giovedì 31 marzo 2011

"E totu in una s'est imbertu"

L'ex frammento ugaritico di Mogoro e, sotto,
l'ex barchetta di Teti, per altro inesistente
di Stella del Mattino e della Sera

Il collega Pintore si è a lungo interrogato, e so che ancora lo fa, sulla scomparsa di un coccio con caratteri Ugaritici dal Museo di Senorbì,. Anche i suoi lettori si sono a lungo interrogati, alcuni suoi collaboratori sono stati invece interrogati causa piedini. La sola risposta al mistero del coccio, quella vera, la so io.  Ritrovato a Puistèris tra il 1980 ed il 1982 da un ex- curatore del Museo di Senorbì, fu mostrato in un convegno al Museo stesso nel 1995, convegno cui partecipò il prof. Giovanni Pettinato. Detto professore, allora docente di Assiriologia all'università di Roma, espresse entusiasmo per caratteri di scrittura cuneiforme che apparivano sul coccio in questione. Da quel momento se ne persero le tracce, non del prof. Pettinato ma del reperto. 
Grazie al ritrovamento del diario di un vecchio custode, L.G., siamo ora in grado di dirvi, in anteprima assoluta, cosa successe veramente: “[...] Prima die de ghennàrgiu 1996. Tèngio sas manos treme treme e chi Babu mannu m'amparet e mi diat sa fortza e s'ànimu de pònnere in custos fògios su chi est capitadu. Sa maleditzione de sos Mannos nostros s'est apoderende de nois e s'isfaghimentu s'est acurtziende: deo l'apo bidu. De pustis su cumbènniu chi b'aiat finas cuddu professore romanu, su bìculu de còngiu est disaparèssidu, s'est imbertu. Su curadore li fiat leande fotografias e issu... issu si faghiat semper prus traslughente e totu in una est isparidu, prus nudda. [v. figura, NdR]. Ant imbertu sas fotografias, ant tìmidu: mancari gasi, deo, betzu e sena peruna cosa de pèrdere, nd'apo mantesu sas fotocòpias [...]”
Seguono, sul diario, una serie di acclamazioni e farneticazioni, da cui possiamo solo concludere che il povero anziano, testimone di una tale prodigio scientifico, perse il lume della ragione. O forse lo aveva già perso prima. Inaspettatamente però il fenomeno pare essersi ripetuto di recente. La barchetta di Teti, pur fotografata con testimoni, non ha esitato a sparire anch'essa, sebbene con modalità leggermente differenti. Dapprima, come testimoniò un nostro lettore, venne restaurata ed a quel punto non era sparita: però i segni di scrittura non erano più distinguibili. Poi scomparve di nuovo. Stavolta nessun vecchio custode fece né foto né fotocopie dell'evento epocale e la nostra ricostruzione deve essere presa con molta cautela, seppure ci sembri più che plausibile.
Per ironia della sorte, entrambi i reperti furono oggetto di una petizione popolare sulla cosiddetta “scrittura nuragica”, che però è “non scrittura”, come ho dimostrato ampiamente e scientificamente. I presunti eventi prodigiosi, verranno da noi segnalati, per dovere di cronaca, a trasmissioni televisive misteriche e riviste di parapsicologia e poltergeist. La verità sulla misteriosa civiltà nuragica si sta però delineando, pur con nostro grande dolore: è stata tutta un'illusione. I Nuragici non sono mai esistiti.

3 commenti:

  1. Un giorno sugli imboscamenti temporanei della scrittura (20, 30 anni e più)e definitivi, ne vedremo delle belle! Che stupidità abissale: nascondere gli elefanti tra le stoppie. Poveracci!

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  2. O commente sos sardos ki allegana in "suspu" (metaforicamente) iscriies in "SUSPU"
    pro intendere kie deper'intendere e cumprendere ka su "cuba cuba"
    est solu de sos imbriagos.
    Kando es passà s'imbriaghera ana a torrare "SAVIOS".
    Forzis

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  3. Ma brava la mia stelluccia! Ti avevo sottovalutato. Questo è un grave errore. Nessuno va mai sottovalutato, tanto meno chi detiene i "poteri", sacri e inviolabili, come quello di far sparire le cose. E' pur vero che questo sconfina nel gioco delle tre carte ma un sacco di gente ci casca. Persino ministri e sottosegretari.

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