“Ma lei c'è l'ha con gli archeologi sardi?” mi ha chiesto la splendida Daniela, presentatrice del mio romanzo sabato ad Olbia. Una festa di pacate discussioni, di musiche e di canti che ha scontato la concorrenza ineguale con una partita di calcio: una quarantina di persone che hanno risposto all'invito della associazione culturale Sa Testa, organizzatrice degli incontri con Maria Rita Piras, Gigi Sanna, Mauro Peppino Zedda, con me e, soprattutto, con la regina del bisso Chiara Vigo, il launeddista Franco Melis e una quantità di altri ospiti straordinari.
Chiaro che no, che non ce l'ho con “gli archeologi”, non solo perché non ho una simile prosopopea ma soprattutto perché quello di sparare nel mucchio non è sport che pratico. E però rivendico il diritto di criticare chi non compie il proprio dovere. Come chi – da trentacinque anni, pare appurato – ha tra le mani un prezioso coccio che reca una iscrizione fatta in caratteri cuneiformi. E lo detiene senza dire ai suoi datori di lavoro, i contribuenti, di che cosa si tratti, nascondendo l'importanza che ha o potrebbe avere per l'avanzamento della conoscenza. “Le notizie non trapelano perchè siamo tenuti alla riservatezza” scrisse su questo blog il dottor Alessandro Usai, due anni orsono. E, rispetto ad altre segnalazioni di possibili iscrizioni, “le pietre in campagna sono cose strane e interessanti, da approfondire col tempo e senza pregiudizi ma anche senza infondata partigianeria”.
Parole di una saggezza condivisibile e condivisa. Il segreto istruttorio su quel coccio dura da 35 anni e nessuna fuga di notizie è arrivata sulle scrivanie di qualche giornalista, forse perché non interessante come il raccontare l'offerta di escort ad uomini della politica. Così come due anni di tempo per approfondire, senza pregiudizi e partigianeria, non sono bastati per dire “a” sulle pietre in questione, quelle di Pedru Pes e Nuraghe Pitzinnu. Ci dicessero quanto tempo ancora ci vorrà, credo che tutti saremmo contenti e disposti ad aspettare.
Sorte non diversa – ma gli anni sono meno della metà – è quella riservata alla barchetta fittile ritrovata nel villaggio di S'Urbale a Teti, una quindicina di anni fa. Anch'essa presenta con tutta evidenza delle iscrizioni su diversi lati. Come quel coccio, anch'essa è inghiottita dalla riservatezza e da qualche magazzino. Se vi prendete la briga di cercarne traccia sul sito della Soprintendenza (che non ha alcuna pubblicazione citata sul complesso di S'Urbale) o nella Libreria digitale della Regione o ancora nel sito della Regione Sardegna Cultura, troverete vaghe e indefinite notizie sul ritrovamento di “fusaiole fittili di forma diversa, rocchetti, pesi da telaio troncopiramidali con foro passante, una pintadera fittile, ed altro”. Quella barchetta potrebbe essere nascosta dietro le “fusaiole fittili di forma diversa” o ancora dietro quel “ed altro”. Ma temo che questo absconditum difficilmente possa esser fatto passare per prudenza o riservatezza.
Ecco, io ce l'ho con questi archeologi in cui, ho il sospetto, pregiudizi e partigianeria ideologica hanno avuto la meglio sul dovere d'ufficio. Come capiterebbe se un medico per suoi pregiudizi o, peggio, interesse ideologico negasse le cure ad un individuo. Per professionisti di tal fatta, di regola, scatta l'incriminazione e il diritto, va da sé, ad esibire le prove che non hanno mancato ai loro doveri.
Nella foto; il complesso di musica etnica "Nati strani" e la filatrice di Bisso Chiara Vigo, alla fine della presentazione
Secondo il mio modesto parere GFP ce l'ha con gli archeologi sardi!!?Ma perchè se si critica qualcuno bisogna averla con tutta la categoria di cui fa parte questo qualcuno?Ad ogni modo amici miei "saputi" ancora non mi avete spiegato,nonostante l'abbia chiesto più volte,perchè questi "famigerati archeologi sardi" nascondono i reperti nuragici che sbugiarderebbero le loro teorie.Scusate,ma oggi ho voglia di essere un pò ironica,non vi offendete.
RispondiEliminaMa è semplice, cara Grazia: perchè il feudalisimo, morto sulla carta, di diritto, possiamo dire, non lo è di fatto. E' un abito mentale che 'il feudatario' e 'i vassalli' non vogliono dismettere. Da una parte c'è il compiacimento dell'essere riconosciuti 'domini', dall'altra la speranza della cooptazione nel esercizio del potere, fino alle ultime bricciole. Una volta facevo salva la buona fede ma, sarà per via dell'età, da un po' di tempo, di fronte all'arrocamento in difesa di posizioni di prestigio (e di privilegio), conquistate o da conquistare, di buona fede non riesco più a vederne. Come si fa a riconoscere l'importanza, la validità, di fenomeni, di documenti, di reperti, che potrebbero mettere in dubbio il diritto ad essere 'domini', se putacaso smontassero il castello su cui ci si è arrocati? O, per quanto riguarda i 'vassalli', prendere nuvamente la rincorsa verso un nuovo 'feudatario? Meglio non disturbarli, lor signori, altrimenti la vita diventa una faticaccia. Tutto questo succede, mi duole dirlo, soprattutto nei templi del sapere, nelle Accademie e quella dell'Archeologia non ne è immune.
RispondiEliminaL'altro sabato mentre Zuanne parlava ad Olbia e l'inter giocava a Madrid , Alberto Angela diceva che la Germania sforna 75 invenzioni per milione di abitante , mente l'Italia ne sforna solo 12!
RispondiEliminaSono forse i tedeschi più inteligenti degli italidi (tra cui "vi sono" anche i sardi) ?
non credo proprio fors ela differenza sta tuta nel fatto che in Germania vi è più meritocrazia , se così non fosse prendiamoi atto che i "mangia crautti" abbiano un QI superiore al popolo della "pastasciutta".
Spero che i baroni universitari che piazzano i loro figli all'università non ci vengano a dire che si tratta della dieta alimentare a rendere più produttivi gli scienziati tedeschi.
Com'è triste ma,purtroppo, vero ciò che dicono Elio e Zedda!Personalmente non mi rassegno mai,infatti sono convinta che,lentissimamente,vince la verità quando la protesta di molte,molte persone si fa sentire.Mai rassegnarsi.
RispondiEliminaCondivido pienamente,quanto scrive elio e Zedda.
RispondiEliminaA tal proposito vorrei segnalarvi quanto ho scoperto di recente.Sembrerebbe che una strepitosa scoperta sia stata fatta in Sardegna,gia da oltre un anno.
In pratica,da quanto ho letto su questo blog:
http://lafinedellademenzadialzheimer.blogspot.com
in Sardegna,e più precisamente a Sassari,è stata trovata una cura che permette di guarire in modo definitivo dall' l'Alzheimer.
Certo che questa cosa metterebbe la Sardegna su un diverso piano,rispetto anche alla Germania e il suo QI.Non credete?
Andrea Brundu