Quando ieri mattina si è sparsa la voce
della liberazione di Rossella Urru, il primo impulso è stato di scrivere su
questo blog la mia contentezza, certo di impersonare un sentimento comune a
tutti noi. Pochi secondi di riflessione e hanno prevalso prudenza e cautela.
Quelle stesse che avrebbero dovuto consigliare le centinaia di gestori di blog,
giornalisti tv e radiofonici e persino il presidente della Regione sarda, tutti
ad esultare per una notizia che ancora ora mentre scrivo, le nove del mattino,
è tutt’altro che certa.
Sapendo che il Ministero degli esteri non
aveva dato la notizia dell’avvenuta liberazione, sapendo che Al Jazeera non è
proprio nota per l’accuratezza dei suoi controlli sulle fonti, ho pensato
giusto non unirmi all’enfasi mediatica. Per una ragione fondamentale: la
Farnesina, che aveva nella regione suoi inviati, aveva tutto l’interesse a
confermare la liberazione della umanitaria sarda, se non altro per potersene
dare il merito, totale o parziale. Se questa conferma non c’era – e non c’è
ancora – qualche motivo doveva pur esserci. Non compromettere, per esempio,
trattative complesse; non fornire ai rapitori, attraverso esultanze non
fondate, occasione per una surenchère,
un rilancio della posta; non dare l’impressione ai sequestratori – pare di Al
Qaeda – che di loro si pensa che sono delle pappe molli sensibili alla
mobilitazione degli occidentali. E altri motivi del genere.
Gli avvoltoi
mediatici e politici non forzatamente agiscono per sete di sangue e
incontenibile voglia di colpi di scena in cui primeggiare. A volte paiono agire
a fin di bene, come in questo caso. Ma il saldo non cambia e si allontana
sempre di più la possibilità di una pacificazione fra media, politica e
opinione pubblica.
Zuanne meu, tutto fa brodo o meglio, ogni cosa sembra finire in immane tritatutto, un black hole o buco nero che dir si voglia. Ne fuoriesce, non in chi sa quali profondità spazio-temporali ma addosso a noi, una melassa ributtante, come di vomito. Possibile che non ci sia uno straccio di Italia Nostra, di W.W.F che ci consideri specie in via di estinzione (celebrale) e proponga, di tanto in tanto, un "fermo biologico" alla "informazione?
RispondiElimina(cerebrale, cerebrale) ché non c'è niente da "celebrare"
RispondiEliminaGFP,in questo articolo ha enunciato tutti i danni che possono esserci nel dare una notizia non ben verificata.Un giornalista,oltre ad avere la capacità di saper scrivere dovrebbe avere,sopratutto,serietà e senso di responsabilità.Mi auguro che questa volontaria sia ,presto,liberata e che i giornalisti,così detti,si facciano un esame di coscienza sulla faciloneria con la quale danno false e dannose informazioni.
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