venerdì 16 luglio 2010

Non c'è barone senza sudditi. Che fare, caro Vladimir?

di Efisio Loi

Abbiamo un difetto che ci accomuna, manifestandosi un po’ in tutti i campi della vita civile: siamo convinti che il popolo sia ‘buono’, che la società sia sana e che ci sia sempre un ‘altro’, the other man, a prevaricare e ad avvelenarci l’esistenza.
In linea generale, Totò aveva ragione: l’umanità si divide in uomini e caporali e i caporali, incapaci di ogni cosa, sono disposti a tutto pur di mantenere i ‘gradi’.
C’è una cosa però da considerare: l’entità della ‘caporalaggine’ e il danno che ne deriva, non è fissata una volta per tutte, fluttua, oscilla nel tempo. A determinarne la consistenza è, in buona misura, l’educazione di un popolo.
Dio mio, sto scivolando verso il trito e ritrito. Mettiamola così: se pensiamo di distribuire una popolazione lungo un grafico le cui variabili, in rapporto al numero delle persone, siano la “umanaggine” e la “caporalaggine”, tale grafico assumerà l’aspetto della campana di Gauss.  Gli “uominissimi” e i “caporalissimi” saranno molto pochi e distribuiti, a destra e a sinistra, nelle code del grafico. Una notevole maggioranza degli individui la troveremmo sistemata nella media dei due valori.
Il bello della faccenda è che l’intero grafico, e di conseguenza la media del tasso dei due parametri, può spostarsi verso il segno + , se con questo indichiamo il campo degli “uominissimi” ma anche verso il segno – , campo dei “caporalissimi”, a seconda del tipo di educazione che abbia avuto corso nella società o, cosa altrettanto vera, a seconda del così detto controllo sociale.
È come per l’onestà: nessuno di noi può essere l’onestà fatta persona, come nessuno può essere la disonestà incarnata. Che, però, i criteri di valutazione dell’onestà o disonestà dei comportamenti siano rimasti immutati nel tempo, è difficile che qualcuno lo possa sostenere. Lascio a voi giudicare se il grafico si sia spostato verso il + o verso il – .
Purtroppo l’educazione e il controllo sociale, da un certo punto in qua, sono state considerate palle al piede di un libero dispiegarsi delle potenzialità umane e ipocrisie reazionarie al servizio delle classi dominanti. L’Ideologia ha preso il sopravento e, assieme all’acqua sporca, abbiamo buttato via il bambino.
Per tornare a bomba, chi sono i nostri “caporali”? Li possiamo chiamare “baroni”? Se la risposta è sì, bisognerà ammettere che, perché ci siano baroni, sarà necessaria la presenza di “sudditi”. Sudditi, bene inteso che aspirano alla “baronia” e, per questa, pronti a qualsiasi cosa anche se, il più delle volte, incapaci di tutto.
Ancora una domanda: quale è stata la “agenzia educativa” che, a cavallo di questi due secoli, ha generato sudditi e baroni? Lapalissiano: la scuola, in ogni suo ordine e grado, fino alla cupola, del feudalesimo più spinto, l’università. Non l’unica, non l’unica, per carità, dal momento che famiglia e chiesa ci hanno messo del loro, e in quantità notevole. Con una differenza, a mio modo di vedere, sostanziale: famiglia e chiesa sono “agenzie” private, condizionate in modo notevole dallo Stato, soprattutto la prima che non ha un Concordato dalla sua.
La scuola, senza dimenticare l’università, invece è emanazione diretta dello stato, non c’è scuola in Italia che non sia statale e non parlatemi di scuole private: quelle vere, non si trovano nel nostro Bel Paese e costano, accipicchia se costano. Chi, in genere, se le può permettere appartiene a quella parte contro cui è stata fatta la rivoluzione egalitaria, distruggendo la scuola, distruggendo la famiglia, distruggendo, in definitiva, la convivenza civile.
A costoro che un laureato di trent’anni, magari col massimo dei voti, non riesca a trovare una sistemazione consona o, il più delle volte, una sistemazione qualsiasi (non si può essere tutti imprenditori a questo mondo), non fa ne caldo ne freddo. Loro non cadono mai ma, se capita, cascano sempre in piedi. Il cosiddetto popolo, beneficiario principe di quella rivoluzione e che per quella rivoluzione ha lottato e ancora lotta, si ritrova ancora una volta come prima, “candu acapianta is canis a sartitzu”.
Cosa possiamo fare perché i cittadini siano sempre più uomini e sempre meno caporali? Perché venga premiato il merito e non si debba strisciare alla ricerca di un dovuto riconoscimento, di fronte al caporale o al barone di turno? Perché quella maledetta “campana di Gauss” si sposti verso la parte positiva del grafico? La rivoluzione “vera”? La secessione?
Qualcosa bisognerà pur farla.

7 commenti:

  1. Signor Efiso sono d'accordo con lei ma se,dopo questo splendido ed ironico,mica tanto,articolo,non ha lei la soluzione figuriamoci se le posso dare un suggerimento!Una cosa certa ce l'ho:io non sarò mai nè suddito,nè barone sto sul mio uscio e gioco con i miei cocci(detto toscano)Qualcosa dovrà cambiare anche se penso che i "baroni" e i"sudditi" sono esistiti e sempre esisteranno finchè non cambierà il cervello delle persone e il cervello non cambierà mai.Oggi sono un tantinello pessimista.L'importante è non abbattersi troppo e sperare,sperare.Sono stata sempre convinta che la dignità si insegna ai bambini attraverso l'esempio dei genitori ed io ho avuto questa fortuna.

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  2. caro Efisio,
    balla calliu!
    la crisi economica che attraversiamo di contrazione del PIL, ma soprattutto di devastanti dinamiche inerenti la distribuzione della ricchezza, fa risaltare ancor di più la debolezza del sistema politico e giudiziario italiano.
    Che fare di fronte ad un quintale di grano che costa 13 euro (meno di un quintale di legna da ardere! forse è tempo di istituire la pena di morte a chi viene colto col cerino in mano!) e dove un litro di latte costa quanto una bottiglia di acqua minerale!
    La soluzione dei problemi economici non può non passare attraverso dei regolamenti economici su scala mondiale.
    Questa crisi verrà superata come ogni crisi, i nostri nonni hanno fatto la guerra, noi siamo dentro una crisi economica che in altri tempi sarebbe sfociata in guerra, mentre oggi non si capisce come vada a finire.
    Credo comunque che l'Europa, già resuscitata dalla catastrofica II guerra mondiale, riuscirà a far fronte ai tempi nuovi.
    In questi tempi che saranno di rinnovamento spero che l'Italia e la Sardegna riusciranno ad anglosassonizzare le loro istituzioni politiche e giudiziarie!
    ovviamente dovranno anglosassonizzare anche le loro università!

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  3. Ero pessimista ieri sera al caldo, lo sono,ad ore antelucane, ancora sentendo parlare di università.L'università è il covo dei baroni che sfruttano i giovani dottorandi,tra questi,spesso,ci sono aspiranti al"covo"ma ci sono anche giovani validissimi, i quali,senza le consuete spintarelle non riusciranno mai a vincere concorsi e quindi cosa volete sperare?Resto del mio solito parere:dare,insieme al latte materno,una buona dose di dignità per non diventare "sudditi" ma "persone"

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  4. @ Efisio Loi

    Condivido la sua analisi sociale e civile in termini sostanziali ma non numerici, a mio parere la campana in questione andrebbe allargata sulle ascisse e abbassata sulle ordinate. Insomma, la schiaccerei un bel pò per renderla un tantino più positiva e meno catastrofica nella suddivisione tra uomini e caporali; sono convinto che le persone che fluttuano all'interno della curva siano più numerose.
    A proposito delle vere scuole private lei dice:" Chi, in genere, se le può permettere appartiene a quella parte contro cui è stata fatta la rivoluzione egalitaria, distruggendo la scuola, distruggendo la famiglia, distruggendo, in definitiva, la convivenza civile."
    Attenzione, tra quelli che se la possono permettere ci sono anche quelli che hanno guidato la rivoluzione e distrutto certi valori a spese di una falsa ideologia.
    Con simpatia

    Giuseppe Mura

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  5. Nel ringraziarli per l'attenzione, cerco di continuare il discorso con Grazia, Mauro e Giuseppe.

    @ Grazia
    Vero, il cervello non cambierà se non in tempi troppo lunghi. In quella scala cronologica chissà se l'uomo esisterà ancora. Più facile che il suo cervello lo distrugga prima. I comportamenti però possono cambiare, e cambiano, anche rapidamente. I modelli educativi possono cambiare ma, su questo terreno, le strade sono ad alto rischio: chi ci assicura sugli "educatori"?

    @ Mauro
    Qualcuno ha detto che le guerre sono l'igiene del mondo. Fosse vero, il "detersivo" è diventato troppo caro. Sembra, poi, che il percorso verso la guerra venga facilitato dall'avvento della dittatura. Non in paesi del terzo o quarto mondo; con quelle si manifestano "campagne igieniche" circoscritte nel tempo, nello spazio o in tutti e due. Le dittature da temere sono quelle che dovessero manifestarsi in paesi a tecnologia avanzata, progrediti nelle scienze e nell'industria e... in crisi profonda. Non è questa la condizione del mondo occidentale? E siamo sicuri di avere elaborato tutti gli anticorpi necessari ad evitare la dittatura?

    @ Giuseppe
    Le persone che stanno nel grafico sono tutte quelle della società presa in considerazione. Provi a frequentare i negozi, poniamo, di scarpe in periodi di saldi. Se non si dà da fare ad arrivare fra i primi, difficilmente troverà il suo numero, se sta nella media. Troverà il 36, il 54 non il 41, 42, 43. Lo stesso vale per la "onestà". Siamo quasi tutti attorno al 42. Senza dimenticare che l'asse del grafico si sposta col tempo e coi comportamenti; possiamo dire con l'educazione? Il minimo potrebbe scendere al di sotto del 36 o il massimo salire aldilà del 54, portando la media assestarsi sotto o sopra il 42. Quanto ha ragione per quelli che hanno guidato la "rivoluzione" e che oggi "se lo possono permettere". Ricordi cosa diceva Tomasi di Lampedusa: (cito a memoria)"Noi eravamo i leoni, le pantere, i gattopardi; dopo di noi verranno gli sciacalli, le iene, i corvi."

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  6. @ Elio

    Se le persone rappresentate nel grafico sono solo quelle inserite in un certo modello di società non posso che condividerlo.
    D'altra parte l'esempio del numero delle scarpe..."calza" benissimo!
    D'accordo anche sull'educazione come motore di tutti i camportamenti: solo conoscendo le differenze esistenti in tal senso tra il mondo di 50 anni fa e quello odierno si riesce a capire l'esigenza di un radicale cambiamento di rotta.
    Saluti

    Giuseppe Mura

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  7. Signor Elio,ha ragione ma io mi riferivo agli insegnamenti dati dai genitori che amano veramente i loro figli e sopratutto genitori che hanno ideali così forti da poterli trasmettere ai figli.Ho avuto la superfortuna di avere un padre che ha pagato sia a destra che a sinistra per essere un uomo di sinistra libero nel pensiero.Che grande maestro è stato,non con le parole ma con l'esempio.

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