Chi, come i sardi, subisce da decenni la discriminazione linguistica, non può gioire della discriminazione che l'Unione europea sta in questo periodo facendo nei confronti della lingua italiana. Neppure per un senso di rivalsa, del tipo: provate un po' voi italofoni come ci si sente discriminati. La vicenda è nota e sta mobilitando le élites nazionaliste granditaliane: la Ue ha escluso l'italiano come lingua di esame in alcuni concorsi che potranno essere svolti in inglese, francese e tedesco. Non in spagnolo, né in lituano, né in maltese, né in fiammingo, tanto per fare qualche esempio, per non parlare delle lingue delle minoranze nazionali che pure l'apposita convenzione europea tutela.
Ma di queste lingue, chi se ne frega? Il dramma è che non ci sia l'italiano. Trovo una bestialità, frutto della perversa burocrazia dell'Unione, la discriminazione di qualsiasi lingua, ufficiale o no, e tanto più la decisione è idiota in quanto a farne le spese è un grande lingua di cultura come l'italiano. Ma il mio sdegno qui finisce. Lo Stato italiano, con i suoi governi di destra, di sinistra, di su e di gù, non ha alcuna credibilità in materia di democrazia linguistica. Ha sì partorito, con cinquanta anni di ritardo sulla Costituzione, una legge che tutela le lingue che in Europa si definiscono delle minoranze nazionali e qui “storiche”, ma non ne finanzia adeguatamente la tutela e lo sviluppo.
Va detto che, nonostante ciò, la politica italiana è millanni in avanti rispetto alle élites intellettuali che spadroneggiano nei media e che irridono alle lingue minorizzate; ciò non toglie che sia arretrata paurosamente rispetto alle prescrizioni della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali e della Carta europea delle lingue che, del resto, il Parlamento italiano non ha ancora ratificato, diciotto anni dopo la sua emanazione. Così che il governo italiano e i suoi sodali di ogni parte dovrebbe mostrare almeno un attimo di vergogna, prima di scagliarsi contro l'Unione europea rea, al massimo, di riservare agli italiani il trattamento che l'Italia riserva alle lingue minoritarie.
Salvo quelle, naturalmente, che, godendo come il sudtirolese e il valdostano, di protezione internazionale, l'Italia è costretta a tutelare.
Potremmo invertire il discorso: poiché l'italiano é da sempre bistrattato in Europa, le istituzioni italiane scaricano le proprie frustrazioni sulle lingue minoritarie all'interno dello Stato italiano. E siccome sudtirolesi e valdostani hanno un fratello maggiore che li protegge, meglio prendersela con il sardo e il friulano, che non possono difendersi.
RispondiEliminaCosì va il mondo.