Nicolas Chauvin gli avrebbe fatto un baffo al comico Roberto Benigni che ha ieri rovesciato su milioni di spettatori un condensato di nazionalismo fanatico, di puro sciovinismo, appunto. L'uomo è bravo a mescolare divertente satira contro Berlusconi, Bersani e Bossi con una schidionata di luoghi comuni, per lo più falsi, tesa a titillare i peggiori impulsi del neo giacobinismo italiano. Quello, per intendersi, che sta preparando le celebrazioni del 150° dell'unità d'Italia con una retorica nauseabonda, indegna delle grande cultura italiana.
I più anziani di noi ricorderanno, durante la guerra d'Algeria, i giovani intellettuali arabi e berberi denunciare come nelle scuole francesi si insegnasse ai bambini algerini: “I nostri antenati erano alti e biondi e si chiamavano Galli”. Nos ancêtres les Gaulois è da allora, in tutte le colonie ex francesi, simbolo del nazionalismo becero ed aggressivo, responsabile della repressione dei “dialetti” locali, della diffamazione delle culture precedenti la grandeur francese e della negazione della dignità degli stati vinti dalle armate coloniali. Per anni a Parigi rimase esposta in un museo la testa recisa di un leader della resistenza kanaka in Nuova Caledonia.
Per Benigni solo la lingua italiana è degna, i dialetti sono buoni per cantare belle canzoni, non certo per scrivere La critica della ragion pura, che a me pare scritto in tedesco (Kritik der reinen Vernunft), ma certo sbaglio. Gli stati preunitari erano la sentina di ogni nefandezza commessa contro le popolazioni (e pazienza se il guru del neo sciovinismo dimentica i massacri garibaldini commessi a Gaeta e a Bronte e quelli dei "briganti"). Nel suo delirio, anche Scipione l'Africano diventa italiano e meno male che sconfisse Annibale, altrimenti oggi saremmo tutti fenici (sic!). Vorrei tanto che avesse ragione Borghezio, uno dei più grossolani frequentatori della politica, quando accusa Benigni di essersi prostituito per denaro. Il dramma è che queste cose le pensa seriamente.
In una discussione in Facebook su lingue e dialetti, l'amico Maurizio Virdis ha scritto questa pregevole analisi:
Anche le nazioni son costruzioni politiche e abbisognano di un armamentario intellettuale per formarsi. Sono il frutto di un processo dinamico, non sono delle essenze (magari antropologiche) atemporali e astratte.
Nel medioevo nessuno parlava di nazione né esistevano sentimenti nazionali. La nazione è "una invenzione" della assai complessa storia europea della modernità. Si può cominciare a parlare di nazione nel Cinque-Seicento, ma è soprattutto a fine Settecento che il concetto si impone, per una particolare dinamica dialettica della storia. E allora si cercano cementi unificatori che giustifichino ex-post l'esistenza, anzi la "essenza" 'a-priori' della nazione: gli eroi nazionali, la storia comune, un comune destino che ci attende in un unico orizzonte d'attesa, le memorie condivise, un corpus di miti, una letteratura (altra "invenzione" ottocentesca) e appunto una lingua. Tutto ciò però impone anche l'omologazione culturale all'interno dei "confini nazionali", la marginalizzazione delle minoranze interne, la ridicolizzazione dei dialetti, la riduzione a folclore di tutto ciò che sfugge all'omologazione, e che è pertanto pericoloso e da tener a bada.
Maurizio Virdis non aveva certo in mente lo show di Benigni, ma quel che scrive gli si attaglia perfettamente.
grazie
RispondiEliminaper averlo scritto..
ùdavvero
Tira una brutta aria, a questo proposito vi mando un link a un articolo che ho scritto sul mio blog:
RispondiEliminahttp://alessandromongili.blog.tiscali.it/2011/02/15/lanima-sciovinista-del-gruppo-repubblica-lespresso/
@ Lisandru
RispondiEliminaL'avevo già letto in FB e nel blog di Roberto Bolognesi. Lo condivido in pieno, così come condivido il tuo grido: "Tira una brutta aria"
PS Mi sono permesso di segnalare il tuo blog fra sos de abistare.
Tira una brutta aria? ma per chi? se è per l'unità d'Italia siamo perfettamente d'accordo!
RispondiEliminaBenigni sino a venta'anni fa cantava Bandiera rossa, ora è passato a fratelli d'italia (con italiani schiavi di Roma?!).
Credo che quella canzone avesse un senso (per gli italiani intendo) nell'Ottocento, poi nel periodo Fascista, e per quelli del movimento sociale (cioè per i nostalgici del fascimo) nella prima repubblica (1845-1992), dal dopoguerra sino al 1992 le camnzoni in voga erano BiancoFiore e Bandiera Rossa.
Ritengo che in alcune aree d'Italia (per es. in Padania, ), sentire le parole di quella canzone (schiavi di Roma) abbia un effetto diametralmente opposto agli intenti dei vari G. Morandi e R. Benigni.
Insomma mi pare che l'"intellighenzia" che vorrebbe ostacolare il federalismo che vuole gran parte degli italiani, non capisca che il loro opporsi al federalismo potrebbe portare direttamente alla secessione!
Insomma l'intellighenzia che cerca di ostacolare il federalismo , invece di prendere il toro per le corna lo sta prendendo per la coda!
é nel mentre che la Penisola ribolle in Sardegna il popolo delle centu concas e centu berrittas ....
saluti
mauro peppino
No’ est de oi chi connosceus cussu paraculu de Benigni. Una borta fut feti a isfutiri, a chini donada e a chini impromitìada. Su chi faint totus is chi tenint s’idea de arribar’ a sinci aposentari in cuili callentosu e beni achipiu. Dh’andat riconnota s’intelligentzia e sa abbristèntzia de isfrutar’is donus de chi sa natura dh’at providiu. Chena de rischiari nudha, perou.
RispondiEliminaSu de isfutiri, su de essiri scurregius si furriat a essiri paraculu una borta agatau su niciu giustu. Biu dh’eis, cumenti ha cantau s’innu de Mameli, ca prus atinau non podiat essiri? Pariat Nilla Pizzi cantendu volacolomba candu Benigni non fu mancu nasciu.
Provai a si dhu pentzari bint’annus faidi cantendu s’innu d’Italia, ita nd’iat essiri bessiu? Eis biu cumenti fut apuntziau de fronti a totu s’Autoridadi, in su programa RAI prus castiau?
S’abbilentzia de s’aconciari cumenti prus cumbenit non tenit fini. Est totu a una loba cun-d un atra faina ben'incarrerada: funti cichendu de ndi torrar’a bogari su “Libro Cuore” in pompa magna, libburu chi, is chi si funti fatus a nou difensoris e sotzius de su patriotismu risorgimentali anti, fintzasa a s’atra dia, pigau a cixiri e apitigau. Po mimi, a piciochedhu pitiu e fintzas a immoi, deu apu stimau cussu libburu, feti ca seu unu struntzu sentimentali
Non è da oggi che conosciamo la paraculaggine di Benigni. Inizialmente era sfottò, contro tutto e contro tutti. Tipico di chi, con gli strumenti a sua disposizione e che gli vanno riconosciuti, sgomita, quando non si paga pegno, per entrare in posti dove l’accesso è limitato e difficile.
RispondiEliminaLo sfottò, l’irriverenza, diventa paraculaggine quando ci si è accomodati. Prendete l’inno di Mameli, “recitato” con tonalità perfette nella manifestazione canora che originò da Nilla Pizzi (Benigni non era ancora nato).
Vi è sembrato che il vincitore dell’oscar – “La vita è bella”, film paraculo che più paraculo non si può – abbia “fatto leva sulla sovversione del clima dei programmi di cui è ospite” (Wikipedia)? Eppure questa è stata la cifra del nostro impareggiabile comico in tutte le sue comparsate.
Immaginatevelo venti anni fa cantare l’Inno d’Italia, cosa ne sarebbe venuto fuori? Avete visto la compunzione in prima serata RAI, davanti le Autorità?
Le capacità di adattamento di chi si è “sistemato” sono infinite. C’è da fare il paio con un’altra operazione ben avviata: la rivalutazione del “Libro Cuore”, sbertucciato e deriso fino a pocanzi dai nuovi paladini del patriottismo risorgimentale. Ho sempre amato il Libro Cuore, ma io sono uno stronzo sentimentale.
Ehm, ... unc-unc! (colpo di tosse).
RispondiEliminaTutto vero, tutto giusto.
Qualcuno ha dimenticato che si stava vedendo il festival di Sanremo?
Ero anch'io curioso di vedere Benigni, solo che, a metà sproloquio, ho reclinato la testa sul tavolo e mi sono addormentato.
Mi dovrei vergognare?
Forse; ma non ci riesco.
Non mi vergogno e non m'indigno.
Signori cari,quando leggo pareri, completamente opposti al mio, vado in crisi e mi metto in discussione:Signor Elio,la ringrazio della sua traduzione ma,questa volta,non concordo con Lei e me ne dispiace tanto.Anche il signor Pilloni la pensa come Lei,allora non capisco prorprio nulla?Mi sento superficiale.Forse Benigni sarà stato troppo retorico,può darsi.Venduto?Ma quando è andato alla trasmissione di Fazio"Vieni via con me"è andato gratis visto che il signor Masi,non volendolo,non lo voleva pagare.Ammirare la lingua italiana non vuol dire disprezzare le altre lingue: sarde ect,non mi sembra che abbia fatto commenti su questo argomento.Benigni,per me,è un grande,ad ogni modo rifletterò a lungo su ciò che avete scritto perchè,avendo tanta ammirazione per voi,non posso pensare che abbiate torto.
RispondiElimina@ Grazia Pintore
RispondiEliminaGrazia, mia gioia e mio tormento, nessuno ti chiede di rinunciare alle tue idee, non vogliamo scardinare le tue convinzioni. Mi soddisfi a pieno quando dici "vado in crisi e mi metto in discussione" oppure "non posso pensare che abbiate torto". Che abbiamo terto, pensalo pure. lLa cosa importante è che tutti pensino di poter avere torto. Qualcuno non lo pensa, assolutamente.
Benigni ha fatto un intervento piatto, di gran lunga inferiore alle sue immense possibilità. E' un intellettuale sopraffino, un premio oscar, un irriducibile appassionato alla letteratura fiorentina e a Dante. Ieri Dante non c'era...e la passione neppure, ovviamente. Toglieteci le passioni ed eccovi il risultato. L'amor che move il sole e l'altre stelle è stato lasciato nel cassetto delle emozioni del grande attore.
RispondiEliminaBenigni brulla-brulla...e che l'iscudet!
RispondiEliminaNd'appo idu unu uccone ebbia, ma a trettos fut cosa de li riere in cara, e no po sa simpatia.
Po no narrere de cussa essida subra 'e sos Borbones. Tantu za l'ant fattu su mezzoru in su sud Italia cun sos piemontesos!
Ho detto, cara Grazia, che si è assistito allo spettacolo più frivolo dell'anno. Dunque va preso per quello che è.
RispondiEliminaTi dirò di più: se io avessi avuto la possibilità di decidere qualcosa sopra la scelta delle canzoni della "storia dei 150 anni", non avrei certo ignorato "Faccetta nera" che è stata tanta parte del costume di un periodo. A meno che non ci venga da provare una vergogna retroattiva per i nostri padri e nonni. La cantavano tutti, era davvero popolare. E, in più, faceva sentire importanti gli italiani.
Ma so bene che i figli storpi non vengono messi in prima fila.
Nessuno mette in discussione la genialità di Roberto Benigni, ma non è detto che la genialità debba per forza coincidere con la giustezza di una tesi.
RispondiEliminaDisconoscere e avversare l'idea che l'Italia è una entità plurinazionale, e che bisognebbe percorrere la strada "svizzera" dove convivono tre nazionalità, invece di rompere le balle con l'Italia schiava di Roma , bisognerebbe...
Signor Elio,la ringrazio di avermi risposto e,se mi permette aggiungo altre 2 considerazioni:pur restando nelle mie idee,non penso,minimamente di essere la depositaria della verità e,quando delle persone che stimo,la pensano diversamente da me mi metto in discussione sia perchè credo di non essere riuscita a vedere fino in fondo quello che vedete voi e sopratutto perchè siete molto più colti di me.Riguardo alla passione del federalismo penso che questo voluto da Bossi è proposto in maniera arraffazzonata e sarà a vantaggio solo del Nord e,poichè io mi sento prima sarda e poi Italiana,vorrei un federalismo che unisca tutta l'Italia e che non la divida.Se ho fatto un discorso contorto, mi scusi.
RispondiEliminaP.S.Non avevo letto la risposta del signor Pilloni, di Atropa ed altri,me ne scuso e mi mandate sempre più in crisi.
RispondiEliminaIl problema non è solo della stampa ma soprattutto di Napolitano, il quale ieri ha elogiat la "lectio magistralis" di Benigni. In questo modo anche il Quirinale si allinea politicamente in spregio delle minoranze. C'è quindi un problema di diritti umani a cui però in Sardegna nessuno sembra dare conto. Anche per via del fatto che il Sardo da anni è tacciato al rango di qualcosa di cui vergognarsi. E quindi come se non ci fosse nulla da difendere.
RispondiEliminaBomboi Adriano
Cara Atropa, a questo punto depongo le armi, a me piace tanto sentire i pareri di persone intellettualmente oneste e tu e gli altri lo siete sicuramente.Mi vacilla un mito purtroppo.Menomale mi restano saldi 2 o tre principi come:l'onestà, l'amicizia e continuerò ad ascoltare le persone che stimo e che mi aiuteranno a migliorarmi e a non farmi imbaccucare.
RispondiEliminaBenigni m'est sempri pràxiu, légiu de bisura ma àbbili meda e spassiosu puru. Ma s'atra dii, candu at incumentzai a fueddai de sa balentia de is Savojas apu studau sa Teleimbovadora. Un'amigu m'at scritu sa dii infatu ca in mesu de is àterus sciollòrius Benigni at nau ca is dialetus ge funt bellus ma no funt bonus a po arrexonai de chistionis scìpias "colte" cumenti de Kant (assumancu mi parrit ca fut issu chi at arremonau) po nai. Po custas chistionis nci bolit una lìngua miga unu dialetu! Si bit ca is dialetus funt fatus po contixedu de forredda e giogai po Benigni. E ita stocada. Làstima chi Benigni si ndi siat scarésciu ca candu su Danti suu stimau at scritu sa Divina Cumédia su fiorentinu fut sceti unu dialetu che medas...
RispondiEliminaIn Fb ddu est sa cambarada:
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Contro lo spot Rai 2010 sui "dialetti": vergogna, sono lingue vive!