di Stella del Mattino e della Sera
Una punta di freccia levantina iscritta con caratteri dell'etá del bronzo in una lingua sconosciuta (figura, in alto), è stata venduta per 300 dollari, da una delle piú raffinate gallerie d´arte antica del mondo. Ogni reperto acquistato viene accompagnato da un certificato di autenticità e da una perizia fatta da degli esperti. Un'altra punta di freccia con caratteri fenici arcaici è ancora in vendita, ma costei lo è per ben 12.500 dollari. Alla richiesta del perché la differenza di prezzo fosse tanto immensa, una persona ben informata ha spiegato: “La punta di freccia da 12.500 dollari, (XI secolo a.C.) è scritta con caratteri fenici; caratteri arcaici sì, ma conosciuti e la frase ha un senso. L'altra (età del bronzo) reca la scritta: X 3 puntini V II, in un linguaggio incerto. È possibile che in futuro venga decifrata e che il prezzo centuplichi, ma per ora non vale più del supporto su cui è incisa”.
Gentile signor Pintore, questa frase buttata là con studiata nonchalance dal mio informatore, mi ha fatto scattare una molla e mi sono andato a rivedere tutti i documenti che Lei ha pubblicato sul suo blog. Come sa mi sono di recente appassionato all'epigrafia latina, grazie anche ad un frammento di anfora romana rinvenuto nella nostra bella isola a Pozzomaggiore. Per questo ho potuto subito notare la presenza di numeri romani sia sulla succitata freccia levantina che sul famoso e ora scomparso brassard di Is locci santus (figura, in basso). In entrambi si notano chiaramente un 5, un 10 e un 2. Mancherebbero nel secondo i 3 puntini, probabilmente un'antica forma del III. Chi trattiene presso di sé il cinturone sappia che adesso non vale più di 300 dollari, ma che il suo valore potrebbe aumentare grandemente se viene decifrata. Confido che faremo a metà.
Cara Stella ecc., avevo scritto un post per il tuo intervento ma ho preferito trasformarlo in articolo. Da questo, una volta pubblicato, forse riusciremo a dire qualcosa sui segni e sulla lingua 'incerta' che sta dietro di essi. E chissà che quel 'qualcosa' non faccia lievitare il valore archeologico e culturale (di quello di mercato non me me frega proprio nulla)della freccia poco nobile e stracciona di fronte alle blasonate frecce 'fenicie'. Ma non sarà che anche lo 'spillone' di Bernardini sia una 'freccia' nuragica con segni interpretati come fenici?
RispondiEliminaCaro Zedda, ora sai l'indirizzo, ma, a distanza di tanto tempo, della famosa conferenza sui 'segni potenti' non mi hai mandato nulla. Non sarai anche tu dell'archeo 'loggia' nuraggica?
esistono fonti, studi, su queste frecce?
RispondiEliminaDedalonur, gli studi che conosco sono quelli del Naveh ( Beginnings of the aplphabet, 1982), del Cross (The Origin and Early evolution of the Alphabet, EI, 1967) e quelli di Milik e Cross ( Inscribed Javelin Heads from the Period of the Judges, BASOR 134 (1954). Non è improbabile però che esistano studi molto più recenti sulle frecce scritte in protocananico e in fenicio arcaico. Ciò che colpisce comunque nella letteratura che conosco è la scrittura di quattro frecce di El -Khader dall'alto verso il basso ( ponendo la freccia verticale con la punta verso l'alto). Il protocananaico (ormai fenicio arcaico) con lettura dall'alto verso il basso è presente, come ho sostenuto e scritto, nella Stele di Nora. E' sorprendente e per tanto molto duro accettare il dato; ma è proprio così. Così come esiste una scrittura a 'cornice', 'ovale' o a ferro di cavallo (attestata tra l'altro in greco (VIII secolo a.C.) nella scritta dell'Apollo di Manticlo di Tebe del Museo di Boston).
RispondiElimina