sabato 19 maggio 2012

L'Asinara e la lingua biforcuta di molta politica


Attraverso la sua ministra della Giustizia, Paola Severino, il governo italiano ci riprova con l’Asinara. Vorrebbe che a provvedere al recupero ambientale nel Parco fossero dei carcerati scelti. Non un ritorno al carcere speciale, né alla colonia penale ante Parco naturale, intendiamoci, solo un “carcere leggero” che vattelapesca che cosa significa. La ministra sa o immagina che anche questa proposta minimale è destinata a ricevere un no tondo dalla politica sarda e, infatti, nella sua visita in Sardegna assicura che non vuol imporre alcunché.
Sono ovviamente contento che la politica sarda abbia espresso questa sua contrarietà alla restituzione dell’Asinara al destino di carcere comunque condito: è la dimostrazione che, piano piano, si fa strada e si diffonde il concetto di autodecesione, una volta patrimonio del solo sardismo comunque coniugato. Contento, ma un po’ incredulo circa la affidabilità di tanta insubordinazione. Tutti i partiti agenti in Sardegna, salvo pochissime e inascoltate eccezioni, hanno osannato la creazione del “Parco nazionale dell’Asinara”; quel “nazionale”, nella retorica unitarista che confonde ancora oggi stato e nazione, ha l’ovvio significato di “statale”. E questo che cosa significa se non che è lo Stato il dominus del Parco: ad esso spetta di nominare le figure apicali dell’ente, ad esso spetta governarlo. La ministra, membro della amministrazione dello Stato chiamata governo Monti, ha tutto il diritto di disporre del Parco se gli altri ministri concordano. E se, come ancora accade in questa Terra, la politica continua nella sua grande maggioranza ad avere la lingua biforcuta: unitarista, ma però…
Se si continua a riconoscere allo Stato italiano il predominio sulla Sardegna, non ci si può rammaricare che i suoi governi prendano sul serio tale riconoscimento. Se ha la competenza assoluta e neppure messa in discussione sulla amministrazione della giustizia, che può mai fare un ministro se non esercitare questa competenza? Se i rappresentanti della grande maggioranza delle forze politiche in Sardegna non solo non eccepisce sulla consegna dell’Asinara ad un ente governativo, che può mai fare il governo proprietario di quel bene se non utilizzarlo secondo propri criteri? Non è detto che quella del Parco statale fosse strada obbligata. Si può anche dire di no, come hanno fatto le comunità del Gennargentu con il Parco che gli stessi partiti volevano paracadutare loro addosso.

2 commenti:

  1. 'Nci at pagu ita narriri: su cuadhu freau sa sedha si timidi. Feti ca, prima de torrar' a essiri cuadhus curridoris che mai mai, bai e cicadhi e candu, tocat a portar'is bastus. Deu no' nau, ma, giai chi si tocat a fai su molenti, a su mancu a si fari paga'i su viagiu!

    RispondiElimina
  2. Mi convinco,sempre di più,che questi tecnici hanno idee molto confuse e,sopratutto poco appropriate.L'oasi dell'Asinara deve restare tale perchè,principalmente è un bene dei sardi e tale deve restare.Quando lo capiranno i politici che la devono smettere di usare e sfruttare la nostra terra?Se non lo capiscono facciamoglielo capire noi.Cumpresu aiese?

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.