di Massimo Pittau
Caro Gigi Sanna,
L’immagine della tavoletta di Tzricottu che tu hai pubblicato di nuovo è così chiara, che ormai senza alcuna ombra di dubbio mi sono convinto che essa contiene solamente fregi ornamentali, mentre non contiene alcun segno di scrittura. Tanto è vero che nessuno di quei segni ornamentali corrisponde ad alcuna lettera degli alfabeti medio-orientali che tu di volta in volta sei solito mettere avanti. D’altronde sull’argomento tu hai fatto una grande virata: prima avevi presentato i segni della tavoletta come quelli dell’alfabeto tutto ed esclusivamente “nuragico”, poi hai finito col connetterli con alcuni, anzi troppi, alfabeti medio-orientali.
Circa la questione della simmetria bilaterale di quella che tu interpreti essere un’iscrizione, c’è da considerare e precisare che in nessuna scrittura si ha mai la retroformazione contigua di una sequenza spaziale di grafemi o lettere, dato che in nessuna lingua si ha mai una analoga retroformazione contigua di una sequenza temporale di fonemi o suoni vocali.
La ripetizione e il raggruppamento della lettera M in due piramidi di nove e di sette lettere, che tu hai presentato nella tua lettera, non è affatto un discorso epigrafico e tanto meno linguistico, mentre non è altro – come tu stesso l’hai chiamato – che un lusus scrittorio, un gioco che assomiglia molto ai castelli fatti con le carte da gioco. E infatti la lettera M può essere l’abbreviazione di Massimo e di Maria, ma anche di mare, monte, movimento, morte, Montalbano, Malaga, Montevideo, Mississipi e di altre migliaia e migliaia di vocaboli di molte lingue, senza che si possa capire a quale di questi vocaboli la lettera M esattamente si riferisca.
Però nella tua lettera hai tralasciato di rispondere alla mia obiezione fondamentale, quella relativa al punto debolissimo delle tue argomentazioni: perché nei tuoi studi e nelle tue pubblicazioni hai ignorato completamente ciò che sulla lingua nuragica ha scritto la glottologia o linguistica storica negli ultimi 8O anni? Snobbare ciò che ha scritto Massimo Pittau nel suo libro, di 232 pagine, «La Lingua Sardiana o dei Protosardi» (Cagliari 2001, Libreria Koinè Sassari), pazienza (mi ci sono adattato senza fiatare); ma snobbare una dozzina di linguisti titolari di cattedre universitarie che si sono interessati della lingua nuragica o sardiana, non ti sembra un atto di presunzione, che poi ha avuto ed ha le sue ovvie conseguenze?
Nonostante tutto, sempre con cordialità
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