dia essere bellu a poder biére e iscurtare custa cunferéntzia, ca sos prus de sos interessaos non sunt potzios andare a Fonne. In cue in cue ch'est Fonne...
"Lo stato di salute del sardo è involontariamente esemplificato dal sindaco di Fonni, Tonino Coinu, primo cittadino del paese che fino a sabato ospita la conferenza annuale regionale della lingua sarda. Aprendo i lavori, ieri pomeriggio, Coinu ha iniziato a parlare in sardo ma dopo qualche frase si è scusato ed è passato all’italiano «perché mi trovo più a mio agio». Ebbene, già dal titolo del convegno, “Una lingua normale. La realtà attuale del sardo (e di altre minoranze europee) in famiglia, a scuola e nella società”, si intuisce come il sardo sia ancora molto lontano dal diventare per davvero una lingua parlata da tutti, sempre e dappertutto, e come invece viva sempre nella fase della tutela a un livello primario, ovvero a scuola, a casa e nelle istituzioni. Ma non è il solo problema sollevato da Coinu: «Pochi giorni fa il consiglio comunale di Fonni ha deciso di rinviare a gennaio la seduta convocata per deliberare ufficialmente il toponimo sardo di Fonni: non siamo riusciti a metterci d’accordo se utilizzare “Fonne” o “Onne” e ci siamo presi un mese di tempo per meditare». Per questo alla fine il sindaco conclude invocando un modo di scrivere «uguale per tutti e che poi ognuno parli la variante del suo paese».
Il mio commento invece è che sono favorevole all'eutanasia.
@ Pilloni A durare cantu at a durare sa limba sarda ( e in salude) bi dia ponner derettu sa firma... E che nde dia interrare de corroncas de su malu auguriu... Innantis sas acabadoras e pustis sos acabadores de sa limba sarda. Non ti paret chi b'apat cuncurrentes medas a facher sos atitadores, chena ch'issos connoscan sa poesia de cust'arte?
@Anedda, lei è sempre contro qualsiasi argomento riguardi la sardegna e i sardi: lingua, cultura, politica, le dò un consiglio: essendo lei sardo, immagino dal cognome, pratichi l'eutanasia su di lei... sarà sempre un sardo in meno, ne dovrebbe essere contento!
Gentile Ithokor, non si tratta di essere contro qualcosa. Forse lei non ha colto l'involontaria comicità che c'è in quell'articolo sulla Nuova. Se ci sono delle persone che si riuniscono per parlare di come resuscitare una lingua (non lo chiamo dialetto perché vi so permalosi) che neppure essi stessi padroneggiano e per NON decidere quale denominazione dare tra Fonne e Onne al proprio paese, be', mi dispiace, ma questa è gente che direi si prende in giro da sola se non fosse o perlomeno si sospetta che questa attenzione per sa limba non nasconda dei secondi fini di natura ideologica. In ogni caso io parlo di eutanasia perché tentare di resuscitare una lingua in disuso mi sembra solo una perdita di tempo (di denaro pure?). Non sono certo io la causa della scomparsa del sardo e se deve sopravvivere, ciò deve avvenire in modo spontaneo, per piacere di parlarlo e non per imposizione, per legge, per obbligo scolastico come qualcuno vorrebbe. Si guardi intorno: nessuno lo parla più. Sta morendo? scomparirà ?... Chi se ne impipa? Preferirei che migliorasse il livello medio dell'uso dell' italiano, sia della grammatica che della dizione. Non è possibile nel 2010 sentire ancora parlare con quell' orribile pronuncia. Impariamo a parlare correttamente almeno una lingua, quella nazionale, quella ufficiale, quella della cultura, della scienza e della civiltà.
Anzitutto che per obbligo scolastico siamo costretti ad apprendere l'italiano e se tale obbligo non fosse mai stato statuito, ma si fosse scolarizzato in sardo, non saremmo certo giunti a questo punto. Chi avesse voluto avrebbe appreso l'italiano o una qualsiasi altra lingua "della civiltà"a suo piacimento.
Speriamo che la nostra classe dirigente (ed in particolare l'Università) non sragioni come il Sig. Anedda; altrimenti vedo a rischio pure i nuraghi.
Se non per farne cuile per porci e capre infatti, chi li usa più spontaneamente per abitarvi o per svolgervi qualsiasi umana attività?. Lasciamo che vadano in malora anche perchè o sono spreco di denaro pubblico o sono beni identitari foraggiatori di nazionalismo e null'altro, come il Sardo.
oppure lasciamo i nuraghe alla gestione degli ovocaprini come dovremmo lasciarvi, stando ad Anedda, anche il Sardo.
Al Sindaco di Fonni che vuol tutelare il sardo senza saperlo parlare va la mia solidarietà contro Anedda che lo definisce "comico".
Infatti sono un comico anche io, perchè vorrei il sardo salvaguardato pur potendolo solo balbettare: il fatto è che la balbuzie mi è stata imposta dal sistema che prima ancora la impose ai miei genitori, ma chi se ne impipa?
Tu non sai, caro DedaloNur, quanto le persone come il signor Anedda siano utili (e lui lo è da tempo in questo Blog) alla causa! Forse esse non lo sanno ma è così! Perchè, suonati come siamo, ci svegliano con delle formidabili secchiate gelate e ci riportano ad uno dei periodi più intensi e sublimi del nostro rincoglionimento. Quello prodotto - come sanno anche i bambini - dal nazionalismo falso di una sola nazione che ci ha condotto, tra l'altro, alla catastrofe bellica e a ferite ideologiche, per 'pensieri unici' contrapposti, ancor oggi insanabili. Per cui governi ( decine e decine di governi ormai), che le nazioni d'Italia non si meritano proprio. Che neppure la nazione italiana, in fondo, merita! Il sardo muore? E chi se ne impipa! Si dice. Anche l'italiano perde sempre più colpi in Europa e nel mondo! E chi se ne impipa! Si dovrebbe dire. Invece no! Non lo diciamo. Qui sta tutta la differenza nostra abissale! Qui sta l'orgoglio del nostro pensiero 'umanistico' che sa osservare, giudicare e rispettare! Evviva l'italiano a scuola, caro signor Anedda, ma evviva il sardo a scuola: a scuola il tabarchino, l'abbasantese, il ghilarzese, i due micro-micro sistemi di Brugu e di Portu della mia Aristanis(i)! Evviva tutte le lingue e le parlate del mondo studiate e scritte! Evviva la divina biodiversità delle origini del creato! Evviva le bellissime uniche, piccolissime, lillipuziane 'visioni del mondo'! Evviva quella democraticissima e fantasiosa Babele 'babelissima' che è la terra! Della Torre di Sennaar si vada comunque orgogliosi: anche dei granelli di ogni singolo mattone! Perché se è vero che con quell'atto è sorta la confusione (e la dannazione) per la presunzione umana, è vero anche che è scaturito il pretesto per la sfida, per il confronto immediato delle diverse intelligenze 'sole' e per la nascita ed il proseguimento fantasioso della vita. In un'altra stanza del Blog, se qualcuno ha notato, ho fatto mio il motto di presa per i fondelli di Maimone: Eiar Eiar Alalà! E' questa - mi sento di dire - la brutta ma doverosa pernacchia di un popolo, del popolo sardo con tutta la sonorità, ancora intatta, della sua lingua; la risposta minima pacifica che si possa dare a degli irresponsabili, a quelli che vedono un'Italia storica 'risorgimentale' (?), che perde pezzi su pezzi, e assai diversa da quella 'unitaria' e, incuranti di ciò, usano l'arroganza o al più pongono la testa sotto la sabbia! E' il progetto di Cattaneo che alla lunga vince, non quello di Cavour e di Mazzini. Bisognerà rassegnarsi. E vince anche il nostro grande Giovanni Battista Tuveri. Una pernacchia sì, ma con questa aggiunta, per onestà intellettuale: che qualche volta le osservazioni sul nostro particolarismo, sulla nostra rigidissima quanto prolissa dialettica, sulle difficoltà genetiche di ammorbidirci un po', onde trovare saggi compromessi, insomma sulle nostre 'concas e berrittas' ( e fossero solo cento!), causa anche dei nostri disastri linguistici, colpiscono nel segno! Quello della lingua rispettata e onorata ad ogni livello, anche a scuola e in tutte le manifestazioni del sociale, è un diritto che si deve saper conquistare. Giorno dopo giorno. E non riguarda solo il sardo.
Per un attimo mi ha preso lo sgomento, Gigi: in quel tuo "Evviva le bellissime uniche, piccolissime, lillipuziane 'visioni del mondo'" m'è venuto il dubbio che ci avessi incluso pure quella "democristiana". Era invece democraticissima! M'est torrau su sanguini a logu.
Auguri, Sardegna!
RispondiEliminadia essere bellu a poder biére e iscurtare custa cunferéntzia, ca sos prus de sos interessaos non sunt potzios andare a Fonne. In cue in cue ch'est Fonne...
RispondiEliminaMedas augurios puru dae mime a bois tottus,comente cheria ettere cun bois!Ma i giornali sardi parleranno di questa conferenza?
RispondiEliminaSì, perché tanto sanno già che è inutile.
RispondiEliminaDa La Nuova Sardegna
RispondiElimina"Lo stato di salute del sardo è involontariamente esemplificato dal sindaco di Fonni, Tonino Coinu, primo cittadino del paese che fino a sabato ospita la conferenza annuale regionale della lingua sarda. Aprendo i lavori, ieri pomeriggio, Coinu ha iniziato a parlare in sardo ma dopo qualche frase si è scusato ed è passato all’italiano «perché mi trovo più a mio agio». Ebbene, già dal titolo del convegno, “Una lingua normale. La realtà attuale del sardo (e di altre minoranze europee) in famiglia, a scuola e nella società”, si intuisce come il sardo sia ancora molto lontano dal diventare per davvero una lingua parlata da tutti, sempre e dappertutto, e come invece viva sempre nella fase della tutela a un livello primario, ovvero a scuola, a casa e nelle istituzioni.
Ma non è il solo problema sollevato da Coinu: «Pochi giorni fa il consiglio comunale di Fonni ha deciso di rinviare a gennaio la seduta convocata per deliberare ufficialmente il toponimo sardo di Fonni: non siamo riusciti a metterci d’accordo se utilizzare “Fonne” o “Onne” e ci siamo presi un mese di tempo per meditare». Per questo alla fine il sindaco conclude invocando un modo di scrivere «uguale per tutti e che poi ognuno parli la variante del suo paese».
Il mio commento invece è che sono favorevole all'eutanasia.
Eutanasia?
RispondiEliminaSono convinto che moriremo prima tu ed io che la lingua sarda.
Regolati come credi, ma evita le scommesse in merito.
@ Pilloni
RispondiEliminaA durare cantu at a durare sa limba sarda ( e in salude) bi dia ponner derettu sa firma... E che nde dia interrare de corroncas de su malu auguriu... Innantis sas acabadoras e pustis sos acabadores de sa limba sarda. Non ti paret chi b'apat cuncurrentes medas a facher sos atitadores, chena ch'issos connoscan sa poesia de cust'arte?
@Anedda, lei è sempre contro qualsiasi argomento riguardi la sardegna e i sardi: lingua, cultura, politica, le dò un consiglio: essendo lei sardo, immagino dal cognome, pratichi l'eutanasia su di lei... sarà sempre un sardo in meno, ne dovrebbe essere contento!
RispondiEliminaGentile Ithokor, non si tratta di essere contro qualcosa. Forse lei non ha colto l'involontaria comicità che c'è in quell'articolo sulla Nuova. Se ci sono delle persone che si riuniscono per parlare di come resuscitare una lingua (non lo chiamo dialetto perché vi so permalosi) che neppure essi stessi padroneggiano e per NON decidere quale denominazione dare tra Fonne e Onne al proprio paese, be', mi dispiace, ma questa è gente che direi si prende in giro da sola se non fosse o perlomeno si sospetta che questa attenzione per sa limba non nasconda dei secondi fini di natura ideologica. In ogni caso io parlo di eutanasia perché tentare di resuscitare una lingua in disuso mi sembra solo una perdita di tempo (di denaro pure?). Non sono certo io la causa della scomparsa del sardo e se deve sopravvivere, ciò deve avvenire in modo spontaneo, per piacere di parlarlo e non per imposizione, per legge, per obbligo scolastico come qualcuno vorrebbe.
RispondiEliminaSi guardi intorno: nessuno lo parla più. Sta morendo? scomparirà ?... Chi se ne impipa? Preferirei che migliorasse il livello medio dell'uso dell' italiano, sia della grammatica che della dizione. Non è possibile nel 2010 sentire ancora parlare con quell' orribile pronuncia. Impariamo a parlare correttamente almeno una lingua, quella nazionale, quella ufficiale, quella della cultura, della scienza e della civiltà.
Che dire?
RispondiEliminaAnzitutto che per obbligo scolastico siamo costretti ad apprendere l'italiano e se tale obbligo non fosse mai stato statuito, ma si fosse scolarizzato in sardo, non saremmo certo giunti a questo punto. Chi avesse voluto avrebbe appreso l'italiano o una qualsiasi altra lingua "della civiltà"a suo piacimento.
Speriamo che la nostra classe dirigente (ed in particolare l'Università) non sragioni come il Sig. Anedda; altrimenti vedo a rischio pure i nuraghi.
Se non per farne cuile per porci e capre infatti, chi li usa più spontaneamente per abitarvi o per svolgervi qualsiasi umana attività?. Lasciamo che vadano in malora anche perchè o sono spreco di denaro pubblico o sono beni identitari foraggiatori di nazionalismo e null'altro, come il Sardo.
oppure lasciamo i nuraghe alla gestione degli ovocaprini come dovremmo lasciarvi, stando ad Anedda, anche il Sardo.
Al Sindaco di Fonni che vuol tutelare il sardo senza saperlo parlare va la mia solidarietà contro Anedda che lo definisce "comico".
Infatti sono un comico anche io, perchè vorrei il sardo salvaguardato pur potendolo solo balbettare: il fatto è che la balbuzie mi è stata imposta dal sistema che prima ancora la impose ai miei genitori, ma chi se ne impipa?
Tu non sai, caro DedaloNur, quanto le persone come il signor Anedda siano utili (e lui lo è da tempo in questo Blog) alla causa! Forse esse non lo sanno ma è così! Perchè, suonati come siamo, ci svegliano con delle formidabili secchiate gelate e ci riportano ad uno dei periodi più intensi e sublimi del nostro rincoglionimento. Quello prodotto - come sanno anche i bambini - dal nazionalismo falso di una sola nazione che ci ha condotto, tra l'altro, alla catastrofe bellica e a ferite ideologiche, per 'pensieri unici' contrapposti, ancor oggi insanabili. Per cui governi ( decine e decine di governi ormai), che le nazioni d'Italia non si meritano proprio. Che neppure la nazione italiana, in fondo, merita!
RispondiEliminaIl sardo muore? E chi se ne impipa! Si dice. Anche l'italiano perde sempre più colpi in Europa e nel mondo! E chi se ne impipa! Si dovrebbe dire. Invece no! Non lo diciamo. Qui sta tutta la differenza nostra abissale! Qui sta l'orgoglio del nostro pensiero 'umanistico' che sa osservare, giudicare e rispettare! Evviva l'italiano a scuola, caro signor Anedda, ma evviva il sardo a scuola: a scuola il tabarchino, l'abbasantese, il ghilarzese, i due micro-micro sistemi di Brugu e di Portu della mia Aristanis(i)! Evviva tutte le lingue e le parlate del mondo studiate e scritte! Evviva la divina biodiversità delle origini del creato! Evviva le bellissime uniche, piccolissime, lillipuziane 'visioni del mondo'! Evviva quella democraticissima e fantasiosa Babele 'babelissima' che è la terra! Della Torre di Sennaar si vada comunque orgogliosi: anche dei granelli di ogni singolo mattone! Perché se è vero che con quell'atto è sorta la confusione (e la dannazione) per la presunzione umana, è vero anche che è scaturito il pretesto per la sfida, per il confronto immediato delle diverse intelligenze 'sole' e per la nascita ed il proseguimento fantasioso della vita.
In un'altra stanza del Blog, se qualcuno ha notato, ho fatto mio il motto di presa per i fondelli di Maimone: Eiar Eiar Alalà!
E' questa - mi sento di dire - la brutta ma doverosa pernacchia di un popolo, del popolo sardo con tutta la sonorità, ancora intatta, della sua lingua; la risposta minima pacifica che si possa dare a degli irresponsabili, a quelli che vedono un'Italia storica 'risorgimentale' (?), che perde pezzi su pezzi, e assai diversa da quella 'unitaria' e, incuranti di ciò, usano l'arroganza o al più pongono la testa sotto la sabbia! E' il progetto di Cattaneo che alla lunga vince, non quello di Cavour e di Mazzini. Bisognerà rassegnarsi. E vince anche il nostro grande Giovanni Battista Tuveri.
Una pernacchia sì, ma con questa aggiunta, per onestà intellettuale: che qualche volta le osservazioni sul nostro particolarismo, sulla nostra rigidissima quanto prolissa dialettica, sulle difficoltà genetiche di ammorbidirci un po', onde trovare saggi compromessi, insomma sulle nostre 'concas e berrittas' ( e fossero solo cento!), causa anche dei nostri disastri linguistici, colpiscono nel segno!
Quello della lingua rispettata e onorata ad ogni livello, anche a scuola e in tutte le manifestazioni del sociale, è un diritto che si deve saper conquistare. Giorno dopo giorno. E non riguarda solo il sardo.
Per un attimo mi ha preso lo sgomento, Gigi: in quel tuo "Evviva le bellissime uniche, piccolissime, lillipuziane 'visioni del mondo'" m'è venuto il dubbio che ci avessi incluso pure quella "democristiana". Era invece democraticissima!
RispondiEliminaM'est torrau su sanguini a logu.