La prima parte dell'articolo è stata pubblicata l'11 marzo
di Giuseppe Mura
A dispetto delle esagerazioni costruttive e numeriche, Platone conserva in Atlantide tutte le caratteristiche attribuibili alla Sardegna nuragica. Ne propongo alcuni esempi:
- per costruire i numerosi templi vantati dalla misteriosa isola, gli atlantidei usano la pietra “bianca, nera e rossa”, esattamente come i nuraghi, costruiti in arenaria, trachite di colori diversi e basalto;
- Atlantidei amano le corse a cavallo e i Sardi altrettanto. La Sardegna dell’Età del Bronzo ha restituito numerosi morsi di cavallo in bronzo e alcuni bronzetti che mostrano in anteprima “Sa Sartiglia” di Oristano e le acrobazie praticate dai Sardi sopra gli animali in corsa (figura 16);
- i guerrieri di Atlantide, a prescindere dal numero immenso, sono muniti di armi tipiche dell’Età del Bronzo: scudo piccolo (rotondo), arco, fionda, lanciatori di giavellotto e marinai con relativa flotta. Armi e navi che non mancavano certo ai Nuragici;
- Atlantide disponeva di tutti i metalli “allo stato solido o fuso, che vengono estratti dalle miniere”; atlantidei usavano addirittura rame, bronzo, stagno, oro, argento e oricalco per rivestire le pareti dei templi e dei comuni fabbricati. A prescindere dal molto improbabile rivestimento, la Sardegna era famosissima nell’antichità proprio per il possesso di tutti i metalli, compresi quelli elencati da Platone...
Ciao Atry
RispondiEliminala frase completa del Crizia è questa (mentre costruirono la dimora dei re) :
"tagliarono la pietra tutt'intorno, al di sotto dell'isola centrale, e sotto le cinte, nella parte esterna e in quella interna, bianca, nera, rossa, e mentre tagliavano creavano all'interno due profondi arsenali la cui copertura era di quella stessa pietra. Quanto alle costruzioni, alcune erano semplici, mentre altre le realizzavano variopinte, mescolando, per il piacere della vista, le pietre: e così rendevano loro una grazia naturale;".
Ti saluto
Giuseppe Mura
vero Leo. salvo il fatto che nel nostro caso le coincidenze sono davvero troppe. Ti ricordo che in criminologia tre indizi costituiscono uno aprova ...
RispondiEliminaCiao
dimenticavo: un altro indizio riguarda la sottolineatura sulla differenza tra "costruzioni semplici" e quella grandiose, comune peraltro in altri luoghi felici.
RispondiEliminaLa notevole differenza tra il nuraghe e la semplice capanna ha sempre impressionato gli studiosi.
saluti
Se restiamo ai colori non arriviamo da nessuna parte o in ogni dove. Rocce bianche, nere e rosse ce n’è dovunque ci sia crosta terrestre. A meno che non si tratti di isole vulcaniche e anche lì bisogna vedere. Mi tira di più il perché utilizzassero i diversi colori, andandoli a cercare anche a notevoli distanze dal loro impiego. Secondo il prof. Zucca, l’archeologo, la Sardegna è sempre stata un mondo in bianco e nero. Mah!
RispondiEliminaLasciando perdere le Zucche che oltretutto mai mi sono piaciute, nè fritte, nè a minestra..
RispondiEliminaAba sa bene che i tre colori NERO-BIANCO-ROSSO sono colori sacri.
- Lo erano per i SHARDANA di stanza in Egitto (vedi i colori dei Kilt shardana rappresentati nei templi)
- Lo erano per i SUMERI ... essi rappresentavano i colori di ANU, il Dio supremo del Cielo.
- Lo sono tutt'oggi per i Sardi, che lo detengono nel costume maschile, sopratutto in barbagia.
- Mi risulta che il costume di oristano, in Bianco e Nero (colpa di... Zucca?) abbia aggiunto una coccrda o fiocco ... ROSSO! Perchè?
COLLEGAMNETI... in tutto il mondo..
Salude a Bos.
Leonardo
salve Elio
RispondiEliminase non avessi perso troppo tempo nell'appassionante lettura della tua interpretazione della pintadera avrei approfondito meglio l'aspetto delle costruzioni "variopinte". In ogni caso condivido: per quanto legato anche alle fonti egiziane, l'uso delle pietre di vari colori è solo una delle tante coincidenze, e non la più importante, tra il racconto di Platone e la Sardegna.
A mio parere la vera difficoltà consiste nel'individuare il vero punto di confine, nel racconto, tra l'aspetto reale e l'applicazone dei concetti filosofici di Platone che, ricordo, sono amessi dallo stesso filosofo.
Ti ricordo che nel "Repubblica" Platone, per bocca di Socrate rivolto ad Adimanto, pone la seguente domanda: "Tutti i racconti dei mitologi e dei poeti non sono un'esposizione di vicende passate, presenti o future? E che altro, disse".
Su questa linea si muove lo stesso Platone quando decide di descrivere la sua isola felice utilizzando le informazioni di quelli che considerava Grandi Maestri. Ribadisco: siamo noi moderni che, a causa di migliaia di tentativi d'identificazione, abbiamo trasformato il raccontino su Atlantide nel "Mito dei Miti". In realtà è semplicemete un'opera minore della grande produzione letteraria del filosofo.
Perciò bisogna ripartire da una base certa: la Sardegna era davvero "l'isola dei miracoli" degli antichi Greci.
Giuseppe
Egregio sig. Mura
RispondiEliminaqualche tempo fa ho avuto modo di leggere il suo bel libro che ho trovato molto chiaro e stimolante. E ora leggo i testi qui nel blog.
Sono un semplice appassionato che cerca di capire e quindi non pongo questioni specialistiche, tanto meno critiche, dal momento che non ho elementi per obiettare su quanto sostiene.
Rileggendo i suoi due testi mi piacerebbe porre alcune domande:
Si dice: “...In quest'isola Atlantide si era costituita una grande e straordinaria potenza regale, che dominava l'intera isola e molte altre isole e parti del continente; inoltre, all'interno dello stretto, dominava anche la Libia, fino all'Egitto, e l'Europa, fino alla Tirrenia”
Si citano in questo contesto 8 luoghi:
- altre isole
- il “continente”
- l'interno dello stretto
- la Libia fino all'Egitto
- Europa
- Tirrenia
Alcune di queste chiaramente identificate da lei.
Come rileva Leonardo Melis la Tirrenia e Atlantide sono in questo caso da ritenere distinte. Lei mi pare ritenga, se non ho male interpretato, che la Tirrenia sia già la terra degli Etruschi d'epoca storica (e non quindi l'isola delle torri-sardegna).
Nel testo mi pare siano però distinti anche il “Continente” (che tutto circonda) e l'“Europa”.
Come si devono identificare nel caso della Sardegna- Atlantide questi luoghi, e più precisamente il “continente” e l'Europa? Sono o no distinti? Con la Sardegna = Atlantide non dovrebbero invece coincidere?
In un testo di Antonio Usai “Se oltre uno stretto c'è il mare esterno” (che intende dimostrare la non coincidenza tra Atlantide e Sardegna, correggendo la sua stessa tesi di qualche anno fa) l'autore mette in risalto una frase:
“Allora, infatti, quel mare lontano era navigabile, giacché vi era un'isola davanti allo stretto che voi chiamate, a quanto dite, Colonne d'Ercole, e questa isola era più grande...”
Quel "a quanto dite" per Usai dimostrerebbe che, prima dell'incontro con Solone, gli egizi non sapevano che i greci chiamavano Colonne d'Ercole lo stretto...lo apprende Solone in quel momento
(per inciso tale dicitura “a quanto dite”si ritrova anche nel Timeo della Newton e nel Timeo dei Laterza).
Lei come interpreta le tre parole “ a quanto dite”? Le colonne d'Ercole, come lei stesso afferma, hanno avuto diverse collocazioni: in questo caso non andrebbero indagate quelle dell'epoca in cui Solone parla? E non erano forse quelle di Gibilterra?
La ringrazio moltissimo
Con grande stima
Angelo
mi scuso per la tardiva precisazione ma, rileggendo-mi nel Blog, ho notato che duranta la trasformazione del sistema di scrittura (quello che usa chi scrive in casa è diverso da quello del Blog, quindi il testo originale subisce una sorta di "conversione") sono "scappate", in punti diversi, alcune parole che rendono poco comprensibili certi passaggi dell'articolo. Chiedo ancora scusa.
RispondiEliminaGiuseppe Mura
@ Angelo
RispondiEliminaIntanto la ringrazio per gli apprezzamenti sul libro. Siamo tutti semplici appassionati: solo la passione per la nostra terra e la volontà di riscoprire le nostre vere radici permettono determinati approfondimenti e di proporre certi "azzardi".
Cerco di rispondere punto per punto.
La questione che pone sull'estensione del dominio di Atlantide non è di poco conto, in realtà bisognerebbe capire quale contesto storico intende rappresentare Platone, ovvero, nel descrivere il dominio si riferisce ai suoi tempi oppure a quelli in cui esisteva la presunta Tirrenide?
Il fatto che narri di Tirreni e non di Tirrenide (termine pressochè sconosciuto nella letteratura greca), sembra suggerire la validità della prima ipotesi.
La distinzione tra "continente" ed "Europa": il primo termine è generico e riguarda la terraferma posta oltre le isole, l'Europa è vista nel contesto del mare d'Occidente, acco perchè il filosofo usa il termine "fino alla Tirrenia".
La terza questione si risolve solo accettando l'esistenza del "mare talmente piccolo da sembrare un porto", generalmente trascurata dagli studiosi ma, per quanto mi riguarda, decisamente fondamentale. Non mi pare decisiva, invece, la questione del "a quanto dite" a proposito del nome dello stretto. Inoltre Solone si incontra col sacerdote egiziano intorno al 600 a.C.: ho i miei dubbi sul fatto che le Colonne in questione fossero già quelle di Gibilterra.
Spero di averle dato risposte chiare e la ringrazio per le questioni poste, davvero interessanti.
Giuseppe Mura
purtroppo debbo completare la precisazione di stamane: nell'articolo mancano, oltre a certe parole, anche alcune figure.
RispondiEliminaChiedo ancora scusa
Giuseppe Mura
Sig. Mura
RispondiEliminala ringrazio per la risposte chiare che mi ha fornito...il piccolo mare da sembrare un porto è effettivamente un punto importante...
Un'ultima cosa, se posso, rileggendo mi è balzato agli occhi il passo di Timeo di Taormina, il grande esperto dei mari d’Occidente, il quale afferma senza mezzi termini: “Quando vedi le Colonne d’Eracle sei arrivato in Sardegna”
...potrebbe gentilmente darmi il riferimento bibliografico del testo? (nello specifico riferendosi alla traduzione in suo possesso)...non riesco a beccare da nessuna parte questo passo...
La ringrazio ancora
Saluti
Angelo