Avete presente quel golfo che all’altezza di Oristano si apre verso la Spagna? Da lì, cinquemila anni fa partivano i battelli dei commercianti sardi di ossidiana del Monte Arci, poi intorno al XIV secolo partirono e approdarono le navi dei shardana. Di quel mare si servirono i costruttori dei nuraghi del Sinis che, intorno al 1000 avanti Cristo scolpirono le grandi statue di Monti Prama. Molti secoli dopo, ai tempi del Regno di Arborea, lo attraversarono i battelli dei Giudici per le loro missioni diplomatiche in Europa. Nel frattempo quel mare fu attraversato dai sardi che andavano in Etruria e degli etruschi che venivano a commerciare. Un golfo sardo, insomma, come fu sempre conosciuto.
Sapete come lo vogliono ribattezzare? “Golfo dei Fenici”. E non sono poi così sicuro che quel nome sia solo una idea pubblicitaria di quegli archeologi (il canonico Spanu non avrebbe esitato a chiamarli feniciomani) che da tempo si battono per la costituzione del “Parco archeologico del Golfo dei Fenici”. Temo che finirà come per Monti di Mola, l’antico e bel nome di quel che oggi è “Costa Smeralda”, come una classe dirigente insulsa (e un po’ bottegaia) consentì si ribattezzate un pezzo di terra sarda. Mi sono sempre chiesto se “Monti di Mola”, sponsorizzato da una potenza finanziaria come quella dell’Aga Khan, sarebbe stato un nome meno di richiamo.
Insomma, chi sa se il nome Golfo di Oristano non lascerà posto nelle carte future a quello di “Golfo dei Fenici”. Solo in Sardegna penso si può permettere, senza che ci sia alcuna costrizione geo-politica, che una civiltà di antichi conquistatori (grande civiltà, senza dubbio) faccia quel che non ebbe in mente di fare all’epoca del dominio: cambiare il nome di una intera regione geografica. Avrà, su questa violenza, una qualche influenza il fatto che a proporre e a dirigere questa operazione sono alcuni fra i maggiori studiosi di fenicerie? O è solo una malignità? Non parlo, per carità di patria, degli amministratori che questa violenza hanno accettato con grande gioia.
Voi, certamente, siate convinti che il crinale che divide le epoche sia la nascita di Gesù Cristo: si dice infatti che la tal cosa è successa in un certo anno avanti Cristo o dopo Cristo. E nel resto del mondo così è. Qui da noi c’è chi propone un diverso crinale: “Tra i 14 pezzi anche un magnifico arciere del periodo prefenicio” titola oggi La Nuova Sardegna la notizia della restituzione del bronzetto trafugato e ritrovato nel Museo di Cleveland. A Sant’Antioco, dunque, secondo quel titolista (non il cronista) le ere sono o avanti o dopo i Fenici. E sì che nel testo dell’articolo si riferisce della reazione del sindaco della cittadina al ritrovamento dell’arciere nuragico, simile a quello che si deve più sopra e trovato a Teti.
Dice Mario Corongiu: “Mi piace sottolineare che questo bronzetto è di eccezionale bellezza e ricorda che il nostro patrimonio culturale risale anche a prima dell’arrivo dei fenici nel nostro territorio e che nella nostra isola ci sono e sono davvero tanti, i segni della presenza dei nuragici. Basti ricordare che la densità di nuraghi nel nostro territorio è fra le più alte, se non la più alta, dell’intera Sardegna. Forse vorrà dire qualcosa". Già, ma che cosa? Forse che sarebbe l’ora di ridurre alla ragione i tanti baronetti dell’archeologia sarda che, sol perché studiosi della civiltà fenicia, ritengono che tutto il prima non vale nulla? O forse che la Regione sarda debba finalmente intervenire con forza per indurre la Soprintendenza e i suoi feniciomani a considerare la grande civiltà fenicia solo una delle civiltà che su questa terra si sono sviluppate, prima fra tutte – se non altro per anzianità – quella nuragica?
Non vorrei che, in preda ad un delirio di feniciomania, a qualcuno venisse in mente di ribattezzare S. Antioco come Phoinix o altro nome fenicio.
Mi permetta se La correggo: "E non sono poi così sicuro che quel nome sia solo una idea pubblicitaria di quegli archeologi (il canonico Spano non avrebbe esitato a chiamarli feniciomani", così Lei dice. Ma che io sappia un vero e autentico feniciomane fu proprio il canonico Spano che al fenicio fece risalire gran parte della cultura nostrana nel lessico come nella toponomastica.
RispondiEliminaE' in effetti uno dei casi in cui su boe narat corrudu a s'àinu. Fatta ammenda, resta il problema della feniciomania che come tutte le manie non è cosa buona
RispondiEliminaPer informazione di tutti il canonico spano quello che voi chiamate fenicio lo consideravo egizio....ergo: ancora false informazioni.
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