sabato 19 febbraio 2011

Il segno logopotente dei nuragici


di Stella del Mattino e della Sera

“All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?” chi ritiene di no telefoni alla redazione del giornale ***** e lasci detto a qualcuno (è un sondaggio, vi prego partecipate: ne va della mia carriera). Per tutti gli altri vale il principio di silenzio-assenso. Costoro sappiano che l’Antico ha tutt'altro che un sonno duro, ce l'ha leggerissimo ed ha anche un carattere infernale: dev'essere nato direttamente da una delle nostre rocce granitiche.
Stavolta la sveglia gliel'hanno data gli epigrafisti della new age sarda, quelli delle anse e dei lingotti arricchiti di un singolo segno; rigorosamente non indigeno o, al massimo, scopiazzato alla grossa. Me lo trovo in casa al ritorno dal lavoro, stanchissimo: questo ridicolo sondaggio mi svena e mi risucchia tutta l'adrenalina. Fa lo sciopero del silenzio l'Antico, il che vuol dire che è incazzato come una biscia. Senza proferire un bah, mi piazza sotto gli occhi un articolo (1), aperto a pg. 34.
Mi pare, ma non sono certo, di vederci un paio di pugnaletti nuragici su quella brocchetta (a sin. in figura). Non posso fare a meno di ricordarmi dei pugnaletti punzonati sul doppiere di Lilliu  e di quello sulla barchetta inesistente. Ma sono troppo stanco e la lampada a basso consumo mi gioca dei brutti scherzi. Senza una parola l'Antico mi sbatte in faccia la pg. 35: Vincenzo Santoni scrive “..la brocchetta askoide di nuraghe Piscu di Suelli, alla cui base dell'ansa sono rappresentate due bozze mammillari in associazione con due pugnaletti ad elsa gammata ottenuti a morbida solcatura sulla superficie rosso-arancio dell’ engobbio…”.
Quando rialzo lo sguardo è già scomparso, ma non lo è l'effetto di quella paginetta. Allora è vero, i Grandi Archeologi di Sardegna – GAS per gli intimi – sanno; sanno del segno potentissimo della divinità unica nuragica, scritto sulle anse, sui candelabri, sulle barchette, sui bronzetti. Che succederà ora?

1. Santoni, Vincenzo and Sabatini, Donatella (2010) Gonnesa, Nuraghe Serucci. IX Campagna di scavo 2007/2008. Relazione e analisi preliminare. FOLD&R, 198 (198). pp. 1-53. ISSN 1828-3179 http://www.fastionline.org/docs/FOLDER-it-2010-198.pdf

4 commenti:

  1. mah, io sono ottimista... chissà, forse è questione di tempo, tutti i segni ricorrenti diventano "potenti", e forse un giorno....

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  2. Anche io, come Piero, sono moderatamente ottimista. Certo, caro Stella, sarà duro per molti archeologi dare un senso a quel che essi stessi hanno scoperto. La "barchetta inesistente" fu trovata da una archeologa che, racconta una leggenda metropolitana, davanti ai segni che essa stessa vide esclamò: "Bisognerà farla esaminare da un epigrafista".
    Non credo che un epigrafista l'abbia mai vista, o forse sì ed è per questo, allora, che da esistente si è trasformata in inesistente. Perché essere ottimisti? Semplice: c'è chi, come te, di tanto in tanto va a vedere gli scheletri negli armadi.

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  3. Vedo che ora vi divertite ad infierire. Tra ironia e sarcasmo. A me, devo dirlo francamente, è ormai passata la voglia. Dopo 15 anni! Anche tra i corsisti (tra di loro),che leggono e che sanno, è tutto uno spasso per i 'sepolti', vi dirò; anche se la polemica è del tutto bandita prima, durante e dopo le lezioni.
    Quanto a Lilliu, l'ho scritto tante volte, è l'unico che si salva in qualche modo perchè in qualche modo è sensibile, 'comprende', s'interroga, non può e non riesce a ignorare, a far finta di niente. Ha il torto però di non aver liberato dai rovi, date sue esperienze tangibili in fatto di scrittura ( pensiamo alle plance di sughero di Barumini e ai cocci di Orani), con più coraggio e determinazione (a costo di smantellare qualche sua teoria) la strada del dubbio. Forse erano in tanti che con la roncola dietro di lui aspettavano solo un cenno. Forse. Non so ma mi piace immaginarlo. Perchè le cose non starebbero a questo punto, con un imbarazzo generale più che palpabile e con reazioni stupide dato quell'imbarazzo. Io aggiungo solo una cosa perchè qualcuno davvero non rischi grosso: se c'è qualcosa di scritto 'oltre lo spillone'(imboscato per 30 anni!) lo si tiri fuori. Questo ruolo di 'pubblicazione' per la 'scienza' non lo si faccia svolgere solo dai contadini, dai pastori, dalle casalinghe che zappano nell'orto, dai ragionieri appassionati di archeologia, dai cacciatori che stanano conigli dai muretti, dai cercatori di funghi e di asparagi. E' tempo che lo svolga anche chi scava con tanto di licenza di trovare e di studiare.

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  4. Sì, è un vergogna per la scienza e la conoscenza dei dati epigrafici 'mondiali'. Ma qui, cara Aba, non si ha il senso della 'vergogna'. Qui trionfa la spudoratezza sublime! Altrimenti già si sarebbero vergognati da tempo i linguellisti e i puntalisti e tutti quelli del Club degli epigrafisti della Domenica.
    Invece continuano blaterando, i 'sepolti'. E per questo niente 'parce'. Non lo meritano.

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