sabato 7 agosto 2010

Monti Prama: un sasso nella palude

di Mario Carboni (*)

Dalla stampa si apprende che i "giganti di Monte Prama" saranno esposti in Europa e in Cina!!! Ma ai sardi quando saranno esposti? E' il solito colonialismo culturale. L'importante è che dopo averli nascosti trent'anni negli scantinati adesso bisogna disperderli nella loro unicità e portarli oltre il mare come se fossero pupazzi senza valore... vergogna...
Si vuole evitare il problema fondamentale: creare a Cabras un centro espositivo all'altezza del valore culturale, storico ed identitario. Si vuole sorpassare la questione di un finanziamento che renda possibile costruire, attrezzare e dare valore universale ai Gigantes, prova della grandezza della civiltà nuragica e del suo ruolo nel Mediterraneo.
Prima di disperderli in giro per il mondo è dovere delle istituzioni, in primis della Regione sarda, far si che i Gigantes vengano presentati nella loro unicità e indivisibilità ai sardi. Prima di utilizzarli all'estero, posto che sia utile e nell'interesse della Sardegna, bisognerebbe creare un centro espositivo a Cabras con adeguati finanziamenti. Con iniziative di questo tipo, non scientifiche ed offensive per la memoria storica della Sardegna si vuole evitare che i Gigantes diventino un punto di riferimento dell'Identità della Nazione sarda e quindi del suo diritto all'autodecisione..
L'Associazione " I Gigantes di Monte Prama" che ha oltre 4.000 aderenti in Facebook intende protestare vivacemente contro questi propositi che fanno riflettere sulla necessità che la Regione sarda pretenda la competenza esclusiva su i beni archeologici ancora in mano allo Stato che con queste velleità estemporanee dimostra di non aver dismesso i panni del colonialismo.

* Coordinatore del Gruppo FB "I Gigantes di Monte Prama"

Caro Mario,
dal punto di vista politico e istituzionale, nessun dubbio che tu abbia ragione. Del resto non è un caso che nella proposta di Statuto che ci ha visto insieme ad elaborarla, la questione della competenza sarda sui beni culturali abbia tanto rilievo da esser data per scontata. Da qui discende la possibilità/capacità di governare i nostri beni culturali e storici, decidere dove situare i Gigantes, dove e quando esporli, come creare economia intorno ad essi e a tutto il nostro patrimonio.
Eppure, non so con quale consapevolezza, il funzionario dello Stato che ha proposto il trasferimento a spizzichi e a bocconi ha il merito di gridare "il re è nudo" davanti ai gestori del nostro patrimonio archeologico. E di far esplodere le loro contraddizioni. Chi voleva "decontestualizzare" le statue creandogli intorno il Betile di Cagliari o ricavando uno spazio nel museo di Cagliari o anche lasciandoli a Sassari, oggi protesta per la decontestualizzazione insita nella loro esposizione in giro per il mondo. Chi si è adagiato nelle comode cronologie che situavano le statue nell'orizzonte fenicio, salvandosi dalla fatica del rimettersi a studiare la storia del Mediterraneo da una prospettiva diversa, teme che l'esposizione all'estero invogli studiosi non prevenuti a studiare la civiltà che le ha prodotte. Magari con strumenti sofisticati, quegli stessi che nel centro di restauro di Li Punti hanno consentito una datazione al X secolo aC.
Credo nella sincerità del presidente della Provincia di Cagliari, Graziano Milia, quando definisce colonialista la proposta del Dr Resca, manager dei Beni culturali. E apprezzo anche questo richiamo: "I Giganti di Mont ’e Prama non possono subire, ancor prima della loro esposizione in Sardegna, le stesse sorti della Stele di Nora, che viaggiò a Parigi e lì soggiornò per mesi senza che i sardi e la Regione Sardegna ne fossero messi al corrente". Quando questo blog dette notizia dello sgarbo istituzionale non ci furono grandi reazioni. Ma si sa, allora al governo c'era il centro sinistra, più o meno con gli stessi responsabili dell'archeologia sarda, quelli che ora, regnando il centrodestra, protestano contro chi propone di fare quel che essi hanno fatto. Salutando, secondo quanto mi hanno detto, il ritorno della stele di Nora con una festicciola privata, come si conviene, essendo quell'importantissimo reperto cosa loro. Come per oltre trant'anni lo sono stati i giganti di Monte Prama. Conosco la risposta che neppure verrà: non è vero, di Monti Prama è stato scritto molto. Ed è vero: saggi, libri, interventi, cose che un buon topo di biblioteca non ha difficoltà a trovare.
Me per la comunicazione moderna, quella che utilizza anche la Soprintendenza con i suoi siti? Nulla. Provare per credere. Su Tuvixeddu c'è un "Dossier archeologico", su Monti Prama nulla.
La proposta del Dr Resca non va, soprattutto per la campionatura dei pezzi da esporre. Ma almeno riconosciamole la funzione che ha: quella del sasso gettato in una palude
. [zfp]

6 commenti:

  1. Provincia di Cagliari
    Provincia de Casteddu
    COMUNICATO STAMPA

    I Guerrieri di Monte ‘e Prama? A Pechino, in piazza Tiananmen. La politica culturale della Regione in mano agli esperti di marketing del ministero dei Beni culturali? No: la decisione ai sardi. Che attendono da trent’anni di "riabbracciare" i loro Guerrieri.


    Cagliari, 6 agosto 2010 – In merito ai propositi di Mario Resca, direttore generale del ministero dei Beni culturali, sulla destinazione e "valorizzazione" dei Guerrieri di Monte ‘e Prama, interviene il Presidente della Provincia di Cagliari, Graziano Milia, con la dichiarazione che si riporta di sotto.


    "Sono passati sei anni da quando il quotidiano quartese "l’Obiettivo", per primo, riportò all’attenzione dell’opinione pubblica, dopo un oblio trentennale, la storia e le vicende nascoste di quel fantastico patrimonio archeologico rappresentato dalla statuaria dei Guerrieri di Monte ‘e Prama. Da allora, chi più chi meno, ha cercato di rilanciarne le sorti, spesso prendendo a pretesto questo patrimonio culturale, tutto sardo, per discutibili operazioni culturali.


    All’epoca, nel 2007, la nostra critica interessò il famigerato "Betile", ovvero il progetto di realizzare a Cagliari un nuovo e mastodontico museo, invece di investire i quattrini pubblici per riaprire le decine di scavi archeologici rimasti chiusi, dando prospettive di lavoro ai tanti archeologi che studiano, sudano e sono mal pagati. L’obiettivo era semplice: trasformare finalmente la Sardegna intera in un museo all’aperto, senza alcun bisogno di grandi strutture.


    Oggi, dopo aver letto dei propositi dell’ex manager McDonald Mario Resca – attuale direttore generale del ministero dei Beni culturali – che vorrebbe da subito portare il pellegrinaggio "un paio di Giganti di Monte ‘e Prama" in piazza Tiananmen, se non a Reggio Calabria (in sostituzione dei bronzi di Riace, attualmente in restauro, sic), non possiamo che rilanciare la nostra critica verso coloro che continuano a vederci come terra di conquista per operazioni di dubbio valore culturale.


    Due le cose, dinanzi a questa sorta di neocolonialismo culturale: o Mario Resca non è stato messo al corrente che i Giganti di Monte ‘è Prama attendono da oltre trent’anni di essere visti e apprezzati, prima di tutto, dai sardi, oppure si è convinto che la generosità dei sardi possa rappresentare un pretesto per decidere sulla testa degli stessi.


    A Mario Resca vorremmo dire che bisognerebbe cercare di smetterla di stupire le genti con proposte più commerciali che culturali: il desiderio di possedere e disporre di capolavori dell’arte altrui come clamorosa e sterile esibizione degli stessi ci sembra davvero un limite insopportabile, che dobbiamo scongiurare. Così come dobbiamo scongiurare il rischio che il valore dei Giganti di Monte ‘e Prama, dopo l’encomiabile restauro della soprintendenza a Li Punti, sia sminuito con l’esposizione di singoli pezzi, fuori dal loro insieme e fuori dal loro contesto storico, non escluso quello fisico dei luoghi del loro rinvenimento.


    Per questo suscitano perplessità non solo e tanto gli intenti del direttore generale del ministero dei Beni culturali, ma anche quelli di chi vorrebbe trasferire questo patrimonio, magari sezionato, nella cittadella dei musei di Cagliari.


    Nell’attesa di capire quale progetto culturale si vuole mettere in piedi ( e quindi ancor prima di decidere sulla loro collocazione, detto che noi siamo convinti che la migliore decisione è quella di un loro ritorno, esposizione e contestualizzazione storico-artistica a Cabras, come del resto, se non ricordiamo male, ebbe ad auspicare lo stesso Lilliu), una cosa è certa: i Giganti di Monte ‘e Prama non possono subire, ancor prima della loro esposizione in Sardegna, le stesse sorti della Stele di Nora, che viaggiò a Parigi e lì soggiornò per mesi senza che i sardi e la Regione Sardegna ne fossero messi al corrente, senza che qualcuno potesse metterne in discussione lo spostamento".

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  2. Si stà riparlando dei giganti di Monte e Prama,i due articoli dei due quotidiani sardi, di qualche giorno fa, che hanno dato la notizia e fatto un pò la cronistoria, dal ritrovamento alle iniziative apena proposte, tralasciano (forse non conosciute) alcune cose che io ritengo importanti per capire a fondo tutta la questione.
    Quando i terreni furono dati in uso per l'aratura agli agricoltori, l'aratro dissoterrò le statue (già semidistrutte). La voce di quei ritrovamenti circolava a Cabras, I fratelli Atzori, Gianni e Peppino (soprintendenti Onorari) si resero subito conto dello straordinario valore archeologico e subito avvisarono i maggiori responsabili dell'archeologia isolana di allora. Non una ma tante volte insistettero perchè fosse fatto un sopraluogo al sito, ma la risposta fù; ma quando mai in Sardegna ci potesse essere statuaria del genere al dilà dei venti centimetri dei bronzeti. Nel fratempo, circa un anno, le migliori teste, busti, basamenti ecc. finirono chissà dove. Un giorno d'autunno, rientrando da Sassari due studiosi, trvandosi in buon ora, si reccarono a visitare quel sito tante volte segnalato e li si accorsero della veridicità dei suposti giganti. Passò ancora un'anno prima che iniziasse un breve scavo, recuperando quanto oggi, a distanza di tanto tempo conosciamo. Nello scavo fu trovato, tra le altre cose, che poco si conoscono, i nuraghetti con strani segni incisi, pare per coincidere con un qualche incastro, un sigillo di tipo Iksos (1.5oo a. C. circa)però le datazioni loro, parlano di VIII, VII sec a.C. forse di fattura non auctotona,altre versione dice, forse sono stutue per commemorare spedizione greca in Sardegna, insomma qualsiasi cosa pur di non parlare di fattura nuragica.
    Ma il bello stà nel fatto che da quel breve e superficiale scavo l'area archeologica e i terreni addiacenti sono stati concessi, per tutti questi anni, per aratura quali terreni agricoli senza importanza di alcunchè, sconvolgendo ulteriormente il sito. Anche io ho firmato una petizione, proposta dall'allora Sindaco E. Trincas perchè quei Giganti Nuragici tornassero alla loro legittima casa.
    Giorgio Cannas

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  3. Ma è mai possibile che ogni elemento che emerge o riemerge in qualsivoglia contesto del vivere quotidiano diventi materia di contesa politica?
    Intanto vediamo di chiarire una cosa: si dice scandalosa l'idea di portare in giro per il mondo le statue di Mont' 'e Prama, incominciando dalla Calabria, in visita (di cortesia?) ai bronzi di Riace, poi in Giappone e poi chi sa dove. Ma dove sta lo scandalo?
    Spero proprio che non si perdano per strada e ritrovino la strada di casa.
    Confido nella bontà del restauro ma lo scandalo lo vedo piuttosto nello stato in cui sono stati ridotti i "Guerrieri" o "Giganti" o tutte le due cose assieme, dall'incuria, la sicumera e l'incompetenza di chi ebbe notizia del loro ritrovamento e non se ne occupò pur avendolo dovuto fare per compito istituzionale.
    Perchè andiamo continuamente ad accarezzare il gatto per il verso del pelo? Perchè si è convinti che ogni Sardo che si rispetti inorridisca alla sola idea che le nostre statue diventino oggetto di marketing in mano a quegli zotici del ministero dei beni culturali.
    Non la voglio farla lunga ma ci potrò tornare. Dico solo: santissima preoccupazione; peccato che se nello scranno di quel ministero sedesse un sodale di Graziano Milia, non avremmo assistito a cotanto sdegno del suo ufficiostampa e suo personale.
    Non mi si dica di no, perchè qualcosa del genere era già successa con la stele di Nora e nessuno aveva detto bah. In quel caso però ai beni culturali ci stavano altri.

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  4. nessun problema a farle girare per il mondo.ma prima almeno un annetto le potremo vedere anche noi?

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  5. D'accordo con Zuanne ed Elio: non mischiamo sistematicamente la cultura con la politica. Cerchiamo, invece, se possibile, di vigilare sulla "vacanza" dei giganti in Cina, in modo che l'esposizione non diventi qualcosa di sapore fenicio-punico anziché nuragico.
    In ogni caso si tratta di un evento culturale a livello internazionale che consentirà, finalmente, di rendere nota l'esistenza del sito di Monti Prama e del suo contenuto al di fuori dall'ambito regionale.

    Giuseppe Mura

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  6. I Rischi e i vantaggi:

    - Il rischio che si corre come dice Giuseppe e come io sottolineaVO più in alto, è che vengano definite PUNICO/FENICIE invece che SHARDANA (ma mi andrebbe bene anche "NURAGICHE"... purchè SARDE). QUesto è già accaduto con la STELE DI NORA di cui Leonardo Melis denunciò la scomparsa a Orosei davanti alla stampa e alla Rai (3). Lo stesso Melis, grazie a due amici Prof. della SORBONA e a un amico scrittore (Stramboni) la rintracciò a Parigi in un MUSEO DI ARTI ORIENTALI (privato pare), con la scritta: STELE FENICIA.

    - IL VANTAGGIO (possibile) è che all'estero qualcuno le studi e le definisca per quelle che sono e cosa (CHI)rappresentano: Statue shardana rappresentanti i SHARDANA di Medinet Abu, con tanto di gonnellino di foggia EGIZIA e i colori degli antichi SHARDANA... una statua mostrataci da una delle restauratrici fu INDICATA DA LEI come raffigurantwe..., I GUERRIERI DI MEDINET ABU!!!! Più di così!
    ...
    Ecco perchè l'archeobuona incontrata all'inaugurazione di quel museo due settimane fa mi disse in confidenza: "LA DATAZIONE INDICATA DA LEI TERRORIZZA I MIEI COLLEGHI!"
    KumSalude
    Leonardo

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