Scavi negli anni Cinquanta |
di Silvio Pulisci
Caro Direttore,
in tutta questa lunga ed estenuante diatriba (registrata soprattutto dal suo, ormai direi specialistico, Blog) scrittura nuragica sì, scrittura nuragica no, ritengo che non sia inutile che io riferisca circa una testimonianza di un fatto di cronaca 'archeologica' avvenuto tanto tempo fa, alla fine degli anni '50, durante gli scavi del famosissimo Nuraghe Su Nuraxi di Barumini.
Cinque o sei anni fa il sacerdote don Leone Porru, parente stretto del Prof. Giovanni Lilliu, ovvero dell'archeologo che sovrintendeva agli scavi, ha riferito a me e in presenza di altri testimoni (a proposito della scrittura nuragica di cui si discuteva, in quel momento, per l'uscita del libro del prof. Sanna) che durante lo scavo del cosiddetto mastio o torrione principale del nuraghe quadrilobato, erano state rinvenute delle singolari plance di sughero.
Essendosi notati in esse non pochi e dei strani 'segni', il prof. Lilliu, dopo averli osservati con attenzione, avrebbe detto laconicamente in sardo: 'non ant a essi signus de scrittura!'. Dette plance, della cui esistenza farebbe fede il registro degli scavi, sarebbero poi state consegnate e riposte nei magazzini del Museo Nazionale di Cagliari. Devo dire che di più non so dire perchè di più non ricordo.
Nel frattempo però sono venuto a sapere di un'altra testimonianza, quella della 'vulgata' delle guide turistiche del Nuraghe Su Nuraxi le quali, alla domanda su che fine avessero fatto quegli oggetti, in fondo così preziosi e importanti, dato il dibattito sulla scrittura arcaica dei Sardi, hanno dato questa di versione. Le plance erano state veramente rinvenute (e commentate nello stesso identico modo) dal prof. Lilliu; ma, circa la consegna e il loro collocamento, le cose erano andate molto diversamente. Infatti esse guide riferiscono che, essendo l'ora dei lavori ormai tarda, sia stato chiuso e sigillato il luogo del rinvenimento (la torre centrale del nuraghe). L'indomani, alla ripresa dello scavo, con sommo stupore del prof. Lilliu e degli altri, le due plance non esistevano più in quanto sbriciolate e disintegrate.
Devo dire che trovo davvero singolare il fatto che il mondo archeologico taccia e non riferisca su di un fatto così importante e di cui sono a conoscenza delle semplici guide turistiche. Tanto più che mi pare che in questo stesso Blog sia stato pubblicato, qualche mese fa, un articolo circa l'esistenza di una strana iscrizione su una delle pietre del nuraghe che sarebbe interessata dalla scrittura protocananaica. Un' iscrizione della fine dell'età del bronzo. Che i segni delle plance e detta iscrizione avessero qualcosa in comune?
Comunque, essendo per fortuna in vita ancora l'illustre prof. Lilliu, credo circa le due versioni sul rinvenimento, sulla natura e sul collocamento degli oggetti, ci possa essere prontamente un chiarimento. Anche, data la sua indiscussa e indiscutibile autorità, senza ricorrere ai dati dei registri di scavo.
Silvio Pulisci è l'ex direttore della Casa Editrice S'Alvure di Oristano
Su professori. Deo no isco si leghides custu blog, ma isco chi b'at a chie in mesu de sos dischentes bostros lu leghet e bos podet trasmìtere su chi Silvio Pulisci contat in s'artìculu suo. Amento cun praghere mannu, e cun su dolu de non bos àere pòtidu abitare comente aia chertu, sas pagas bias chi apo tentu sa bona sorte de bos intervistare. Semper in sardu. E cando conto de su “dutori de is pedras bècias”, a su nàrrere de su biadu de babu bostru, naro chi apo connotu un'òmine. Contade, o narade a carchi unu chi contet, it'est capitadu de cussu furtigu. De gràtzia. [zfp]
Questa è l'ultima prova della manomissione della storia che la sovrintendenza italiana sta esercitando nei confronti della sua suddita Sardegna. Occorre fermarli!
RispondiEliminaCaro Silvio, mentre ti rigraziamo per la testimonianza,io ritengo che, se le cose sono andate, come io penso, nel secondo modo (ovvero che al contatto prolungato con l'aria le plance si siano disintegrate), quello fu un giorno davvero infausto per l'archeologia sarda. Perchè se il prof. Lilliu avesse potuto confermare la sua impressione e il sospetto del giorno precedente ( 'non anta essi signus'!) forse non ci troveremo oggi in una situazione così assurda (a dir poco)per ottusità, quanto all'ammissione dell'esistenza sulla scrittura nuragica. Ottusità a 360 gradi nonostante il fatto che siano venuti alla luce decine e decine di documenti e quasi tutti con i medesimi codici di scrittura.
RispondiEliminaDico ciò perchè forse il solo sospetto sulla sua esistenza, il sospetto da parte di una persona così autorevole, partendo da un dato così importante come quello di Barumini, sarebbe stato accolto e si sarebbe allargato e alla lunga, con la ricerca mirata ed immediata di molti archeologici, si sarebbero potuti ottenere dei risultati ancora maggiori di quelli che si sono ottenuti a partire dalla scoperta (35 anni dopo!), delle tavolette di Tzricotu di Cabras e dell'anello di Pallosu di San Vero Milis.
E non ci sarebbero stati tutte le vergogne e gli scandali relativi ai documenti di Mogoro, di Teti, di Pozzomaggiore, di Orani, di San Giovanni Suergiu, di Capichera ecc. ecc. Non ci sarebbe stato, soprattutto, lo scandalo di un pasticcio colossale (che resterà famoso, data la sua gravità, negli annali dell'archeologia!) quale è stato quello di avere messo a testa in giù i cunei ugaritici dei documenti-sigillo spettacolari di Cabras, unici al mondo per bellezza e genialità compositiva degli scribi.
Ma attendiamo fiduciosi la risposta che, vogliamo sperare, in qualche modo ci illuminerà.
Strane domande per uno strano caso:
RispondiEliminapossibile che a quei tempi, nessuno imbracciasse un cavolo di macchina fotografica?
possibile che Lilliu, non sia più ritornato sulla questione fornendo una testimonianza un po più articolata?
Signor Carta,la colpa non è della sovrintendenza italiana ma,come al solito, dei sardi.Il signor Lilliu,persona esperta,doveva subito fare qualcosa ma,forse,non era così interessato.Sicuramente,se ci fosse stato il signor Gigi Sanna,avrebbe agito in maniera diversa.Non ho mai capito l'autolesionismo dei sardi e mai lo capirò.In questo blog vedo che scrivono persone, non solo esperte, ma anche tanto,tanto oneste e perchè non sono ascoltate?Questo è un vero rebus.
RispondiEliminaPersone professionalmente vicine a Lilliu in quel di Barumini raccontano che tutte le tavolette di sughero rinvenute nel mastio del nuraghe, un intero mucchio purtroppo andato perduto per autocombustione, pur ritenute dal professore come materiali di rivestimento interno del nuraghe, potevano in realtà essere qualcos'altro! Si ebbe modo ad esempio di accertare, come seppi da un archeologo,che la dimensione tipo delle tavolette di sughero era uguale a quelle in argilla impiegate per la scrittura non ricordo però dove. Le dimensioni dovrebbero essere recuperabili perché riportate nei registri di scavo.
RispondiEliminaGrazie Mario. Io mi auguro che la risposta del prof. Lilliu (con il ricordo almeno della sua impressione) unitamente ai registri dello scavo possano illuminarci di più. Tu comunque parli addirittura di 'tavolette' di sughero, facendo capire che le loro dimensioni potevano essere piccole o molto piccole. Cosa c'entra allora l'ipotesi del rivestimento interno del nuraghe? Il rivestimento lo si fa, se lo si fa, con tavole di sughero e non con delle tavolette. Chè tutto poteva mancare allora, ma non di certo il sughero.
RispondiEliminaNon so cosa pensare! Il termine “tavoletta” è certamente improprio ma quanto ho scritto è il sunto del contenuto di un colloquio avuto con un archeologo, allievo di Lilliu, nel 1999. Fu lui che avanzò l’ipotesi di un accostamento dimensionale di quelle tavolette di sughero alle tavolette … in lineare A o B (non ricordo con precisione); e sempre lui sembrava propenso a credere in rinvenimenti futuri più fortunati tali da confermare la tesi della scrittura in età nuragica.
RispondiEliminaE infatti ci sono stati, anche in termini di tavolette! Ben altre tavolette con scrittura su ben altro supporto!
RispondiEliminaSai cosa ti dico su quella 'Lineare A o B' ipotizzata? Anche a Ghilarza il dott. Raimondo Zucca, davanti ad un pubblico di 200 persone, durante la presentazione di un libro mio e di G.Atzori ( 1996, Lingua, comunicazione e Letteratura, vol.I, che riporta sulla copertina una delle tavolette di Tzricotu)disse che un esperto suo amico aveva scoperto nelle tavolette di Tzricotu due o tre segni della 'Lineare B' (pensa un po' a quanto si pensava allora da parte dell'archeologia ufficiale alle matrici longobarde!). Cioè segni di Miceneo. Quando però feci capire, prove alla mano, al dott.Zucca che le tavolette presentavano segni ugaritici, protocananaici e protosinaitici e nessuna, proprio nessuna, traccia di lineare B la discussione sulla scrittura delle tavolette di Cabras si spense completamente. Non capisco il preciso motivo, ma si spense. E bada bene che il suddetto Zucca (Momo per gli amici) non aveva minimamente eccepito circa la presenza di quei segni che gli mostravo in tutte e quattro le tavolette!
E' forse la non presenza del Miceneo che ha terrorizzato qualcuno? Dopo tutta quella campagna archeologica sulla presenza dei Micenei in Sardegna (che certamente conosci) nel periodo del bronzo finale? E' legittimo pensarlo.
Ora poi che si è dimostrato che il 100% della documentazone scritta è di natura semitica e non micenea (e tanto meno cipriota: ci dispiace, nè leoncini nè scrittura), che i pittogrammi sono 'sardi' e che la divinità nuragica organica a quella scrittura è di origine 'cananaica' (EL/IL YHWH), c'è il fuoco di sbarramento inutile (quanto indecente per il modo con cui viene condotto) da parte di una certa frangia di archeologi non disposti a cedere all'evidenza.
Io proprio sarei curioso di sapere almeno della dimensione delle 'tavolette' di sughero, per un semplicissimo motivo: che non essendosi trovata nessuna traccia scritta di miceneo, se quelle tavolette scritte ( o presumibilmente scritte)c'erano in Barumini esse (data la percentuale documentaria di cui sopra)riportavano 'grammata' di tipologia semitica ( ugaritica, protosinaitica, protocananaica, gublitica,'fenicia arcaica').
Purtroppo però c'è la consegna del silenzio. Ma quel silenzio non uccide. Proprio per nulla. Perchè non è totale. Una voce libera all'Università c'è, in una Università libera e aperta (guidata da persone intelligenti e apertissime alle novità sorrette da 'rigore' scientifico) che certe 'fantasiose elucubrazioni' insegna e trasmette. Da diversi anni!
E infatti ci sono stati, anche in termini di tavolette! Ben altre tavolette con scrittura su ben altro supporto!
RispondiEliminaSai cosa ti dico su quella 'Lineare A o B' ipotizzata in quel momento? Anche a Ghilarza il dott. Raimondo Zucca, davanti ad un pubblico di 200 persone, durante la presentazione di un libro mio e di G.Atzori ( 1996, Lingua, comunicazione e Letteratura, vol.I, che riporta sulla copertina una delle tavolette di Tzricotu) disse che un esperto suo amico aveva scoperto nelle tavolette di Tzricotu due o tre segni della 'Lineare B' (pensa un po' a quanto si pensava allora, da parte dell'archeologia ufficiale, alle matrici longobarde!). Cioè segni di Miceneo. Quando però feci capire, prove alla mano, al dott.Zucca che le tavolette presentavano segni ugaritici, protocananaici e protosinaitici e nessuna, proprio nessuna, traccia di lineare B la discussione sulla scrittura delle tavolette di Cabras si spense completamente. Non capisco il preciso motivo, ma si spense. E bada bene che il suddetto Zucca (Momo per gli amici) non aveva minimamente eccepito circa la presenza di quei segni che gli mostravo in tutte e quattro le tavolette!
E' forse la non presenza del Miceneo che ha terrorizzato qualcuno? Dopo tutta quella campagna archeologica sulla presenza dei Micenei in Sardegna (che certamente conosci) nel periodo del bronzo finale? E' legittimo pensarlo.
Ora poi che si è dimostrato che il 100% della documentazone scritta è di natura semitica e non micenea (e tanto meno cipriota: ci dispiace, né leoncini né scrittura), che i pittogrammi sono 'sardi' e che la divinità nuragica organica a quella scrittura è di origine 'cananaica' (EL/IL YHWH), c'è il fuoco di sbarramento inutile (quanto indecente per il modo con cui viene condotto) da parte di una certa frangia di archeologi non disposti a cedere all'evidenza.
Io proprio sarei curiosissimo di sapere almeno della dimensione delle 'tavolette' di sughero, per un semplicissimo motivo: che non essendosi trovata nessuna traccia scritta di miceneo, se quelle tavolette scritte ( o presumibilmente scritte) c'erano in Barumini esse (data la percentuale documentaria di cui sopra) riportavano 'grammata' di tipologia semitica ( ugaritica, protosinaitica, protocananaica, gublitica,'fenicia arcaica').
Purtroppo però c'è la consegna del silenzio. Ma quel silenzio non uccide più. Proprio per nulla. Nessuno si illuda! Perché non è totale. Una voce libera all'Università c'è, in una Università libera e aperta (guidata da persone intelligenti e apertissime alle novità, sorrette queste, naturalmente, da prove e da 'rigore' scientifico) che certe 'fantasiose elucubrazioni' insegna e trasmette. E c'è anche un certo Blog fortunatissimo, con un giornalista-scrittore libero, tra i più bravi in Sardegna, letto da migliaia e migliaia di persone, che fa continuamente da eco ad esse!