Un erotomane, che in ogni cosa vedeva
un sesso di donna, è convinto dai parenti a farsi visitare. Lo
psicologo lo sottopone al test di Rorschach, una lunga serie di
macchie di inchiostro dal significato ambiguo. Alle domande su che
cosa veda nelle tante macchie, l'uomo risponde invariabilmente: “Un
sesso di donna”. Lei è davvero un maniaco, lo rimprovera il
medico. “Macché maniaco, è lei che mi mostra dei disegni porno”.
Ecco, se a “sesso di donna”
sostituite “Fenicia” capirete meglio il senso dell'intervento di
uno studioso, Piero Bartoloni, ordinario di archeologia fenicia e
punica a Sassari e direttore del Museo di Sant'Antioco. Un'ancora di
pietra, recuperata a Bosa dalla Guardia di finanza, simile ad ancore
nuragiche trovate nei mari della Sardegna, mostrata all'archeologo
come fosse una macchia d'inchiostro di Rorschach suscita la reazione
ovvia: “Trattasi di roba fenicia”. Si legge su L'Unione sarda
di oggi: “Si tratta di un'ancora che era in uso nel mondo
orientale nel II millennio e fino al IV secolo avanti Cristo. È
certamente una scoperta notevole, anche se la forbice cronologica è
purtroppo abbastanza ampia. In ogni caso, possiamo di certo affermare
che è almeno ascrivibile al mondo fenicio. L'ancora ci conferma che
l'area di Bosa era visitata in quel periodo dai naviganti orientali.”
Bartoloni è certo,
non ha dubbi che quel triangolo di pietra, uguale a tante ancore
nuragiche, sia orientale. Ergo, ciò significa che gli orientali
erano di casa nel mare di Bosa. Di casa, è vero, c'erano anche i
nuragici. Ma vallo a dire tu, a Piero Bartoloni, che quella figura in
alto a sinistra è più simile a una farfalla che al monte di venere (annessi e connessi) di una donna.
Ti trovo bene collega. Eccoti la parafrasi nascosta:
RispondiElimina"Si tratta di un'ancora che era in uso nel mondo orientale nel II millennio e fino al IV secolo avanti Cristo" = (non ho la più pallida idea della datazione di questo oggetto: ma proprio qua dovevano trovarlo?).
"È certamente una scoperta notevole, anche se la forbice cronologica è purtroppo abbastanza ampia " =(per fortuna che non è certo che sia del II millennio sennò mi dovevo nascondere).
"In ogni caso, possiamo di certo affermare che è almeno ascrivibile al mondo fenicio" = (chi lascia la via vecchia e prende la via nuova sa sempre ciò che lascia ma non sa ciò che trova). ["Almeno" è intraducibile, N.d.R.]
"L'ancora ci conferma che l'area di Bosa era visitata in quel periodo dai naviganti orientali." = (qualche cosa devo pure dire)
prima di tutto vorrei chiedere: ma perché lo chiami Paolo?
RispondiEliminamikkelj
Per un errore che ho rimediato. Grazie
RispondiElimina'ogni scritta fenicia, viene talmente coccolata'...
RispondiEliminabene, bene! così almeno quelle si salvano perchè sempre di più si scopre che sono nuragiche. Ma non diciamolo troppo in giro! Chè scatta la 'legge della mortificazione' e degli scantinati organici ad essa!
Vuoi scommettere che adesso nascondono tutti i 'tuoi' e nostri scarabei? Egizio + nuragico! Nuragico + egizio? 'Esumaria! Cua, cua tottu in presse, ca innoghe b'at fragu de rivolutzione e de bombas ratzistas indipendentistas!
Sul lessico e gli stilemi 'democristiani'( campioni nel dire e nel non dire nulla nello stesso tempo: la scuola è esistente ancora oggi!), sul terrorismo verbale per allontanare i ficcanaso dai riti chiesastici di certi adepti dell'archeologia, c'è da scrivere un libro! E pensare che il retore del blatz blatz blatz ha reso un teorico del blatz blatz blatz persino un 'matematico' puro come Antonio Gramsci!
RispondiEliminaTu solo Aba, che sei in possesso (per motivi di divulgazione scientifica nel mondo) del concetto di chiarezza assoluta nella terminologia scientifica, ti rendi conto di quanti ciarlatani ci siano oggi in giro! Sì, evviva il 'vagante e il vago'! Sono il sale del potere della scienza fasulla! La chiarezza?!? Agli stronzi, che sbagliano e si infilzano da soli dopo qualche minuto!
La vostra indignazione mi meraviglia: non è possibile rinvenire un'ancora nuragica perchè i nuragici non disponevano di navi. Ecco cosa scrive il nostro a proposito della ceramica grigio-ardesia prodotta nella Sardegna meridionale e rinvenuta in tutto il Mediterraneo:
RispondiElimina"Considerevoli tracce, costituite per la maggior parte da ceramiche di tipo nuragico, disseminate lungo la rotta da Oriente a Occidente, sono state lasciate sopratutto da naviganti originari dell'isola, forse imbarcati su navi orientali, sfatando il mito moderno che le popolazioni nuragiche non navigassero".
Insomma, i nuragici sono visti al massimo come gli inventori della nave-stop!
Giuseppe Mura
Bene. Appurato essere proprio quel tale, oggetto delle osservazioni, mi preme fare una dichiarazione che ho di già comunicato, verbalmente, da anni ormai, ma soltanto a persone che godono della mia stima.
RispondiEliminaNella stesura del mio secondo libro, mi son dovuto documentare, secondo le mie possibilità, su quanto ritenevo essere utile alla finalità contenuta nello stesso titolo.
Riguardo quel tal intelletto, ho raccolto una mostruosamente grande quantità di amenità, ilari definizioni, ripetizione dello stesso concetto fino a tre volte nello stesso nucleo descrittivo, smentite dei suoi assiomi, puerili dichiarazioni di carattere generale, vergognosa assenza di una elementare cultura della Sardegna “lato sensu”, riferita al supposto periodo in cui colloca la creatura dei suoi studi, al punto che ad un certo punto mi sono vergognato, professionalmente, di continuare ad evidenziare tali dabbenaggini.
Ho infatti, avuta forte la percezione che, non essendo io l’unico ad esser dotato di un comune spirito critico, ciò che io andavo evidenziando, era certamente notato e nella giusta misura valutato, anche da tutti coloro avessero in sorte di leggere il tale, fossero anche suoi colleghi, fossero anche suoi stretti collaboratori, fossero anche suoi avversari intellettuali. E, mi son detto, che anch’essi tutti, sapessero benissimo della pochezza, talune volte espressa dal nostro attore, ma avessero deciso di soprassedere ad esprimere loro eventuale acrimonia, chi per interesse personale, chi perché stanco di fare sempre gli stessi rilievi, chi come il sottoscritto, perché convinto della immoralità contenuta nell'atto di picchiare un “bambino”. Naturalmente, l’ultimo vocabolo graficamente corredato, è espressione non sincera di quanto percepito.
Sono pronto a coniare un neologismo:
RispondiEliminaFenicista [fe-ni-cì-sta]
Chi è dedito al culto dei fenici.
Ammiratore fanatico dei fenici.
Chi è affetto da fenicismo.
Il fenicismo non ha solo una versione sessuale - anche se pare essere il significato principe.
In senso ampio è l'adorazione dell'oggetto fenicio, l'idolatria del fenicio, e in senso figurato resta come ammirazione smodata per qualcuno o qualcosa proveniente dalla “Fenicia”.
La denotazione religiosa resta.
In questo senso ogni oggetto può diventare fenicio
- espressione, oltretutto, di gusto estremamente colto.
Mah. Si potrebbe chiamare l'ansia spropositata di etichettare come fenicio qualcosa che non liquet a un'analisi oggettiva, come "feniciTIsmo" (fenicio + feticismo), e "neopunismo", la corrente che si propone di stornare (nel lato più veritiero e corrivo dei fatti) fondi per la ricerca sulle antichità sarde, solo e unicamente verso quelle riguardanti le delizie lasciate in loco da questo amabile popolo di mercanti, infanticidi e schiavisti.Che però, sottolineo per la platea, in Sardegna ci sono prove reali che ci sono stati, mentre non ce n'è invece di predicatori e incisori in lingue arditamente mescidate.
RispondiEliminachiedo ad Alberto Areddu,
RispondiEliminaa chi si riferisca nel dichiarare "ci sono prove reali che ci sono stati". Ad una categoria mentale? Ai Punici?
Grazie, mikkelj.
Grazie didi cuore per il Vostro solo esistere, tutti Voi, qui; per il vostro pervicace umorismo e per le vostre garrule facezie: leggerVi è sempre un vero piacere.
RispondiEliminaParli del diavolo...
RispondiEliminaCara Aba, ricambio. Però fino a che non c'è l'ufficializzazione del fatto di cui sempre alludiamo, e tu sappiamo ci lavori alacremente, lascia che prenda per buono non che c'è qualcuno che sostiene il contrario al nulla, ma che questo qualcuno non ha vidime neutre, esterne ed ufficiali, su una discretamente importante rivista del mestiere. Insomma, domando: a quando una TUA pubblicazione ?
RispondiEliminaAggiungo (già lo dissi) che sulla Lineare A, che ha un centinaio di epigrafi a suo titolo (e non di più), si discetta e si interpreta nelle più variegate direzioni. Sul disco di Festo (un unicum) le interpratzioni si moltiplicano a dismisura; e se le une sono certamente autentiche, ma misteriose del secondo non si sa per certo nulla.
RispondiEliminaAdombrando quindi la possibilità che sia un falso: è un dubbio legittimo, in fondo.
RispondiEliminaSembra un po' strano, infatti, che un antico Gutemberg ante litteram abbia scoperto caratteri di stampa mobili e riutilizzabili in epoca così antica e che poi una scoperta così fantastica per quell'epoca sia stata poi completamente abbandonata e dimenticata. O no?
Però, caro Areddu, malgrado il tuo garbo ed il tuo tatto, temo tu parli di corda in casa dell'impiccato...
Non avevo molte speranze sul fatto che all'ancora fosse data la paternità nuragica. Perchè le ancore dell'età del bronzo e dell'età del ferro si somigliano tutte: è un problema insormontabile: come si fa a dire se un pezzo di pietra sia fenicio o nuragico?
RispondiEliminaPerò la facilità e l'automaticità con cui le si affibbia la paternità fenicia, mi lascia un tantino di sconcerto perchè il problema e la difficoltà di cui sopra, ad esser equi, dovrebbe sussistere anche per la paternità fenicia; anzi ancora di più: infatti in un isola nuragica la probabilità che un pezzo di pietra possa essere nuragico è teoricamente più elevata.
Ma rispetto alla paternità fenicia evidentemente le problematiche archeologiche sono meno insormontabli che per l'identità nuragica del pezzo.
Si noti che - almeno mell'articolo - per provare la fenicità del manufatto non si tira in ballo come prova il "contesto archeologico" cosa che invece si pretende (e giustamente) in modo inesorabile quando ci si interroga sul "relitto" o carico portuale -che sia - di Arbus.
A causa di certi articoli di giornali e di alcune esternazioni vien sempre il sospetto che si faccian due pesi e due misure.
Eppure Bernardini è uno che riconosce - ad esempio -quanto si sia studiato il "Sulcis fenicio" e quanto poco o nulla si sia studiato il coevo "Sulcis nuragico". Ha posto questa lamentela anche per iscritto.
Si vitupera tanto la costante resistenziale di Lilliu, ma a me sembra che in modo più o meno inconscio vi sia anche una costante coloniale in certi approcci.
La costante coloniale è quel piano inclinato nel quale, a causa di prevalenti (per vari motivi) visioni ex oriente lux, un oggetto trovato nella costa o proveniente nel mare rotola ineluttabilmente verso ipotesi e conferme di colonizzazione levantina della Sardegna.
Che ci possiamo fare?
Cmq un tempo erano fenici i cani, i cavalli e la testa di Narbolia...