di Francu Pilloni
I miei nemici sono i miei amici.
Buttata giù così, questa dichiarazione sembra fatta per banalizzare il messaggio evangelico, ma il significato resta sibillino. Voglio affermare, fuori dagli equivoci, che gli amici che ho sono i miei unici nemici. Non lo sostengo perché infermo di mente o uso ad andare contro corrente, per fare del sensazionalismo a buon mercato e senza senso, per amore di contraddizione o di giochi di parole. Lo dico perché lo penso e lo penso perché a questa conclusione sono pervenuto mediante un lungo, non sempre lucido, ma pacato ragionamento. Eccolo.
Andiamo con ordine: sono partito dalla constatazione realistica, se non proprio cinica, secondo la quale è invalsa la prassi di misurare il valore di un uomo dal numero dei suoi nemici. Non so, non ricordo, se la formulazione dell’assioma sia antico o recente, né conosco il nome di chi l’ha formulato per primo, non ho intenzione di addossarla al solito Andreotti, anche se affiorano incontestabili affinità elettive.
Esiste comunque un riscontro positivo verso il parametro di giudizio innanzi espresso da parte di chi vive una vita sociale, lavorativa o politica, e i casi concreti, tratti dalla cronaca o dalla storia, o ancora più semplicemente dalla personale esperienza di ciascuno, ben amplificati nei toni, nei tempi e nei modi, costituiscono dei binari paradigmatici su cui far correre il treno delle proprie presunzioni. Detta più alla buona, la faccenda si presenta come una sfida in cui si contano i nemici propri o di qualcun altro, ma più spesso i propri, veri o presunti, come se ad ogni nemico corrisponda un punteggio da sommare in un’immaginaria classifica di un campionato di calci e pugni, perlopiù simbolici ma non meno dolorosi. Più grosso il nemico, quanto più subdolo e potente, tanto più rilevante è il punteggio che ci si annette, indipendentemente, a volte, che la relativa partita sia stata vinta o persa.
È così prepotente la smania di contare e sommare i propri nemici che spesso qualcuno se li inventa. Per stare nel concreto e nel mondo piccolo di questo blog o nei suoi dintorni, non abbiamo sperimentato come un qualsiasi “signor nessuno” assurgesse prepotentemente alla ribalta solamente perché ha inteso crearsi dei nemici con le sue inverecondie? E quanti hanno eretto a simbolo della loro rivalità un Sergio Frau o un Gigi Sanna, giusto per restare agli argomenti che qui più si discutono, solo per fare punteggio contando sulla grandezza dei loro avversari?
Seguendo questa logica, a chi non piacerebbe avere per nemico un Obama, tanto per fare un nome, o lo stesso Berlusconi? Oppure, uscendo dal campo della politica e svariando nell’arte, nel sociale e nello sport, a chi non piacerebbe bisticciarsi con Umberto Eco o con Eugenio Scalfari, col proprio arcivescovo o con la Federica Pellegrini? Si pensi alla grandezza di questi nemici, al punteggio acquisito, all’importanza che si assumerebbe di fronte ai conoscenti e al mondo intiero! Quanta e più che se li si considerasse propri amici.
Evenienza che a me è preclusa perché, se è vero che io conosco tutti questi personaggi per il nome, per la faccia e per quanto hanno detto e fatto e ancora fanno, è altresì veritiero che nessuno di essi conosce me, né di nome, né di fatto. Posso dunque essere io il nemico misterioso, l’incubo notturno per qualcuno di loro? Ragionevolmente direi proprio di no e lo spero con tutto il cuore perché io sono un uomo senza nemici. E se sono senza nemici, piccoli o grandi che siano, ho zero punti in classifica e non conto proprio niente. Me ne dovrei dolere e forse qualche volta me ne sono rammaricato. Ma è acqua passata e passata da tanto.
Non sono però così fuori dal mondo per non capire che avere nemici, competitors dice Obama, è un grosso stimolo a far bene, a non sbagliare, a migliorarsi. Pungoli tutti che evidentemente a me mancano. In compenso ho degli amici: non sono tanti, non sono legati a ciò che faccio o a ciò che dico, sono soprattutto persone legate da una simpatia istintiva, che mi accettano così come sono, con tutti i miei limiti. Questa situazione, che pure mi sono creato e che accetto, rappresenta per me nessuna delle possibili motivazioni che mi spingano a migliorarmi, a far meglio le poche cose che riesco a fare più o meno decentemente, dato che, qualsiasi intrapresa porti a termine o lasci a mezza strada, sono sicuro che i miei pochi amici non ritireranno la loro amicizia, di cui vado fiero.
E questo, a ben vedere, non è un bene per me.
Se ora asserisco nuovamente che i miei amici sono, in concreto, i miei nemici, gli unici che ho, sbaglio di molto?
Qualcuno, a questo punto, potrebbe scuotere la testa per darmi ragione, ma non s’illuda che stia facendo il mio bene: mi contraddica invece e si erga a mio nemico e rivale, perché ne ho proprio bisogno: ho ancora zero in classifica.
Purtroppo sì.
RispondiEliminapro narrere
RispondiEliminaFrancu. Per restare nel paradosso (così elegantemente disegnato) dovrei allora dire che l’Italiano medio non ha nemici. La riprova l’hai fornita tu. Infatti, se lo si interroga in proposito, egli afferma d’aver tantissimi amici: questo fenomeno arriva alla massima esaltazione nella zona geografica che avvolge la capitale del paese. Ed ho parlato di Italiano medio non a sproposito, perché quì è concentrata una grande quantità di popolazione proveniente da tutte le regioni. Gli stessi Sardi ne sono una consistente parte, al punto che il giornalaio od il tintore mi dicono avere come clienti, persone col mio stesso nome di famiglia.
Ora, ciascuno di noi, nel suo quotidiano vivere, osserva ciò che attorno gli accade e, forse anche in funzione degli intralci (di vario genere, dall’andamento sonnolento, dall’incuria con cui insudicia il suolo pubblico, dall’incapacità di adire un qualche comportamento immediato nell’attimo di crisi) creati dal suo simile, è portato a dare allo stesso un giudizio verso il suo saper (anche banalmente, ma proprio qui si rivela il punto critico) affrontare il continuo esame della vita. Ebbene, la votazione che si guadagna ogni anno l’Italiano medio, non gli permette di superare l’esame, costringendolo a sempre presentarsi in altra sessione.
Ma, questa è colpa tua, caro francu; infatti, nel rispetto della regola che tu (e solo tu) hai rinnovato, essi trovandosi ad avere un numero esorbitante di amici, sono misere vittime del rapporto instaurato con gli stessi: questi ultimi non si permetteranno mai di lanciargli degli stimoli per migliorarlo perché (ed anche ciò tu affermi quasi volendone menar vanto, ma contribuendo ad esagerare il corrotto contegno) “essi lo accettano così com’è”.
La morale è la seguente: l’Italiano medio ha tantissimi amici e stante la sua perdurante incapacità a migliorarsi, non ha neanche un nemico.
V’è taluno che non ha neanche un amico. Ma ha un nemico.
Vuoi vedere che devo essere grato al mio vicino di casa?
Ciao, mikkelj.
Certo che ho le mie colpe e non ne vado fiero, caro Micheli. Ma non mi sento un italiano medio per via che ho davvero pochi amici.
RispondiEliminaQuanto al tuo unico nemico (beato te che almeno uno te lo sei ritrovato addossato a casa e non puoi neppure ignorarlo!), sei sicuro che non fai rumori molesti durante il tg1?
Beato te sì, ma non t'invidio perché io, come ho scelto gli amici a mia misura, altrettanto vorrei fare con i nemici eventuali.
Tu invece te lo sei trovato là per puro caso, povero te!
Sempre che non sia tuo suocero, naturalmente, che ti ha concesso mezzo immobile, mezzo cortile, mezzo lastricato solare, mezzo di tutto ma niente amicizia.
A volte capita nei paesi. Non so a Roma.
Ciao.
francu,
RispondiEliminacerto che tu non puoi essere nel novero dell' "Italiano medio"!
Forse io non riesco a scrivere rispettando ciò che penso! Se hai avuto questa sensazione me ne scuso sentitamente!
Come vedi, Bellamente, io ancora non potrei scrivere libri, perché mi manca la chiarezza espressiva.
Riguardo al vicino, che non è il suocero, spero di riuscire a liberarmene al più presto. Così sarò veramente unico (pur se mi mancheranno gli stimoli per migliorarmi)o quasi, a non avere amici né nemici.
A nos intender luego, mikkelj.
premesso il saluto d'obbligo, caro Francu, penso che il punto cruciale del tuo bel racconto siano i veri amici, che non ti mancano. Quelli che non ti mollano a prescindere ...
RispondiEliminaQuanto al numero dei nemici non è esattamente un valore: è preferibile avere uno zero in classifica.
Giuseppe Mura
Cussizos... a rughes e a crastos.
RispondiEliminaPro cantu non m'as nau
a ti dare unu parre
da chi innemicos non podes buscare
frade meu istimau
su chi ti poto narre(r)
est chi custu machine des lassare
t'aggradet si o no
o bonu o malu unu parre ti do'.
Ateru no aias
po nde colare tempus
si non chircare custos argumentos?
Nen sa conca a su muru
e nen su culu a terra
t'atripas, o sos murros a una pinna?
Pìcati picu e pala
boca perda dae fundu e pone a un'ala.
S'est po su chi nas tue
da cando b'at omine
chie nd'at puntos prus de Berluscone?
Lutzìferu o Cainu
Nerone o Diocretzianu
Itre, Bokassa, Istalin o Bùsciu?
A s'Untu so cumbintu
nemos in terra podet bier pintu.
E tue che a Issu
addinaradu e macu
a pilos pitzigados ti cherias?
Totu cussas pitzinnas
bolados sos puzones
a las tenner, ite ti nde fachias?
Pone in mente, istatinde
abbarra su chi ses e beniminde!
Si cheres facher cosa
e ponner conca e manu
in Terra Sarda che nd'at ite tesser;
Limba carissiosa
Istatutu galanu
àteru puru est chi non b'at a esser!
Pica pinna e tinteri
s'innemigu lu faches presoneri.
In fines, istimadu,
un'avergu ti do'
non nde chirches de cussos innemicos
no est su ch'as pessadu
e securu nde so'
sos peus sos chi ti paren amicos
custrintos e azuntos
prima dan istocadas, tando puntos.
Quando, o Micheli, ti sarai liberato del vicino, spero in maniera legale, allora io t'invidierò.
RispondiEliminaQuanto alla tua espressività, è chiaro che mi lasci la libertà di capire ciò che mi confà maggiormente.
Ed io me la prendo per intero, anche fraintendo. Questo è il gioco.
Giuseppe, grazie delle parole di conforto. Se è vero che è meglio avere zero in classifica, è altrettanto vero che questo è il pensiero dei vinti.
Is cossizos de Michele Podda:
"Pìcati picu e pala
boca perda dae fundu e pone a un'ala".
Grazias mannas, Micheli. No m'has a crei, ma custus pensamentus chene cabudu ne coa mi benit propriu marrendu in bingia, gherrendu cun su socciri e su fenugu chi no hanti cumprendiu ancora chi no funti cumbidaus in bingia mia.
Ma s'ottava est s'ottava e tenis raxoni tui. Sempri.
avere lo zero in classifica sul numero dei nemici è un pensiero da vinti?
RispondiEliminaPuò essere nel modo comune di pensare, spesso è uno stato d'animo che, se controllato, annulla le inimicizie e trasforma il presunto vinto in vincitore.
Allo stesso modo, marrendu sa bingia cun passienzia sa guerra contrasa su socciri, su fenugu e ... sa zizzannia si bincidi e s'axia cresciri prusu bona.
Ti abbraccio e ... scusami!
Giuseppe Mura
Signor Pilloni,tornare dalle vacanze e leggere un suo scritto mi ha dato tanta gioia perchè,come al solito,lei ha una grande ironia.Anche io ho solo amici perchè,da sarda convinta,appena un amico mi fa uno sgarro per me non esiste più, o meglio me ne deve fare tanti di sgarri ed ho il gran difetto di chiudere senza dare spiegazioni.I veri amici invece sono tali quando ti criticano direttamente ed anche se lì per lì le critiche mi feriscono, medito e poi cerco di migliorare anche se, a volte, non ci riesco.A proposito di amici alla distanza,che fine ha fatto il signor Efisio Loi,persona fantastica?Per quanto riguarda i nemici penso che la cosa migliore sia ignorarli e non sprecare energie.
RispondiEliminaGrazie, Grazia.
RispondiEliminaEfisio Loi suppongo sia in vacanza pure lui e, ne sono convinto, in questi interminabili pomeriggi qualche fiore di sonno gli appesantirà gli occhi. Una volta che li chiude, il suo Norace che viene dal mare, chissà che non gli si affacci sulle onde cerebrali del sonno.
Se così non è, vedrai che mi smentirà.
E noi intanto aspettiamo che si faccia settembre.
Signor Francu lei non si può immaginare quanta ricchezza interiore mi date Lei ed il signor Efisio con le vostre storie piene di ricchezza interiore, sopratutto in questo momento storico dove si vive di esteriorità e superficialità.Voi che siete tanto bravi,allietateci il più possibile.Adiosu e bona die.
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