“Il
contadino che, nel marzo del 1974, arando ha smosso e sollevato dal terreno
della Penisola del Sinis di Cabras una serie di statue di arenaria gessosa con
cippi, colonne, capitelli, lastroni, conci e altre modanature in arenaria, e
Giuseppe Atzori che ha dato subito notizia del rinvenimento sulla stampa, sono
i personaggi dai quali è stato reso all’ archeologia ufficiale “disarmata”, il
più straordinario e utile servizio che, da tempo, non offriva il contributo
popolare degli “outsider””. Giovanni Lilliu ("Dal betilo aniconico alla
statuaria nuragica", in Studi Sardi, XXIV, 1975-77, pp. 73-144).
In un
processo di restyling della notizia che Atropa sintetizzerebbe con “girare la
frittata” e “chi
si loda s’imbroda” , l’archeologia si è invece oggi
armata e rivendica per se stessa scoperta, diffusione capillare della notizia,
valorizzazione delle statue del Sinis e loro accessori. Alcuni scambiano il
brodo per alloro. Anzi per allora. Ora per allora la Soprintendenza ha infatti scoperto
che le statue di Monti ‘e Prama sono un po’ importanti e se le è messe all’occhiello.
Le mode vanno e tutti si infiorano. La guida ufficiale alla mostra si perita di non nominare neppure gli scopritori e i diffusori di
notizia.
Tutti
paiono aver dimenticato, grazie ad un benefico letargo neurale, che nel lontano 1965 alla scoperta della
testa di Narbolia il brodo fu differente: “ Data la grande presenza di reperti punici e la presunta assenza di una statuaria
nuragica in pietra, il frammento di Banatou fu considerato in origine un
reperto punico”.
Proviamo a
traslare, su un brodo che ormai è stantio? “Data la grande presenza di scritte
fenicio-puniche e la presunta assenza di una scrittura nuragica, tutte le
epigrafi sarde della fine età del bronzo-inizio ferro furono considerate in
origine reperti fenici”. La mangeremo presto questa frittata rivoltata? In
quanti diranno “l’avevo pur detto io”?
Per la 'scrittura nuragica', cara Aba, sarà molto più dura. C'è una documentazione immensa. Ci sono anni e anni di continue scoperte che non si sono fermate e non si fermeranno (come sai bene).
RispondiEliminaPeppinetto Atzori per quanto indignato, umilissima persona quale è, non reclamerà mai la peternità della scoperta. E' superiore ad una certa combricola in cerca spasmoduca di medaglie. Ma le medaglie non si ottengono con il copia incolla, senza la ricerca faticosa e l'indispensabile capacità d'intuire.
L'onestà di Lilliu nel riconoscere il valore dello scopritore? Alle ortiche. E nessuno che protesti per l'indecenza. Di Lilliu si prende solo quello che fa comodo ( e direi sempre di meno) e mai la parte migliore dello studioso che era soprattutto quella 'umana'.
Sai che mi ero totalmente dimenticato di quel riconoscimento?
Innanzi tutto c’è da dire che Giuseppe Atzori, non era proprio un “outsider”: egli era nientemeno che l’Ispettore della Soprintendenza di Cagliari nel Sinis! Relegarlo a contribuente del popolo (o forse popolino?) era forse uno dei motivi umani che rendevano scostante, ai più vicini, il personaggio pubblico Lilliu. D’altro canto questo suo articolo uscì, credo, nel 1978, quindi ben quattro anni dopo che lui prese conoscenza a malincuore, perché gli distruggeva tutto il male ch’egli aveva sempre detto dei Sardi del passato, della possibilità che i suoi, stupidi, contadini, illetterati Sardi, avessero potuto metter mano alla statuaria a tutto tondo, ancor prima dei Greci!
RispondiEliminaInfatti, egli attese ben due anni, e soltanto dopo minaccia di vedersi scaricare davanti alla soprintendenza alcuni carri pieni di statue, acconsentì a buttarle in magazzino!. Questo vergognoso ed abominevole (sarebbe meglio dire illegale) comportamento, fece si che la gran parte dei pezzi più belli, furono in quegli anni, sotto gli occhi di tutti, portati via dai micidiali tombaroli che avevano fiutato l’affare del secolo. Altro che 30 statue! Si diceva ve ne fossero più del doppio!
Ciò che dice Stella del Mattino non fa una grinza anche dal punto di vista dell'informazione. Ci fu un'informazione scorretta con il solito blat blatz difensore dell'indifendibile (more solito). Cara Aba (ho attribuito a te il pensiero di altri) il basarsi su basi inconsistenti, ma parlare pur sempre di 'basi', è stile inconfondibile dei perdigiorno che danno aria ai denti. Su quali basi il blatz fa da eco all'altro blatz? ?'linguelle cavalleresche': ecco le basi di un formidabile appoggio alle stupidaggini! E poi: c'è il noto atelier di Tharros! D'ora in poi tutti in Sardegna a caccia di modani per linguelle mongolizzanti! Li possino...
RispondiEliminaRiguardo al Tronchetti Carlo: ma perché stiamo a rivangare concetti da esso espressi nel 2007? Poverino!
RispondiEliminaE, non vi ricordate cosa sentenziò circa i fenici, il 25 novembre 2011, dichiarandolo all’Unione Sarda?
«Ma attenzione! […] non è che i Fenici venivano a “colonizzare”
o che erano portatori di una cultura superiore. Tutt’altro»
Starà facendo anche qui la sua brava operazione di restauro sulle sue terremotate conoscenze! Eh sì!
Il terremoto c’è stato eccome! Se n’è andato il Lilliu! Ed i nani sono costretti a sopportare il peso di tutte le corbellerie sputate fino ad oggi, senza avere più il parafulmine! Eh, he!. Come detto in altra sede, ne vedremo delle belle! Di figuracce, s’intende! Perché i nani, non ne hanno mai azzeccata una! Ma non perché siano stupidi! Almeno lo spero per essi. Perché non hanno mai lavorato!
Quanto vi sbagliate!
RispondiEliminaTronchetti non attribuì affatto le STATUE ai FENICI.. Nle DOSSIER che prima o poi pubblicherò(appena avrò una schiera di buoni avvocati) vi sono DOCUMENTI e DICHIARAZIONI firmate dei nostri ARCHEOBUONI dal ritrovamento al 2005 quando QUALCUNO pubblicò lo scandalo delle STATUE NASCOSTE.
Sentite cosa dichiarava il nostro TRONCO nel 1976:
SULLO SCARABOIDE: ""3) Carlo Tronchetti, vice soprintendente di Cagliari e Oristano replica alle accuse di “sparizione” di alcuni pezzi, fra cui il famigerato “scaraboide di tipo hyksos” citato da Momo Zucca. Il Tronchetti affermava candidamente che “Lo scarabeo è custodito nei nostri cassetti, lo abbiamo tenuto per poter eseguire dei rilievi grafici”. Poi aggiungeva:
4) “… In base alla datazione si può escludere che sia fenicio o egizio”.
Insomma: è “Di Tipo Hyksos” – E’ escluso che sia Fenicio o Egizio …
---
SULLE STATUE (Intervistato da Giuseppe Marongiu):
""C.T.: “Intorno al 300 a.C. il popolo di commercianti più attivo del Mediterraneo decide che l’area di Monti Prama è molto fertile. Così le statue sono fatte a pezzi e accantonate…”
Ma CHI è il popolo di commercianti più attivo del Mediterraneo nel 300 a.C.?""
Mah! Lui continua a scrivere e dichiarare che "Leonardo Melis è un FANTARCHEOLOGO!"... sarà... ma mi apre che lui sia un fuoriclasse in quanto a FANTASTICHERIE.
Quello che non capisco è il totale assenteismo dei giovani archeologi. Sanno bene che le cose non stanno così ma fanno silenzio. Quattro gatti con la loro retorica verbale condizionano l'attività generale della scienza. Faccio un esempio: molti ormai sanno che il bronzetto 'musico e ballerino' è scritto, che i segni sono di un certo periodo (non certo fenici) cananaico, che quel 'musico' è in realtà un parente stretto di Aaronne. Che ti fanno i feniciomani? Silenzio, come per la rotella e per tutto il resto (cocci di Orani, di Alvu di Pozzomaggiore e di Sa serra 'e sa fruca di Mogoro compresi). Ma il silenzio è mai tollerabile in una comunità scientifica? E' possibile che non ci sia nessuno che non sbatta fuori chi usa frasi del genere: 'bada, caro Dedalonur, se la scrittura nuragica non c'è va bene e se c'è va bene lo stesso.....'. Quando poi vedi tutti i mezzi indecenti che si usano (comprese le telefonate internazionali!) per far emergere solo la prima delle ipotesi! Che vergogna! Questi quattro gatti non pagano dazio solo perchè c'è un muro di omertà impressionante che frena ogni ipotesi di eliminazione del ciarpame scientifico. Cento e più documenti si ignorano, si ignora la 'griglia di Sassari' che ormai regge a qualsiasi verifica, si ignorano due mostre (Macomer e Alghero), si ignora l'oggettività della scrittura dello scarabeo di Monte Sirai e di quello di Tharros. Ma come è possibile che resista il muro dell'omertà? Come è possibile che si resti inerti di fronte al fenomeno della scrittura nuragica che oggi, come sappiamo bene, è ben presente anche dopo l'età del I Ferro? Dopo che si capisce che gli etruschi hanno copiato dai nuragici, che le loro tombe,i loro sarcofaghi, i loro oggetti hanno la stessa 'scrittura'? Come non reagire con il mix etrusco della scrittura che si trova qui come si trova poco più a nord di Roma? Quali prove ad 'incastro' si devono avere in una dimostrazione come quella sulla lastra di Allai che per me è solo matematica? Provi qualcuno a sostenere che la numerologia della lastra di Giorre Utu Urridu è frutto di mera combinazione. Quei 'tre' sono cabbala! Forza con le stupidaggini dei perdigiorno! Sì, combinazione come quelle della Stele di Nora e delle tavolette di Tzricotu. Quello che poi rattrista è vedere che c'è la corsa 'scientifica' (caspita quanto lo è!) per decifrare toponimi, idronimi, zoonimi per parlare a sproposito, senza uno straccio di documento, di 'origini' del paleosardo. Ora con il Blasco siamo tutti tranquilli! Che frittata di supposizioni! Che elucubrazioni! Che sciagurato comparativismo! Pensi che ci sia qualcuno che abbia osservato che in Tzricotu di Cabras ci sono i nomi, i prenomi e i cognomi così come nella lastra di Allai? Che qualcuno abbia osservato che invece nella stele di Nora Lephisy è ...ben NGR? Come mai la registrazione del nome è semitica in Nora e non lo è invece negli altri documenti? Invece di cercare il paleosardo ( ma che è mai?) nei Pirenei e nei Balcani non è il caso di cercarlo nelle decine e decine di documenti che vedono la luce? Come mai nei documenti dell'età del bronzo e del Ferro (ormai ce ne andiamo sino al secondo secolo a.C.!) non c'è una parola pirenaica e nè una parola balcanica? Una che una? Mentre ci sono parole egiziane, semitiche (ebraiche), sardo-latine, greco -etrusche, latino -etrusche? Risposta? Il niente più il niente. Anzi qualcosa c'è: il bigottismo della chiesa più reazionaria che si trovi al mondo!
RispondiEliminaSanna, io Le risponderei pure visto che mi ritroverei a essere tra i suoi "balcanici" oppositori. Ma già devo combattere di mio per riuscire a pubblicare qualcosa, escluso il quale c'è un ben più pesante silenzio che sulle Sue cose, quindi altro non posso dirLe che Le sue amare domande retoriche hanno una sola possibile risposta, che non è QUI che deve essere trovata, ma nel coraggio che archeologi giovani e vecchi devono darsi per vedere se ci sono davvero epigrafi "anomale" in Sardegna, e se conseguentemente le Sue interpretazioni sono o possono esser soddisfacenti. Tutto ciò esula da questo luogo. Anche se so che ora Aba uscirà fuori " ma come Alberto l'epigrafe di qua, e la scritta di là..."
RispondiEliminaAh no, Aba le TUE cose (con le quali ti guadagni il pane) le pubblichi su riviste mainstream che leggono quattro gatti (forse di più), che finiscono su ScholarGoogle, e di questi quattro gatti immagino sia orgogliosa; poi c'è l'altra Aba, alias Atropa Belladonna che svelando al mondo le sue segrete passioni, non si firma col suo reale nome e non ha ancora pubblicato in Sbn (come invece Sanna) il frutto delle sue personali ricerche. Se uno è sicuro delle giusta direzione delle sue ricerche, fossero ancora in fieri, perchè dopo 5 o 6 anni (se non di più) di tuo ANCORA non c'è nulla di stampato?
RispondiEliminaDocumenti, cara Aba, documenti. Senza uno straccio di prova documentaria balcanica o pirenaica niente da fare. Tutti in ordine sparso, talora elucubratori raffinati ma pur sempre elucubratori (parola questa non certamente offensiva). Il più delle volte fantasie glottologiche con consistenza zero. Mi sono spiegato? RAPANUY (con prova del monte Lapanu nel sud dell'Isola e la vocale deittica nuragica) e i Nuraghi/Nuraghi e i Giganti/Moai dell'Isola di Pasqua non dimostrano che i nuragici hanno colonizzato il Pacifico! L'ho scritto diverse volte. Bisogna trovare un bronzetto e possibilmente scritto.
RispondiEliminaE' così difficile il capirlo? La scienza si basa sulla documentazione: senza di essa solo ipotesi, al massimo elucubrazioni, certosine elaborazioni di dati sfuggenti, labili, sempre impietosamente scivolosi.
Ergo. No document? No party!
Solo i documenti offrono gioia e musica vera (oggettiva), talora sublime!
E così difficile il capirlo?
Ecco l'errore! Contano Platone e Senofonte e non conta Socrate, che non ha scritto di proposito mai nulla. Se non si stampa non si è! E più 'stampa' di un Blog come quello di Pintore cosa c'è mai? Con la dialettica e talvolta anche la maieutica continuamente presenti? Non ci sono le riviste internazionali, di prestigio? Quelle che danno benedizioni definitive? E chi le cerca? Mi hanno detto che le mie ricerche hanno avuto una certa eco in una rivista di prestigio internazionale? Bene. Vuol dire che chi semina raccoglie e che qualcuno che nega può negare con meno forza di prima. E'la legge del valore del prodotto che si offre. Chi vuole compra e il profitto porta sempre gli uomini a comprare. Ma mai la merce scadente. Io non mi lamento della 'necessità' e cioè di come per forza deve andare il mondo, mi lamento dei 'democristiani', degli invidiosi, delle Mongolfiere, delle difese reazionarie alla blatz blatz, degli egoisti che pensano solo alla loro disciplina, degli ipocriti forti solo della forza delle istituzioni, dei bugiardi, dei diffamatori di professione, dei bigotti, dei giovani pavidi incapaci di incornare i vecchi e sterili pachidermi. Mi lamento soprattutto degli imbecilli che tengono falsa 'scuola'. Che raccontano della Sardegna 'politicamente' con la legge di Pietro Murru.
RispondiEliminaNon è affatto vero che non c'è nulla di stampato. C'è il commento critico, la sua traduzione in lingua inglese della stele di Nora e, soprattutto, la sua scoperta scientifica delle simmetrie che hanno dato una svolta decisiva, 'oggettiva', inconfutabile, per l'interpretazione e la traduzione del documento. Ma perchè non si usa la 'onestà', quella per la quale è attentissima Aba? Quel commento e quella traduzione, lo 'schierarsi, cioè il manifesto appoggio stampato alle mie 'elucubrazioni', le sono costate, tra l'altro, in termini 'umani' quello che tutti sanno. La storia della Scienza, soprattutto quella epigrafica sulla scoperta degli alfabeti ( e si voglia o non, ci si pesti o non, la scrittura 'nuragica' è stata scoperta!)insegna che solitamente lo scopritore viene affiancato autorevolmente da altri (del mestiere che siano o scienziati di altre discipline), per far valere le proprie ragioni. E' per questo che Aba scrive, rendendo pubblico il suo parere e aggiungendo non poco di suo:
RispondiEliminaThis is a book on the Nora stele, a Sardinian document bearing one of the most discussed epigraphs ever appeared in the western Mediterranean. Discovered in 1773 near Pula (Cagliari), it is generally held as the most ancient Phoenician find of the west (traditionally dated to the end of the IX century b.C.) as well as the first document mentioning Sardinia or the Sardinians, cited as šrdn. The majority of scholars have deemed the carved inscription as written in archaic Phoenician characters by Phoenician founders of the Nora colony, despite the warning of some well known scholars, such as María Eugenia Aubet1: “The Sardinian inscriptions will never be valid as long as they cannot be integrated into a broad context and therefore they should not affect our view of the chronology of Phoenician colonization in the west”. The document is apparently “magnetic”, given the large number of scholars or amateurs that have tried to elucidate it, producing a plethora of translations and interpretations mostly divergent with each other and, sometimes, ludicrous. This discussed item is here investigated by professor Luigi Amedeo Sanna in the frame of an even more discussed topic, which is becoming a downright boiling pot: the question of Nuragic writing2. The take- home message of this book is actually quite simple and straightforward: the stele is a document written in Semitic language and with Phoenician-like characters, but pertaining to ancient 'Nuragic' religion and written by a Nuragic scribe. The author decodes the stele by exploiting the recently discovered Nuragic writing strategies, ultimately achieving a novel translation and interpretation, that still retains some elements of previous hermeneutical attempts but gives to the artifact a completely new significance and light.
E ancora:
RispondiElimina[...] I understood very quickly that his studies have made him famous or notorious, depending on whom you are speaking with. I did actually not know that the question of Nuragic writing is such a hot theme: from my view it was and is doubtless that people able to build the Sacred Well of Santa Cristina, the Nuraghe Losa and the village of Barumini, had also the capacity to write or at least had an elite of scholars or/and priests able to do it. And they wrote, according to Gigi, in many different ways, exploiting logography, pictography, metonimy, rebus writing, numerical and linear script. Moreover they used diverse directions of reading and often enough they resort to agglutination of signs. They even go so far as to use artifacts or inscription supports as phonetic values. When I start reading Gigi’s reports and books, I was not at all familiar with epigraphy, but I was very familiar with a scientific approach and could recognize it immediately from his the careful analysis of documents, plenty of footnotes and bibliographic references and, most of all, what I consider one of the most powerful inference methods: to acknowledge available data, to build a working hypothesis by thoroughly analyzing few specimen, to verify hypothesis and models by applying them to remaining data. I would add expertise and profound knowledge of the Sardinian context. In fact I think that Gigi Sanna would never have succeeded in composing the puzzle of Nuragic writing – although not yet complete, I suggest-without a deep knowledge of classical as well as local languages, of literature and religious history of Sardinia. Conversely, without his familiarity with Nuragic epigraphic documents, achieved after many years of research, he would never have been able to decipher the text and the significance of the Nora stele reported in this essay.
E infine (e soprattutto):
RispondiEliminaThe book is organized is four chapters and develops from the history of the stele and the various translations, down to the analogies and differences with other Nuragic written documents, through a more than careful investigation of the problematics related to the artifact. I will take here the privilege to indicate some of my favourite topics within this essay: the astonishing similarities between the Nora stele and the shard of Orani 1 as depicted in chapter 1; the deciphering of the inscription on the pendant of Pranu Antas in chapter 2, highlighting very clearly three writing modes: linear, logographic-pictographic, numerical; footnote 83 of chapter 3, with the words of archaeologist G. Pesce, touchingly describing “a Canaanite-type sacred place, of austere, unadorned, almost wild simplicity” at the site of Nora; the ever present shining and divine Bull, literally shedding His light on the entire book; the numerical reading of Nuragic documents, stressing the obsession for certain holy numbers (e.g. seven, three, twelve); the whole chapter 4, comparing writing strategies of the Nora Stele and of the tablets from Tzricotu - the latter have been the key documents in deciphering Nuragic writing codes.
During translation of the text into English I experienced several stops, mostly because I could not escape the fascination emanating from the stele: to my naive (epigraphically speaking) eyes the most notable features were some evident symmetries, the frequency with which certain signs occurred and the “cracking peace” of the top half of the stele, a rhythm abruptly changing gears, getting more relaxed, in the bottom half of the document. At least the first one of this stops resulted in a considerable delay for the publication of this book, because it made Gigi aware that a second reading, aside from the linear regressive one, was at hand and it took him quite a while to decode and interpret it. After having discovered this, a third reading emerged, maybe quite unexpected, but naturally tuned to the Nuragic “preference” for number three.
This essay will be a major contribution to the understanding not only of this written document, that has up to now basically escaped hermeneutical attempts, but also of Nuragic culture, of its deep relationships to near East civilizations and cities,of its legacy to present day Sardinia, of its hard-to-die religious rites. This heritage is so deeply rooted that the name of a Nuragic holy person, later incorporated into the Catholic host of Saints, powerfully emerges from the present reading of the Nora stele.
I finally would like to remark that games are not over with this document and, from my side, I keep on discussing with Gigi about that. Just to give an example, I don’t agree with his translation of šlm with peace: to my taste the overall vein of the document better agrees with a translation of the semitic triconsonantal root š-l-m indicating wholeness and completeness and here directly referring to God1. Moreover I am convinced that numerical values, recurrently emerging during the decoding of Nuragic documents, must be understood in the frame of the ancient mixed sexagesimal-decimal numbering system of Mesopotamian ancestry, where for example 1 is equal to 60 (both are “read” as the name of An/Anu, the highest God), 5 is related to 12 because they are reciprocal (5 × 12 = 60), and where “Sin and Šamaš are 3 and 3” thanks to a mathematical trick correlating the sacred numbers of the moon god Sin (D30) and the sun god Šamaš (D20) 2.
Una scoperta del genere doveva andare su Nature, in inglese, e non in sordina negli atti dei congressi nazionali o regionali.
RispondiEliminaPiù che vero; una scoperta del genere, l'avessero avuta in un qualsiasi altro posto del Pianeta, sarebbe finita su tutte le pagine e le copertine delle maggiori riviste scientifiche internazionali.
Una scoperta del genere dovrebbe esser stata candidata già da tempo a diventare patrimonio dell'Umanità presso l'Unesco. Ne ha tutti i requisiti.
ma non mi pare che, neppure dopo il restauro e i colpevoli ritardi che lo han preceduto, si stia muovendo qualcosa in tal senso.
Gira la voce di una ripresa degli scavi dopo circa 20 anni..
nel frattempo, la gran parte dei sardi ancora non sa e così pure la totalità degli italiani e degli europei: i giganti di monte prama sono storia anche loro, non dimentichiamolo, è storia di tutti.
E così, la Nuova Sardegna è costretta a ripiegare sulla "notizia" dei Giganti nella prima pagina di Wikipedia.
E allora? C'è qualcosa di stampato o non? Perchè si parla a vanvera, quando non si sa, perchè non si legge? Porca miseria, non esiste solo la 'letteratura' filologico-glottologica balcanico-rumena o quella pirenaica! Non esiste solo il para o preindoeuropeo, l'indoeuropeo orientale o occidentale, ma anche il semitico ed il camitico! O il 'razzismo' del Wagner ha davvero reso razzisti, coscienti o meno che lo siano, tutti i ricercatori sardi?
RispondiEliminaE ci vuole molto a percepire che una scienziata di tale caratura sta allenando i muscoli per pubblicare, quando sarà e come vorrà, i risultati delle 'sue' ricerche che proprio alle lingue semito-camitiche conducono? Si può mai pensare che quelle scoperte sugli scarabei con mix sardo - nuragico, per le quali siamo ( e sono!) tutti sbalorditi, quelle 'correzioni' impietose che hanno non poco modificato il quadro generale di SAGRA in tema di 'religio' nuragica, restino sulla punta della penna? Che quel 'sincretismo' così palese possa restare lettera morta? Qualcuno crede che le cose si fermeranno domani o dopodomani, che una studiosa così determinata smetterà di aiutare il sottoscritto che, come ben sa, è molto 'disarmato', costretto a lavorare in solitudine e con lo spago e il cartone perchè non supportato dai 'mezzi' necessari per la ricerca? Gli Areddu pronti a parlare e, soprattutto, a sparlare hanno mai riflettuto sul perchè il sottoscritto da tempo ha parlato di 'consegna del testimone'? Si può pensare che abbia scherzato? Quanto avrei voluto lasciarlo quel testimone ai miei conterranei! Ai giovani epigrafisti ed archeologi capaci di non farsela addosso! Invece molti di essi stanno lì paralizzati e/o costretti a menare il can per l'aia, a fare i pappagalli ( vergognosamente pappagalli, tristemente pappagalli), a sorridere per convenienza ai meschini blatz blatz blatz, per ottenere la gloria sciocca di uno scavetto per l'immortalità della citazione bibliografica. Che pena! Che pena, anche per le mie convinzioni 'sardiste' che vacillano come non mai per il troppo diffuso odore di pipì nelle mutande!
Le Vs ricerche sono borderline, implicano competenze varie e spesso non facili da mettere assieme: archeologia, antropologia, storia dei movimenti di popoli, storia del pensiero religioso, simbologia, epigrafia semitica, etrusca, latina, linguistica semitica, latina, etrusca, e avete il timore che qualcuno riduca tutto a clipeologia, o perché prevenuto o perché malintenzionato ? Organizzate allora Voi dei convegni open, in cui gli scienziati neutri o avversi possano esprimere i loro pareri negativi/attendistici riguardo la prospettiva da voi intavolata. Il fatto stesso che vi lamentiate che passiate il tempo spesso a lamentarvi di loro, è indice che vorreste essere riconosciuti e apprezzati da loro come disvelatori di cose mai prima intravviste; riconosceteli voi e spendendo un po' dei soldini guadagnati con le Vs professioni o pubblicazioni(sempre che ci siano) invitateveli e contradditeli.Indi pubblicate gli Atti.Altro non si può fare.
RispondiEliminaE invece non è così. Non c'è solo Aba Losi. C'è Maria Rita Piras e la scienza della medicina che si interessa di alfabeti, di segni e di scienza della mente! A Sassari siamo, con l'anno che verrà, al Terzo Convegno multidisciplinare che, appoggiato dallo stesso Preside della Facoltà, porrà ancora (dico ancora) i problemi della ricerca linguistica insieme a quelli della medicina. E quindi si va, si va con la bussola, anche innovando.
RispondiEliminaNon è vero che ci lamentiamo di certuni perchè vogliamo essere riconosciuti! Riconosciuti poi da chi? Dai Minoja, dai Bernardini, dai Doriano, dai Tronchetti e compagnia bella, che non sanno un accidenti di epigrafia e di linguistica! Ci lamentiamo del fatto che mentono sapendo di mentire e che usano una certa loro forza istituzionale per cercare di prevalere senza avere ragione. Perchè usano parole grosse senza criterio e sperando di farla franca. Mortificando la scienza! Hai visto ora da quanto tempo il signor Blasco Ferrer si trova alla gogna? Tra gli articoli più letti di questo Blog c'è quello sulle sue menzogne e sulla sua assurda cattiveria. C'è da più di un anno e lo hanno letto ormai decine e decine di migliaia di persone! E ci si chieda perchè. E mica lui chiede scusa, come Aba subito gli ha suggerito di fare. No, prima morto e per sempre alla gogna. Il blasco non si piega contro i futuri condannati alla polvere dell'oblio! Caspita che carattere. Mi spezzo ma non mi piego! Contento lui.... Pensi che me ne freghi d'essere 'riconosciuto' da una così brutta persona? E, passando ad un'altra categoria, come si fa a non reputare uno Siglitz una mezza calzetta (ad esere generosi!) quando interviene in questo Blog e spara la prima cosa che gli viene in mente sostenendo che l'incipit del coccio di Pozzomaggiore reca la parola latina MRD? MERDA, capisci, mica il nome di un Dio romano! Naturalmente perchè scambia uno Shin protocananaico comunissimo per una 'emme'! Shardan diventa MERDA, capisci! E osa parlare e discettare, in Bog compiacenti, pensando che gli altri siano degli imbecilli! Oppure quando pontifica su bollettini velleitariamente scientifici e scambia nella lapide il soggetto per il complemento? E non capisce che quel documento con inizio URSETI, all'apparenza solo latino, in realtà è anche e soprattutto etrusco? Uno che nega che esistesse un culto fallico in Sardegna quando in Gremanu c'è un santuario nuragico con un fallo di quasi cento metri e una vulva di oltre 25 metri? Che nega spudoratamente quando i falli sono una delle caratteristiche fondamentali della taurinità della cultura religiosa nuragica? Quando con ipocrisia senza limiti dice a Dedalonur che se c'è la scrittura nuragica va bene e se non c'è va bene lo stesso perchè lui è uno scienziato che non parteggia in quanto tale. Davvero, davvero? Ma se passa la giornata e la notte per farne prevalere una sola di tesi e per cercare di tamponare le falle della sua barchetta e quelle della misera flotta dei 'senza bussola'?
Si capisce ora perchè ci lamentiamo, caro Areddu? Ci lamentiamo di questa vergogna. Incredibile vergogna. Assurda vergogna. Che c'entra mai il... 'riconoscimento'? C'entra semmai il loro 'allontanamento', perchè il ridicolo non travolge solo loro e noi ma tutta la ricerca seria in Sardegna.
Devo aggiungere altro?
Facciamo ora parlare l'inventore del blatzismo:
RispondiElimina'Per quanto riguarda la scrittura nuragica. Non Le sto a ripetere gli insulti che mi sono beccato sul tema e che conosce benissimo, avendomi anche difeso; credo, però, che come ogni altro elemento archeologico esso sia possibile tema di discussione e sul quale si discute, esclusivamente su basi concrete e non certo sulle invenzioni; credo anche che ogni reperto portato all’attenzione, da qualsivoglia persona, debba essere valutato. Detto questo, il solo elemento discriminante è la raccolta e l’interpretazione dei dati con metodo scientifico; questo mi interessa invece molto. Se nei mass media si sente la voce solo dei fantaepigrafisti si finisce per creare nell’opinione pubblica l’immagine di una realtà esistente e provata; compito dell’archeologo e degli intellettuali in genere è proprio quello di smontare questi fenomeni. Lei ha citato più volte il mio lavoro sulla Sardegna ariana; bene è proprio lì che trova il percorso per smontarli e per metterne in luce la pericolosità culturale; il che non significa che non bisogna studiare gli Shardana, la scrittura nuragica o, le dirò di più, Atlantide; ma bisogna farlo secondo i naturali percorsi che la scienza ci offre.
Il silenzio è spesso sintomo di pavidità, di superficialità e, sicuramente, di complicità'
Capisce Areddu, ora, da chi dovremmo avere il riconoscimento? Capisce il sublime: 'I naturali percorsi'. Da non credere. Parole in libertà! Superdemocristiano anche lui! E crede che gli altri che detestiamo siano diversi? Capisce ora da quale superbo intellettuale e da quale sommo archeologo dovremmo essere approvati? Capisce perchè sento la nausea e lo offendo (?) con il mio ironico blatz blatz blatz?
E perchè non mi fa una critica metodologica sull'ultimo articolo? Perchè non mi dice dove è la fantaepigrafia? Perchè non traduce tutti quei blatz blatz blatz, tutto quel lessico per i babbei, in critica operativa? Quel documento è etrusco o latino? E come si legge quell'Etrusco? I tre serpenti ci sono o non cisono? Ci sono le tre lingue o non? Gli etruschi non mostrano d'essere aliievi dei nuragici? Ecc. ecc. Risponda punto per punto, senza tralasciare nulla.
Si sa che mentre lo scriteriato pasticcione non entra mai nel merito, il sottoscritto lo ha avvertito subito su quella pirlata del MRD, così come sulla pirlata ancora maggiore su Urseti e Nispenini (Nispenini e non Nispeni!). E neanche mi ha ringraziato, l'ingrato! L'ingrato retore che si affida al ....lapsus! Il supponente non affronta mai, una volta che è una volta, gli argomenti ma per parlare della scienza (la sua naturalmente, che sappiamo di che livello è), senza capire nulla della scienza, in questo sì che è un campione. Già: blatz blatz blatz! E ancora un blatz: il sardismo razzista! E come no? Mi conoscono tutti come guru di quel razzismo! Aba poi è una terrorista che viene dal Nord! Capisci cosa dice questo pappagallo della BIetti Sestrieri! O devo postare la lettera di questa per Sergio Frau?
Sì, in una cosa concordo: compito degli intellettuali e degli archeologi è quello di liberarsi da mostruosi supponenti chiacchieroni. Da costoro che pensano di valere qualcosa quando non valgono un accidente! E per far vedere che valgono corrono, come i Montalbano 'democristiani' (poi pentiti sino alle lacrime), a piangere dai pornofili, perchè hanno la 'bua' e replichino loro, con le sante e scientifiche parolacce, ai calci nel sedere effettivi e dolorosi che si prende regolarmente da me e da Aba e da tutti coloro che non discettano mai sulla scienza ma tentano umilmente di farla andare avanti. Da laici soprattutto e mai da bigotti! Ohi ohi babbino anonimo, aiutami, tu che mi vuoi bene, replica tu gaddaroballando, chè io non lo so fare. Perchè sono una persona per bene che non tollera andare oltre le righe. Ohi, ohi la bua!
Ma il discrimine è comunque sempre dato dalle pubblicazioni su Riviste scientifiche (che non solo rappresentate solo dalle incartapecorite mummie sarde); io infatti per me cerco anche altrove. La Rete può dare l'ebbrezza di occupare spazio e di essere ascoltati, ma è sottoposta all'alea che tra cose utili e discriminate, converrete, ce ne sono di inutili e discriminate. E chi è che stabilisce cosa? Il pubblico? Ribadisco poi: un convegno open, in una sede neutra, organizzato da un'istituzione neutra, con relatori favorevoli,antagonisti, neutri e dubbiosi. Qualcosa ne uscirebbe fuori: almeno stabilire su quali epigrafi SICURE al 100 % poter lavorare.
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RispondiEliminaRagazzi, ma di quel commento ci sono anche le prime sei righe, sono bellissime!
RispondiElimina“L’archeologia, in quanto disciplina storica, non sfugge al destino di rientrare nella formazione del pensiero dell’uomo e di essere interpretata sulla base di modelli, storici appunto, figli delle idee e dell’ambiente di chi pratica quelle ricerche. Per questo motivo abbiamo un’archeologia nazionalista, una colonialista, una marxista, una processualista, una postcoloniale ecc. l’elenco delle varie scuole sarebbe lungo. L’unica cosa che le accomuna, parliamo ovviamente delle ricerche serie, è lo stare collegati al metodo scientifico di ricerca, elaborazione e proposizione dei dati e delle ipotesi. Questo è quello che distingue l’archeologia dalla fantaarcheologia.”
In sostanza l'autore afferma che l'archeologia non è una scienza (prime 3 righe) ma è una scienza (quarta e quinta riga). Poi offre questa straordinaria contraddizione per il tocco finale: “Questo (quanto nella quarta e quinta riga, n.d.r.) è quello che distingue l’archeologia dalla fantaarcheologia”.
Per riassumere:
i) l'archeologia non è una scienza ma è una scienza
ii) la fantaarcheologia non è una scienza ma non è una scienza
Fantastico!
...e si, hai ragione, non ci avevo pensato. Dunque sarebbe anche possibile
RispondiEliminai) l'archeologia non è una scienza ma è una scienza
ii) la fantarcheologia è una scienza ma non è una scienza
Questa seconda opzione è molto elegante!
...elaborazione e proposizione dei dati e delle ipotesi....
RispondiEliminabene: uno dei miei dati miei è SHRDN nel coccio di Alvu; uno dei suoi (l'unico, ahimè!) è MRD (senza tenere epigraficamente conto della nasale). La mia ipotesi, dalle righe succcessive, è che si tratti di un testo religioso con protagonista IL YH con la forza del toro, con la forza del serpente, con la forza della luce. Ho fornito l'ipotesi ( che però è qualcosa di più). Ci vuole, per favore, fornire la sua su basi 'scientifiche'? E se non ci riesce, ci fornisce l'ipotesi scientifica con i dati scientifici di colui al quale hanno telefonato per esaltare a livello internazionale la nobiltà e l'oggettività della scienza?
Coraggio superbo teorico del 'blatzismo', dell'aria fritta per le più saporite sebadas dell'archeologia isolana!
Lo stile della Mongolfiera? Cara Aba, non stupirti: è quello della scuola archeologica 'democristiana' delle 'convergenze parallele'. Quando senti il Montalbano, che è il peggiore di tutti, capisci che regola fondamentale della verità scientifica, con procedimenti ( i 'percorsi naturali' del blatzista) scientifici, è non dire niente facendo finta di dire molto. Uno deve sempre porsi la domanda: e che caspita vuol dire? La tua appunto. E' la domanda che vogliono perchè così possono dire: già, non è per tutti la lingua della conoscenza scientifica. E' la lingua de 'is de nosus', sublime, irripetibile.
Come non ricordare una perla del blatzista? Bisogna essere 'scientifici' alla Gramsci, con metodologia gramsciana severissima e puntigliosa. Da non credere: te lo immagini tu Gramsci, allievo di uno dei più grandi filologi del tempo, che spara la prima cavolata che gli viene in mente? Un Gramsci che non capisce che se si scrive MRD ci si squalifica per tutta la vita e per tutti gli anni successivi? Per non parlare di tutto il resto delle sue abissali, ridicole stupidaggini delle tavolette di Tzricotu modani per 'puntali per spade'. Sì, tutto tutto 'garantito', al di là di ogni ragionevole dubbio, tutto esito di magistrale... 'elaborazione e proposizione dei dati e delle ipotesi...secondo i percorsi naturali della scienza'. Augh! Vangelo di caratura blatzistica!
Catullo con le balle girate avrebbe detto' cacata verba' di 'cacata carta'. Gramsci proprio non so.
“[...] maestranze indigene pronte a recepire e rielaborare velocemente temi allogeni per dare vita a iconografie e ideologie meglio rispondenti ai bisogni della committenza locale”
RispondiEliminaQuesti sono segni potenti, non si può estrarre la logica semplice ed elegante che abbiamo estratto dal passo sulla distinzione tra archeo e fantarcheo. Però qualcosa si può tirare fuori.
In sostanza la “committenza locale” esigeva nuova iconografia e nuova ideologia (!?), le “maestranze indigene” non riuscivano a soddisfare questa esigenza ma impararono in fretta da un “bronzista di cultura fenicia”.
Ecco quanto sono riuscito a estrarre:
i) perché il "bronzista fenicio" si sia recato a Genoni non si saprà mai, l'autore vede solo i “barlumi” del suo itinerario
ii) Il fenicio era “bronzista” mentre a Genoni c'erano le “maestranze indigene” (vuoi vedere che i bronzetti nuragici sono fenici!?)
iii) la “committenza locale” aveva bisogno di nuova ideologia (!) e chiese alle “maestranze indigene” di fabbricarla (con il bronzo?)
iv) La “committenza locale” era molto “avanti” rispetto agli artigiani della propria comunità
(Come mai? Forse la “committenza locale” viaggiava e le “maestranze indigene” no? Oppure neanche la “committenza locale” viaggiava ma vedeva già Al Jazeera, che al tempo era certamente fenicia, mentre
le “maestranze indigene” non potevano permettersela?)
È molto significativo il punto iii. Come ci si accorge di aver bisogno di nuova ideologia? Come ci si sente? Ma soprattutto uno va a parlarne con il fabbro?