L'assedio di un Parlamento, in qualsiasi parte del mondo, Sardegna compresa, è segno di rottura fra rappresentati e rappresentanti. Insistere, come da noi si fa con frequenza, con questi assedi (operai, studenteschi, contadini e pastorali) da la misura di come questa rottura sia probabilmente insanabile, ma anche segnala che il nostro Parlamento regionale non gode di prestigio e di autorevolezza. Non ricordo, in altre regioni europee, che manifestanti accerchino i parlamenti; vi fanno sitin, vi sfilano sotto, vi manifestano intorno, ma non li assediano e, men che meno, li occupano, come è successo ieri da parte di una delegazione di pastori.
Giornali e televisioni, in Sardegna e in Italia, hanno raccontato e continuano a raccontare la dura manifestazione dei pastori del Mps, gli scontri fra polizia e manifestanti e, secondo le rispettive simpatie o appartenenza politica, si schierano con la prima o con i secondi. Per alcuni è una buona occasione per mettere in risalto la “natura violenta” del mondo pastorale sardo, per altri è una ghiotta opportunità per accusare il governo italiano e il suo ministro Maroni, additato come responsabile della violenza della polizia. Un dèjà vu su cui converrà sorvolare, almeno fino a quando i media torneranno a fare i media e non i sostituti dei partiti.
Non mi pare, invece, che ci sia stata consapevolezza della severità di questo assedio del Parlamento sardo, come non c'è stata quando a circondarlo sono state altre categorie sociali. Il Consiglio regionale è vissuto, ieri dai pastori e prima di loro da altri lavoratori, come una controparte, ruolo che tradizionalmente è assegnato, semmai, al governo. Forse è solo l'esasperazione dei pastori, che sentono sulle loro spalle una crisi disastrosa, a dettare questa confusione di ruoli e di responsabilità o forse è la diffusa sensazione che la politica (tutta la politica) non è più in grado di risolvere i problemi.
Con la sua autoreferenzialità, la politica (e non starei a sottilizzare sugli schieramenti) si è avvitata intorno ai problemi suoi. La maggioranza intorno alla sua tenuta, le opposizioni intorno alla loro volontà di rovesciare con tutti i mezzi (anche quelli giudiziari) l'attuale governo regionale. Non esiste la contezza che sono un tempo enorme i quaranta giorni trascorsi dall'impegno preso con i pastori di avviare a soluzione i loro problemi. E c'è, invece, una sorta di impudenza nell'annuncio della disponibilità a confrontarsi sui problemi al centro della vertenza, così come, però, è impudente fare della demagogia a buon prezzo.
Temo che la politica sarda non abbia capito ancora che cosa significhi affrontare con gli strumenti ad essa consueti (la promessa, la demagogia, il dire e non dire) il mondo dei pastori sardi e la cultura di cui sono portatori. In sessanta anni di autonomia non si è mosso granché, se oggi lo fa con la forza e la determinazione mostrata ieri, qualcosa di decisivo si è rotto. La storia insegna che quando i pazienti si muovono si è alla vigilia di importanti sconvolgimenti. Ieri, il Parlamento dei sardi ha perso l'occasione, forse irripetibile, di uscire dal palazzo e di sedere in assemblea con i pastori e di mostrare come non siano vere le accuse, che ad esso vengono mosse, di vivere in una torre d'avorio.
So che è molto diffusa l'opinione che quella dei pastori sia una vertenza come altre. Ma questo vuol dire che si sta smarrendo la coscienza del fatto che il mondo di “noi pastori” non è solo pecore, formaggio, produzione, contributi. In quel mondo sta l'epicentro etnico della nostra nazione. Spesso i singoli pastori lo dimenticano o forse non ci fanno caso. Ma sapete qual è la prima cosa che hanno deciso di fare dopo il fermo di una mezza dozzina di loro? Si sono preoccupati di fare una colletta a favore “de sos rutos in manu de sa zustìssia”. Come da secoli fanno, con sa ponidura o sa paradura che dir si voglia, ogni volta che sa zustìssia o un fulmine, l'uomo o la natura, colpisce un disgraziato, unu malassortadu.
Innantis fit unu mundu culturale contra a un'ateru. Como s'inimicu no est solu s'Istadu, ma peri sa Rezone e sa politica sarda. Chie devet dare rispostas a s'ecunomia pastorale chi si ch'est morende, imbetzes de acatare su mediu, mandat, contra a sos pastores, sa "zustissia", che a semper... In s'ottichentos ca fin "bandidos", como ca che sun bessidos dae "sos pinettos" issoro pro pretender, pro issos, unu cras dignu.
RispondiElimina'In quel mondo [pastorale] sta l'epicentro etnico della nostra nazione'. Solo un grande giornalista e un grande scrittore può riassumere con pochissime parole tutto il sentimento 'politico' del nostro essere sardi. Drammaticamente sardi.
RispondiEliminaUn grandissimo scrittore che oggi non a caso festeggia per la notizia di aver vinto il prestigiosissimo Premio Letterario Grazia Deledda con il romanzo Sa Losa de Osana.
Za non est nudda! Auguri Direttò!
Tanti auguri a ZFP. Ho Dovrò procurarmi il libro.
RispondiEliminaComunque vada, io sarò sempre con i miei pastori, nel bene e nel male.
Non bos arrendedas, pastores, né como né mai
Ite bella notizia pro zuannefranziscu chi atta piccau su premiu lettereriu "Grazia Delledda"Augurios medas pro su premiu.Appustisi dirò i miei commenti sul vergognoso assalto della polizia ai pastori sardi.Bè lo dico ora:avete voluto votare Cappellacci!Ben vi sta.Continuo imperterrita a tifare per Soru.In questo caso ci vorrebbe una bella manifestazione di tutti i sardi solidali con i pastori,ma non accadrà mai,ne sono sicura.Accidenti all'egoismo.Quando capiremo che solo la solidarietà vince contro le ingiustizie!Anche se ho contrasti politici con GFP,sono strafelice per il premio che gli daranno.Mamma mia come sono felice!
RispondiEliminaSo cuntentu de sa nova ch'apo lezidu in custu cumentariu. Bidu l'as? A bellu a bellu, innantis o a pustis su chi unu balet bessit a campu, mancari si crepen sos nemicos de sa limba e chie los cuerrat. Augurios de coro dae un'amicu chi t'at semper presiadu e istimadu.
RispondiEliminaA U G U R O N I ZUANNE
RispondiEliminaAuguroni sinceri!
Forse lo aspettavi da tempo, ma ho l'impressione che questo sia il momento più favorevole.
Auspico prossima vittoria in Limba!
Giuseppe Mura
Oh Gianfra', Gratzia Deledda pro nois est sempere Gratzia Deledda e unu premiu a numene sou est de importu mannu. A menzus ateros.
RispondiEliminaPro su chi pertocat sa pastoria, su coro est inie ma sa mente est anneulada ca sun tropus sas cosas chi no' isco.
Su chi paret ladinu, est ca sos pastore sunu in tribbulia. E male issos, male nois. Ma nois galu juchimus de su nosteru e bene no' istamus. A cando su liberu?
Come Maimone sono anch'io coi Pastori.
RispondiEliminaI miei complimenti a Zuanne Franciscu per il premio.
mauro peppino
Sono a casa di Mauro,
RispondiEliminacomplimenti Gianfranco anche da parte mia
Franco Laner
Mi associo ai complimenti di tutti. Sono felice per questo premio, scrivere un buon libro è sempre difficile e avere un riconoscimento così prestigioso ripaga dei sacrifici affrontati.
RispondiEliminaAuguri Gianfranco.
Auguri Zuanne, l'ultimo tuo che ho letto è stato "Morte de unu presidente", devo recuperare! - Bomboi Adriano
RispondiEliminaChiedo un grande piacere a tutti coloro che scrivono in limba su questo blog:quando trovo parole che non conosco(garrulos,tribbulia etc.) vado nel vocabolario Rabattu e cerco il significato ma,a volte, non lo trovo,allora come faccio?Guardo il nuorese,logudorese,campidanese ma niente.Sono, sicuramente,imbranata io, però voi che sapete aiutatemi.Meda Gratzìe
RispondiElimina@ Grazia Pintore
RispondiElimina"sos abbocaos candho nanchi si pesan su manzanu, chene bonete, si sinnan e nan goi: bivat sa discòrdia e crescan sas tribbulias."
Dae su "Ditzionariu de sa limba e de sa cultura sarda" de Mario Puddu.
Mere mia, Sennora Grazia.
Signor Elio deo le narro meda gratzìe pro sa sua gentilezza,sono andata nel vocabolario di Mario Puddu,molto interessante ma,mi creda,mi sono sentita un'ebete perchè non sono riuscita a trovare il significato di"tribbulias"(discussioni?),il resto che Lei ha scritto l'ho capito.Ad ogni modo mi impegnerò ancora di più,grazie davvero tanto per la sua disponibilità
RispondiEliminaSignor Elio,volere è potere:sono stata 2 ore a cercare tribbulia,l'ho trovato:tormenti ed ho trovato anche la frase che lei ha scritto,ma sfogliare tutta la consonante T,mamma mia quanto c'è voluto!Ci sono riuscita,finalmente.Grazie,ad ogni modo,per lo stimolo che mi ha dato
RispondiEliminadae Nanni Falconi
RispondiEliminaBene meda e a chent'annos menzus Gianfrà. Premiu meritadu.
@ Gratzia,
tribbulia si podet traduire cun s'italianu "penare" ma cun unu valore prus largu chi aunit in sa paràula totu sos problemas chi tocant a su ite fàghere, a su pensare e sentire umanu.
@ ZFP, Augurios mannos de amimmi puru po su su premiu chi as meritau
RispondiEliminaDeu no ddoi fui anante su palatu de su Cunsillu e forzis m'est cumbeniu puru, ca no pozzu curriri po mi podi' fuiri.
RispondiEliminaMa is pastoris hanti cantau puru?
E si hanti cantau, si funt ispiraus a su baroni Manno e a s'innu suu o puru a Vasco Rossi e a "Sa vida spirigulada"?
Parrit una provocazioni custa pregonta mia e in parti est aici, ma si hanti cantau "Pricura de moderai" est una cosa, osinnò m'intendu tristu e foras de sa storia.
Anzis, foras de s'epicentru de sa storia nosta ca no assimbillu prus a nemus, ne a is pastoris, ne a is messaius.