La maniera con cui le direzioni dei
media sardi hanno trattato la morte di Michele Columbu mi fa pensare
che da quelle parti comandino extraterrestri. Salvo Sardegna
quotidiano, non uno che abbia dedicato alla scomparsa di uno dei
padri dell'autonomia sarda un titoletto in prima pagina o in apertura
dei telegiornali. Nella gerarchia delle notizie più importanti di
ieri (quella cosa che dà il segno di come la pensi chi dirige un
media) c'è di tutto, non il fatto che Michele Columbu ci ha
lasciati. Fa impressione vedere che persino il sito di un dirigente
sardista come Paolo Maninchedda lo ignori.
All'interno dei quotidiani e dei
telegiornali ci sono articoli diffusi, alcuni molto belli. Ma al
primo colpo d'occhio, la sensazione è di leggere o ascoltare
qualcosa di confezionato fuori dalla Sardegna da gente che neppure sa
chi sia stato, nella storia della nostra società, il dirigente
sardista morto ieri. Da extraterrestri, appunto. Forse si tratta
solamente, si fa per dire naturalmente, di ordinaria insensibilità e
di cinica considerazione che il racket delle schiave vende, la morte
di un padre della patria sarda, no. Eppure c'è una spia che, forse,
fa capire qualcosa di più. Perché un improvviso malore di Antonio
Di Pietro vale un titolo in prima pagina e la scomparsa di Columbu
no?
Temo che la spiegazione vada cercata
nell'immarcescibile provincialismo di gran parte della stampa sarda.
“Parent batidos dae Continente” sfotte questo atteggiamento un
antico mutu sardo che descrive la bellezza di fiori autoctoni. È lo
stesso atteggiamento che sollecita i giornali a mobilitare i loro
cronisti per andare a intervistare qualsiasi scalzacane, cantante o
ballerino o politico che sia, atterrato o sbarcato in Sardegna.
Magari per sentire banalità non differenti da quelle che qualsiasi
cantante, ballerino o politico sardo sarebbe capace di aspergere. Sì,
ma vuoi mettere? Sono cazzate di importazione.
Lo so ZFP che non si rassegnerà mai nè all'iprocrisia nè al servilismo degli italiani e dei potenti sardi ma,per sopravvivere,bisognerà pur rassegnarsi oppure,come dice lei,considerare tutti degli extraterrestri.Quanta pazienza ci vuole per stare al mondo!
RispondiEliminaAltre volte mi sono soffermato sul vergognoso (ché vergognavasi di sé) lavaggio di sé stesso, messo in atto per mandar via qualsiasi traccia di sardità, dal Sardo che approdava in Continente. Le più grandi amenità continentali venivano copiate. Il modo di parlare, il modo di condurre un dialogo fu sottoposto a solenne castrazione pur di assomigliare al Continentale. Naturalmente le cose più stupide sono le più facili da copiare e così il Sardo da subito fece una magnifica figura da stupidotto! Poi col tempo imparò anche a comportarsi (ma solo grazie al suo interiore bagaglio del quale voleva disfarsi!) anche da persona davvero sagace. Per quanto tu dici JFranziscu, debbo desumere che anche il Sardo ch’è rimasto in domo, nel momento in cui si confronta col Continentale ne senta la superiorità! Derivata da cosa? Dal nulla! Perché il continentale non può vagheggiare neanche nei suoi più immaginifici sogni, di avere un passato che sia una briciola di quello sardo grandioso che data da oltre seicentomila anni! Il Continentale, appo il quale il piccolo giornalista sardo opera la sua genuflessione, ha celebrato or ora i suoi 150 anni (debbo dire disastrati e forse nulli senza il sardo contributo sugli altipiani) di indipendenza! Il Sardo la sua indipendenza e supremazia l’ha sempre avuta. In termini d’idee originali: il primo popolo ad avere una costituzione fu il Sardo, non certo il piemontese, il lombardo od il laziale. In termini di capacità d’impresa: il Sardo nel XIII millennio da oggi consegnava la propria ossidiana (ed anche quella altrui) in giro per il Mediterraneo. Sempre quali imprenditori, i Sardi furono quelli che inventarono (per quel che consta) l’arte della pesca, lavorazione e conservazione del tonno da un anno, la famosa sardina: cioè il pesce conservato prodotto in Sardegna! Per andare poi sul piano squisitamente culturale, visto che il toscano se ne riempie la bocca, sarà bene ricordare che alla Sardegna spetta (siamo nell’842) il diritto di primogenitura nell’uso scritto del volgare! Nonostante la superficialità dimostrata da certo Alighieri Dante, il quale pensava al sardo come a lingua incomprensibile. La grande ignoranza di sé! Ecco il grave problema del Sardo!
RispondiEliminaSignor Mikkelj ho sempre sostenuto che i sardi hanno un senso d'inferiorità nei confronti dei Continentali,infatti perchè le famiglie più ricche, ai loro figli, parlavano in italiano e non in sardo? Anche questo è un grave danno per la lingua italiana.Ne sono un esempio vivente,con grande rammarico.Diciamo anche un'altra cosa,che personaggi storici abbiamo avuto: Eleonora D'Arboreia e Gramsci erano sardi,ma ciò non basta a noi.
RispondiEliminaLa tua sorpresa alla vista della prima pagina dei nostri quotidiani senza un titoletto su Michele Columbu, è stata la mia sorpresa e credo quella di quasi tutti i sardi che hanno avuto modo di conoscerlo. Nell'Unione son dovuto andare alla cronaca di Cagliari per trovare una pagina interessante, sì, ma senza un richiamo in prima, dove appunto campeggiava il malore di Di Pietro e altre amenità... Quasi nascosta, dunque.
RispondiEliminaGiacomo Sanna ha parlato per il Psdaz alla commemorazione in Comune, ma il Partito non ha dedicato l'attenzione che meritava a Columbu, in questi ultimi 20 anni. Maninchedda... forse aveva altri impegni.
Se non erro quel volumetto di cui tu parli, preziosissimo, è "Istados e nassiones - In chirca de una limba", prodotto in mille copie e che ho la fortuna di aver letto e di possedere. E' quello che mi ha convinto della possibilità di riesumare (quasi) la nostra lingua e di poterla riportare agli antichi splendori, se con modestia e umiltà la studiassimo tutti con impegno e attenzione, dato che, come tu spieghi a proposito di antifrasi, "sa limba sarda cheret connota" (trad. è più complessa di quel che sembra).
Per apprezzarla come quella italiana, deve riacquistare prestigio, e non è facile; come primo passo DEVE entrare d'obbligo in tutte le scuole "del regno".