Apprendo con angoscia dal professor Paolo Maninchedda che sarei coautore (con Mario Carboni, Francesco Cesare Casula e molti altri) di una proposta di Nuovo Statuto sardo, “traccia culturale, con una patina di catalanismo conservatore spruzzata di cossighismo monarchico”. Ohibò. Guarda un po' che succede, quando la scienza infusa esime i suoi portatori dal leggere prima di criticare. Se lo avesse letto, non avrebbe sprezzantemente definito “traccia culturale” un testo articolato in 62 articoli e un Preambolo, fra l'altro già proposto sotto forma di disegno di legge al Senato e dal Senato spedito al Consiglio regionale sardo per il parere d'obbligo.
Il professor Maninchedda è consigliere regionale del Psd'az è, immagino, in grado di rintracciare il testo trasmesso dal Senato. Potrebbe persino, con la spesa di 7 euro, comprare il volumetto edito da Condaghes che pubblica la proposta del Comitato (fatta propria dal senatore Massidda e presentata, dicevo, come ddl). Ma, mi voglio rovinare, la può leggere e scaricare anche dal mio sito, insieme a quanti volessero controllare che cosa ci sia di “catalanismo conservatore” e di “cossighismo monarchico”.
Al professor Maninchedda, comunque, la proposta non piace. Credo che, insieme ai miei amici del Comitato, ce ne faremo una ragione. Se ne faranno una ragione anche i tanti elettori che lo hanno eletto al Parlamento sardo? Forse sì forse no. Certo è che non è chiaro quale sia la sua idea di Statuto. Il professor Maninchedda vuole l'indipendenza della Sardegna ed ha persino presentato una mozione consiliare. Una idea sconvolgente, raggiungere l'indipendenza attraverso una mozione, un vero uovo di Colombo a cui non hanno pensato i baschi e gli scozzesi, i quebecchesi e i kanak della Nuova Caledonia.
Pensate un po' come si stanno arrabattando in quelle lande per conquistare l'indipendenza. Avessero lontanamente pensato che, in fondo, bastava una mozione, quante amarezze risparmiate e quanti drammi accumulati solo per non aver avuto l'idea di Maninchedda. E en attendant Godot, aspettando che spunti l'alba dell'indipendenza, che fare? Uno Statuto di autonomia, certo, su questo Maninchedda è d'accordo. Quale statuto non si sa: quali poteri e competenze, quanta quota di sovranità, quale tipo di rapporto fra Sardegna e Unione europea, quale ruolo costituzionale deve avere la lingua sarda? Non si sa, solo si sa che la scrittura dello Statuto dovrebbe essere affidata a una Assemblea costituente, un'ottima idea quindici anni fa quando nacque, una scappatoia per non affrontare di petto la questione, oggi che il federalismo fiscale è alle porte e la Sardegna rischia di vedersi applicare norme dall'alto perché le classi dirigenti sarde, una parte almeno, stanno lì a gingillarsi con gli strumenti per fare anziché fare.
Fra le riforme costituzionali che la Lega sembra aver imposto agli alleati ce ne è una che va nella direzione individuata dalla proposta catalanista conservatrice e cossigiana monarchica che a Maninchedda non piace: “Poche materie esclusive allo Stato, tutto il resto alle Regioni” secondo quanto ha detto il ministro Maroni. Andrà a finire che sarà il Parlamento italiano ad imporci le sue scelte, magari più avanzate di quelle che la politica sarda riesce ad immaginare, mentre ancora staremo litigando su Costituente sì Costituente no.
In una cosa Maninchedda ha, però, ragione: non si può pensare di riformare la nostra Carta fondamentale nel chiuso del Consiglio regionale. Bisogna coinvolgere nella discussione i cittadini. E' vero che nella passata legislatura era di parere contrario e voleva affidarne la riscrittura a una consulta eletta dal Consiglio, ma è legittimo ricredersi. Si discuta con i cittadini, dunque. A patto, però, che ci siano proposte da discutere. Per ora, sulla piazza, c'è quella “traccia culturale, con una patina di catalanismo conservatore spruzzata di cossighismo monarchico” che a Maninchedda non piace e che non piacerebbe neppure a me, se tale fosse. Ma che così non è: il fatto è che non solo ho contribuito a definirla, la ho anche letta.
prova
RispondiEliminaho letto lo statuto, complimenti a tutti quelli che hanno contribuito alla stesura.
RispondiEliminaé chiaro che le critiche di Manichedda lasciano il tempo che trovano.