di Alberto Areddu
A tutti è capitato di sperimentare quanto l'informazione sia approssimativa, scorretta o degenerata, ci sono studi in proposito, che vanno dalla antropologia alla termodinamica; molti di noi han probabilmente sperimentato l'effemericità dell'informazione, quando imbottigliati nel traffico abbiamo ricevuto dati su un determinato incidente da quello che stava un po' più avanti di noi nel blocco. Poi passando oltre o rileggendo il giorno dopo sui giornali (anche qui poi facendo la tara tra vari di essi) vediamo quanto di inesatto o non vero c'era.
Oggi con Internet c'è la possibilità di avere per molti tipi di informazione, un'esperienza diretta, milioni di libri e giornali scaricabili direttamente, ma anche portali che instaurano per la presenza di chi ci scrive un rapporto di fiducia con chi gentilmente li legge. Ora il massimo dei portali è Wikipedia, che anche chi volesse non servirsene, e reputarlo a priori uno strumento "facile" e quindi corroso dalla mano del primo passante, è talmente iperferenziato sui motori di ricerca, che se lo trova quasi sempre tra le prime opzioni (quelle che il lettore medio ovviamente clicca) di ricerca.
Un ipotetico lettore francofono (limitiamo il campo a questo), che leggesse oggi incuriosito le pagine sulla lingua basca, troverebbe che essa presenta strane consuetudini con la lingua dei Sardi, giacché entrambe hanno per la parola "rosso" il termine "gorri, gorru", e per pietra hanno "arru". Qualcuno che mi legge sobbalzerà: ma guarda che ti sbagli: io questi termini per il sardo non li ho mai sentiti. E certo mica esistono, ma esistono su Wiki! E chi li ha scritti? Ho la precisa certezza che li ha scritti un noto ricercatore del basco, il Prof. Michel Morvan, che utilizzando una qualche fonte, ha estrapolato l'idea che in sardo (ieri o oggi) sussistano "gorru" e "arru".
Vagli a dire (come io gli ho detto) che gorru e arru sono dei miraggi linguistici! Chi sono io per poterglielo dire ed esserne ascoltato? Qualcuno ben più referenziato ha asserito diversamente, in modo tale che lo ha convinto, oppure lui si è auto convinto che ciò sia vero. Che fare in questi casi? Intervenire sul medesimo tazebao virtuale e cancellare quanto scritto? Uhm, la persona ci ritornerebbe a scriverselo, perché una fonte superiore glielo ha detto, mica si può esser sbagliato! Io sinceramente non saprei come fare, e arrovellandomi mi lascio andare a immaginare quanti amanti del basco, in questi giorni, mesi e poi forse anni, si andran facendo l'idea che in Sardegna abbiamo queste parole.
Mi immagino fiumane di turisti della Guascogna che comprano on line un last minute, sbarcano nei nostri aeroporti e ben consci che la loro lingua sarà incomprensibile ai nativi, qualcosa però permette loro di giostrare con la bella hostess sul colore del paesaggio al tramonto, sussurrandole "gorri gorri" o maneggiando un ciottolino sulla spiaggia all'avvenente moretta di Sardegna: "arru arru... pour voux". Che delicate romanticherie di guascone! Mi immagino tutto ciò, come mi prefiguro un genitore e un figlio che, un domani forse non troppo lontano, svolgono a casa una ricerca, il figlio che chiede al padre: "Oh bà come si diceva "pietra" ai tempi in cui c'era il sardo? Qui leggo "pedra". No figlio mì, quella è una parola portata da fuori, gli antichi nostri dicevano "arru", l'ho sentito da mio nonno, che stava in Internet".
Ecco sarà il trionfo (benché postumo) della nostra vera lingua, la LSB, la lingua sarda b(l)aschense !!
P.S. Se qualcuno volesse aggiungersi alla mia voce e relazionare degli errori l'intestatario, vi faccio presente l'e-mail, che è pubblica: m-morvan@wanadoo.fr
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