (is 'accious' sono i chiodi, quelli dei tacchetti delle scarpe da giocatore di una volta). Un post vecchio, dato il corso 'nuovo' del Blog di Gianfranco. Perché si vede che non c'entra la sportività o il gioco: c'entra la cattiveria e il desiderio o la volontà di 'fermare' comunque. Anche con la scorrettezza. In ragione di ciò avresti meritato l'intervento dell'arbitro e il cartellino: di che colore non so. E per questo ho meditato, a lungo, prima di rispondere. Una risposta che però é per 'altri', sappilo, più disposti a capire e valutare, non per te.
Innanzitutto. E' vero o non è vero che il canonico Angius quasi 200 anni fa ha preceduto l'Alinei? Sì? E allora, per quanto riguarda il primo mio articolo, punto fermo.. Una prima verità, non piccola, per quanto riguarda il 'valore' di certi nostri studiosi sardi dell'Ottocento! Non sono stati solo i coglioni delle Carte d'Arborea che molti vorrebbero far credere! E questo mi fa piacere, data la berlina, che si sappia in giro! A te forse no?
E punto fermo anche, dal momento che non mi hai risposto, circa la più infida delle discipline: la toponomastica. Altrimenti riesumiamo Rapanuy! E ci divertiamo, se vuoi, con qualche altro caso!
Poi ci serve una data, il 2002, e questo passo: ' E' stato questo latino cristiano della predicazione che ha fatto breccia, quanto e forse più di quello dei secoli della dominazione romana , negli 'inaccessa Sardorum loca Romanis ' dando, in un lungo arco di tempo, al loro linguaggio quel fondo e quell'aspetto che per motivi storici, economici e sociali si è conservato, almeno in parte, sino al giorno d'oggi' (Gigi Sanna, Pulpito politica e letteratura, S'Alvure ed. pp. 27-28). In quell'anno dunque, anteriore al 2004, un certo Gigi Sanna scriveva così per le dispense dei suoi alunni (poi convertite nel libro suddetto): la pensava come tutti gli altri o quasi. Chiaro questo? Nessuna 'ideologia' quindi (la tua fissazione!) o tesi preconcetta di natura 'sardista'. Evviva Roma! Evviva quello che avevo studiato all'Università, quello che poi avevo insegnato (per 30 anni) sempre ai miei alunni, quello dato per 'consolidato' e definitivo.
Però nel frattempo è accaduto o non quello che è accaduto? Facciamo finta di niente? Che il sottoscritto, stante la documentazione di Tzricotu prima e poi quella successiva (sino al 2004), stante cioè tutto il discorso fatto nel presente articolo sulle prove 'oggettive' della scrittura e della documentazione nuragica dell'età del bronzo, ha dovuto cambiare idea. Stupito quanto si vuole, incredulo, scettico (quanta cautela e quanti condizionali ho adoperato in SAGRA! O non è così?), ha dovuto prendere in seria, serissima considerazione l'ipotesi del sardo non romano. Ipotesi che si è irrobustita, strada facendo, con i documenti successivi a quelli del 2004 ( guardati le tabelle: ma guardatele però).
Quindi che fa uno studioso, anche se piccolo piccolo, ma sufficientemente 'normale'? Come procede metodologicamente? Cerca anche (dico 'anche'), se possibile, di avere 'conforto', di vedere se altri hanno ipotizzato quello che i dati empirici riportano con sempre maggiore intensità. Ed ecco il perché del 'riferimento' ad Alinei e ad Angius, ecco il perché del credito (agli inizi, aggiungo, del tutto provvisorio) alle loro intuizioni e alle loro argomentazioni 'stranamente' consonanti sul sardo non romano ma 'italide'.
Non ho messo la testa sotto la sabbia, come altri avrebbero fatto - stante la materia 'sdrucciolevole' anticarriera - perché sono stato sempre un uomo libero e apertissimo alle 'novità', provocatore se si vuole, nel campo degli studi. Ed ecco perché (qualche volta) mi sono rivolto, tra gli altri, ai miei ex alunni sui quali ho detto (più volte) che purtroppo 'mi ascoltano e non mi ascoltano', resistenti e increduli, ma che so comunque sensibilissimi e attentissimi a quello che vado sostenendo. Sardoa Grammata, ha detto un giovane archeologo qui, non è una 'baggianata'. Mi ha fatto piacere che l'abbia detto. Forse è anche il loro giudizio: il loro vecchio professore del Liceo, chissà, potrebbe ancora farcela a dire qualcosina.
Quanto al prof. Paulis che tu citi sempre a sproposito, un giorno sì e l'altro pure, e che cerchi di screditare per tuoi motivi di rancore che niente (mai!) hanno a che fare con la scienza della linguistica (credi che ci siamo dimenticati del Susanna Tuttapanna 'gaddaroballico'? Non le hai ancora chiesto scusa?) io lo conosco appena di persona e non ho mai detto di essermi consultato con lui (dimmi dove l'avrei detto! Coraggio superbo 'accioadori'!). Non so cosa possa pensare di quello che vado sostenendo né invoco la sua benedizione. Perché forse neanche mi vede. Né invoco quella di altri. Quante volte ho detto, per consiglio di un vero 'filosofo', che il mio 'prodotto' è lì: chi vuole può osservare comodamente e, se è interessato, scartabelli un po'. Se poi si convince che vale la pena tutta la lettura compri. O vada in biblioteca, con costo zero. Io sono assai fortunato e, non piagnucolo come te, a tutte le ore, perché (parole tue) sei un incompreso, gli editori ti evitano come la peste e persino i bibliotecari ti ignorano.
Arriviamo però al dunque, agli sproloqui. 'Esumaria! Fosse stato solo quello della 'cena' ! Ti avessero letto solo gli storici dell'arte! Purtroppo ti hanno letto, inevitabilmente, gli storici della lingua e i grammatici. 'Ci sta' un opssssss... chilometrico. E il cesso è proprio un 'cesso' dal momento che, con leggerezza inaudita per uno che vorrebbe parlare di linguistica, parli di un 'palesemente gergale giangalloy' con significato di 'tanghero'. No, caro mio, sbagli (di brutto): Giangalloy in sardo significa 'spilungone' e sempre ('sempre' bada) 'spilungone, uomo molto alto' (Puddu DitzLCS p. 759: omine mannu mannu, artu e istrizile de carena). Tu, con i tuoi appunti sbrigativi, con la tua 'libido' del contraddire comunque, col tuo sciocco senso di rivalsa, hai fatto una confusione 'pazzesca' (e lascio perdere una facile espressione linguistica di Zedda che ti meriteresti) tanto da scambiare il significato di 'giangalloy' con quello corrente di 'gaurru'. Questo sì che significa 'tanghero' o quasi (omine chi est fatu a sa russa: Puddu ibid. p. 749.). Ma allora, prima della cristianizzazione dell'Isola, allorquando venne declassato, voleva dire ben altro. Per questo il 'nobilissimo' gawahulu' si trova (lo capisci questo?) appellativo, nelle tavolette sigillo, degli Aba-y di Tzricotu di Cabras. Tutto scritto sei anni orsono! Non lo sapevi? Non importa: ma ora studia, studia, applicati, rifletti, 'rumina'. E mudu, mì. Faeddos no atzungas, ca bio arribande Batsumaru cun dunu fuste in manu!
E pois. 'Esuzuseppemaria, ite mi tocat de intendere! Io 'repertoriare'? Con decine di EGOM, di DEIVOM, MEIOM? E come no! Il Corpus delle iscrizioni sarde arcaiche è già come il CIL! Anzi il mese prossimo lo supererà. Se potrò ti tirerò fuori domani dalle mutandine, come Eta Beta, uno spillone nuragico (che sia poi quello di bronzo della conferenza di Bernardini?) con un ME PFEFAKED NUMASIOI (con una P in più altrimenti si vede che è un falso di Allai). Ma davvero sei in te stesso? O Illirichè'.
Io 'registro' in un repertorio lessicale in 'nuce', quello solo che 'oggettivamente' (e doverosamente) posso registrare da modesto epigrafista, facendomi un mazzo così, tra infiniti dubbi e angosce di cui non hai la minima idea. E mi pare che ci siano chiare parole da 'repertorio' del lessico indoeuropeo. Poche ma buone, quelle che ho elencato nelle tabelle. Se davvero ritieni che non ci siano, poche chiacchiere: devi usare un metodo da epigrafista e infirmarle, negando con prove alla mano la natura della catena simbolico - fonetica, la direzione della scrittura, la certezza di lettura delle lettere, ecc. ecc. Mica ci riesci con lo sparare a casaccio in tutte le direzioni, a sa maconatza, coment' andat andat. Perché così susciti il riso universale. Tanto a casaccio hai proceduto che Aba te lo ha fatto capire, pur con tutto il suo garbo (che forse non meriti), per un tuo passaggio che evito (per non infierire) di commentare ulteriormente.
Infine l'Alinei. Cosa ne pensa? Io ritengo d'avere il senso della misura e delle proporzioni, so con Virgilio e con qualche altro amicone romano del passato, cosa sono gli umili arbusti e gli alberi maestosi. Che vuoi che ne sappia Lui del mondo dei campi brulli e delle paludi! Gli sarà arrivata qualche eco? Non so. Dubito. Chiedilo comunque a Zedda che - mi pare di aver sentito - gli è amico. Ma se gli dirà (o farà dire a lui) che nella bidente di Is Locci-Santus ci sono numeri romani, che i sigilli di Tzricotu sono linguelle cavalleresche longobarde di origine turco mongolica o matrici per puntali di spade 'al di là di ogni ragionevole dubbio', sono fregato. E lui con me. La TdC resterà, come quella di Zedda, nelle stelle. Fregati tutti! E tue a s'imbesse allirghittu e alluttu alluttu comente sa fromighedda chi ses trumentande!
A sa fine unu cussizu de amigu: O Areddu 'areddosu', trichinadi sas ungras: ca po sos atulinos, a sos iscarrafios issoro (mancari po brulla), sighint sos mossios de sos catzeddos.
Signor Gigi Sanna currere,currere pro andare a piccare su denaru,pruitte sos omines, in custu momentu, hanno desizzu solu de cussu.Deo curro,curro pro chircare s'umanidade,chi este sa cosa prus bella e,chircande,chircande l'accatto.(Questo mio sardo ha origini ostrogote sicuramente)Adiosu e meda gratzie.Custu Illiricheddu l'atta fattu meda arrenegare beru?
O Sanna non hai risposto né te (né Zedda). Ammettetelo: tirare sul proscenio l'Angius è stato, come dire, fare harakiri: perché l'Angius (te le ripeto all'ennesima volta) non conosceva un tubo del CDS (guardati le date di pubblicazione, O Sanna!), indi non è una fonte attendibile. Si è domandato perché il nuorese sembrava più romano, e ha pensato che fosse romano prima di Roma, così alla cieca senza basi solide su cui fondare le sue osservazioni. Ma che sapeva del condaghe di Silki (pubblicato nel 1900) che ci testimonia il barbaricino nel bel mezzo del Logudoro geografico? Credi che se avessi conosciuto ciò, avresti continuato ad invocare quanto dici? Perché non mi rispondi, o angelo dell'Angius? (giacché i vivi non rispondono, a te io mi invoco).
Guarda l'osservazione di Aba, va chiosata: qui non è tanto l'acquasanta quanto elementi del linguaggio a) che non hanno evidenti rapporti con la latinità (gaurru, giangalloi: ma 'ndo cavolo escono?) b) si palesano come chiari elementi postlatini e gergali c) sono del tutto inattendibili in un testo che vorrebbe parlarci di una qualche divinità. A meno che tu, impavidamente, non ci voglia dire, che questi da te riscoperti, sono testi satirici sulla divinità, insomma che in Sardegna avremmo anche inventato le Pasquinate, qualche migliaio di anni prima dell'Aretino; che nel nostro milieu preistorico albergavano dei sublimi Voltaire, dei dissacratori antesignani di Aristofane, Fo e Bunuel, i quali a ogni parola paleosinaitica ci infilavano a scherno un bello sfottò in paleolatino. Diccelo: è questo che volevi dire: oppure mi spieghi come piffero ci piove lo spilungone in un testo religioso? Che doveva reggere l'ombrello perché non si bagnasse il kohen? O Sanna, perché non mi trovi parole sensate e coerenti con il contesto e il cotesto?
p. II
Se t'ho chiesto (non lo nego, maliziosamente e in limine litis) dei tuoi allievi è perché quando uno è stato allievo di un bravo professore (non ho motivi a pensare che tu non lo fossi) c'è una sorta di adagiato rispetto anche per le derive che egli può aver preso. La tua deriva avrebbe meritato una critica su carta, ONESTA e FEROCE da parte dei tuoi allievi non condividenti (tra i quali mi dicono ci sia Zucca), ma questa "no che la 'ido illogu" (translation pro-Aba: "non la vedo da nessuna parte"). Questa a casa mia si chiama crassa ipocrisia, che è la stessa che spinge l'infingardo e il vanesio ipotetico, a mandare avanti altrE (denominate le archeobimbe da Melis), perché lui si vergogna a criticare apertis verbis.
Strano posto la Sardegna.
Si può discutere di tutto:
se i sardi nuragici abbiano percorso per mare migliaia di km per commerciare con Cipro o con Micene,
se siano andati a combattere a Troia o a rompere le scatole agli ateniesi,
se abbiano distrutto Ugarit o costruito nuraghi in terra di Caanan,
se abbiano invaso l'Egitto o difeso il faraone a Qadesh;
ma guai affermare che abbiano potuto attraversare quel pezzo di mare che li separava dal Lazio: follia, eresia, frastimu!
Tabù.
In normali condizioni atmosferiche, i 200 km che separano la Sardegna dalle coste latine potevano essere attraversati da una imbarcazione dell'età del bronzo in meno di 24 ore; trasportando uomini cose e cultura.
In 24 ore a cadd'e s'ainu non si va da Sassari a Macomer. Con buona pace della continuità culturale e linguistica.
Se non dalla logica, ci si lasci almeno guidare dal buon senso.
Prus'aaah....
Ad Antonio
Il buon senso? Neanche 70 e oltre documenti lo smuovono! Bada però che è il 'buon senso' della minoranza quello di cui parli. Di pochissimi che 'resistono' anche se 'sanno'. Perchè la partita sulla scrittura nuragica si è chiusa (anche se era già chiusa) definitivamente quest'anno con l'uno due di Teti e di Pozzomaggiore. O non è così? Le mie 'tabelle' caro Antonio, modeste quanto si vuole, hanno fatto però il giro del mondo. Si voglia o non si voglia. saranno in molti a vedere e giudicare la 'merce'. Tenent axu i 'linguellisti' e 'i puntalisti'!. Quando ci sarà la risposta del Ministero alla petizione delle Mille firme di gente di 'buon senso', l'ugaritico di Senorbì (del coccio di Senorbì), li seppellirà con s'Apixedda di Franco Pilloni.
A s'arreddosu (areddosu)
Ohi sa camba! Meriti il cartellino rosso (sgambetto, comunque, anche se attenuato da quel 'dicono' da 'crastulu' incallito). Zucca, il dott. Zucca Raimondo, non è mai stato mio alunno.
Sull'ipocrisia in generale non posso che essere d'accordo con te! Potrei scrivere un romanzo sul mio caso! Ma a che serve l'accordo effimero se sei e resti comunque un 'accioadori'? Un arreddosu? Mi replicherai: meglio che essere ipocriti. Sì, ma non cercare, non andare mai sul personale. Sempre da 'cesso' e da cartellino rosso!
A Gratzia,
chircande chircande...Beru! Est po custu chi as attopau su Blog de Zua'. Ma est comente cricare e attopare abba in s'istadiale in su Sinnis!
Ad Antonio
Il buon senso? Neanche 70 e oltre documenti lo smuovono! Bada però che è il 'buon senso' della minoranza quello di cui parli. Di pochissimi che 'resistono' anche se 'sanno'. Perchè la partita sulla scrittura nuragica si è chiusa (anche se era già chiusa) definitivamente quest'anno con l'uno due di Teti e di Pozzomaggiore. O non è così? Le mie 'tabelle' caro Antonio, modeste quanto si vuole, hanno fatto però il giro del mondo. Si voglia o non si voglia. saranno in molti a vedere e giudicare la 'merce'. Tenent axu i 'linguellisti' e 'i puntalisti'!. Quando ci sarà la risposta del Ministero alla petizione delle Mille firme di gente di 'buon senso', l'ugaritico di Senorbì (del coccio di Senorbì), li seppellirà con s'Apixedda di Franco Pilloni.
A s'arreddosu (areddosu)
Ohi sa camba! Meriti il cartellino rosso (sgambetto, comunque, anche se attenuato da quel 'dicono' da 'crastulu' incallito). Zucca, il dott. Zucca Raimondo, non è mai stato mio alunno.
Sull'ipocrisia in generale non posso che essere d'accordo con te! Potrei scrivere un romanzo sul mio caso! Ma a che serve l'accordo effimero se sei e resti comunque un 'accioadori'? Un arreddosu? Mi replicherai: meglio che essere ipocriti. Sì, ma non cercare, non andare mai sul personale. Sempre da 'cesso' e da cartellino rosso!
@ Gigi Sanna,
sono amico di Alieni, quanto lo sono di te o di Areddu!
Di Alinei condivido la Teoria della Continuità.
@ Alberto Areddu, tu la teoria della continuità mi pare che non l'hai ancora capita! Conosci la teoria di Colin Renfrew (archeologia e linguaggio) dove Renfrew demolisce il paradigma predarwiniano che immaginava gli indoeuropei che nel III millennio invadevano l'Europa a cavallo?
Quella di Alinei non è nient'altro che la sistematizzazine di un paradigma.
Ora se tu sei un linguista a cui piace osservare il singolo albero senza guardare la foresta, cioè uno a cui piace fare il linguista fregandosene del paradigma teorico in cui è immerso, buon pro!
io sono convito che tu , Pittau, Paulis stiate "giocando" in un paradigma che Renfrew ha confutato. Non vi va di giocare con quello di Alinei? Formulatene un'altro. altrimenti rischiate di pestare l'acqua per niente!
Mauro peppino
penso che gli allievi a cui si riferiva gigi dovrebebro essere Antonio Maria e Piergiorgio, o sbaglio?
A Mauro Zedda,
I miei alunni della dedica? Non lo dirò, così come non ho detto, per l'altro articolo, chi ha preso 'il testimone'. Ma chi lo sa ha 'capito' bene, stai tranquillo! Oppure, perlomeno, sospetta assai! C'è molto (ma molto) di criptato in quel messaggio-dedica. E non puoi capirlo.
Bene per quello che dici. Stai attento però: s'arreddosu non avrà compreso Alinei (perchè non ne sa un tubo di lui: ma proprio nulla, e lo dimostra!) ma tu non hai capito (ma proprio per nulla e lo dimostri!) che sia la tua che la teoria di Alinei hanno bisogno di una base solida, concreta, epigrafica (cioè scritta) per affermarsi. Altrimenti resta, anche se scrivi altri dieci volumi su paesaggi celesti o terreni e/o hai l'appoggio di 10 o 20 o 100 accademici, aria fritta! La tua ha bisogno della consapevolezza, ovvero della certezza assoluta (dico assoluta, indiscutibile) che i nuragici avevano un vero e proprio culto ( e singolarissimo tra tutti i popoli alfabetizzati di allora!) per i numeri e per gli astri (vai a visitare S.Stefano di Oschiri o un certo luogo di Senis -dove possono portarti gli amici del GRS - per rendertene conto) e che adoravano il Sole,la Luna e le Stelle (i simboli manifesti della divinità), 'i tori' della luce; quella di Alinei ha bisogno ugualmente della certezza che in un certo periodo (ovvero nell'età del bronzo) una certa scrittura 'italide' ha lasciato nella nostra isola delle tracce visibili che man mano che emergono i documenti diventano sempre più consistenti. Ora, io m'immagino se un Cross o un Naveh avessero detto non che 15 documenti ma un documento solo recava scritta una probabile (neanche sicura!) parola indoeuropea come ad es. KORRASH (il 'korrash' di Perdu Pes di Paulilatino, che legge anche un bambino: vai da qualsiasi semitista che sappia il fatto suo e fatti dire se c'è scritta o non quella parola - CORRAS/CORRUS: rom. CORNUS -in alfabeto protocananaico!). Il fatto è che te lo dice (anche se con l'appoggio di cinquanta articoli, solo in questo Blog!) un frillo come Gigi Sanna. Hai notato? Per un documento in protocananico del Cross, salvato in extremis, senza contesto (ripeto, senza nessun contesto!) quali dotte e belle discussioni! Per una caterva di documenti sardi in protocananaico, protosinaitico, ugaritico, molto , ma molto più probanti e spesso con contesto, tutti i se, i ma, i forse, i distinguo, i si vedrà, i licheni, le linguelle, i puntali, i contesti e quant'altro (che ci hanno fatto, per dirla in tutta dura franchezza, i c.ni come meloni di Arborea). Comunque, tu contento e testardo più de s 'arreddosu...Oppure contenta quella pietra basaltica di Giovanni Ugas, al quale ho offerto un assist inimmaginabile per le sue ipotesi sugli Shardana! Leo Melis, che non avrà di certo la dottrina di Ugas ma ha sicuramente un fiuto di gran lunga maggiore (anche del tuo se permetti) e soprattutto meno condizionamenti di 'scuola', 'corpu 'e balla' se ha preso al balzo la 'dritta' della scrittura'! E mica oggi! E' stato il primo a pubblicare, dopo di noi, con il suo primo libro le immagini di due delle tavolette di Tzricotu e poi quella di quel gioiello di scrittura, in sardo protocananaico, miracolosamente pervenutaci attraverso il coccio di Pozzomaggiore. Tenent axu di farlo passare come 'folcloristico'! Folcloristici sono quei cagnetti che non hanno capito che per andare dietro alla preda hanno bisogno di chi ha per natura un fiuto migliore del loro. E della 'classe' o del modo con cui si fa (o non si fa) la 'ferma', chi se ne frega. La preda, la preda, le lepri e il cinghiali della preistoria e della storia interessano, non altro!
Poco importa che l'Angius abbia preceduto l'Alinei, tanto la teoria della continuità non convince in alcun modo (almeno per quanto riguarda la Sardegna). Basti ricordare che il latino non accetta in alcun modo l'ossitonia. Toponimi come Iscuvudé, Nurapé, Tascusì, Onanì, Orué, Norcià, Torpé,Lagassè etc (ne esistono migliaia)non si accordano in alcun modo con il latino. Insisto nel dire che i Romani hanno occuppato le Barbagie (quelle di allora) imponendo la lingua dei dominatori, probabilmente quella del periodo imperiale. Che poi nel barbaricino ci siano termini latini anche arcaici é abbastanza comprensibile. Sicuramente in Barbagia non venivano i Romani de Roma, ma legionari e coloni reclutati in ogni angolo dell'impero, tra cui le stesse campagne dell'Italia centrale. Io non mi meraviglierei dell'introduzione di qualche termine arcaico. Anzi, se questi sono legati come penso al mondo delle campagne, lo trovo tutto sommato scontato.
E' molto più credibile la discontinuità. Sono d'accordo con l'osservazione di Areddu: il logudorese antico, per quanto non sia un esperto, anche a me sembra molto più vicino al barbaricino di quanto non lo sia oggi. Anche questo qualcosa vorrà dire. Forse le Barbagie si sono nuovamente arroccate e isolate, ma il latino nel frattempo... ha assunto il monopolio.
Vedi Aba. Io personalmente non vi conosco, quindi (almeno per quel che riguarda me) in preventivo io metto: avventatezza, furbizia,calandrinaggine,gesuitismo,follia, inganni, incapacità di resipiscenza, testardaggine; cioè metto in preventivo questo e altro. Come hai visto io non mi son soffermato sui SEGNI (che se son veri potrebbero esser interpretati in altre maniere: e qualcun altro, competente e onesto, oltre a voi due sarebbe tempo se ne occupasse), ma sulla interpretazione sanniana relativa alle parti in paleolatino; e riscontrato che non si trovano nè DEIVOM, né PERSCO, bensì gli irreprensibilissimi gavurru e giangalloi, ho posto domande irrisposte. Ripeto: cosa diavolo ci fa uno spilungone in un testo religioso? Qualcuno sa darmi un indizio, o devo presupporre che se non testi satirici, forse forse abbiamo a che fare con dei componimenti tipo "cadaveri squisiti" di ascendenzà paleo-Dadà ?
Riguardo Zucca: qualcuno/a (del blog) me lo ha detto. Boh, non è un dramma.Sempre gente che insegna in Facoltà Umanistiche Sanna ha nominato, e competente. Quindi rivolgiamo la questio a loro.
Scusa,Aba questo pezzo mi era sfuggito:
"cioé vi sono dei documenti scritti, sardi dell´etá del bronzo e del ferro, che danno supporto alla teoria della continuitá di Alinei"
Me li indicheresti tu QUESTI elementi di latinità incontrovertibile, posto che l'invocato tace?
@ Maimone,
se dai una sguardo a quanto afferma l'archeogenetica, il tuo discorso non regge i sardi attuali sono discendenti per la gran parte da genti arrivate in Sardegna nel paleolitico e nel mesolitico.
per me quelli arrivati nel paleolitico erano balcanici (con somma goduria di Areddu!!) per altri sarebebro iberici.
quelli che arerivarono nel mesoilitico erano italidi!
saluti
mauro peppino
Caro Gigi l'archeoastronomia è una disciplina i cui dati sono assai più controllabili dell' epigrafia!!
Che i nurgahi siano orientati astronomicamenti lo si può appurare misurando l'oriantamento, lo si può toccare con mano! non c'è bisogno di trovarlo scritto da qualche parte!!
se dai una sguardo a quanto afferma l'archeogenetica, il tuo discorso non regge i sardi attuali sono discendenti per la gran parte da genti arrivate in Sardegna nel paleolitico e nel mesolitico.
@ Zedda
E chi lo mette in dubbio? Fermo restando che la genetica, nell'arco degli ultimi 20 anni, ha detto tutto e il contrario di tutto, credo che ciò che hai appena detto sia l'unica cosa credibile sulla genetica dei sardi. E cioé che é sempre la stessa dalla notte dei tempi.
Questo però non ha impedito ai sardi di appropriarsi della lingua latina, così come oggi ci siamo appropriati anche dell'italiano, pur restando geneticamente sardi. Un conto sono le lingue un conto sono i cromosomi.
O Areddu,insisti? Arreddosu fintzas a sa morte? Ohi, ohi! Cun megus non ti cretas meda! Fai solo figuracce. Ma mica perché sono più 'bravo', ma per un motivo semplice: perché non capisci e non ti rendi conto di quello che dici. Non capisci? Capito? E' questione, soprattutto, di 'intelligere' latino con il 'leggere' italiano. E devi 'filosofare' solo dopo aver letto e capito. Infatti, io ho scritto come e perchè c'è scritto GGHNLOY . Ma tu lo ignori totalmente. L'ho scritto (e ripetuto) da sei anni! Ma tu che non hai letto nulla e nulla ruminato non puoi capire, se non il classico 'tubo': tanto che sostieni che io 'comicamente', novello Aristofane, lo attribuisca alla divinità. Cosa che io non ho fatto. Semplicemente perché un dio non può essere GGHNLOY!
Ma vediamo la PROVA del tuo consueto sproloquio, stavolta sul presunto divino! Condito per giunta, grottescamente, di bella ironia letterara (caspita che persona arguta e colta!).
''sono del tutto inattendibili [GWHLO e GHHNLOY] in un testo che vorrebbe parlarci di una qualche divinità. A meno che tu, impavidamente, non ci voglia dire, che questi da te riscoperti, sono testi satirici sulla divinità, insomma che in Sardegna avremmo anche inventato le Pasquinate, qualche migliaio di anni prima dell'Aretino; che nel nostro milieu preistorico albergavano dei sublimi Voltaire, dei dissacratori antesignani di Aristofane, Fo e Bunuel, i quali a ogni parola paleosinaitica ci infilavano a scherno un bello sfottò in paleolatino. Diccelo: è questo che volevi dire: oppure mi spieghi come piffero ci piove lo spilungone in un testo religioso? Che doveva reggere l'ombrello perché non si bagnasse il kohen? O Sanna, perché non mi trovi parole sensate e coerenti con il contesto e il cotesto?”
No, mio caro. Proprio no. Capito il tuo 'testo' a vanvera e il tuo 'contesto' a super vanvera? Capito che hai preso quintali di aglio per quintali di cipolla?
Continua dunque, dal momento che sei scatenato, l'opssss.... chilometrico, il cesso nel 'cesso' (per stare alla tua arte e al tuo nobile stile) della tua consueta avventatezza . Il 'piccolo gigante' (conosci le tombe dei Gigantinos? Sai perchè le chiamano cosi? E Monti Prama non ti dice nulla?) è riferito una volta al personaggio che sta al centro della tavoletta di Tzricotu, una volta al 'padre' di questi. Hai compreso questo, cioè quello che altri (chiedi ad Aba, a Gianfranco, ad Antonio, a Giovanni, a Pietro, ecc.ecc.) hanno compresonon da sei minuti ma da sei anni o te lo devo rispiegare? Te l'ho detto e lo ripeto per l'ennesima volta: te lo vuoi leggere o no SAGRA! E' un po' difficile.... lo so. Ma se intendi parlare fai questo piccolo sforzo.
Ti rendi conto, ripeto, ora del tuo di 'cesso' all'interno di documenti splendidi come quelli di Tzricotu? Del tuo ricorso alle Pasquinate, a Voltaire, ad Aristofane,a Fo, a Bunuel ad ombrelli e quant'altro, per il niente! Ti rendi conto del comico enfatico a salve e a coriandoli, della vacuità folle che ora ti travolge, in maniera direttamente proporzionale alla sciocchezza da te proferita. Capito? GGHLOY non c'entra nulla con la divinità!!!! Ma proprio nulla.
Infine non azzardarti a parlare, per carità, delle due voci (GWHLO e GGHNLOY) che porti ad esempio argomentativo (si fa per dire) : tu non conosci neppure il sardo elementare, ovvero il lessico, tanto che scambi il significato dell'uno per quello dell'altro. Te l'ho mostrato questo e dimostrato! O non è così? Per tale ignoranza abissale come fai a parlare (e ad insistere) blaterando di 'altri' significati, come quelli 'gergali'?
O arreddosu, agabamidda! Prima studia le cose più semplici e poi, forse, se sarai umile, arriveranno quelle più complesse. Non partire dal tetto. Non si può, proprio non si può! Non si può, mancari ti fatzas prus arreddosu de su chi ses.
Ricordo che al paese, quando i "vecchi" giocavano a quintilliu, chiamavano "su negus" il 4 di fiori: su negus, proprio perché non comandava su nulla, non vinceva, era il primo fra gli scartini. E poco importa che Negus Neghesti significasse Re dei Re, perché la propaganda di regime aveva incanalato i giudizi del popolo in quella direzione.
Chi si meraviglia che "giangaloi" sia scritto in una formula rituale in una delle formelle bronzee di Tzricottu, si comporta da bambino che non capisce e non sa (o non vuol sapere) che ci fu un tempo in cui i figli di dio si unirono con le figlie degli uomini e nacquero dei "giangaloi" che furono potenti sulla terra e celebrati eroi.
Questo non lo ha detto Gigi Sanna, ma sta scritto da molte parti, anche nella Bibbia. Gigi ha avuto il torto di leggere le tavolette di Tzricottu, risalenti al tempo in cui i giganti figli dei figli di dio supponevano di essere "giudici e re" e si comportavano di conseguenza anche in Sardegna, in pieno diritto di rapportarsi alla divintà in prima persona, senza intermediari.
L'ho capita così, come persona che mediamente legge e interpreta l'italiano. Non so voi...
Certamente io sono prigioniero di me sesso, della mia buona fede nel prossimo che spesso rasenta la creduloneria. Odio però chi è prigioniero di uno steccato, fosse pure a due dimensioni, dove si è rinchiuso a suo piacimento, ma poi vi si aggira disperato urtando e rimbalzando contro ostacoli salamente supposti. Purtroppo non a tutti è data la facoltà di spiccare un salto, fosse solo come quello pccolo di una pulce.
Cara Aba, non mettere in rilievo più di tanto il dato che ad alcuni articoli come quello di 'Stella del Mattino' non siano susseguiti post di interesse ( o pochi post). I motivi possono essere vari. Certo data l'evidenza della somiglianza formale di alcuni dei segni dell'alfabeto cipriota e di quelli sardi di Tzricotu ( sia pur due documenti molto diversi)qualcuno, soprattutto tra i 'parapuntalisti', diciamo così, avrebbe potuto abbozzare un intervento. Ma su Tzricotu si è capito molto mia cara, molto di più di quello che tu possa immaginare. Comunque, gli interventi del Serra su Africa Romana e quelli di Stiglitz qui e là, restano a futura memoria come esempio di quanto possa essere stupida l'archeologia quando ci si mette di buzzo buono. Hai notato poi quanto sono stati difesi dall'ufficialità? A parole, qualcuno, o per ordine di scuderia, da giovani pappagallini. Ma tutti zitti con lo scritto. E hai notato ancora quanto la Sovrintendenza abbia mantenuti i patti e la promessa (il testo è pubblico!)circa la restituzione della 'matrice per linguelle cavalleresche' al museo di Cabras! Oppure come prontamente abbia esposto il vile oggetto nel Museo Nazionale di Cagliari! Lascia proprio perdere,perchè tutti sanno che i documenti di Cabras, contesto o non contesto, sono sigilli cerimoniali, che sono scritti, che sono autentici e che stanno aprendo, più di tutti gli altri, la Sardegna alla Storia. Chi se ne frega della piccineria! dell'ipocrisia!
E infine. Molte volte i post non hanno commenti perchè è difficile entrare bene nel merito oppure perchè sono irreprensibili. Guarda il bellissimo e lucidissimo articolo di F.Casula ( da non confondere, come mi pare abbia fatto Elio, con Francesco Cesare) postato da poco. Sicuramente l'anno letto in moltissimi. Io stavo per scrivere: 'bravo' Francesco!. Ma il bravo era del tutto inutile e forse controproducente. In mille avrebbero dovuto, dopo di me, scrivere 'bravo'. E poi...in Internet non poche volte si vola letteralmente per il globo senza che tu lo possa sospettare. Io lo deduco, qualche volta, dalla mia umilissima posta elettronica. E' internet ormai che detta la conoscenza: si voglia o non si voglia. L'ufficialità sta diventando una barzelletta screditata spesso com'è. Si va, commenti o non commenti. Ma è Gianfranco che ti può confermare cosa vuol dire sotto questo aspetto scrivere in Internet!
Sanna ti ringrazio dei complimenti che mi hai rivolto. Fa niente. Io t'ho chiesto (ennesima al quadrato) cosa ci sta a fare un termine come "spilungone" in dei testi che mi si dice siano brevi e di ambito religioso. Tanto vociare riassumibile in: "te lo vuoi leggere o no SAGRA!" E io che credevo che tu fossi oristanese e non genovese. Indi devo per forza ricorrere alla tua SAGRA per disciogliere l'arcano? Siamo sicuri che lì trovo una risposta?
Gli altri che hanno letto e capito il passaggio (ove appare lo spilungone), mi potrebbero brevi manu, agevolare la spiegazione ?
Ah credo di capire dall'intervento del poeta della Marmilla che "giangalloi" traslatamente ora diventa "gigante", da spilungone che era. Ora sì che le cose sono molto, davvero molto più chiare.
Oh Maimone,
sa teoria de sa romanizzazioni funzionada, pensendi ca ai nuragicusu dusu ianta sterminausu e sa sardinnia dianta ripopoloda!
Ma sigomenti ca sa genetica adi stabiliu ca quasta idea esti frassa, e tandusu, mi paridi ca s'idea ca totus is nuragicusu appanta abbandonau sa lingua insoru po adottai su latinu mi paridi stranixeddu meda!
poita no esti succediu su proprio cun su grecu de is bizantinus o cun su spagnolu ?
Lassa a perdi s'italianu, chi non inata inventu sa radiu e sa televisioni non creu proprio chi su sardu iadai rischiau s'estinzioni!
Oh Maimone,
poita su catalanu ancora du fueddanta ad Alghero?
Poita (chi Alinei e Angius non tenenti arrexioni) de su nuragico non desti abbarrau nemancu arrastu?
e proitte su frigiu, su cariu, su ittita, su lidiu, su prussianu non los faveddat prus nemmos?
Ma brullande semus?
Areddu replica:
'ah credo di capire dall'intervento del poeta della Marmilla che "giangalloi" traslatamente ora diventa "gigante", da spilungone che era. Ora sì che le cose sono molto, davvero molto più chiare'.
Ohi, ohi! Are'. Non nd'intretzas una:nosse! est a 'imbesse. Totu a s'imbesse. In dunu primu tempus GGHNLOY fuit 'zigante' (unu de sos 'nefilim': ti d' amentau unu poete e un'iscrittore mannu de Sardigna) e pois, meda, ma meda prus apustis, est arribau su mutamentu (traslato). Ma giangalloy o zingalloy o zingallone non cheret narrere, oe puru, tantu 'spilungone' cantu' omine mannu mannu, de artaria manna'. Mamma mia, bonorvesa, naraiat de su frade de babbu, seddoresu, ca fuit unu 'Zingallone', ca tiraiat de artaria azumai 1,90 cm. E tzia mea Natalina, seddoresa issa puru, m'ammento chi irridiat de gustu nande a su pobiddu: 'Su giangallo(n)i miu!' Comente bies in 'campidanu' puru s'agatat in dies de oe, comente GAWAULU in Crabas, su sardu latinu -italide. GGHLOY (iscrittu sena vocales: abbaida chi cussa 'o' est 'mater lectionis' comente sa 'y'), chi est prus seddoresu chi abbasantesu o bonorvesu. Po da faere curtza curtza: GGHNLOY > GIANGALLO(N)I > Zingalloni > Zingallone.
As cumprendiu como!
Y'GO dhe HATHoS (di naraiant di osi), su 'Abay (apustis, meda prus apustis su 'babay') mannu de su Sinis de Crabas, fuit unu GGHNLOY (abbaida SAGRA, passim, e ispassiadi ca, cando cheres e abbassas sa chighirista, tontu non ses)
In finis tue naras: 'Grazie per complimenti?' Ite cara de colore 'e sola, sa de sos documentos de Crabas!
'Prego', frade caru miu istimau!'
Ti d'apo nau, Are': ' po sos atulinos, a sos iscarrafios issoro (mancari po brulla), sighint sos mossios de sos catzeddos".
Mancu custu ancora as cumprendiu! Ohi, ohi!
Oh Mauro Zedda
In s'Alighera fueddant ancora immoi su catalanu (a nai sa beridadi oramai is catalanus funti sa minorantzia de sa populatzioni) poita ca c'esti istetiu unu trapiantu de populatzioni: a foras is sardus e aintru is catalanus (e custa si narat discontinuidadi). E sigomenti oi is sardus funti rientraus in cittadi e funti ancora rientrendi, su catalanu esti diventendi minorantzia.
Cantu a is brabaxinus sterminaus podit essi una mesu beridadi. Tui sesi seguru chi is Romanus no appant sterminau is ominis mannus lassendi sceti beccius e pipius?In d'una conditzioni de aici, e cunsiderendi sa populatzioni totali de insara (chi non depiat essi meda meda) lsu latinu diventat maggioritariu a mala gana. Insomma, est comenti unu trapiantu. Pensa a is indianus de America chi ddus anti mesu sterminaus e immoi fueddant s'inglesu.
Una cosa aici cun is ispagnolus non podiat succedi ca non anti sterminau sa genti, e nemancu cun is bizantinus ca su gregu no esti istetiu impostu a sa genti (serbiat sceti in cresia).
Lassa a perdi s'italianu, chi non inata inventu sa radiu e sa televisioni non creu proprio chi su sardu iadai rischiau s'estinzioni!
Oh Mauro Zedda
A parti su fattu chi su spagnolu in su sardu de arrastu n'at lassau fintzas troppu, s'italianu cun s'arradiu e sa televisioni e is gionalis (ma deu ancora de prus cun sa scola) dimostrat chi su dominadori imponit sempri (cun is bonas o cun is malas) sa lingua sua. S'urtima gherra mundiali dd'anta binta is americanus, e difatis s'inglesu...
Immoi ispereus chi non bincant is arabus, ca sinunca nos tocat a imparai fintzas s'arabu.
@ Cigi Sanna
Tenis arrexoni, Professori (non t'as a ofendi chi ti nau Professori), apu pigau allu po cipudha, mancai siant o siant istaus professoris totus e-a i' dusu. Non bollu narriri, mira, ca unu est conca de allu e s'atru e conca de cipudda, antzisi: a Casula su storicu dhi tengiu un'arrispetu ca prus mannu non benit a beni; a s'atru chi tenit a nomini giai giai su propriu, dhu connosciu pagu e de sa genti chi no' connòsciu non di nau ni beni ni mali. Su de no' dhu connosci est crupa mia, m'at a tocai a mi dhu acostai.
Avreguau ca sa conca de cipudda est sa mia, ita mi nasa ca no apu cumprendiu mancu su chi at iscritu F. Casula e su cumentariu miu c'intrat pagu e nudha? Si est aici , ti nd'ia a torrari gratzias.
@ Gigi Sanna
Ti nd'ia a torrari gratzias chi mi naras e poita, ca a imparai mi praxit sempiri.
Nossi, o Elio, su cumentariu cosa tua est bellixeddu meda e c'intrat. E comenti c'intrat! Sceti chi mi d'apu pensada chi iasta scambiau dus personas. Non c'intrant ni s'allu ni sa cibudda. Dd'apu bofiu fai presenti po una borta, mi. Atru in conca non m'è benniu de pensai e de nai.
Tenidì a contu
P.S. Immoi Gianfrancu est boendi fogu de is naris e da is origas poita, propriu deu abbasantesu, seu scriendi impipendimì de sa Limba comuna. Ma Francu marmillesu est totu unu tzaccarru de manus! Siat comenti si siat, biu cun praxeri chi, po fai cuntenta a Gratzia diciosa, su sardu est bessendi a pillu. Mancari non at a essi su sardu-italide, ma est su sardu. Ma Aba? Comenti fait a cumprendi e comenti si fait? Gratzia sì e Aba no? Oiamommia t'arrori! Po cussu, incasinaus comenti seus su sardu a pagu a pagu s'est studendi.
Così:
http://www.sardegnacultura.it/cds/cd2/
ma pure lì, capisco niente
Signor Sanna"su sardu est bessendi a pillu. Mancari non at a essi su sardu-italide, ma est su sardu." la prego mi aiuti a tradurre;il sardo sta uscendo a pelo?,non deve essere sardo-italiano,ma è sardo?Ho tradotto così,così?Leggendovi, piano,piano mi affiarano alla mente parole sarde sentite chissà quanti anni fa e,mi creda,per me è una gran gioia e una gran conquista.Nel mio piccolo mando sms a mia figlia,nata a Firenze,in limba e,quando sarà grande,parlerò(si fa per dire)in limba anche a mio nipote;il tutto per non dimenticare mai le proprie origini.Meda gratzìe a bois tottus.P.S devo difendere la signora Aba che forse non è nata in Sardegna,perciò ha più difficoltà a capire la nostra lingua.
Ammettiamo che durante il periodo imperiale (o magari anche un pò prima) i Romani abbiano occupato le Barbagie (che erano molto più vaste di oggi). Queesta non é una semplice fantasia perché le tracce di insediamenti romani in Barbagia sono visibili ancora oggi. Poiché i Barbaricini si ribellavano in continuazione, ad un certo punto, probabilmente durante il periodo imperiale, i Romani hanno perso un pò la pazienza ed eliminato fisicamente tutti gli individui in grado di combattere. Non é necessario postulare il loro sterminio: solo una parte di loro potrebbe essere stata sterminata, l'altra parte potrebbe essere stata deportata (forse anche le donne in età fertile) e/o venduta come schiava in ogni angolo dell'impero. Anche questa possibilità non é una mera ipotesi nata a tavolino: ricordiamoci cosa fecero i Romani agli Ebrei, durante il periodo imperiale. Diciamo che la pulizia etnica non l'hanno inventata oggi. Di conseguenza restarono solo vecchi e bambini a popolare le aree più montagnose e ad esercitare solo la pastorizia, in quanto le aree più promettenti dal punto di vista agricolo furono assegnate a coloni arrivati da altre parti dell'impero. Mi riferisco in particolare a zone come le Baronie, la zona di Isalle etc, dove non a caso permane, a mio parere, il sardo più latinizzato in assoluto. Insomma, i sopravvissuti vennero confinati in una sorta di riserva.
Una situazione di questo genere potrebbe spiegare:
1) perchè il sardo delle aree centrali é il più simile tra tutti i linguaggi neolatini. E' chiaro che i bambini tendono, anche per ragioni di adattamento, ad assumere molto velocemente il linguaggio del dominatore (in questo caso quello delle aree agricole a valle). Io direi che sono state sufficienti 2, al massimo 3 generazioni, per appropriarsi del latino.
2) perché sono sopravvisuti una miriade di toponimi, e una buona quantità di termini prelatini, più che altro riferibili ad aspetti del terreno, ad animaletti e piante nella quasi totalità privi di importanza economica. Le piante coltivate (pira, mela etc) o, comunque sfruttate economicamente (ilighe, chercu etc), e gli animali allevati (boe, craba, caddu etc) hanno nomi di origine latina o post latina (pensiamo a su molente (il macinante) o burricu, dallo spagnolo burro = asino). A mio modo di vedere la sopravvivenza dei termini prelatini va ascritta ai vecchi, che ne erano i depositari e che li hanno trasmessi ai giovani, i quali li hanno assunti acriticamente non avendo essi un concorrente latino.
3) ai vecchi va ascritto anche il mantenimento delle tradizioni prelatine e quel senso di indipendenza e resistenza culturale mantenuti sino ad oggi.
4) perché la genetica ci dice che i sardi attuali sono simili a quelli antichi. I bambini crescono e si riproducono e con le generazioni i geni autoctoni riprendono il sopravvento sui pochi geni allogeni che, con il tempo, saranno stati altamente diluiti nella popolazione. Un pò quello che sta succedendo oggi ad Alghero e come successe agli indios che vennero quasi sterminati, ma che oggi rappresentano (credo)la maggioranza della popolazione dell'America centrale e meridionale, sebbene parlanti il castgliano. Quelli del nord ebbero una sorte un pò diversa, un pò più simile al caso nostro. Anche loro, infatti, vennero quasi sterminati, ma vennero confinati all'interno delle riserve dove hanno conservato buona parte delle loro tradizioni. Sulla lingua non saprei, anche se a me pare che ormai siano stati tutti anglofonizzati.
Insomma, per spiegare il latino in Barbagia a me pare che non ci sia bisogno di Alinei (ricordiamoci dell'ossitonia che sarebbe del tutto incomprensibile con la teoria della conyinuità) né quello di ipotizzare un trapianto della popolazione. Basta postulare lo sterminio e/o la deportazione degli individui validi per avere gli stessi esiti linguistici di un trapianto di popolazione nell'arco di poche generazioni. Geneticamente e culturalmente, invece, cambierebbe poco o niente.
Signora Grazia,
mi assumo ancora io l'onere delle spiegazioni, anche se non me ne viene grande profitto.
In effetti non ha capito bene, per colpa di quel "pillu" che non è "pilu".
"Beniri a pillu" si traduce con un "venire a galla", mentre il termine italide rimanda ad un ramo della lingua indoeuropea parlato nella penisola italiana e anche in Sardegna. Ci si dice che probabilmente in Sardegna e nel Lazio (Roma era di là da venire) si parlava la stessa lingua, cioè l'italide. Per questo motivo, quando secoli e secoli dopo arrivarono le truppe romane di conquista, si scoprì che i nemci parlavano più o meno come noi sardi.
Per quanto riguarda il ragionamento di Elio, non mi pare ci sia traccia nella storia di deportazione di sardi, barbaricini in particolare.
Inoltre mi risulta che i terreni da coltivare li concedessero ai comandanti benemeriti, non certo alla soldataglia, perché vi impiantassero grandi fattorie. Le concessioni dunque interessavano un numero limitatissimo di stranieri.
E chi ci lavorava nelle fattorie? I sardi vinti ovviamente, espropriati delle terre, magari non schiavi, ma certamente servi. Altrimenti, mettendo insieme le deportazioni con l'apporto di manodopera "strangia" (ma quelli non si potevano pemettere tanti schiavi), la genetica direbbe altre cose.
Naturalmente queste osservazioni sono il frutto della mia solita smania di sragionare, più che altro dovuta al malessere esistenziale tipico dei poeti contadini.
Ho confuso Elio con Maimone?
Chiedo scusa all'uno e all'altro.
Ho bisogno di perfezionare la mia ipotesi. Tuttavia, a me pare che ci siano tracce di vendita di sardi come schiavi (almeno mi pare di ricordare: devo controllare), e poi, effettivamente, il discorso dei soldati benemeriti é giusto. In effetti, a me risulta che molti terreni della Sardegna vennero dati proprio a soldati congedati che si erano distinti in guerra. Se il mio ragionamento é giusto, comunque, deportazioni di soli adulti più pochi coloni strangius lasciano la genetica più o meno la stessa. la lingua, invece,...
Signor Pilloni meda gratzie per la sua traduzione,infatti,se fossi stata meno impulsiva,avrei dovuto capire "pillu" = " a GALLA" COME, infatti,mi vengono a galla le parole sarde.Grazie ancora.Chissà,con la vostra gentile assistenza,arriverò a parlare un pò meglio il sardo."Conca tosta"lo sono più del necessario.
non mi pare ci sia traccia nella storia di deportazione di sardi
NO, proprio sicuro?
it.wikipedia.org/.../Storia_della_Sardegna_romana
http://www.manifestosardo.org/?p=2422
Per Sanna:
potresti attestarmi le parole gavaurru e giangalloi per il nuorese? Mi è impossibile trovarle !. Eppure sei TU che (abusando del cadavere dell'Angius) mi indichi per queste zone (e non le tue oristanesi)la conservazione della paleolatinità. Come si spiega ciò? Seconda questione: a quali parole latine latamente si ricollegherebbero queste?
Il "cornus" che individueresti, come ben saprai, è voce che ritorna in semitico: keren, karen, karn come in indo-eu (es. nordico horn), indi mi pare poco utile e dirimente per la questione.
Scrittori latini riportano che sia nel 238 che nel 176 a. C. sul mercato di Roma venne offerta una tale quantità di schiavi sardi che crollò entrambe le volte il prezzo degli schiavi. Le fonti non dicono l'area della Sardegna dove vennero catturati questi sardi, ma considerando che era in Barbagia la resistenza antiromana, é facile supporre che provenissero da queste zone (non solo Iliesi, ma anche Balari e Corsi, suppongo). Non avrebbe senso, del resto, vendere come schiavi i sardi integrati e sottoposti alla pax romana. Il periodo non é proprio quello imperiale, però...
@ Maimone
Mih ca su fatu chi Francu Pilloni s'apat cunfùndiu s'unu cun s'atru, a mimi no' mi strubat po nudha, po nudha. Prus a prestu non mi torrant is contus cun su 'ocimentu de totus is ominis abilis o su disterru intzoru, impari a is feminas giovunas, de donnia punta de Brabaxa, po parti de Roma imperiali.
Chi ndidhus iant sperdius aici, ita dhui faiant is bisantinus, tempus apoi, in Fordongianus cun su cumandanti de totu s'esercitu?
Is cuatru becius abarraus cun is piciochedhus, ita nd'iant torrau a pesai una truma de genti gherradora de tennir'abbisongiu de unu "Dux" po cumandari "limitanei" chi iant a essiri is bardiadoris de totus is lacanas a giru a giru de Brabaxa e, in prusu is "comitatenses" chi, a tipu ranger americanus, suncurriant in donnia punta innui s'apretu fu' meda?
Gei iant a essiri malochedhus cussus S.P.Q.R., ma a ndi sperdiri totu sa genti no' dhu faiant; non po atru, ca non cumbeniat, costàt troppu a fronti de su beneficiu chi ndi podiat torrai. Is Brabarixinus non fiant comenti de is Ebreus, in Palestina, logu de importu prus mannu po su poderiu romanu.
Nci depit essiri un'atra arrexoni po tutus is cunsiderius chi seus faendi apitzus de sa lingua e de sa "resistentzia" de nos atrus sardus.
@ Elio
tottu podit essi. deu seu fendi un arrexonu chi depu ancora sviluppai. Perou s'idea meritada de essi studiada
A mei parit chi candu nci fiant is Bbisantinus de tempus ndi fiat passau meda e in su frattempus is pipius funti crescius e anta torrau a fillai. Bastant dex'annus a unu pipiu de dexi po diventai babb'e familia. Sentza cunsiderai chi in cussus tempus is piccioccheddas a quindixi-sex'annus fiant giai coxuadas e affilladas.
Po contu miu, perou, deu pensu chi:
1) no esti fundamentali bocciri o disterrai totu is ominis in d'una borta sceti. Bastada a repitiri sa cosa onnia tantu.
2) deu pensu comuncas chi in is montis a susu de Fordangianus is Romanus non sient mai arribaus. Probabilmenti esti cussa sa Barbagia mai occupada. In cussus logus, difattis, su sardu mi parit su prus pagu latinizau de totus. In cussas zonas fueddant una sardu chi esti unu paghiteddu influentzadu da cab'e susu e unu paghiteddu dae cab'e sutta, ma tenint ancora unu muntoni de fueddus particularis, tipicus insoru. Ollu nai tottu is montis chi andant de su Tirsu a Gennargentu fintzas a Baunei.
O Illiricheddu 'arreddosu'. Basta| Proprio basta. L'ultima risposta. E fine. Mica posso perdere tempo con te.
-'Abusare' del cadavere dell'Angius'? ( Solita puerile, stupida ambiguità e oscurità terminologica). l'Angius vive e lo dimostra perchè il sottoscritto l'ha... dimostrato. Sei tu un assurdo 'necrofilo' di cadaveri, molto ma molto più corrotti!
-Dove trovare nel nuorese GGHNLOY o GWHLO? Risponditi da solo, sulla conservatività del sardo campidanese, maggiore qualche volta, dello stesso cosiddetto 'logudorese' e nuorese. Guarda io gli esami di linguistica sarda li ho fatti 40 anni fa. Sono un arretrato. Eppure vado ancora a memoria su certi aspetti della lingustica sarda.
Tuttavia esiste un diminutivo (non so se anche nella forma 'nuorese') Gigantinu/Gigantinos. La tomba di Giganti non si chiama de Sos Zigantes ma de sos Gigantinos (con la g palatale). Un motivo ci sarà perchè la chiamavano così. Non credi?
- CORNUS 'anche' semitico? Così come lo è 'AK, Hogyhano, BI-Dente, SOR(i)g(u), Nonno-y, ecc.ecc. Non andare, per polemica, solo dove ti fa comodo! Ma sbagli comunque perchè c'è sempre qualcosa che ti frega, proprio quando ritieni di aver 'colpito' (il tuo saccente 'indi poco utile e dirimente per la questione'). Purtroppo tu non sai un tubo di alfabeti e di epigrafia arcaica. Non puoi affrontare una discussione! Nel CORRAS di Perdu Pes di Paulilatino c'è la 'mater lectionis', cioè l'ayin, per rendere la vocale 'a'. Quindi la voce non è semitica. E' parola locale e cioè 'indoeuropea'. Chiaro no? O devo spiegarti anche l'uso dell'espediente tecnico scrittorio dei semitici alla fine del'età del bronzo e agli inizi della civiltà del ferro?
Ohi, ohi non d'intretzas una! Ma ripeto. basta!!! L'ultima risposta.
Uhm, quindi deduco che sostieni che in epoca preistorica il nesso -RN- si sarebbe già assimilato in -RR-. Cosa un poco strana. L'area di assimilazione del nesso (in area romanza), oltre al sardo, è quella adriatica (dalmatico e albanese), i dialetti italiani centrali e meridionali lo mantengono invariato. Se dovessimo supporre che il tuo Corras sia preesistente ci troveremmo a un esito poco latino e poco italico, ma con ipotetico sostrato adriatico.Indi illirico.
Penso che il Sardo sia antecedente al latino stesso......
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