Raccogliendo l'idea di un emigrato sardo, Filippo Grecu, lanciata su Facebook, domani si svolgerà a Cagliari la marcia di “Sa die pro s'indipendèntzia”. Partirà alle 10.30 dallo stadio di Santa Elia e dopo una breve sosta nel piazzale della Fiera, continuerà per viale Diaz per concludersi in via Roma.
Si tratta – come informano gli organizzatori - di una manifestazione spontanea che, al pari di altre iniziative spontanee, lancia l'idea di aggregare persone interessate e persone già addentro agli ideali indipendentisti, per un evento che tocchi le coscienze della nazione sarda. La Marcia vorrebbe essere una opportunità per creare una pacifica giornata di festa e di convivialità tra persone che credono che i sardi possano camminare con le loro gambe; non è dunque organizzata da alcun movimento politico indipendentista o nazionalitario, è focalizzata sulla volontà che la Sardegna sia Indipendente e non ha alcuna base teorica e ideologica.
Cosa spinge a fare cio?
-Il fatto di mettere all'ordine del giorno un argomento che sta già entrando a forza nell'immaginario collettivo del sociale, la diffusione di intento, consapevolezza e coscienza indipendentista, incrementare tale idea latente nella società sarda per dare più forza alla possibilità di liberazione della nazione sarda.
-Il fatto che si vuole indirettamente suggerire ai partiti e movimenti indipendentisti che è necessario un cammino di condivisione per essere all’altezza di questo importante momento storico.
-Il fatto che sia assente in Sardegna una manifestazione che coinvolga unitariamente tutti gli indipendentisti e le forze indipendentiste e nazionalitarie e che non potrebbe essere promossa da un singolo organismo politico perché per i problemi attuali di interrelazione verrebbe boicottata dagli altri.
La “Marcia” di “Sa Die Pro s’Indipendentzia”– si legge in un comunicato - è solamente un’idea lanciata da un lavoratore sardo di Villacidro emigrato in Germania il quale avendo realizzato proprio all’estero la sua identità sarda, da persona che aveva appena aperto gli occhi all’idea dell’indipendentismo è rimasto sorpreso nell’apprendere lo stato di mancanza di coesione tra gli indipendentisti sardi.
Sa Die Pro S’Indipendentzia e i suoi attuali organizzatori non sono e non vorranno costituire l’ennesima organizzazione indipendentista, né vogliono proporre un nuovo modello organizzativo di movimento indipendentista o porsi in concorrenza ai partiti e movimenti indipendentisti. Non pensiamo neanche che questa sia l’occasione in cui l’indipendentismo sardo deve mostrare i muscoli; è la nascita di una festa popolare che merita una certo riguardo come si fa con un bimbo che appena venuto al mondo, ha bisogno di tutte le attenzioni e affetto perché diventi una persona forte e sana. Alcuni soggetti politici indipendentisti hanno dato la loro adesione da subito poi col tempo se ne sono aggiunti altri. Sappiamo che per ora non saremo tantissimi ma una volta che saranno sciolte tante riserve legate a intuibili diffidenze, potremo crescere tanto e per gli anni successivi auspichiamo un’organizzazione dell’evento condivisa dal maggior numero possibile di persone e organizzazioni.
PS - Sa manifestatzione tenet unu spot suo, "SARDIGNA a Nation in the Mediterranean sea:Official Spot Independence Day" cun unu video bene cuncordadu. Sa de fundu no est mùsica sarda e sa limba sarda est impreada cun meda economia manna, in sa didascalia a una decraratzione meda connota in Sardigna (We all want indipendence, Sos sardos) e in s'acabu de su video. Agùrios mannos a sos organizadores, ma m'abarrat una dimanda sena imposta: a ite serbit una indipendèntzia sena limba e sena identidade? [zfp]
Ho visto il video e anch'io ho avuto la sensazione di una stortura. Perche' mai l'indipendenza sarda dovrebbe esprimersi in inglese? Una volta nazione, anche voi avrete bisogno di fondi per il welfare?
RispondiEliminaProvocatoriamente verrebbe da dire che allora tanto vale tenersi l'italiano, dal punto di vista strutturale molto piu' interessante dell'inglese.
@ Stefano Baldi
RispondiEliminaA primo acchito sarei portato di darle ragione. Una marcia per l'indipendenza dovrebbe esprimersi nella propria lingua. Altrimenti che indipendenza sarebbe? E' nella seconda parte che suo post deraglia. Fino a prova contraria l'inglese ci aprirebbe al mondo, come noi indipendentisti vorremmo che tutti i Sardi fossero. Non vedo vantaggi dall'italiano che dappertutto é sconosciuto più o meno quanto il sardo e che ci chiude nettamente davanti al resto del mondo. Praticamente siamo ostaggi dell'Italia e dell'italiano. Cocludo anch'io provocatoriamente dicendo che sono favorevole al bilinguismo: sardo-inglese.
@maimone
RispondiEliminaNon ne faccio un problema di nazionalismi. Dal mio punto di vista di italiano (?) mi pareva che l'inglese avesse una connotazione coloniale ancora piu' marcata. La musica, il mondo dell'elettronica, l'economia, tutto quanto parla inglese. Parlare inglese apre le porte di ogni paese? Benissimo, parliamo inglese con chi non conosce altra lingua che quella, ma siamo sicuri che il messaggio dell'indipendenza sarda non abbia bisogno anche di appoggiarsi a un riconoscimento di identita'? Io credo che la lingua sia uno dei valori fondanti per una comunita' e in un'occasione come quella della marcia pro s'indipendenzia vorrei averla come pilastro portante.
L'apertura al mondo si ha o non si ha. L'inglese puo' essere uno degli strumenti per esprimerla, ma non la genera; il suo uso massiccio e' conseguenza dell'arroganza e della mandronia di chi del mondo si sente padrone e lo vuole a sua disposizione, cara a terra e fundu a susu, per dirla con Marras. Anyhow, good independence day, but ... a menzus annos!
Qui bisogna che ci mettiamo l'animo in pace: per l'inglese bisogna passare. Certo, per chi si sente italiano, fa un brutto effetto vedere la lingua "dove il sì suona" aggredita e maltrattata per via della perfida Albione e dei suoi nipotini yankees. A proposito, mi pare strano come in un clima di revanscismo delle elites culturali che, come sempre, mandano avanti la manovalanza (anche se qualche big sale sul colosseo; o era la torre degli asinelli?)in difesa della civiltà e del bon ton, mi pare strano, dicevo, che non sia ancora alle viste una battaglia per il dolce idioma contro quei "cumenda de vun", rozzi affaristi e ignoranti. Visto quanti bei trenta e lode?
RispondiEliminaIo sono per la mia identità, e quindi per il sardo. Mi spiega cosa c'entra l'italiano? L'inglese é solo uno strumento per rapportarci al mondo. Lei dice che sa di coloniale. Pazienza. Ce ne faremmo una ragione. Del resto, noi abbiamo l'esperienza coloniale dell'italiano e ci sentiamo già abbastanza immunizzati. Lei dice che l'apertura la si ha o non la si ha. E' evidente che lei non ha mai provato a vivere su un'isola dove i trasporti sono governati da leggi funzionali al continente. ogni giorno angherie e umiliazioni. benedetti Internet e i voli low cost (parole inglesi)
RispondiEliminaTeraccos, teraccos, teraccos... Semus naschidos teraccos e taraccos no ch'amus a morrer. Ite cheret narrar "indipendentzia" chena chi sa limba sarda siat impreada? Meres sos romanos, meres sos ispagnolos, meres sos italianos.. Meres in sa limba, meres in sa cultura. E como meres nostros peri sos inglesos? Ma galu no nos bastat? Pro essere indipendentista in cussa manera menzus diat essere a nos facher una tumba de cumone... e pache a sos mortos.
RispondiEliminaO Laré
RispondiEliminatue cheres biver a sa sola in d'unu nuraghe? Deo penso chi nono. E tando s'inglesu lu depes impreare. Comente in ateros tempos nos est tocadu de impreare su latinu, s'ispagnolu e s'italianu. Cantu a diventare teraccos isperamus de nos affrancare dae custa tribulia. A donzi modu no at a esser peus de comente semus como.
salude e libertade
Chi vuole imparare l'inglese lo impari e ne faccia buon uso. Personalmente non penso che porti nessuna apertura se non di tipo economico o culturale. ma non illudetevi che possa veicolare liberta' perche' sarebbe solo scegliere un altro tipo di asservimento. Non posso associarmi al Teraccos teraccos di Larentu perche', non essendo io sardo, risulterebbe offensivo, ma condivido il suo punto di vista.
RispondiEliminaBuona giornata dell'indipendenza.
Volenti o nolenti noi siamo già asserviti al dominio anglosassone. E quando dico "noi" intendo dire quasi tutto il mondo con poche eccezioni. La stessa Italia ne è asservita. Purtroppo, noi sardi di asservimenti ne abbiamo due. Tanto vale liberarsi di uno. Del resto il dominio anglosassone , essendo pressochè globale, pesa meno. E' come avere tanti padroni, cioè nessuno o quasi. L'inglese, lei non ci crederà, ci serve esattamente per quello che lei ha citato, per motivi economici e culturali. Quanto ad essere veicolo di libertà non ci ho mai creduto nè ci crederò, perchè la libertà é dentro di noi. Basta volerla.
RispondiEliminaMaimò, jeo no isto ne in d'unu nuracche nen in d'unu pinnettu, ma sa limba sarda, pro mene, est, e devet esser, sa limba natzionale. Custu non cheret narrer chi non devimus connoscher o impreare sas limbas istranzas, ma liberos de lu facher, no obrigados. Innantis bi devet esser sa nostra. Tzertu peri como semus in "teracchia", ma sa lutta chi semus fachende est propiu sa de nos illiberare dae cuddos chi galu oe cheren derruer sa limba, s'istoria, s'archeolozia ( esempios nde podes lezer in custu blog), sa musica, sas traditziones de s'isula nostra. E su chi mi daet dolore est chi sunu sardos sos primos in custa mala faina...
RispondiEliminaLaré
RispondiEliminaa mie paret chi semus de accordu. Deo appo nadu, tanti pro provocare, ca si depimus istudiare una limba istranza tando cumbenit a istudiare s'inglesu, e non tzertu s'italianu. Est craru chi su sardu depet essere sa limba natzionale. Su fattu est chi sos discursos a sa Stefano Baldi no mi piaghen, ca chircan petzi de creare divisiones tra de nois.
Salude e libertade
Mi sto entusiasmando: il germe indipendentista prolifera.
RispondiEliminaSi spera che alle prossime regionali il già numeroso elettorato indipendentista passi dallo 0000000,1% allo 0000000,2%. In questo caso se questo incremento di voti rimane costante facendo un rapido calcolo possiamo affermare che fra diciasettemila e ottocentoquattro anni riusciremo a piazzare un valoroso patriota sardo nel parlamento regionale.
L'importante non avere fretta: le vittorie si gustano con calma.
@ Anedda.
RispondiEliminaNon semus faeddande de politica, semus solu criticande s'isseperu de sos indipendentistas de impreare s'ingresu. A bo la narrer crara e tunda non m'interessat un'indipendentismu fattu in custa manera. Duncas in sos numeros chi vois muissu ades tzitadu, jeo non bi poto essere e non b'apo a esser mai. Non mi risultat chi difendere,impreare e iscrier sa limba sarda cherzat narrer a mala gana esser "indipendentista". Pro cantu mi pertoccat est propriu su contrariu. Ch'isca jeo nen deris sos sardistas, nen oe sos indipendentistas, poden esser cunsiderados mastros e defensores de sa limba e de sa cultura sarda. Jeo s'impignu bi l'apo postu comente sotzialista, unu de sos pacos chi non s'est mai pentidu de lu essere istadu e prus pacu de lu essere.
@ maimone
RispondiEliminaCaro maimone, lei si sbaglia di grosso, io non cerco e non ho nessun interesse a creare deivisioni fra nessuno. La mia era solo una presa di posizione da persona interessata alla Sardegna, la sua storia, la sua cultura. Non sono neanche mosso da un forte sentimento nazionalista, la mia appartenenza anagrafica mi dichiara italiano, come tutti voi del resto. Non e' un sentimento che mi appartiene. La mia affermazione, provocatoria per dichiarazione mia, sulla scelta fra italiano e inglese era solo per condividere in qualche misura una sensazione di asservimento culturale, da parte vostra nei confronti dell'italiano, da parte mia dell'inglese. Lei dice che preferisce un padrone lontano a uno vicino?
Contento lei!
Personalmente opterei per una bella sensazione di liberta' da qualsiasi controllo sulla mia capacita' di autoderterminazione.
Forse il mio errore e' stato anche pensare di parlar da sardo (quale mi sento)con credenziali da continentale (quale, ahime', sono). Forse e' stato un po' un saltare con i piedi nel piatto e me ne scuso, ma voi dovreste valorizzare e credere di piu' nel patrimonio culturale di cui disponete.
E come movimento cambiare agente pubblicitario!
Posso fare una sintesi? Il signor Baldi ha ragione,volenti, nolenti siamo italiani ed io preferisco l'italiano all'inglese,poi ha anche ragione il Signor Larentu:noi sardi vogliamoci più bene, non depimus essere teraccos, sa limba nostra este su sardu e tando faveddamusu, con orgoglio,sa nostra limba.
RispondiEliminaS'indipendèntzia est unu deretu istabilidu dae sos patos e dae sos tratados internatzionales. E comente pro totu sos deretos tocat a chie nd'est mere de l'atuare o de non l'atuare. Pro como, est beru chi sos sardos non parent meda interessados a l'atuare; neghe, fortzis, de sa pagu craresa chi b'at in sas concas de chie indipendentista est giai.
RispondiEliminaMa non bi cheret meda pro chi su 10-12 pro chentu de sos partidos indipendentistas si bortet in su 51 pro chentu. S'istòria de sos pòpulos est prena de assempros de gasi; sos ùrtimos sunt sos de sas repùblicas de sa Jugoslàvia.
Beru est chi de una indipendèntzia sena limba e sena identidade no ischimus ite nos nde fàghere. Non b'intrant italianu, ingresu e rajos allutos. Una limba de comunicatzione s'issèberat a cumbènniu. Pro nàrrere deo agato chi siat mègius s'italianu. limba de cultura meda prus rica de s'ingresu. De custa limba a mia mi bastat de connòschere su tantu pro manigiare su computer. Pro àteros chi una limba lis bisòngiat pro traballare, craru chi s'ingresu est mègius.
Ma non cumprendo pro ite no imparare totu sas limbas chi unu cheret, bastante chi sa prima limba siat sa de sa terra sua. Cun s'ingresu, su tzinesu, s'ispannolu si faghent afàrios, ma cun su sardu si cuntipizant sos sentidos.
@ S. Baldi
RispondiEliminaSiccome scorgo sincerità nelle sue affermazioni le porgo le mie scuse. Però, converrà con me che criticare uno spot (o un video) indipendentista sardo solo perché impiega l'inglese, a prescindere dalle sue buone intenzioni, serve a generare divisioni e distoglierci dai nostri veri obiettivi. E' chiaro che l'inglese viene impiegato solo per rapportarci al mondo, per interessare quanta più gente possibile. L'italiano non ce lo potrebbe permettere, perché limita il messagio ai soli italiani. Nell'epoca di Internet, é un concetto questo anche troppo banale se pensiamo che nella stessa Italia oggi si fa un largo uso dell'inglese con le stesse motivazioni. Sicuramente lei non ritiene che noi sardi siamo tutti pastori (in senso offensivo, beninteso: per me pastore é un complimento), abituati solo a conversare con le pecore, come pensano molti suoi conterranei (provi a intrufolarsi tra i tifosi di una squadra di calcio che gioca contro il Cagliari; poi mi dirà). Perchè mai noi non dovremmo giovarci dell'inglese? Se l'Italia é piena di scuole d'inglese, e migliaia di italiani ogni anno si recano all'estero per studiare l'inglese, un motivo ci sarà. Quanto alla sua prefernza per l'italiano io resto della mia opinione. Capisco la sua preferenza per l'italiano che equivale alla mia per il sardo, ma questo poco c'entra con l'uso dell'inglese che é una lingua franca.Insomma, il paragone tra italiano e inglese a mio modo di vedere non é proponibile. L'inglese é lingua "altra". Il paragone invece si pone tra italiano e sardo. Poiché noi siamo già asserviti al dominio culturale italiano, tra i due asservimenti preferisco quello minore, che mi dà maggiori possibilità di spaziare. L'asservimento all'inglese é indubbiamente soprattutto culturale ed economico, quello italiano, purtroppo , é anche e soprattutto politico. Il problema sta tutto qui: noi vorremmo crescere e diventare arbitri del nostro destino, e non restare sotto tutela dell'Italia come degli inguaribili handiccapati. Grazie ai miei 3 figli, tutti perfettamente anglofoni, ho avuto modo di recente di avvicinarmi alla letteratura americana. E' stata una piacevole scoperta che la traduzione in italiano non può rendere in alcun modo. Il problema é che gli italiani sono convinti di essere al centro al mondo ed invece sono solo una attardata periferia. Figuriamoci noi sardi, che siamo la periferia della periferia. Abbiamo secoli da recuperare e lo vogliamo fare in fretta. Restando sempre sardi, s'intende.
O Maimo'. Como ses tue chi as faeddau meda. Ma est totu santu, mi! E nois assoras in sa Aristanis de Arbaree? Periferia della perferia della periferia!Aristanis sa 'Idda de sos Zuzes de Sardigna chi iscridiant e faeddaiant in sardu cun totus sos res de su mundu! Ohi, ohi!
RispondiElimina@ gigi Sanna
RispondiEliminaemmo, appo faeddadu meda. Deo ispero de torrare a su tempus de sos Zuighes de Arbaree, ca su sardu cheret unu bonu guvernu (o una bona zustissia, chi est sa matessi cosa). Antzis, a mie paret chi su ritardu nostru naschet propriu cando sos istranzos an sostituidu sos Zuighes cun d'unu re, semper tropu attesu dae sas nostras isperas. Deo ispero chi si siat cumpresu su chi cheria narrer: sos sardos depen andare peri su mundu a conto issoro, chena intermediarios, sien custos sos italianos o chie pro issos.
"sos sardos depen andare peri su mundu a conto issoro, chena intermediarios, sien custos sos italianos o chie pro issos."Custa de Gigi Sanna este una bedda sintesi,mi piachete meda e l'appo cumpresa,soe reussida puru a faeddare "malamente?" sa limba nostra,ite bellu!
RispondiEliminaRettifica:la frase che mi è piaciuta è del signor Maimone.A faeddare su sardu a un'attera borta.
RispondiEliminaA sos sardos de mala voluntade
RispondiEliminaDe amores non canto, no, perdeu!
Ca ido cun atter’ogios sa vida;
canto si poto rabbia e isfida
pro sas tristesas tuas, logu meu.
Dae seculos semus nois sardos
comente malos teraccos opprimidos
e dae sas dibilesas divididos
mancari de natura galiardos.
Sa terra nostra posta in mesu mare
l’assimizo a una contonera
ue passat sa zente furistera
e si frimat un’ora pro pappare.
Ma tiad’esser ora, frades mios,
de fagher nois calchi esperimentu?
Ca pustis sos padronos ch’hamos tentu
est miraculu ancora a esser bios.
A nois Cartaginesos e Romanos,
Pisa e Ispagna, sos Aragonesos,
Austriacos, Turcos, Piemontesos…
tottus nos han postu subra manos.
E han furad’a sa zega e ispozzadu
tottu su ch’han chelfidu pigare
e si l’haian potidu, su mare
cussu puru nd’haiana leadu.
Si creides chi custu duru duru
devat sighire, frades, mi lu nades:
como dêd’esser, creo, s’iscultades,
de nos unire cun coro seguru
E de ponner sas cartas in sa taula
de sa nostra fortuna, chi sa zente
intendat in Italia finalmente
de sos Sardos unida sa paraula.
Antiogu Casula Montanaru
@ Maimone,
RispondiEliminacuadu in secus de custu zistris no isco chie ses, ma ti poto narrer chi como semus a sa matessi oricra.
Pro Larentu
RispondiEliminaNo est importante comente mi naro. deo a tie ti connosco dae meda. dae cando una die appo comporadu unu liberu intituladu "S'arvore de sos tzinesos". Penso chi siet su primu liberu iscritu totu in sardu. E deo lu tenzo costoidu, in domo e in su coro
@ Maimone
RispondiEliminaPro su prus m'agradat de ischire chin chie chistiono in custu bellu Blog, ma m'andat bene su matessi si cheres mantenner su numen de su Deus de s'abba. Mancari gai isco chi podimus esser amicos.
Bi podes contare. A donzi modu una die, cando appo tempus t'iscrio e ti naro chie so. So seguru chi su numene meu non ti narat nudda. Deo so creschidu in su Populu Sardu, so passadu a Su Partidu Sardu e pustis appo abbandobadu sa politica ca no est pro mie. Ma non poto ismentigare su chi so.
RispondiEliminasalude e libertade
A ispinzare in bonu
RispondiEliminaChe nd'at de zente apassionada
a torrare sa limba sarda in trassa!
Abbonu chi lessemus cudda frassa
italiana a sardu misturada!
S'inglesa no la timo! Est abberu
chi s'est faghende mere de su mundu
inoghe fortzis nos zirat in tundu
e no lu corfit su sardu sincheru.
Si aunimus bona bolontade
Zuafrantziscu paris cun Larentu
Elio Gigi Maimone e deo
Sardinna e limba, sicuru nde seo,
si nde buscamus puru àteros chentu
an a tenner onore e dinnidade.
Beneittu sias Micheli Podda, chi resesses a iscrier versos goi lestru. Sa poesia est unu donu chi no appo, mancari siat sa passione prus manna chi tenzo. Deo pro sos poetas tenzo unu pagu de imbidia ca resessen a narrer totu su chi deo cheria narrer, comente chi m'appan lezidu in conca. Bivan semper sos petas ca sun sos cantores de su populu nostru.
RispondiElimina@ a sos amicos Micheli e Maimone
RispondiEliminaSa poesia est donu de natura
unu presente de sa bona sorte,
e mancari su destinu amus de morte
sa poesia non morit est sicura,
che veridade innida est e pura
nois pruere e issa in corte dama
sa limba sarda in coro nos est mama
cantandela che catzat sa tristura.
Dedico s'ottava a sos amicos
mancari nos brighemus bos istimo.
Ragazzi miei,menomale riesco,se non a parlarlo,perlomeno a capirlo il sardo.Ho letto le poesie e i vostri discorsi poetici e su coru meu este ditzosu.Tando appo raione(?) a ettere innamorada de sa Sardinia e de sos sardos,tostorrudos ma prenos de gentilezza,ruvida,d'animo.Meda gratzie a bois.
RispondiEliminaCustu blog est abberu una domo 'e poesia. Lezzere a bos ateros m'at appaghiadu su coro. Sa poesia ti permitit de esser in donzi tempus e in donzi logu e de mustrare su chi ses abberu intro 'e coro. E sigomente m'agatto in mesu de zente de animu sintzeru e cristallinu, chie istat mezus de mene?
RispondiElimina