di Massimo Pittau
Rispondo innanzi tutto a due miei amici che, dopo il mio intervento precedente, mi hanno telefonato.
1) Uno mi ha detto che il «paramano» della spada si chiama «elsa» e non «guaina». Ha ragione, io ero distratto.
2) Il secondo mi chiesto che cosa io pensi del bronzetto di Dorgali, che raffigura un individuo che si mette sul capo un oggetto pieghevole e che per primo è stato definito «Pugilatore», che si starebbe difendendo dai colpi dell’avversario ponendosi sul capo lo scudo. Io comincio col far notare che uno scudo di guerriero è sempre qualcosa di rigido, mentre non è mai flessibile e debole come un panno. In secondo luogo premetto che tutti, dico tutti i bronzetti nuragici hanno un esclusivo valore religioso, dato che non erano altro che ex voto che i fedeli donavano a una divinità o per chiedere una grazia o per ringraziarla per averla già concessa. Secondo me il bronzetto di Dorgali raffigua un fedele che, accostandosi alla divinità, si mette sul capo un panno in segno di deferenza alla divinità stessa. Esattamente come facevano i sacerdoti etruschi, latini e anche di popoli orientali quando effettuavano un sacrificio o entravano in un tempio. Anche nell’ambito del Cristianesimo, fino a un cinquantennio fa, le donne che entravano in una chiesa si mettevano in testa almeno una pezzuola.
3) Evidentemente gli “archeologi pugilatori” nostrani (cominciamo a chiamarli in codesto modo) non hanno mai visto, neppure in televisione, un incontro di pugilato. Se l’avessero visto, avrebbero notato che, quando un pugile si trova in difficoltà di fronte all’avversario, si copre con entrambi i guantoni il viso e il collo – che sono i suoi punti deboli -, mentre nessuno mai si copre il capo con uno o due guantoni per ripararsi da pugni che nessun pugile ha mai dato picchiando dall’alto in basso sulla sommità del capo dell’avversario.
4) L’architetto Franco Laner, facendo semplicemente il suo mestiere, ha dimostrato che le statue di pietra o marmo possono resistere al peso soltanto a patto che questo cada in senso perfettamente perpendicolare; tanto è vero che tutti i Giganti di Monte Prama hanno le due gambe perfettamente perpendicolari e parallele. E invece il Laboratorio di restauro di Sassari dove sono ancora le statue, ha esposto due grandi disegni di due guerrieri che hanno le gambe divaricate, ossia né parallele né perpendicolari, tanto che sembra che facciano la pipì e temano di sporcarsi i calzari. Inoltre la ricostruzione effettuata di qualche statua non solamente falsifica l’esatta direzione delle linee dei frammenti, ma va pure contro le leggi della statica, rispetto a supposti scudi che, se fossero stati veramente tali, sarebbero crollati per il loro grande peso.
Infine i guerrieri dei due disegni hanno un elmo fornito di due lunghissime corna, che sembrano zanne di elefante. Ma come sarebbe stato possibile questo con la friabile pietra arenaria di cui sono fatte tutte le statue?
5) Fanco Laner ha fatto un accenno benevolo alla mia solita “ironia”, ma non è stato esatto in questo; la mia non è “ironia”, bensì è “mortificazione”, grande mortificazione di fronte alle balordaggini che migliaia di alunni delle scuole sarde e centinaia di turisti forestieri odono tutte le volte che entrano in un museo o visitano un sito archeologico della Sardegna, con l’illustrazione delle guide imbeccate dagli archeologi ufficiali: la balordaggine dei “guerrieri pugilatori”, la balordaggine dei pugilatori che si difendono con lo scudo flessibile, la balordaggine delle prese di luce e d’aria dei nuraghi spacciate per “feritoie” attraverso cui i Nuragici avrebbero “sparato le loro frecce e i loro proiettili”, la balordaggine della “garitta della sentinella” che avrebbe atteso, all’ingresso del nuraghe, che vi entrassero i nemici per ucciderli uno dopo l’altro.
E lo ripeto: ma i Nuragici erano degli “imbecilli” oppure ....?