di Pierluigi Montalbano
Da qualche tempo, dietro suggerimento della D.ssa Aba che mi ha rovesciato il calderone bollente davanti ai piedi, ho iniziato a lavorare su una simbologia e abitudine sarda, già individuata da Laner (che saluto) e da lui esposta brevemente in un convegno al quale ho partecipato recentemente.
Quando passeggiamo a piedi o in auto lungo i sentieri campestri o, da turisti, nelle strade interne dei paesi dell’isola, nel momento in cui incrociamo lo sguardo o il passo con un abitante del posto si innesca un meccanismo mentale che porta ambedue a sollevare il palmo della mano destra e, tenendolo vicino al petto, rivolgerlo in segno di saluto verso il nostro “nuovo” conoscente, che certamente risponderà in tempo reale.
Questa consuetudine, quasi inconscia, si perde nella notte dei tempi e ha acceso il mio interesse, portandomi alla ricerca delle più antiche rappresentazioni di tale atteggiamento in un itinerario virtuale che ha toccato i quattro angoli del globo. L’indagine è partita dalle nostre sculture bronzee che stanno in bella mostra in tutti i musei del mondo e salutano, rispettosamente e con regale dignità, tutti quei turisti che osservano da dietro un vetro questi capolavori degli artigiani sardi di 3000 anni fa. Il fascino di questi bronzetti ha contagiato tutti i collezionisti di antichità e, purtroppo, ha spinto alcuni faccendieri ad una duplice illegale attività: eseguire dei falsi e, allo stesso tempo, contrabbandare i veri.
Ritornando al saluto, possiamo certamente affermare che i sardi sono gli inventori di questo antico rito. Decine di bronzetti, guerrieri, sacerdoti o gente del popolo indifferentemente, sono rappresentati in segno di saluto, di ossequio, di rispetto, sempre reciproco. In questa immagine, come mia consueta metodologia di proposta, ho eseguito un mosaico delle statuette descritte con tanto piglio dal nostro maestro Lilliu nel suo “Sculture della Sardegna nuragica” del 1966.
Nel resto del mondo ho trovato solo queste altre poche immagini, a dimostrazione che la tradizione è stata introdotta, o almeno resa importante, dai sardi antichi. Invito i blogger a segnalare altre rappresentazioni e, nel frattempo, a riflettere insieme a me su questa importante caratteristica che distingue i nostri avi dagli altri popoli.
Ma caro Montalbano, come fai a dire che tra i nuragici vi è la più antica attestazione del saluto della mano destra alzata, se nelle stesse immagini da te postate vi sono immagini allogene alla sardegna ben più antiche dei bronzetti nuragici!
RispondiEliminaDi nuovo col tuo pressapochismo!
Mauro Peppino
PS: alle 19.00 ho una conferenza sull'archeoastronomia presso l'associazione Izokor di Cagliari se qualcuno ... ci vediamo li!
Io lo vedo più come gesto innato e forse non mi spingerei ad "affibiarlo" come primato delle popolazioni sarde. Quanto al saluto che sopravvive ancora oggi e viene rivolto anche al semplice viandante, mi è capitata la stessa cosa in Irlanda. Girovagando per la campagna irlandese ricevevo un saluto con mano destra alzata ogni volta che incrociavo qualcuno in macchina ( gli Irlandesi sono molto cortesi ). Saluti
RispondiEliminaNon ho niente da nascondere, vengo in pace, non ho armi in mano, mi apro a te... per questo ti mostro il palmo della mano aperta.
RispondiEliminaViceversa...se chiudo il pugno...
Linguaggio del corpo; bronzetti anche come scambio di doni tra potenti, "biglietto da visita", semantiche comuni. Contatti. Benedizione. Apertura.
anche secondo me è semplicemente un comportamento istintivo dell'uomo, altrimenti potremmo ipotizzare una qualche parentela tra il modo di chiudere i culirgionis con un tipo di raviolo cinese, o is fassonis di Cabras con delle imbarcazioni molto simili del lago Titicaca etc...ci sono modi di comportarsi, di costruire utensili e altro che sono semplicemente simili....
RispondiElimina@phoinix Illuminante, beh in effetti mi sembra proprio un gesto atavico, vengo in pace, puoi fidarti. Non era così anche per i pellerossa americani? Braccio destro alzato col palmo nella mano rivolto verso l'interlocutore (non vorrei dire baggianate, magari si tratta di solo di suggestioni cinematografiche)?
RispondiEliminaCiaaaaaooooo,
RispondiEliminaa me l'unico saluto che intereffa daffero daffero è quelo del suonatore di laudeffas col pifellone groffo groffo
Belllllooooooooooo
Voftro Dedalofroc
In nord africa ho constatato più volte l'usanza di mostrare la mano aperta e poi portarla subito verso la sinistra del petto, sul cuore e batterla. Ma solo in casi di reale amicizia. Le rappresentazioni di questo tipo direi che sono universali, anzi potrei anche dire che siano galattiche. Con un piccolo esercizio fantascientifico potrei anche dirvi che se mi trovassi di fronte ad un alieno solo in questo modo potrei indicare le buone intenzioni (e con un esercizio ancora più difficile potrei anche immaginarmi che altrettanto farebbe il mio amico alieno ;-)
RispondiEliminaA parte gli scherzi ritengo che sia una simbologia universalmente condivisa perché è alla base del linguaggio del corpo, che se non erro ha molto di inconscio e questo spiegherebbe il suo emergere nei tempi e nei luoghi più disparati.
Piuttosto la cosa interessante è che questa particolarità può forse indirizzarci verso il riconoscimento e la precisa individuazione del significato profondo di cui queste rappresentazioni materiali sono portatrici.
Devo comunque rilevare che due dei bronzetti postati nel "collage", quelli di tipo siriano in realtà non hanno la mano aperta. Riportano viceversa la posizione ben nota del dio che scaglia il fulmine, tipo Baal Saphon, Baal Shamem e simile o anche più antico. L'ultimo in basso invece, che dovrebbe essere anche di tipo siriano mostra chiaramente la mano aperta, ma siamo in un periodo cronologico successivo, attorno all'VIII.
RispondiEliminaNo, le cose sono, come sempre, molto, ma molto più complesse. Le civiltà antiche quando scrivevano, costruivano e realizzavano oggetti non riportavano mai il banale. Non si travisi il nostro saluto laico odierno, smorto erede di una comunicazione ben più densa di significato; soprattutto in ambito di riti religiosi nei quali si devono collocare i bronzetti. Sono espressioni di altissima simbologia che bisogna con certosina pazienza mettere in luce. Possibilmente bisogna scoprirlo da altre immagini consimili, non lontane tra loro nel tempo e all'interno di culture affini, che hanno la fortuna, per noi, di commentarlo o esplicitarlo detto saluto 'nuragico'. C'è un documento, non nuragico, che forse (anzi senza forse) ce lo spiega con dovizia di particolari. Ne parlerò. E' strano che Aba l'abbia scordato. Caro Pierluigi, grazie comunque di aver dato inizio ad un argomento di grande fascino e suscettibile di notevole approfondimento.
RispondiEliminaEsatto, infatti l'idea di Aba, e il motivo per il quale ho proposto questo 3d, è proprio quello di cercare di capire perché i sardi amavano rappresentarsi in quel modo.
RispondiEliminaQuel saluto è universalmente riconosciuto, e pur non essendo fondamentale stabilire chi fossero i primi ad utilizzarlo, bisogna capire perché i sardi lo esprimevano nelle sculture quasi maniacalmente, come se racchiudesse, come fa notare phoenix, apertura e rispetto ma anche volontà di comunicare in modo duraturo questo atteggiamento mentale e sociale.
Mi spiego meglio: i bronzetti sono espressione artistica e, allo stesso tempo, rappresentazione di un messaggio ben preciso:
noi siamo questo popolo, siamo queste comunità.
I sardi racchiudevano nella simbologia di quel gesto un messaggio che va al di là del semplice saluto cordiale, che non si nega a nessuno. Volevano che gli "altri" (quelli che nell'immediato futuro conobbero quei bronzetti) sapessero che i sardi sono "pronti ad accogliere in pace" coloro che sarebbero arrivati nell'isola, coloro che si sarebbero poi integrati nelle nostre antiche comunità.
@ Aba e altri
RispondiEliminaE che maniera! Un momento di pazienza
Escludendo il puerile e offensifo commento delle 18:36, certamente da cassare,
RispondiEliminapare che per una volta si sia tutti daccordo nel dire che tale forma di saluto è cosa universalmente riconosciuta, umana, pertanto comune a molti popoli, alle più disparate latituduni.
Rimane però il fatto che solo alcuni di essi lo hanno rappresentato figurativamente, appioppandolo talvolta a degli idoli e talvolta a dei comuni mortali.
Dubito pertanto che i nostri poveri avi abbiano "inventato" tale cordiale gesto (salvo trovare sotto la patina verde di qualche Abini il marchietto "R"). Ritengo maggiormente probabile che per loro avesse una funzione più sacrale, liturgica, che non di semplice convenevole.
p.s. ai prof. Losi/Sanna....esplicare please!!
ADG
Io conosco il significato intrinseco di quel saluto. La dott. Aba Losi non lo ha dimenticato ha solamente tralasciato di postarlo, poichè nelle immagini, il particolare è li, come un rebus enigmistico, da individuare.
RispondiEliminaNel 2004 Prof. Sanna l'ha ben commentato su "Sardoa Grammata".
G. Cannas
Ma questo (quello dei bronzetti) non era il saluto -figurato- dell'offerente di fronte alla divinità?
RispondiEliminaPenso che il saluto tra due persone che si incontrano e il "saluto" rivolto al Dio abbiano significati assai differenti...!
liberi di non condividere comunque.
Qualcuno, oltretutto, vorrebbe spiegarmi cosa centra in questo minestrone di dubbio gusto, tre statue Etrusche (assurdo avere inserito anche "L'arringatore") che tutto stanno facendo meno che salutare cordialmente i passanti?
Cosa centrano oltretutto le due statuine Siriane intente a scagliare fulmini, o come altri hanno ipotizzato, vibrare la lancia?
Chi ha scritto questa passata di verdure avrebbe dovuto perlomeno sincerarsi di che ingredienti stava mettendo.
O no?
Sulla simbologia della mano alzata, mi piace postare un pensiero di Donna Antonia Busiri Vici (quadris-nipote dello Zar Alessandro II), purtroppo prematuramente scomparsa, è lei che trovò a Laconi a Genna Arrele la prima staua menhir:
RispondiElimina"La statuina di Funtana Padenti offre l'immagine di una Bithia con occhi fissi. quasi ipnotici, la mano sinistra nell'atto di versare l'acqua da una ciotolina, la destra alzata ad angolo retto, col gesto delle dee mesopotamiche del II millennio a.C.
L'immagine rituale evocata dalla statuina trova corrispondenza con un antico rito Indù (sanskrit dictionary - Oxford) , descritto in sanscritto: nel solstizio d'estate, il celebrante, con gli occhi rivolti ad est verso il mitico monte Udaya dove sorge il sole (in sardo Udda è la sorgente della vita), si trova a versare con la mano sinistra rivolta a nord, da una concolina (in sanscrito Kosa, in sardo Kossiu) l'acqua, seguendo il rito della purificazione, al contempo la sua mano destra è alzata, ritta, esattamente a sud, in segno di rispetto per il mondo dei morti".
Di Antonia Busiri Vici spero che un giorno leggeremo i suoi scriti postumi.
Mi pareva bello segnalare che la questione de sa manu deretta sollevata non è catalogabile come un semplice saluto, nella mitologia sancrita assume ben più profondi sisgnificati e forse li aveva anche in quella nuragica.
Montalbano Write: "Volevano che gli "altri" (quelli che nell'immediato futuro conobbero quei bronzetti) sapessero che i sardi sono "pronti ad accogliere in pace" coloro che sarebbero arrivati nell'isola, coloro che si sarebbero poi integrati nelle nostre antiche comunità."
RispondiEliminaCaro Pierluigi sai che la lingua batte dove il dente duole? Tranquillo: sei un sardo d'adozione! Un solo consiglio potresti mettere una u al posto della o ed iniziare come capostipite la dinastia sarda dei Montalbanu!
con simpatia
Mauro Peppino
Per chi non la conoscesse, aggiungo che la sacerdotessa o sciamana di Funtana Padenti (Lanusei) è quella collocata al centro, nella collezione di immagini postate da Montalbanu.
RispondiElimina@ Lussu
RispondiEliminaIl minestrone, come lo definisce lei, è dovuto al fatto che ho cercato le rappresentazioni che potessero avere una parvenza di "gesto di saluto" e ho inserito ciò che offre la casistica. Era un modo per dimostrare che per i sardi era una rappresentazione frequente, mentre nel resto del mondo ci sono pochissime testimonianze.
Vorrei comunque riportare il discorso su quelle sarde, le più importanti per il discorso proposto e le più numerose fra quelle che i musei offrono.
Per ciò che riguarda la simbologia sono vicino a ciò che la Busiri Vici, segnalata da Zedda, riferisce. La civiltà sarda aveva una base economica (agricola) nella quale il sole e l'acqua erano certamente importanti (e quindi i riti conseguenti), pertanto il segno (di devozione o saluto) assume connotati "sacri" ed è forse questa la spiegazione della molteplicità di tanta varietà (guerrieri, oranti, sacerdoti, offerenti...).
@ Zedda
RispondiEliminaScusate l'O.T. ma è un argomento al quale tengo.
Essendo nato a Cagliari qualòche anno prima di te...penso di poter essere sardo, comunque la mia sardità è dentro il cuore, la carta d'identità non la guardo mai. Inoltre la discendenza matrilineare risale ad attestazioni ad Ittiri già dal 1724, mi pare sufficiente.
Per concludere l'O.T. chiedo a Zedda di fornirmi una mail, così la smettiamo di ingolfare il blog con sciocchezze.
La mia è pierlu.mont@libero.it
@ Montalbano e Zedda
RispondiEliminaPenso anche io sia opportuno che vi chiariate in via riservata.
PS - Bastasse, a certificare la sardità di qualcuno, la "u" finale nel cognome, oggi la nostra sarebbe una società indipendente. Per fortuna, a rimediare alla autodisistima celata dalle desinenze in "u", ci sono i moltissimi che amano la Sardegna, indipendentemente dal loro luogo di nascita.
non per cercare primati e paternità di scoperte, ma quel SEGNO della mano tesa era chiamato "GESTO DELL'ORANTE" fino al 2002, quando qualcuno scrisse nel suio libro: "L’equivoco nasce dal fatto che tutte queste figurine sono rappresentate con la mano tesa nel saluto (per alcuni in “posa Orante”), come usavano fare i pellerossa d’America e come salutavano gli abitanti di Skeria e come salutano ancora oggi i nostri giovani nei paesi dell’interno e gli anziani in tutta la Sardegna, con un suono di voce che ricorda quello degli antichi abitanti d’America: ouh! (con la “o” molto chiusa, quasi un haug! Appunto)." Da "Shardana i Popoli del Mare" luglio 2002.
RispondiEliminaEHHH !!! Capita, che una teoria rpima contestata e magari ridicolizzata poi venga adottata da tutti e perda la PATERNITA'.
Senza togliere niente a Laner E Gigi... che, confermo, adottarono questa teoria di buon grado.
Kum Salude.
leonardo
Kum Salude
Caro Pierluigi,
RispondiEliminaspero che tu abbia la "freschezza" di discernere quando i miei "attacchi" sono di carattere scientifico e quando si tratta (come del commento delle ore 01.33) di un commento evidentemente scherzoso, sopra una tua frase.
Io non ho mai messo in dubbio che tu sei più sardo di molti sardi, lo saresti anche nel caso che tu non fossi nato nella nostra (nel noi ci sei anche tu assieme a tutti quelli che l'amano e che magari non ci vivono) Isola.
Se rileggi con attenzione la parte del tuo scritto su cui avanzo il mio commento scherzoso magari converrai che la mia battuta ci stava, se invece ritieni che fosse pesante ti chiedo scusa.
Detto questo rivendico il diritto che sento come un dovere di entrare nel merito del contenuto di quanto scrivi (e di quanto scrivono tutti coloro che scrivono libri sulla Sardegna nuragica).
Credo che la conoscenza non possa che avanzare se non dietro una serrata critica delle proposte che sono sul tappeto.
Per esempio in quanto hai scritto in questo articolo, ti ripeto che il tuo scritto vagheggia una primogenitura del "saluto" che non sussiste, e che se non ci fossero quelli che te lo fanno notare rappresenterebbe una sciocchezza che viaggia indisturbata.
Anche l'idea del saluto accogliente verso chi viene da fuori mi pare alquanto innocente!
Il "saluto" anche nuragico non è affatto nato in Sardegna, forse è un retaggio pluri millenario (10, 20, 50, 100.000 anni, chissà, la storia di quell'animale che si è denominato uomo è molto più antica e profonda di quanto comunemente si immagina), ampiamente diffuso, la cui prima attestazione figurata non è certamente qualla nuragica.
Su che cosa voglia significare, senz'altro sono utili le chiacchere che possiamo fare noi (con la nostra mentalità e con la nostra cultura), ma coscienti che il problema non si risolve in questa sede.
Io personalmente se avessi da dire qualcosa di scientificamente sensato sull'argomento, prima lo pubblicherei nella sede opportuna poi ve lo mostrerei per discuterne.
MOntalbano rispondendo a Lussu (che non conosco e che avrei piacere che dicesse, dove abita, di cosa si occupa, ecc. ecc.) scrive: "Il minestrone, come lo definisce lei, è dovuto al fatto che ho cercato le rappresentazioni che potessero avere una parvenza di "gesto di saluto" e ho inserito ciò che offre la casistica. Era un modo per dimostrare che per i sardi era una rappresentazione frequente, mentre nel resto del mondo ci sono pochissime testimonianze."
RispondiEliminaCaro Montalbano , quando dici resto del mondo, ma sei sicuro di averlo studiato? Mi pare che tu hai un approccio alquanto semplicistico.
Il tuo modo di procedere sul "saluto", è simile a quela che hai percorso con la questione degli SHRDN citati in egitto che tu , in mondo semplicisticamente innocente (come Giovanni Ugas, che però non ha ancora scritto), indichi come i nuragici. Beniteso non è che non puoi dirlo ma se lo dici senza conoscere e senza entrare nel merito dell'immensa bibliografia che afferma che gli SHRDN arrivano in Sardegna nel XIII, il tuo approccio non è scientifico.
Mauro Peppino Zedda
Caro Peppino,
RispondiEliminafinalmente leggo un tuo post nel quale mi esponi le tue idee in maniera cordiale. Mi è sembrato addirittura strano leggere che quello scritto usciva dalla tua tastiera.
Per ciò che riguarda l'articolo devo confessarti che ho seguito una regola pubblicitaria che suggerisce di amplificare o estremizzare un contenuto per attirare l'attenzione.
Logicamente il saluto non lo hanno certo inventato i sardi, ma è curioso rilevare che nella statuaria ci sia la manifestazione di questo gesto.
E' un meccanismo istintivo, un "accordarsi" sul concetto di "ci siamo riconosciuti", una dimostrazione di lealtà che riveste carattere sacro. Per i sardi l'ospitalità è sacra e il saluto in questione è, a mio parere, legato saldamente al nostro passato.
La prima riflessione che mi viene in mente è che oggi, nella cristianità e nell'islamismo, non si "saluta" la divinità. Non conosco a fondo le altre religioni ma siamo già ad un bacino di mezza umanità.
Se gli antichi padri salutavano la divinità ci sarà stato un motivo valido, sembra quasi che ci fosse un rapporto diretto, senza intermediari.
Questo è il concetto che volevo esprimere nel post e mi intriga parecchio notare che i bronzetti (i cui visi sono molto differenti, quasi fossero tante etnie che si riconoscessero in quel gesto) sono tanto espressivi da condizionare le nostre teorie.
Cara Aba,
RispondiEliminaa mio parere (ma sarebbe meglio dire a mia sensazione), il saluto era patrimonio sia dei nuragici (il cui nome etnico (erano tre etnie), in accordo con Ugas e Bellodi quello di Ilienses , Balari e Corsi) che dei levantini shardana che (in accordo con innumerevoli studiosi internazionali e con i locali Bernardini, Pittau, Manca, Rassu, Lo Schiavo,..) arrivarono dall'area Egeo-anatolica, siro-palestinese dal XIII secolo in poi.
dunque due mondi che si incontrano e che secondo me (sensazione beninteso perche sul nuragico antecedente l'arrivo dei levantini shardana non vi sono figurazioni) avevano lo stesso "saluto".
detto questo la cosa è presente anche in Egitto, tra le altre vi è un bronzetto XV sec. dove Iside tiene in braccio Osiride (simile alla dea tardo nuragica che tiene in braccio il figlio.
Su quella dea seduta che tiene in braccio un piccolo guerriero, vi dico che quel figlio non è nient'altro che il Sole al solstizio invernale, in braccio alla Grande Madre. Prendete l'info (per il momento) come una curiosità, un giorno vi mostrerò le prove che lo attestano.
I bronzetti rinvenuti in Sardegna ma non prodotti sul posto (almeno secondo la teoria prevalente e condivisibile) hanno tutti o quasi la mano aperta, quelli considerati di importazione orientale, che non sempre con precisione si possono classificare come "siro-palestinesi" o "fenici" o anche "greci". Difficilmente posso credere che siano latori di un messaggio di forza o di potere. Ritengo più probabile pensare che si tratti di oggetti scambiati con le élites locali per stringere alleanze con finalità economiche (ad es. nuraghe Flumenelongu, Santa Cristina di Paulilatino).
RispondiElimina@Phoinix scrisse.purtroppo:
RispondiEliminai bronzetti rinvenuti in Sardegna ma non prodotti sul posto (almeno secondo la teoria prevalente e condivisibile) hanno tutti o quasi la mano aperta, quelli considerati di importazione orientale, che non sempre con precisione si possono classificare come "siro-palestinesi" o "fenici" o anche "greci".
12 marzo 2010 10.08
il suo nick la tradisce caro ROSSO,
quelle virgolette sulla presunta provenienza dei bronzetti sono poca cosa, io renderei più evidente la loro estraneità al popolo sardo, in genere non capace di tali fini produzioni....
prima li definivano "COSE DA BARBARI" , ora che ne riconoscono la valenza artistica li attribuiscono a produzioni levantine (non più di sola ispirazione orientale!!)!!
INCREDIBILE!! CHE TRISTEZZA...
ADG
Ma cosa dice? Ma legga qualcosa che farebbe molto meglio, poi sentiremo se avrà qualcosa di scientifico da dirci, caro ADG. Sa cos'è il gruppo barbaricino-mediterraneizzante? E gli altri gruppi? Li ha visti i bronzetti di cui parlo? Flumenelongu e Santa Cristina? Che sono altra cosa rispetto alla bronzistica figurata sarda. Come ha sentito dire che venivano furoi: ALT! Sentimento nazionale avanti alla cieca! In formazione! Sparare al rosso che ha detto che i bronzetti non sono sardi! Avesse letto con più attenzione (non tanto il mio post quanto un pò di bibliografia sull'argomento) si sarebbe evitato questa commiserevole autodifesa contro i mulini a vento.
RispondiEliminaQuesto è vittimismo esasperato, io mi riferisco agli studi non di un "rosso" qualsiasi ma di studiosi riconosciuti. E mi riferisco a bronzetti ben precisi, ma che lei, evidentemente, neanche conosce. Ma tutto può tornare utile per un'autocelebrazione.
Stia sereno, legga con calma e a lungo.
Ed è veramente sintomo di scarsa conoscenza per non dire ignoranza. O pensa che tutti i bronzetti del mondo siano sardi? Questa è proprio comica. Io che cerco di fare un passo avanti e che mi ritrovo a dover discutere di cose che pensavo di dare per assodate. Per chi vuole scrivere su questo post con qualcosa di produttivo, urge conoscenza anche solo generale sulle problematiche connesse alla bronzistica figurata rinvenuta in Sardegna. Sperando che non si raggiungano eccelsi gradi di semplicismo pensando forse che tutti i bronzetti siano stati fabbricati in Sardegna. Caro ADG, legga qualcosina per cortesia, i bronzetti di cui parlo io, così arcaici e che vennero da fuori, saranno meno di una decina. Un bel respiro profondo, levare la corazza shardana e poi parlare. Questo è civile.
RispondiEliminaCaro Phoinix
RispondiEliminadiciamo che c'è stato un equivoco fra lei e GRS: lei parlava di un certo gruppo di bronzetti, GRS ha capito che "i" bronzetti rinvenuti in Sardegna fossero di importazione. A me era chiaro quel che voleva dire, ma l'incipit del suo commento poteva lasciare aperta la posta del dubbio.
Chiarito l'equivoco?
Resta il suo, per me inquietante, richiamo al vittimismo sardista che c'entra nulla in quanto vittimismo e c'entra in quanto richiamo ad un sentimento nazionale che, permetterà, si ribella a una vulgata nazionalista granditaliana. Lei non c'entra col suo commento, ma ammetterà che, dopo più di un secolo di tale vulgata, i nervi possano essere scoperti.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCaro Montalbano hai seguito i corsi di storia dell'arte greca?
RispondiEliminahai studiato come i volti dei personaggi che vengono rappresentati nel periodo orientalizzante sono diversi dal periodo "arcaico" e ancora diversi dal periodo classico e ancora diversi dal periodo ellenistico?
quando osservi i bronzetti nuragici piuttosto che pensare di trovare volti di popoli diversi (così facendo qualcuno vede anche extraterrestri!), pensa che gli artisti-artigiani avevano diversi stili .
Metodo seguito giustamente da Lilliu. Che a quello detto da Lilliu si possa aggiungere tanto è sicuro, ma il metodo da seguire è comunque quello!
Se in dieci ci si mettesse a fare il tuo ritratto ti assicuro che mostrando le "opere" a persone terze , credo proprio che salterebbe fuori che da questi salterebbe fuori l'idea che il soggetto del ritratto non sia la stessa persona!
Prima di lanciarti in deduzioni sul significato artistico e simbolico dei bronzetti sardi, dovresti come minimo conoscere quanto è stato scritto sull'arte vicino orientale, greca e romana, se poi conosci anche quella celtica meglio ancora ! Ancor meglio se conosci l'intera storia dell'arte mondiale!
@Phoinix
RispondiEliminaROSSO DI SERA....
la ringrazio per i suoi cari consigli, cercerò di metterli in pratica, intanto le ricordo che attualmente i bronzetti sardi vengono classificati in soli 2 gruppi.
Quelli di provata provenienza extra insulare non è bronzistica sarda, semplice.
Quindi non capisco perchè menzionarli in questo post?! tralaltro lei afferma che questi :"hanno tutti o quasi la mano aperta, quelli considerati di importazione orientale",
ma dei due segnalati solo uno ha la mano aperta(guardacaso un idoletto)
Se a questi si riferiva, insisto nel trovarli poco utili all'argomento trattato.
Utili però a capire chi si cela dietro quel suo simpatico nickname:
un feniciologo in pensione, frustrato, forse!!chissa.
ADG
p.s.:caro Zuannefranziscu, lei ha colto nel segno!!(ADG no GRS)
@ ADG
RispondiEliminaTzessu!!! Scuse a entrambi
Caro Montalbano
RispondiEliminaosservando con più attenzione le immagini che hai postato, ti comunico che le due madri con bambino, in fondo in basso sono immagini allo specchio.
dall'immagine che hai postato sembrerebbe che sia la mano sinistra quella sollevata, invece nella realtà è la destra!
Correggi o inserisci una errata corrige di immagine!
Noi ragioniamo a memoria, ma se le vede una persona che non le conosce e ci sente parlare di mano destra mentre l'immagine mostra la sinistra....
Capisci ora perchè faccio i cazzettoni al Piccolo Studentello, perchè mi pare che nella sua ottima buona volantà prende le cose troppo alla leggera!
con simpatia
Mauro Peppino
Caro Montalbano,
RispondiEliminaaggiungo alla precedente che forse ci sono anche degli arcieri rappresentati come immagine allo specchio, ma su questo non ho certezza assoluta , ma mi suonerebbe strano come una novità l'essere con la mano sinistra sollevata
Ora controllo meglio. Grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaNo Peppino, sono arcieri diversi (uno però è allo specchio) mentre le madri sono differenti. Una delle due in bianco e nero è, tuttavia, la stessa che trovi a colori nell'immagine delle statuine oltre tirreno. Tieni conto che quando scannerizzo le immagini mi capita di doverle aggiustare ribaltandole, quindi la prossima volta terrò a mente la tua osservazione per fare un mosaico migliore.
RispondiEliminaDi Montalbanu:"Il minestrone, come lo definisce lei, è dovuto al fatto che ho cercato le rappresentazioni che potessero avere una parvenza di "gesto di saluto" e ho inserito ciò che offre la casistica. Era un modo per dimostrare che per i sardi era una rappresentazione frequente, mentre nel resto del mondo ci sono pochissime testimonianze."
RispondiEliminaE lei come lo vorrebbe chiamare? Ha messo immagini allo specchio,L'Arringatore, immagini di divinità cruente nell'atto di scagliare lance o fulmini, statue di Buddha in preghiera...mi spiega cosa centrerebbero con i nostri bronzetti???
L'ho già spiegato. Stia più attento.
RispondiEliminaForse è lei che dovrebbe stare più attento, a non mischiare espressioni artistiche con pose PALESEMENTE DIVERSE.
RispondiEliminaADG scrive:
RispondiElimina"Utili però a capire chi si cela dietro quel suo simpatico nickname:
un feniciologo in pensione, frustrato, forse!!chissa"
Ahahahah, tra i frequentatori del blog ADG ancora si chiede chi si cela dietro il nick...il mio consiglio è lo stesso di sopra, legga.
P.S.
Invece a me non me ne frega proprio nulla di chi si celi dietro ADG, guardi un pò! A Deo Gratia forse...chissà.
Con molta simpatia.
Un vecchio feniciologo (che orrendo neologismo!) frustrato in pensione ;-)
Solo per la Losi, non certamente per ADG... ;-)
RispondiEliminahttp://www.aristeo.org/sardegnaemiti/galleria/galleria.html
nn. 29-30 dall'alto in basso:
Olmedo e Flumenelongu
Sardegna Nord-occidentale (a due passi da Sant'Imbenia per intenderci...)
...e ci sono anche quelli di Santa Cristina, Bonorva...
RispondiEliminaScusate se anche altri popoli facevano bronzetti. Scusate davvero tanto. Eppure dal "collage" di Montalbano non era così difficile desumerlo. Anche se devo ammettere che quelli sardi hanno un fascino unico e particolare.
Pintore ammetto che "vittimismo" non è proprio la parola giusta. Vittime di che in questo caso? Ha ragione. Ma come si potrebbe definire quell'anelito, quel modo di agire a testa bassa ogni volta che anche solo all'orizzonte si profila un qualche spauracchio che minaccia anche solo velatamente di privarci di quelle cose a cui siamo tremendamente attaccati? Forse non c'è un termine preciso.
RispondiEliminaOltre che di "vittimismo", forse fuori luogo, ho parlato anche di "autodifesa dai mulini a vento".
Sono più arcaici? Direi che è più semplice riconoscerli inquadrandoli come...stilisticamente fluidi, quasi appena abbozzati, privi di dettagli.
RispondiEliminaDico bene phoenix? Parliamo di quelli fenici...giusto?
In realtà non ho detto che erano "più" arcaici, ho detto arcaici. Ma non volevo in realtà innescare nessuna querelle sulle datazioni dei bronzetti, ma semplicemente porre l'accento sul fatto che stiamo discutendo di testimonianze arcaiche. Forse era superfluo, nel senso che dò per scontato che tutti sappiano che i bronzi non è che finiscono con i fenici o con l'età arcaica in genere (col VI sec. cioè). Tant'è vero che Montalbano ha postato anche l'Ercole di Posada e altri bronzi delle epoche più diverse. Ho posto l'accento su questi bronzetti arcaici, unanimemente di provenienza siro-palestinese che giungono in Sardegna. Ho fatto notare che tali bronzetti hanno la mano aperta alzata. Ho ribadito che secondo me tali bronzetti sono il segno di alleanze, di scambi tra aristocratici, dell'inizio, simboleggiato e ritualizzato, di un qualche rapporto. Per questo, ho detto, potrebbero non rappresentare un atto di forza come ha sostenuto qualcuno ma bensì un atto di amicizia o chiamatelo come volete. Spero adesso di essere stato più chiaro. So bene che la mancanza di comprensione è sempre colpa di chi esprime male, io per primo.
RispondiEliminaImho, definire fenici i bronzetti rinvenuti a Monte Sirai è senz’altro una definizione molto forzata (;-)).
RispondiEliminaGuardando quelle produzioni da un altro punto di vista, forse si potrebbe anche affermare che l’origine sia locale o altrimenti si potrebbe dire che le tradizioni mediterranee degli indigeni sardi si sono mescolate, quasi confondendosi, con apporti levantini. E questo non solo per i bronzetti ma anche per altre produzioni tipo quella vascolare. A meno che non ci siano marcate caratteristiche che li rendono inconfondibilmente fenici. Se così fosse, quali sarebbero quelle caratteristiche?
Vorrei farle questa domanda, sig Phoinix, senza nessuna velata polemica, ma solo per desiderio di una maggior chiarezza su quel periodo della nostra storia.
Saluti Gavinu M
@phoinix
RispondiEliminaIo mi chiedo che film s'è fatto!!
non ricordo d'aver mai affermato che i bronzetti votivi siano un unicum sardo, non l'ho mai pensato, e mi creda, benchè lei faccia tanto il saccente, credo che nessuno dei frequentatori di questo blog abbia mai messo in discussione questa certezza.
Malgrado lei non lo creda possibile, anche altri leggono,
e da ciò che scrive (più arcaico!?) non mi pare segua granchè il suo stesso consiglio.
Sgombrato il campo da questa sua incomprensibile(!?) accusa,
rimane il suo sgradevole retropensiero,
quasi un froidiano emergere di convinzioni represse.
Cosa le duole, forse l'alzar troppo la testa di questi BARBAREN l'infastidisce.........si confessi caro, a noi lo puo dire, sù!
Stia tranquillo la FENICIOMANIA esterofila è un male comune a molti, fortunatamente curabile.
p.s.: non si scervelli con acroni improbabili, lo dico per lei, la sento agitarsi troppo.
ADG
Eeee..e che sarà mai? Due bronzetti che un tempo che fu suggellarono un rapporto di fiducia ora diventano motivo di discordia?
RispondiEliminaGavinu più o meno pensiamo le stesse cose, i bronzi di Monte Sirai sono molto ma molto indicativi. Indicativi loro ma anche il contesto da cui provengono. Noto però che ultimamente si tende, e non inconsciamente, ad attribuire molto valore ai fenomeni di ibridazione culturale e questo è giusto. Ma non vorrei che questo dato benga utilizzato per negare in qualche modo che i fenici si stabilirono in Sardegna ed assegnare, di conseguenza, quello che a parer mio è autenticamente fenicio ad ambito culturale nuragico. Per quanto un ambito culturale nuragico o sardo-fenicizzato. Non mi pare corretto prendere quello che è stato un importante passo avanti negli studi rispetto a quando si pensava che queste cose fossero fenicie tout-court per arrivare a negare l'assunto iniziale. Per intenderci, dal punto di vista tecnico, la cultura materiale (che è materiale, certo, ma non a caso davanti c'è la parola cultura...) dei vari insediamenti varia da luogo a luogo. Con percentuali abbastanza verosimili possiamo vedere che ad esempio al nuraghe sirai elementi di tradizione nuragica ed elementi fenici si equivalgono o comunque le percentuali variarono anche di fase in fase, com'è naturale. Sul pianoro soprastante, a Monte Sirai, gli elementi materiali fenici sono maggioritari. O tutto questo è casuale e dall'oggi al domani i nuragici hanno adottato in tutto e per tutto una cultura materiale fenicia tranne qualche "nostalgico" o forse le cose sono un pò più complesse ed investono le dimensioni dei rapporti umani, che come tali si instaurano tra DUE controparti. Banalizzando un pò potremo pensare che al nuraghe sirai ci abitassero più autoctoni e qualche fenicio e ciò diede luogo a quel che diede luogo. A Monte Sirai forse è preponderante l'elemento alloctono ma ciò non toglie che anche lì ci siano stati gli intensi fenomeni di cui tanto si discute. Anzi, i due centri, non si possono comprendere uno senza l'altro, come sembra evidente. In altre aree è anche così, così a Tharros, a Portoscuso, a Bitia etc etc. La presenza fenicia è innegabile. Il trapianto di popolazione orientale è innegabile. Tutto quello che ne deriva è rappresentato da quei dati e dai quei contesti che tanto faticosamente si tentano di decifrare giorno dopo giorno.
Si LEO LEO tu sei uno uomaccio accio accio.
RispondiEliminafaglielo vedere a tutti come sei forte
SIIIIIIII
Tuo, Dedalofroc
Colpisce il fatto che alcune riproduzioni in bronzo proposte dal Sig Montalbano e raffiguranti chiare divinità orientali, alzino la mano, forse in segno di saluto in risposta a quello del credente.
RispondiEliminaI bronzetti sardi invece non rappresentano divinità ma dovrebbero rappresentare gente di ogni rango sociale, pure i capi delle comunità.
Sembrerebbe quasi che in oriente fossero le divinità ad alzare la mano in segno di saluto, nella nostra Isola invece erano i credenti a salutare con la mano alzata.
Non mi è mai capitato di vedere un bronzetto sardo raffigurante un dio che in segno di saluto alzi la mano, ......a meno che quelli raffigurati non fossero divinità protettrici, una sorta di santi ''ante litteram'', gente santa a cui invocarsi.
(Il signor Mauro Peppino direbbe che corro troppo con la fantasia, ...ma tant'è!)
Gavinu M
Naturalmente ho dato per scontato, nel mio ragionamento, che si sappia che uno dei due bronzetti di Monte Sirai rappresenta un personaggio ripreso nell'atto di versare un liquido dentro la coppa, attraverso un recipiente chiuso che senza ombra alcuna di dubbio riproduce una tipica brocchetta askoide nuragica.
RispondiEliminaQuindi, ovviamente, il bronzetto non può essere fenicio. O meglio, non può essere fenicio e basta, fenicio direttamente derivato da Oriente. Può essere fenicio di Sardegna, può essere nuragico fenicizzato, può essere solo nuragico. Direi che per farla breve è innanzitutto sardo. Poi potrei dire sulcitano ed infine potrei dire di Monte Sirai. In sostanza ritengo possa essere di produzione locale.
o signur!!
RispondiEliminaBalla Calliu Archimede, po su traballu ki as fattu innui scis tui, uno tramezzu beni fattu!
RispondiElimina@ADG
RispondiEliminahttp://www.aristeo.org/sardegnaemiti/galleria/galleria.html
Mi sembra che il link postato da Phoinix sia illuminante riguardo la diversa fattura e/o provenienza dei bronzetti descritti. Cosa non le quadra delle affermazioni di Phoinix? I bronzetti ritrovati in etruria son forse difficili da catalogare nuragici (o sardi che dir si voglia?)...?
saluti
Mi è costato tanto leggere tutto quello che avete scritto, brigando e vezzeggiando!
RispondiEliminaIo però vorrei tornare in argomento e parlare d'altro.
E chiedere, per esempio al mio amico Mauro Peppino, se anche a un bambino, prima che si azzardi a dire una parola (la prima parola!), si pretenda di sorbirsi per intero almeno l'enciclopedia treccani.
E abbi pazienza e lascia che la gente parli per quello che sa, Santu Doxi!
Poi c'è la disputa sardo sì-sardo no che, messa insieme al retaggio comportamentale in fatto di saluto, mi spiazza non poco. Infatti, lo confesso e lo riconosco pubblicamente e a capo chino, quando io alzo la mano destra a quel modo preciso e ho di fronte qualcuno, lo faccio per dirgli "Firmu inguni! No fazzasta unu passu in prus!" (traduco per Aba, se no è costretta a telefonare a Gigi: Fermo lì! Neanche un passo in avanti!).
Va bene che sono fatto un po' a s'imbressi (al rovescio), ma mi pare troppo. E quando una mamma ha il bambino in braccio (anticamente lo facevano) e alzava la mano, era solo per dire "Hoi pruru! Chi m'essit calau lampu primu de hai connotu a tui!" (Anche oggi? Mi avesse fulminato il cielo prima di averti conosciuto!), naturalmente rivolto a uno di famiglia, tipo il marito se l'aveva (il padre no, c'era troppo rispetto!), il figlio maggiore, un fratello o una sorella o, in mancanza, anche qualcuno del vicinato.
Più spesso il gatto che, vistala tanto impegnata, aveva sgraffignato da sotto il becco un pulcino appena nato a una chioccia svagata.
In più mi confonde la storia di come chiamare quel moto dell'animo di uno che, dopo un secolo di retorica granditaliana come dice ZFP, alza la testa, alza la voce, s'inalbera o ... insomma, si è stancato di subire.
Sarà meglio dire vittimismo oppure autodifesa dai mulini a vento?
Proviamo con incazzatura, ché si capisce meglio.
Ho finito, mi resta solo da dire che non ce l'ho proprio con nessuno in particolare, che non sia me stesso.
Perché mi sembrava di aver sperimentato che quando un sardo, per ragioni di lavoro, è andato a Roma o a Torino, al ritorno parlava con accento romanesco o piemontese. Quando qualche continentale malnato è stato sbattuto in Sardegna, a forza di starci ha pure imparato qualcosa di sardo.
Questo avevo capito.
Invece prima, prima di Cristo voglio dire, non succedeva così, mi pare di aver capito: se veniva un fenicio in Sardegna, mettiamo una dozzina, in quattro e quattr'otto i sardi di quel cantone si fenicizzavano alla grande; mentre i fenici non si sardizzavano neanche il corno dell'unghia piccola.
E che ci vogliamo fare? Ormai la fenicizzazione è storia, scritta e certificata.
Anche se conchebagna (Testa di ragù) qui da noi non è che se ne vedano molti in giro (a parte Pintore).
AHahahah, bello, molto bello e divertente! Davvero. Per come la pensa, capisco bene le sue incazzature. Ma né i Fenici né i Nuragici, o se preferisce né i Nuragici né i fenici c'entrano un granché. Mica è colpa loro se lei si arrabbia!
RispondiEliminaGrazie Aba, una bella sintesi. Qualche bronzetto mostra la mano sinistra aperta, quindi questo dettaglio non è rilevante.
RispondiEliminacaro Pierluigi
RispondiEliminaè più probabile che tu sia una mongolfiera piuttosto che vi sia una mano sinistra alzata!
l'effetto specchio inganna!
Caro Pilloni esti sicuramente giustu ca is pippius nerenti su ki disi benidi in conca senza de andai a consultai sa treccani, ma pensu ki siasta accordiu cun mimi ka calincuna naddiada no adi mai mortu a nisciunusu !
@-Pro thiu Mauru Pippinu :
RispondiElimina...ma sa Treccani non bastata pro acapidàre totta sa conoschentzia.
Podet'esser chi chie che a isse si cres mannu meda, in ateros tretos lean su prus pagu logu.
Bi este chie inue faghen istare unu priugu, ne collocant chentu che a thiu Mauru Pippinu. (;-))
Saludos Gavinu M
Ci sono 3 bronzetti che sollevano la sinistra, nn 26, 69 e 137 di Lilliu, 1966 e tre bronzetti che le sollevano entrambe nn 9, 142 e 184 sempre di Lilliu, 1966.
RispondiEliminaDetto questo attendo mi aggrego all'invito a cena che facesti. Aggiungi un posto Peppino, le mongolfiere mi mettono agitazione e preferisco una tavola imbandita.
Cara Aba, finché non si prenderà atto che il numero ( e il riferimento geometrico) nell'espressione raffigurativa aveva un'importanza primaria come simbolo, non si comprenderanno tanti aspetti della cultura architettonica,scrittoria, artistica (soprattutto la bronzettistica), nonché astronomica delle popolazioni cosiddette 'nuragiche'. Il simbolo è tutto, perché il vero 'significato' delle cose trascende sempre il reale. Per un nuragico ciò che si vede è un sembrare non un essere. Bisogna sempre fare uno sforzo intellettivo per vedere (sapere) molto di più.
RispondiEliminaIl torto più grande che si possa fare ad una cultura come quella nuragica che eccelle (ma come si fa a non vederlo?) per superbe rappresentazioni simboliche, per pregnanza di significati o polisemia nelle realizzazioni figurative, è quello di banalizzarle, ritenerle frutto di spontaneità o di un pensiero che non va al di là della superficie. E' proprio tutto il contrario. I sardi della seconda metà del secondo millennio a.C. non hanno solo scribi che 'scrivono' per comunicare (riportare i suoni del linguaggio per 'segni' scontati e rigidi ) , come intendiamo noi, ma hanno scribi che, nel campo religioso, procedono tenendo presenti tre aspetti. Li ho citati più volte e li ripeto: il SYMBOLUM, il DECUS, il SONUM (o PHONE').
Se hai notato la maggior parte degli interventi a commento si è orientata, stante la visione e la 'descrizione' (più o meno particolareggiata) del gesto, proprio sul simbolismo. Un simbolismo per alcuni 'universale', per altri (molto più attenti alla 'lettura' e stimolati dal contesto religioso) particolare, unico, 'sardo sardo'. C'è però chi (Franco Laner soprattutto) tende ad esaltare la compostezza, la bellezza, la ieraticità e la straordinaria spiritualità del gesto.
Come si vede, dunque, gli aspetti della 'lettura' sommati sono - per così dire - rigidamente 'Kirheriani', tipici cioè del modo di leggere del grande studioso settecentesco ( linguista ed orientalista)che vedeva nei georoglifici egiziani unicamente gli aspetti del DECUS e del SYMBOLUM. Invece, a mio parere, proprio i due aspetti così straordinariamente e, spesso raffinatamente abbinati, presuppongono il terzo, ovvero il suono. Il 'gesto' cioè, come nella bella raffigurazione siriana di Barrakibu, è anche una sequenza fonetica: spetta a chi osserva comprenderla. Chi legge deve essere in grado di interpretare correttamente uno dopo l'altro tutti i 'segni', naturalmente servendosi della convenzione del sistema che anarchico naturalmente non può essere; pena l'incomprensibilità totale del messaggio comunicativo (anche all'interno della stessa scuola scribale).
Cosa c'è 'scritto', mi chiederai? Se si accetta che è un 'rebus' questo può essere anche un divertimento a più voci. Non trovi?
Si...trovo anche io, ma dacci qualche indizio su questa tua visione, altrimenti iniziamo ad inventare sciocchezze.
RispondiEliminaGavinu scrive: "Bi este chie inue faghen istare unu priugu, ne collocant chentu che a thiu Mauru Pippinu."
RispondiEliminaSiguru puru caru Gavinu! Ma mellus contai sa centesima parti de uno priogu che fai sonai sa ucca kena de nai nudda commenti fais tui!
PS: comunque se vuoi fare a gara a sfottere, accetto volentieri a patto che dici dove abiti, non mi piace entrare troppo in confidenza con gli sconosciuti.
Montlbano scrive "Ci sono 3 bronzetti che sollevano la sinistra, nn 26, 69 e 137 di Lilliu, 1966 e tre bronzetti che le sollevano entrambe nn 9, 142 e 184 sempre di Lilliu, 1966.
RispondiEliminaDetto questo attendo mi aggrego all'invito a cena che facesti. Aggiungi un posto Peppino, le mongolfiere mi mettono agitazione e preferisco una tavola imbandita."
riguardo la scomessa del pranzo l'ho vinta io o non ti basta nela che il parere di Stiglitz?
Sui bronzetti con due mani alzate non contano,
sugli altri è possibile che Lilliu abbia fatto il tuo stesso errore, e nel caso vi fossero delle figurine con il braccio sinistro alzato invece di quello destro bisognerebbe accertarsi se proviene da uno scavo archeologico! Se così non fosse e magari proviene da collezione privata avrei dei dubbi sulla autenticità!
Ma sei proprio un Tommaso non santo, però.
RispondiEliminaAllora: Al museo di Cagliari potrai trovare uno di quei bronzetti che ti ho segnalato, anzi, facciamo una cosa...ti metto il link:
apri bene gli occhi e osserva l'immagine, è una fotografia eseguita nel museo dalla mia macchina fotografica. Ogni diritto è riservato al museo, quindi si prega di non utilizzare.
http://yfrog.com/2dpierluigimontalbanop
Thiu Pippinu, lassamus isthare, ma setzis bois chi intzediades.
RispondiEliminaBata ateras cosas prus importantes che isthare a su pitziga-pitziga.
Dae parte mea, sos menzus augurios pro sos travaglios bostros.
Gavinu M
Potrebbero anche esistere ma bisogna accertarsi che sia autentico, se non proviene da scavo archeologico è possibile che sia un falso!
RispondiEliminaE' ora di basta! Non ne posso più. Non posso correre dietro alle cazzate di questi tre o quattro cialtroni che infestano il mio blog. Ho bisogno di gente seria, io, altro che storie! Da oggi, la scrittura nuragica verrà trattata soltanto da Paperino e l'archeologia da Pippo!
RispondiEliminaAlle nuove teorie rivoluzionarie penserà Paperina, che almeno lei è carina è non è uno scorfano come Aba Losi.
Gli altri: TUTTI FUORIIIIIIIII!!!!
.... e la storia solamente dai camerieri, possibilmente laureati!
RispondiEliminaHai vagione ZFP, vompigli il sedere a tutti ma fopvattutto vompilo a me, dai dai che ho tanto tanto bifogno e sull'ifola dei famosi non mi hanno foluto. Hanno pveso quello scvittovucolo da due soldi.
RispondiEliminaCattivi, cattivi, cattivi.
Ti aspetto al solito posto.
Tuo dedalofroc
youpiieee
RispondiEliminaProvo a scrivere io, visto che nessuno si azzarda più, dopo il fattaccio.
RispondiEliminaCome al solito, torno in argomento per parlare d'altro, come prima.
Parlare d'altro nel senso di andare avanti e lasciar perdere le polemiche sulle quali non si costruisce neppure un muro a blocchetti (come antecedentemente Mauro Peppino-Montalbano o Phoenix-ADG).
Se poi ho scherzato sulla gestualità dei sardi, non è certo per schernirla. Anch'io ho una mia idea in proposito, ma è come un'intuizione pre-logica, come un esame di coscienza appena iniziato: non ho un'opinione per tutte le questioni; odio anzi chi ama pronunciarsi su tutto.
Per questo ho letto, e riletto, quanto di notevole ha detto chi ha avuto cose sensate da dire e da proporre alla riflessione altrui (Montalbano, Losi, Phoenix, Sanna Mauro Peppino quando pensa ad altro, ecc.).
Phoenix, la prego, non mi pensi come un uomo arrabbiato. Non era pro domo mea che parlavo, facevo solo il difensore d'ufficio.
A me non dura neanche quando me la prendo sul serio, ho imparato a contare ... fino a mille.
Ci dormo sopra, insomma.
Perché mi capisca meglio, se le va, le confesso quanto mi sono divertito a leggere la presentazione che io stesso ho fatto in ultima di copertina per la commedia SU PROFETA. L'ho ripresa in mano ieri l'altro per un lavoro che sto facendo (tra breve capirà quale): dico così, in sardo, ma lo traduco: "... i Sardi i quali, al pari degli Ebrei, credono se stessi portatori di valori e di istanze che non trovano l'eguale presso gli altri popoli del mondo, ma si consumano in piagnistei per quanto poteva essere e non è stato".
Riesce a vedermi nel mazzo degli asparagi novelli spuntati nell'orto del nazionalismo esasperato, revanscismo o come diavolo l'aveva catalogato Stiglitz?
Spesso ci lasciamo imbrogliare da ciò che ci sembra di avere visto, come paleontologi o come diavolo si chiamano: hanno trovato l'osso di un dito alluce di uno scheletro di ventimila anni fa e si arrabattano per di dire di che colore avesse i capelli da vivo.
Gentile Aba,
RispondiEliminaso che si può leggere il blog anche dalla Groelandia (lo sapevi che, col surriscaldamento del pianeta, sta diventando una meta turistica?).
Scrivo per darti una precisazione: quando le donne in Sardegna imprecano o mandano maledizioni, è vero che alzano la mano destra (appena appena di più), ma l'avambraccio viene proteso in avanti e la mano posta di taglio.
Hai presente una scure che cala? La mano è il metallo, l'avambraccio il manico.
Chissà, forse vuol dire qualcosa anche questo!
Sì, Aba, basta e avanza.
RispondiEliminaPortati una borsa termica perché, quando torni, ci facciamo sa carapinnia.
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